In questi giorni ha guadagnato il titolo di notizia catastrofista dell’anno la previsione dell’estinzione della specie umana entro il prossimo secolo. Normalmente a predire catastrofi e sciagure sono i sedicenti maghi seguaci delle quartine di Nostradamus o gli pseudo archeologi che vedono improbabili allineamenti astrali in qualche antico monumento dimenticando che i nostri antenati erano degli ottimi osservatori del cielo e dei suoi eventi, oppure di chi si diverte a diffondere paure e superstizione tra la gente, un po’ come altri articoli da me demistificati su questo Blog.
No, questa volta è un arzillo vecchietto, uno scienziato che ha fatto molto per il genere umano, a predire questo sciagurato scenario.
In pratica ha detto che l’umanità si è resa irresponsabilmente colpevole della sua stessa distruzione nel momento in cui ha deciso di modellare l’ambiente in cui vive fin dall’inizio della sua storia, quella che il Nobel Paul Crutzen ha ribattezzato Antropocene. Quindi attraverso i suoi comportamenti che vanno dallo sfruttamento indiscriminato delle risorse del pianeta, all’aver causato l’estinzione di migliaia di specie viventi e alterato l’equilibrio dell’ecosistema planetario e dell’atmosfera, fino all’indiscriminata esplosione demografica che ha portato l’umanità alla soglia dei 7 miliardi di individui, la specie umana si è resa boia di sé stessa.
Fenner ha anche elogiato lo stile di vita degli aborigeni australiani che in 40 mila anni hanno saputo vivere in contatto con la natura senza avere la necessità di alterare l’atmosfera e sentire il bisogno della scienza…
Ecco: SCIENZA. Scienza da criminalizzare, da accusare sempre e comunque di tutti i guai e i mali del genere umano, il frutto dell’Albero Proibito del libro della Genesi che fu causa della cacciata di Adamo ed Eva dal Paradiso Terrestre. Invece che accusare il consumismo sfrenato del ricco occidente che dissangua l’80% delle ricchezza del mondo, l’irrefrenabile ricerca del profitto economico anche e a scapito delle finite risorse del pianeta, vedi l’irresponsabilità della lobby petrolifera che ha fatto bocciare la richiesta di moratoria dell’amministrazione Obama sulle trivellazioni nel Golfo del Messico, Fenner si limita a indicare nella scienza il nemico numero uno dell’Uomo.
Un bel pensiero malthusiano, ignoranza superstizione e involuzione perlomeno all’era preindustriale, se non preistorica per scongiurare l’inevitabile catastrofe dell’umanità.
Invece a mio avviso da condannare per l’attuale situazione, che anch’io definisco grave e pericolosa, è l’enorme spreco di risorse di cui noi occidentali siamo responsabili, dell’enorme spreco di sforzi che facciamo in campo militare per la conquista con la forza delle sempre più esigue sacche di ricchezza che il mondo ci offre, nel cattivo uso che facciamo della Scienza, quando invece dovremmo cercare di espandere il genere umano anche al di fuori di questo mondo, in un disegno che ritengo inevitabile per il futuro della specie umana. Se un futuro esiste per il genere umano è proprio nella Scienza, che altro non è che il frutto proibito dell’uomo: l’intelletto, che ha sostituito le corazze o gli artigli che gli altri animali in competizione per l’habitat avevano quando è apparso, che ne ha impedito la precoce estinzione già 2,5 milioni di anni fa e decretato il successo e l’evoluzione come specie.
Ma chi sono io per criticare uno scienziato novantacinquenne?
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