Nell’articolo precedente ho illustrato la base minima su cui partire per cercare di comprendere il mio pensiero: non credo alla colossale panzana degli ufini ma neppure mi sento di escludere a priori l’esistenza di altre entità biologiche extraterrestri intelligenti che condividono con noi l’interesse di studiare e di esplorare il cosmo.
La vita come la conosciamo è basata sulla chimica del carbonio. Il carbonio a sua volta non è sempre esistito ma è uno dei prodotti di scarto delle reazioni nucleari delle stelle. Le prime stelle dell’Universo apparvero piuttosto presto: appena un centinaio di milioni di anni dopo il Big Bang. Ammettendo un paio di miliardi di anni come ciclo vitale delle prime grandi stelle, potremmo ragionevolmente affermare che l’Universo è in grado di sostenere la vita basata sul carbonio da almeno 9/10 della sua esistenza: cioè circa 12 miliardi di anni 1 [1]. Se a questo dato dovessimo aggiungere l’intervallo che potrebbe essere necessario per traghettare la vita verso le forme dotate di intelletto almeno pari al nostro, prendendo la Terra come termine di paragone — in fondo è l’unico che per ora abbiamo, potremmo estrapolare che un cosmo potenzialmente abitabile da specie intelligenti sia possibile da almeno 8 miliardi di anni. È comunque un arco di tempo notevole che in qualche modo fa presente che una eventuale civiltà extraterrestre non va immaginata qui e ora ma cercata anche nella vastità del tempo.
Ogni tipo di comunicazione o segnale, per le nostre attuali conoscenze fisiche, non può essere più veloce della velocità della luce nel vuoto: ogni volta che osserviamo un qualsiasi oggetto, che sia l’albero di fronte a noi o il quasar più lontano nel cosmo, noi lo vediamo come era nel momento \(t – t_1\) in cui la luce lo ha lasciato ( \(t_1 = d / c\)).
Questo significa che anche se domani dovessimo scoprire segnali radio o di qualsiasi altra natura provenienti da una civiltà tecnologica extraterrestre, noi non potremmo prendere atto altro che del fatto che in un certo istante nel passato essa è esistita e che potrebbe essere, al momento della sua scoperta, ormai scomparsa.
Un altro aspetto assai spesso trascurato è che ogni emissione elettromagnetica non è mai a costo zero: essa richiede energia per esistere, sia che si tratti dell’emissione di una stella o della luce di una lampadina o di una trasmissione radio. Certo, si potrebbe obbiettare che per una civiltà tecnologicamente avanzata la produzione di energia potrebbe non essere un problema ma questo a mio avviso non è, anche scientificamente parlando, corretto.
Inoltre, e questo è curioso oltreché vero, che le radioemissioni involontarie provenienti da una ipotetica civiltà extraterrestre che potrebbero rivelarci la sua presenza potrebbero essere assai limitate nella sua storia. Come ho spesso affermato su queste pagine anche in passato, le trasmissioni broadcast radiotelevisive di una potenza significativamente grande sono esistite per poche decine di anni, presto soppiantate da satelliti per le comunicazioni rivolti a illuminare aree limitate del nostro pianeta e cavi in fibra ottica transoceanici. Anche i nostri più perfezionati telefoni cellulari ci consentono di comunicare istantaneamente con ogni altra parte del globo con meno di un watt di radioemissione appoggiandosi a una rete di trasmettitori a bassa potenza e alle tecnologie satellitari, mentre il rumore elettromagnetico di fondo prodotto dalla nostra tecnologia basata sull’elettricità è aumentato a dismisura.
Una civiltà extraterrestre a 100 anni luce che ascoltasse la Terra potrebbe rivelarci tra 20-30 anni per poi vedere il nostro segnale crescere significativamente per una cinquantina d’anni e poi ridiscendere improvvisamente per lasciare il posto a un brusio di fondo molto forte alle frequenze più basse.
Per lo stesso motivo non potremmo percepire la presenza di un’altra civiltà con una storia evolutiva molto simile alla nostra molto a lungo a meno che i suoi segnali non coincidano col nostro periodo di ascolto: le loro emissioni potrebbero aver attraversato il Sistema Solare quando noi attraversavamo gli oceani su fragili caravelle o all’epoca della Guerra Civile Americana e oggi non saremmo più in grado di sentirli. A meno che non lo volessero di proposito ma quella è un’altra storia.
