Per la scienza sono più importanti le domande che le risposte. Potremmo considerarle, a ragione, proprio il motore dell’evoluzione umana. Le risposte sono invece, quasi per definizione, parziali e imprecise. Se non lo fossero, a risentirne sarebbe proprio lo sviluppo del pensiero umano, Se ci fossimo accontentati della cosmologia aristotelica, forse ora sarei qui a parlare di emicicli. Se avessimo seguito la convinzione imperante alla fine del XIX secolo che tutto era stato ormai scoperto, sicuramente oggi non saremmo qui perché la rivoluzione elettrica ed elettronica non sarebbe stata possibile senza il coraggio di chi ha saputo rimettere in discussione quanto era stato prima affermato.
Anche le mie risposte possono rivelarsi sbagliate, d’altronde non ho la scienza infusa in me e né pretendo di averla; questo lo lascio giudicare a voi. Comunque ricordate che sono sempre le domande che fanno il progresso.

Universe
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Qualche volta mi è capitato di partecipare a convegni e conferenze di cosmologia e tra gli interventi del pubblico in sala al momento del dibattito ricorrono spesso delle domande apparentemente banali, quasi fanciullesche nell’esposizione ma che in realtà invece sono terribilmente complesse.
Rispondere a queste domande non è facile quanto porle, il problema vero sta nella nostra naturale e limitata capacità di intuire l’Universo e nel linguaggio per esprimerlo.
Come ebbe a dire Galileo Galilei, la matematica è l’alfabeto con cui Dio ha scritto l’Universo e il linguaggio per descriverlo il più fedelmente possibile è appunto la matematica. Invece il linguaggio naturale che abbiamo sempre parlato è un linguaggio limitato per esseri limitati, descriviamo tutto coi nostri sensi, con le nostre esperienze e limiti. Diamo per scontato che tutto abbia un inizio e quindi poi una fine; che ci siano solo tre dimensioni spaziali perché sperimentiamo continuamente un sopra e un sotto, un qui e là, un avanti e un indietro.
Un magistrale racconto scritto nel 1884 da Edwin Abbott, Flatlandia 1, esprime più di ogni altra parola il concetto della ristrettezza del nostro linguaggio naturale. Questa limitata capacità di linguaggio si riflette poi nella comprensione della complessità del Cosmo; per questo viene spontaneo farsi queste domande.
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Se è vero che l’Universo si espande, attraverso cosa si espande?

Expansion of spacetime
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Tutti noi abbiamo un orologio o un segnatempo, sia esso anche una clessidra per cuocere le uova.
Quando lo osserviamo non ci stupiamo dei secondi, dei minuti e delle ore che crescono sempre. Lo diamo per scontato, assumiamo per vero e inconfutabile che oggi è un giorno più di ieri come dopodomani saranno due giorni a partire da oggi. Come diamo anche per scontato che nel tempo di una clessidra, un uovo immerso nell’acqua bollente si cuocia.
Le notizie che il tempo scorre sempre e solo nella direzione in cui aumenta e che una volta cotto un uovo non possa mai tornare crudo, non ci scandalizzano affatto.
Da quando Albert Einstein dimostrò che il tempo è in effetti una quarta dimensione di un insieme più ampio chiamato spaziotempo, è perfettamente naturale aspettarsi che lo stesso dinamismo valga anche per le tre restanti dimensioni spaziali.
E in effetti anche le distanze tra gli oggetti nel nostro universo aumentano inesorabilmente: è quella che chiamiamo Espansione Universale, scoperta da Hubble negli anni 20 del XX secolo riguardo all’allontanamento reciproco delle galassie [1]. Il valore oggi più accreditato per la Costante di Hubble è di 74,3 km/s per megaparsec, ossia ogni secondo un megaparsec è più grande del secondo precedente di 74,3 chilometri. Se vi sembra un numero gigantesco, considerate che ogni secondo un metro di spazio si allunga di 2,407 attometri 2. Pensate che perché un metro si allunghi tanto da includere un atomo di idrogeno (50 picometri 3) occorrono più di 20 milioni di anni.
Esso cresce continuamente, ma non per questo significa che si espanda dentro qualcosa, aumenta le sue dimensioni stirando e appiattendo lo spazio precedente, continuando ancora oggi l’esperienza della sua formazione 4.
