Domani ci sarà sempre un’altra alba.

Una bellissima alba colorata o un bel tramonto rosso vermiglio può essere il frutto delle polveri del vulcano Eyjafjallajökull ma anche degli incendi tropicali, degli scarichi delle auto e di tutte le altre fonti di inquinamento. Forse anche dell’estremo tentativo di salvare le coste della Louisiana dalla marea nera che fuoriesce continuamente dalla piattaforma petrolifera affondata nei giorni scorsi nel Golfo del Messico incendiando il petrolio.
Questa piattaformaè affondata certamente per un Errore Umano, sì avete capito bene: Errore Umano. L’errore fisico, ultimo, che ha portato alla deflagrazione non so come sia accaduto e francamente non mi importa. L’Errore Umano c’è quando per puro profitto, convenienza o per inazione si violenta l’Ambiente.
Nella tradizione buddista quando qualcuno muore le cerimonie di commemorazione si protraggono per molto tempo. Si chiamano Hoji, ma non sono dei servizi commemorativi come le nostre funzioni. In giapponese Hoji significa “via dell’insegnamento” e serve a insegnare il concetto di interconnessione tra le cose e gli eventi, l’uno precede o ne è conseguenza di un altro gesto e così via. Diversamente da altre religioni, in cui i credenti possono usare Dio come un capro espiatorio a cui attribuire ogni genere di catastrofi, nel buddismo vi è un forte senso di responsabilità personale per  l’interconnessione delle cose. Cosa altrettanto importante, si insiste sul senso scientifico sulle leggi della causalità e non attraverso il misticismo soprannaturale proprio delle superstizioni.
Quindi quello che noi occidentali dovremmo imparare dalla filosofia buddista è che ogni nostro singolo gesto, ogni nostra singola scelta porta ad altre conseguenze, magari inattese, ma di cui invece dovremmo magari un giorno render conto.
L’inquinamento ambientale è il prodotto finale delle nostre richieste e le nostre scelte, e la quantità di questo iniettato nell’atmosfera impallidisce in confronto alla polvere vulcanica del vulcano islandese, i danni ambientali prodotti dalla macchia di greggio, fuoriuscita dalla piattaforma esplosa, sotto la superficie del mare comprometteranno la quantità e la salubrità dei frutti di mare negli anni a venire e queste conseguenze influiranno a loro volta sulla vita di altre specie che adesso non prendiamo neppure in considerazione.
Sul nostro pianeta, esseri viventi e sistemi non viventi sono interconnessi, Volenti o nolenti la nostra simbiosi con l’ambiente che ci circonda è totale, solo che ce lo siamo volutamente dimenticato.
Come dice il detto comune “lontano dagli occhi, lontano dal cuore”, è così che ci comportiamo quando si tratta di danni ambientali. La maggior parte di noi esprime preoccupazioneper l’ambiente quando accade qualcosa, ma col passare dei giorni l’attenzione dei media scompare e ci si dimentica del disastro, abbiamo una memoria troppo corta. Non ci rendiamo conto che ogni grande catastrofe ambientale, così come spesso quasi ogni nostra azione quotidiana ha un cartellino col prezzo da pagare nel lungo periodo, un po’ come il “prendi oggi e paghi a rate fra un anno”. Gli effetti a catena che si ripercuotono sia attraverso i sistemi viventi che quelli non viventi possono essere piccoli o non misurabili singolarmente, ma prima o poi portano sempre indietro la loro cambiale.

Così la prossima volta che ci godremo un’altra alba o un tramonto, o che ascolteremo il canto di un uccello, o oppure  che respiriamo, ripensiamo agli infiniti punti di contatto che abbiamo col nostro pianeta e a quanto effimeri siamo nei suoi confronti. Facciamo un Hoji personale, torniamo ad apprendere dal mondo che ci circonda. Non nascondiamo la testa sotto la sabbia continuando ad ignorare la realtà delle conseguenze delle nostre scelte e delle nostre azioni.

Umberto Genovese

Autodidatta in tutto - o quasi, e curioso di tutto - o quasi. L'astronomia è una delle sue più grandi passioni. Purtroppo una malattia invalidante che lo ha colpito da adulto limita i suoi propositi ma non frena il suo spirito e la sua curiosità. Ha creato il Blog Il Poliedrico nel 2010 e successivamente il Progetto Drake (un polo di aggregazione di informazioni, articoli e link sulla celebre equazione di Frank Drake e proposto al l 4° Congresso IAA (International Academy of Astronautics) “Cercando tracce di vita nell’Universo” (2012, San Marino)) e collabora saltuariamente con varie riviste di astronomia. Nel 2020 ha pubblicato il suo primo libro "Interminati mondi e infiniti quesiti" sulla ricerca di vita intelligente nell'Universo, riscuotendo interessanti apprezzamenti. Definisce sé stesso "Cercatore".
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