Il paradosso di Fermi
È questo il vero problema e che potrebbe proporre una plausibile risposta al celebre paradosso: noi conosciamo la tecnologia radio soltanto da un centinaio di anni e solo da ottanta di essi questa tecnologia si è significativamente evoluta: su 8 miliardi di anni noi abbiamo la radio da un 100 milionesimo di questo arco di tempo. Pretendere che ascoltando qualche migliaio di stelle si capti una trasmissione intelligente in così poco tempo è statisticamente impensabile 2. Senza contare che le tecnologie di ricezione e di elaborazione del segnale si fanno ogni anno sempre più complesse ed efficaci: magari quella che allora era sembrata una spuria captata dall’arcaico Progetto OZMA oggi — o in futuro — potrebbe essere interpretata come un segnale intelligente.
Ma comunque qui ancora una volta sfugge una cosa fondamentale che può fallare ogni nostro sforzo: il nostro approccio alla ricerca di vita e intelligenza extraterrestre è comunque basato sul nostro grado di conoscenza e tecnologia, Cerchiamo segnali elettromagnetici — come le onde radio — perché in sostanza essi sono fondamentali nella nostra tecnologia, ma possono esserci altre forme di comunicazione e noi ignote o che non consideriamo come tali. Prendiamo il linguaggio umano: esso è basato sul suono, ossia la compressione modulata del mezzo in cui siamo immersi: l’aria. Ma molte specie di animali comunicano attraverso l’emissione e la ricezione di stimoli chimici come i ferormoni o altre molecole più elementari.
Stiamo ascoltando il silenzio e, a parte alcune ottimisti previsioni, continueremo a farlo per un bel po’. Qualcosa ancora certamente pare sfuggirci. Alla prossima …
(Continua…)
Note:
- Alcuni vogliono spostare questo limite a epoche ancora più lontane, intorno a 10-20 milioni di anni dopo il Big Bang, quando l’Universo aveva una temperatura di equilibro compresa tra il punto triplo del’acqua e la sua fase gassosa. Ma a parte il dubbio che fossero già disponibili gli elementi chimici necessari a sostenere la vita e l’ossigeno disponibile a unirsi all’idrogeno già in quell’epoca , una temperatura di equilibrio così alta quasi certamente sarebbe stata di ostacolo a qualsiasi processo chimico organico complesso. ↩
- Nondimeno io continuo a donare il tempo-macchina libero di questo computer al Seti@home 😛 . ↩
Riferimenti:
- A. Loeb, "The Habitable Epoch of the Early Universe", arXiv, 2013. http://arxiv.org/abs/1312.0613
Nel passato qualcosa c’è stato, in tutto il mondo ci sono prove di un’unica civiltà che ha costruito piramidi e tante altre costruzioni. L’uomo ne era capace? Aveva le conoscenze che ci sono oggi? Se la tecnologia nostra ci permette di emanare nell’universo così pochi watt una ipotetica civiltà progredita più di noi sarebbe in grado di non emanarne affatto costruendo attorno a loro una sorta di scudo. Cercare nel tempo una ipotetica civiltà più progredita di noi per ora secondo me è impossibile perché non abbiamo le tecnologie necessarie.
Ciao Stefano e grazie del commento.
È vero, molte se non quasi tutte le civiltà del passato hanno costruito edifici simili tra loro sparsi per il mondo, come ad esempio le piramidi. Ziggurat in Mesopotamia, i tempi Maya, gli antichi egizi, i Khmer in Indocina e così via. Ma la spiegazione è più semplice di quel che si pensi: guarda i bimbi su una spiaggia, essi fanno mucchietti di sabbia perché sono i più facili da costruire e se vogliono dargli un po’ d’ordine la prima figura che esce è proprio la piramide. Ora se vuoi fare la stessa cosa con le pietre quella che ne esce è una piramide a gradoni e poi smussando ogni asperità ne esce la classica piramide egizia.
Nell’antichità le proporzioni geometriche erano tenute in considerazione e quasi venerate, rappresentavano ordine nel caos. Per questo ritroviamo quelle proporzioni geometriche poi codificate con la matematica in tutte le strutture antiche.
Gli antichi non erano bischeri, sapevano fare di conto molto prima che ergessero i primi monumenti.