Come vedete, lo spazio si comporta esattamente come il tempo. Anche la direzione è la stessa. Il tempo, lo spazio e la direzione dell’entropia puntano esattamente nella stessa direzione, forse l’unica direzione che permette la vita nell’Universo e la stessa che vi garantisce un uovo alla coque nel tempo di una clessidra.
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Dov’è il centro dell’Universo?
Semplice, nell’osservatore; il che equivale che lui e solo lui è nella condizione privilegiata di esserlo o che lo è ogni punto dell’Universo.
Un osservatore vedrà la stessa cosa ovunque egli sia e in qualsiasi epoca: il raggio d’azione dei suoi sensi è legato all’età stessa dell’Universo, il tempo di Hubble 5.
Pertanto che si trovi qui ora, o sulla galassia più lontana nel passato, nel presente o nel futuro, avrà il privilegio di percepirsi sempre al centro dell’Universo. Per quanto ai nostri sensi appaia incredibile un vero centro geometrico l’Universo non ce l’ha!
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Cosa c’era prima del Big Bang?

Mappa della radiazione cosmica di fondo dell?Universo. È il più antico segnale che potremmo mai ricevere.
Questa è la domanda delle domande. Forse è la più diffusa e difficile a cui rispondere, e forse perché non c’è veramente una risposta.
Potrei dire che la scienza ufficiale non può dare una risposta perché essa è limitata dalla fisicità dell’universo. Le leggi fisiche finora conosciute ci consentono di esplorare fino a pochi istanti prima di quel fenomeno, chiamato Big Bang, che supponiamo abbia originato il nostro universo. Per andare ancora oltre quei primissimi istanti occorre una legge della gravità quantistica, che sappia cioè unire la forma della gravità relativistica classica con i principi della meccanica quantistica.
Purtroppo, pur intuendone molti aspetti esteriori, una legge simile ancora non è stata trovata [2].
Innanzitutto occorre precisare che nessuno mai potrà vedere direttamente il Big Bang. L’evento più vicino al Big Bang che è possibile vedere direttamente è la Radiazione Cosmica di Fondo a microonde che altro non è che il fronte di quando l’Universo divenne abbastanza grande e freddo da permettere alla materia e l’energia di disaccoppiarsi quando l’Universo aveva appena 380 000 anni.
Si suppone che i fotoni generati dal Big Bang possano aver lasciato la loro orma su questo muro sotto forma di radiazione altamente polarizzata, ed è quello che si sta cercando di capire attraverso una mappatura estremamente accurata con vari strumenti sia in orbita che sulla Terra [3] [4].

Before the Big Bang
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Ma di tutto quello che accadde tra il Big Bang e il disaccoppiamento materia-energia è frutto di simulazioni matematiche basate sulle leggi fisiche conosciute e applicate a quelle condizioni particolari. Questo metodo consente di risalire a condizioni fisiche esistenti fino a poche frazioni di secondo a partire dal Big Bang. Ovviamente queste condizioni particolari della materia-energia nell’Universo primordiale sono state verificate con esperimenti della Fisica delle Alte Energie, quindi anche se poi alla luce di nuove scoperte scientifiche dovessero rivelarsi errate, è importante ricordare che comunque non sono semplici ipotesi campate in aria. Risolvere l’altra frazione di secondo è tutta un’altra storia; come ho detto occorre una nuova fisica che contempli sia la gravità classica che la meccanica quantistica in un’unica, nuova, struttura.
Di conseguenza non sappiamo nulla dell’istante in cui è nato l’Universo, sappiamo solo quello che è successo in seguito. La scienza si ferma qui, questo è il limite ultimo in cui uno scienziato può rispondere con sicurezza. Il resto sono solo speculazioni e congetture che esulano dalla scienza ed entrano nel campo della metafisica.
Dopo questa importante premessa sui limiti dell’attuale scienza potremmo anche avviarci lungo un cammino per esplorare le varie risposte date da cosmologi, fisici e teologi che vanno da un ribollio caotico di nuovi universi in perenne nascita con leggi fisiche e dimensioni diverse fino al disegno intelligente di qualcosa che si pone fuori dalla creazione che di cui ne è anzi opera.
