Chiedo venia per aver trascurato il blog questo mese. Tra lavori domestici non più rimandabili e alcuni problemi di salute (leggasi acciacchi di vecchiaia) ho avuto altro a cui pensare. Cercherò di porre rimedio nei prossimi giorni con due chicche che sto partorendo.
Questo video mostra il ghiaccio marino artico dal 7 marzo 2011 al 9 settembre 2011. Alla fine un confronto tra la media di 30 anni di estensione minima (in giallo) e il mitico Passaggio a Nord-Ovest che collega il Mare del Nord (Oceano Atlantico) con l’Oceano Pacifico settentrionale (in rosso). (Credit: NASA’s Goddard Space Flight Center) |
È molto tempo che desidero scrivere su queste pagine una riflessione su quello che sta accadendo alla nostra società squassata da una grave crisi economica che si somma a un sempre più accentuato calo delle risorse naturali e il sempre più vicino e irrimediabile collasso del nostro ecosistema.
I dati diffusi dalla NASA lo scorso 4 ottobre 1 mostrano un Oceano Artico ormai compromesso dal riscaldamento globale, inequivocabile segno che purtroppo il pianeta si avvicina all’orlo di una crisi ecologica senza precedenti nell’arco della storia della civiltà umana.
La crisi economica globale di questi ultimi tre anni ha provocato una importante contrazione dei consumi che si è tradotto in un moderato miglioramento della qualità delll’aria del pianeta, mostrando quanto sia importante l’impatto antropico sull’andamento climatico globale.
Nonostante il leggero ritocco al ribasso dei gas serra di origine antropica, questo non è bastato a invertire la tendenza al riscaldamento globale, né tantomeno a stabilizzarla. Occorrono sforzi molto maggiori che tradotti su scala reale significano un cambiamento reale di società e di mentalità.
Adesso assistiamo a quello che io chiamo “il Punto Triplo dell’Umanità” – crisi economica, fine delle risorse naturali non rinnovabili e rischio di catastrofe ambientale globale. Questo dovrebbe far riflettere seriamente sulle possibili soluzioni e le conseguenti strategie socioeconomiche su larga scala da intraprendere.
Le alternative possibili all’attuale modello di sviluppo capitalista-liberista non sono molte: c’è chi ritiene che una decrescita lenta e costante in termini di PIL sia l’unica soluzione; un’altra è quella di rimettere in campo tutta una serie di regole e paletti all’economia finanziaria sulla falsariga di quello che Franklin Delano Roosvelt fece durante il New Deal.
Finora però le ricette economiche messe in campo per risolvere questa crisi sono portroppo le stesse che l’hanno causata: aumento dei consumi, contrazione delle sovranità nazionali e libertà di sfrutttamento delle poche risorse planetarie ormai disponibili per inseguire il mito della crescita incondizionata del PIL (Prodotto Interno Lordo) 2.
L’aumento della produttività – e quindi ovviamente dei consumi – implica gravi conseguenze per l’intero ecosistema, da un lato occorre reperire sempre più risorse in un sistema finito, il che, logicamente, è un nonsense, e dall’altro richiede un mercato che abbia la disponibilità di acquistare i prodotti, tralasciando volutamente la conseguenza dello smaltimento dei prodotti giunti a fine vita, il che è un’altro enorme problema, soprattutto in termini di inquinamento.
Ma se una larga fetta dell’umanità viene tenuta fuori dal circuito dell’accesso al credito, e anche nei paesi industriali vengono chiesti alla popolazione grossi sacrifici economici (accade negli Stati Uniti d’America, in vari Paesi Europei e dell’America Latina), chi ha il diritto di beneficiare dell’aumento della produttività?
La filosofia ultraliberista degli ultimi 30 anni portata avanti da Ronald Reagan (eletto Presidente degli Stati Uniti dal 1981 al 1989) e da Margaret Tatcher in Europa (eletta Primo Ministro del Regno Unito dal 1979 al 1990) ha smantellato definitivamente i pochi paletti alla finanza che erano spravvissuti alla fine degli accordi di Bretton Wood nel 1971 3.
Questa filosofia è fondamentalmente la stessa che produsse nel 1929 la Grande Depressione, anche i nefasti risultati – una classe molto ristretta sempre più ricca mentre l’altra va impoverendosi sempre più e che allora in Europa vide affermarsi spietate dittature – sono gli stessi: solo che al posto di dittature nazionali adesso abbiamo imperi multinazionali che non si fanno scrupoli nella loro azione di lobbying presso le istituzioni politiche nazionali, o divenendo essi stessi strumenti politici senza alcuna legittimazione elettiva.
Lungi da me ritenere che la filosofia ultraliberista sia l’unica responsabile del disastro ecologico (anche il socialismo sovietico si fece beffe dell’equilibro ecologico del pianeta e adesso il capital-comunismo cinese sta facendo altrettanto), occorre una visione completamente nuova prima che sia troppo tardi.
Occorre un piano globale che ponga fine allo sfruttamento scellerato delle ultime risorse del pianeta e usare queste piuttosto per avviare una massiccia riforma energetica planetaria basata sulle tecnologie rinnovabili, sullo sviluppo dell”agricoltura locale e la biodiversità, e quale riforma più importante di tutte, il riordino delle priorità economiche e umane.
Se vogliamo che la razza umana abbia qualche chance su questo pianeta, probabilmente questa è l’unica via: abbandonare la filosofia dell’incremento del Prodotto Interno Lordo come indice per misurare le capacità e il benessere (!) delle nazioni e fine ultimo di questa logica economica perversa in favore di un più importante indice in cui al centro ci sia la valorizzazione dell’essere umano, del suo intelletto e delle sue capacità.
Questo vorrà dire la fine dell’esperienza capitalista, delle lobbies di potere e le loro ricchezze? forse, ma in gioco c’è il futuro dell’intera civiltà.
Non è questa una riflessione di stampo marxista o socialista come forse a qualcuno potrà sembrare, è solo una riflessione sulle parole più sagge che potevano essere concepite da mente umana e che furono scritte 224 anni fa:
Noi, il popolo [ ], al fine di perfezionare la nostra Unione, garantire la giustizia, assicurare la tranquillità all’interno, provvedere alla difesa comune, promuovere il benessere generale, salvaguardare per noi e per i nostri posteri il bene della libertà, poniamo in essere questa Costituzione quale ordinamento per gli Stati Uniti [ ].
Note:
- Arctic Sea Ice Continues Decline, Hits 2nd-Lowest Level. ↩
- Paradossalmente anche le devastazioni vandaliche delle manifestazioni di Roma del 15 ottobre 2011 o i disastri ambientali o le calamità naturali provocano un aumento del PIL nel breve periodo attraverso il successivo processo di ricostruzione. ↩
- Verso la metà della guerra del Vietnam, nel 1971 gli Stati Uniti versavano in condizioni economiche disastrose causate dallo sforzo bellico, tant’è che i paesi esportatori di petrolio (OPEC) iniziarono a pretendere i pagamenti in oro piuttosto che in dollari (valuta che era comunque legata al metallo prezioso). Queste pretese spinsero il Presidente Richard Nixon a sospendere la convertibilità del dollaro con l’oro e in seguito il sistema monetario internazionale fu ristabilito con gli accordi del G-10 a fine anno chiamati Smithsonian Agreement. ↩
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