Te dividi il giorno in 24 ore di sessanta minuti ciascuno di sessanta secondi e dividi un cerchio in altrettante parti. Quella forma matematica ci viene dai babilonesi mentre nel Medio Evo i cavalieri contavano in base 5 perché solo una mano era libera dalla spada.
Una civiltà diversa dalla nostra forse non riusciremmo neppure a riconoscerla come tale, così come per noi gli aborigeni australiani (la forma più antica di società ancora esistente) qualcuno pensava che essi non fossero neppure umani.
Cieli sereni e grazie! 🙂
Conoscevano anche la velocità della luce? Sembra che la piramide di Cheope sia allineata e i gradi che forma sono quelli della velocità della luce…da dove gli venivano queste conoscenze?gli antichi egizi Conoscevano la matematica le scienze lastronomia come oggi come è possibile?
Ciao Stefano.
Ti ringrazio per questa domanda perché mi offre l’occasione per rispondere a questa colossale bischerata che da un po’ di anni circola in Rete e che pochi hanno avuto il coraggio di verificare (oggi i mezzi ci son, non come solo 40 anni fa).
Intanto cominciamo con la velocità della luce nel vuoto: 299792458 metri al secondo dove l’unità di misura della distanza – il metro – fu stabilito nel 1793 a Parigi per uniformare la pletora di misure allora vigenti. Fu stabilito che il metro fosse la decimilionesima parte della distanza tra il Polo Nord e l’Equatore passando per il meridiano di Parigi (ora si usa quello di Greenwich). esso è un numero naturale intero espresso in base decimale. Gli egiziani invece usavano come unità di misura il cubito e, ammesso che usassero definire il secondo come noi, ossia la 86400 parte di un giorno solare, la velocità della luce sarebbe stata di 655714037.62 cubiti al secondo.
Inoltre le coordinate, che sono espresse in gradi minuti e secondi su base sessadecimale (la longitudine può essere qualsiasi valore compreso tra -180 e 180), della Grande Piramide di Giza sono di 29° 58′ 45.03″ N, 31° 8′ 3.69″ E; espresso in numeri decimali (quelle della rete GPS) viene 29.979175, 31.134358 (http://tools.wmflabs.org/geohack/geohack.php?pagename=Great_Pyramid_of_Giza¶ms=29_58_45.03_N_31_08_03.69_E_region:EG_type:landmark_scale:2000). Come vedi questo è del tutto diverso dalla velocità della luce nel vuoto espresso col sistema metrico decimale.Senza contare il fatto che noi per convenzione usiamo oggi il meridiano di Greenwith, i nazisti usavano le coordinate sul meridiano di Berlino e noi quello su Roma.
Come vedi è tutta una sonora bischerata.
A Presto 🙂
Tutte bischerate come quelle degli alieni quella dei poteri forti ecc. Rimane però affascinante la storia che esseri più evoluti di noi siano in contatto con noi attraverso i potenti della terra….
Appunto. Un minestrone indigesto dove dentro viene buttato di tutto fino ad ottenere un non-sense. Per fare un esempio culinario, a me piacciono i funghi e l’origano sulla pizza. Ma non posso metterli insieme: o mangio una pizza ai funghi o una pizza con l’origano. Insieme sarebbe una cosa immangiabile.
E così con gli alieni e “i poteri forti”, ammesso che si sappia cosa siano. Gli alieni chissà: forse un giorno ne scoveremo qualcuno o verremmo scovati noi. I poteri forti… chi sono? I giornali? La televisione? Zuckerberg? Google o la Microsoft? Bildelberg, la Trilatelare o cosa? Se non c’è consenso nemmeno si chi o cosa siano e quali interessi curano, questa storia dei “Poteri Forti” non sta né in cielo né in terra.
Quando ero ragazzo lavoravo in una fabbrica di piastrelle e poco prima del rientro pomeridiano ci trovavamo con altri operai davanti alla macchinetta del caffè all’ingresso dello stabilimento. C’era uno che amava essere l’agitatore, il bastian contrario di tutto. I discorsi che faceva erano sempre gli stessi: “i Padroni razza bastarda … bla bla bla …” e finiva sempre le sue filippiche con una celebre frase: ” … perché coi quattrini si manda l’acqua all’insù!”. Un giorno mi stancai di queste menate e gli risposi “Giancarlo! per mandar l’acqua all’insù basta compra’ una pompa!”. Giancarlo smise di dire le sue bischerate alla macchinetta del caffè.
Ciao 🙂