A questo punto il cammino per scoprire cosa c’era prima del Big Bang si fa incerto, senza l’appoggio di un bastone affidabile come la scienza, quale percorso scegliere?
Note:
Note:
- Una copia PDF è all’interno della pagina SCRIBD accessibile dal menù di questo Blog. ↩
- Le dimensioni di un quark si misurano in attometri. Un attometro corrisponde a
metri. ↩
- Un picometro è
metri. ↩
- Volutamente tralascio gli indizi di una apparente accelerazione dell’Universo avviatasi circa 7 miliardi di anni fa. ↩
- La Legge di Hubble dice che la velocità di allontanamento delle galassie è proporzionale alla loro distanza per il fattore
:
. Pertanto il suo reciproco
non è altro che una distanza diviso per la velocità, quindi un tempo. l’età dell’Universo! ↩
Riferimenti:
- . @umbywankenobi, "Echi da un lontano passato, le novità - Il Poliedrico", Il Poliedrico, 2014. http://ilpoliedrico.com/2014/04/echi-lontano-passato-novita.html
- . @umbywankenobi, "Echi da un lontano passato: le incertezze - Il Poliedrico", Il Poliedrico, 2014. http://ilpoliedrico.com/2014/06/echi-lontano-passato-incertezze.html
Ed eccomi qui finalmente, a proporre le mie aberrazioni mentali della domenica sera!
Umberto ma se il famoso Big Bang altro non è che una indescrivibile esplosione – tralasciamo per il momento da cosa sia nata – e sapendo che come tale si sia sviluppata in 3 dimensioni – come è naturale che sia – e appurato che l'universo attualmente è in espansione oltre chè in accelerazione, la mia domanda che onestamente non mi fa dormire da sempre è questa: tecnicamente un'esplosione espelle tutto il materiale dell'oggetto esploso, verso l'esterno x cui alle spalle della materia in espansione, non vi rimane assolutamente nulla quindi, mi domando, ma la tanto ricercata e dibattuta forma dell'universo, non dovrebbe assomigliare assolutamente a un anello che si allarga sempre più?? Con un sempre maggior spazio all'interno di tale anello? E accettata questa ipotesi, portandola all'infinito – l'accelerazione, non dovrebbe disperdere la materia sempre di più? Per ora mi accontento di tale domanda, la prossima, di sapore teologico, la sto ancora metabolizzando – c'è un piccolo particolare che nn mi si mette a fuoco – dopodichè la lancerò nell'etere…………complimenti vivissimi per la profondità dell'articolo.
Tralasciando eventuali dimensioni extra che fanno parte della logica quantistica, le dimensioni in cui si espande l’Universo sono almeno 4 e non 3 (c’è anche il tempo), come ho spiegato anche nel mio articolo. Non pensare necessariamente al Big Bang come a una esplosione ma come una eruzione continua nel passato, nel momento della sua formazione, Successivamente avvenne il fenomeno inflatttivo, l’Inflazione Universale, in cui le sue dimensioni crebbero di 1×10^50 in una frazione minuscola di secondo, Questo fenomeno appiattì il tessuto dell’Universo e ridusse le diverse densità di materia-energia provocate dalle turbolenze della creazione. Ma non del tutto: le anisotropie rimaste funsero da seme per le galassie che si formarono più tardi
Se vuoi una immagine dell’Universo, immaginati un panettone che lievita. Il peso è lo stesso ma le sue dimensioni crescono continuamente. i filamenti di pasta puoi pensarli come la materia oscura che domina l’Universo, i canditi sono le galassie, e le bolle di vuoto sono l’energia oscura che spinge l’espansione.
Tornando al Big Bang, questo produsse tutta la materia e l’energia che oggi vediamo. l’Inflazione dello spazio diluì la materia-energia diminuendone notevolmente la sua densità. Però questa è soggetta alla forza di gravitazione universale che, essendo solo attrattiva, si oppone alla spinta espansiva del Big Bang. Quindi la densità media dell’Universo sarà definita dalla composizione di queste forze, una repulsiva e una attrattiva. A complicare tutto poi c’è l’energia oscura …