Tantissime festività ora cristiane in origine erano pagane.
Il 25 dicembre che noi festeggiamo come la Natività di Gesù, ben prima era una delle tante altre feste pagane che il primo cristianesimo ha fatto sue, come prima i Romani avevano assimilato le altre divinità etrusche e in seguito quelle greche, egiziane e persiane, adottandone sia il pantheon che edificando nuovi templi sui precedenti luoghi di culto. La notte tra il 24 e 25 dicembre i Romani la dedicavano al Sole Invictus (Sole invincibile) romano, una festività che probabilmente in origine era nata come festa pagana legata alla rinascita della luce contro l’oscurità (intorno quella data si è appena compiuto il solstizio d’inverno) in Siria e in Egitto.
(Numeri 28;16)
E dovete osservare la festa dei pani non lievitati (Matzot) (…) Per sette giorni (…) dovete mangiare pani non fermentati.
(Esodo 12:17-20)
La Pasqua per i Cattolici e molte altre confessioni cristiane è legata al computo della data stabilito dal Concilio di Nicea nel 325 d.C. voluto da Costantino I che fissò la ricorrenza della festività la prima domenica successiva alla prima luna piena di primavera (quest’anno il 20 marzo era l’equinozio di primavera, il 23 marzo ci sarà la luna piena, quindi il 27 marzo sara là Domenica di Pasqua). La Pasqua cristiana è solo in parte legata al computo ebraico dell’analoga festività chiamata Pesach (Il Passaggio) che ricorda la fuga dall’Egitto di Mosè. Nella tradizione liturgica ebraica la Pesach dura ben otto giorni perché include anche la festa dei Pani Azzimi; infatti la Pesach è chiamata anche Chag Ha’Aviv (festa della primavera), dove si celebrano i riti legati al raccolto delle prime spighe d’orzo (che avviene in primavera) e il loro utilizzo per preparare focacce senza il normale processo di lievitazione. Il legame cronologico tra la Pasqua cristiana e la Pesach ebraica ha origine nelle testimonianze di S. Giovanni Apostolo e di S. Paolo di Tarso che indicano che la celebrazione dell’Ultima Cena del Cristo (il Giovedì Santo nella tradizione cristiana) avvenne il quattordicesimo giorno del settimo mese (14 Nisan, il primo giorno della Pesach) ebraico.
È nella tradizione ebraica quindi (vedi riquadro qui sopra) che ha origine l’abitudine di consumare l’agnello sacrificale il giorno di Pasqua.
In passato 1 fu suggerito che la Pesach fosse probabilmente legata a una ancora più antica celebrazione: quella dedicata alla dea della fertilità persiana Ishtar descritta nell’Epopea di Gilgamesh e venerata anche nell’Antico Egitto col nome di Iside. In questo caso si potrebbe supporre che durante il periodo ebraico in Egitto sia avvenuta una contaminazione culturale o che questa derivasse direttamente dalle ascendenze abramitiche stesse (Abramo proveniva dalla Mesopotamia) come ricordano alcuni frammenti dell’Antico Testamento. Però è opportuno anche ricordare che il culto di Ishtar era ben noto agli Ebrei che vi si opponevano fermamente – Isthar nelle scritture ebraiche è chiamata Ashtoreth, un diavolo – anche se esistono alcune similitudini mitologiche minori tra la figura biblica di Ester e la divinità mesopotamica.
Tutta questa confusione in realtà si è scatenata per le evidenti similitudini fonetiche tra Isthar e Easter (Pasqua nelle lingue anglofone). Ma la somiglianza finisce qui, probabilmente non esistono legami tra il culto alla dea Ishtar e la Pesach ebraica se non che cadono all’incirca nello stesso periodo dell’anno nel quale si ricorda il simbolo della fertilità associato alla primavera. È ben più probabile che in realtà la parola inglese Easter derivi dalla divinità germanica Eostre, forse la stessa che nella mitologia slava è conosciuta come Siwa. Eostre era la dea della fertilità e della nascita, alla sua figura era associato un animale sacro, la lepre, simbolo di fertilità e che i Britanni scorgevano nei contorni dei mari lunari al momento della luna piena. Il nome di Eostre era legato al punto cardinale Est in quanto luogo da cui sorge il Sole al momento dell’equinozio. Da qui appunto il nome della divinità che ha la medesima radice del termine usato dai celti per indicare appunto l’equinozio di primavera, Eostur-Monath o Ostara o Eostar. È qui che la parola Eostre diventa Oster (Pasqua in tedesco) e Easter in anglosassone e che nascono le tradizioni del coniglio pasquale e delle uova colorate. Le uova, prima di serpente e poi di gallina venivano decorate e poi regalate come simbolo e augurio di fertilità. Quindi fu l’assorbimento culturale della festività germanica durante la cristianizzazione del Nord Europa che vennero importate le sue tradizioni.
L’atto di colorare le uova è legata all’idea di rinascita: il legame tra la vita e le uova è stato da sempre indicato dai colori rosso oppure viola. Nella tradizione cristiana il rosso simboleggia il sangue di Gesù. Tra i macedoni è tradizione portare un uovo rosso in Chiesa e mangiarlo quando il sacerdote proclama la resurrezione di Cristo durante la veglia pasquale che pone fine al liturgico digiuno quaresimale.
Ecco come sono nate le tradizioni dell’Agnello, del Coniglio e delle Uova di Pasqua. Happy Easter!
Note:
- P. Haut (1915); J. Lewy (1928-1929). ↩
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