- Esplosione nucleare
Un ordigno a fusione viene fatto esplodere ad una distanza ottimale dall’asteroide, in questo modo parte della superficie viene vaporizzata cambiandone la quantità di moto e quindi la traiettoria.
- Impatto cinetico
Sparare una sonda contro l’asteroide per cambiarne il vettore di velocità, l’effetto è minore del precedente ma almeno non avremmo ordigni nucleari da mandare nello spazio.
- Collettore Solare
Riprendendo un’idea del 1993 del planetologo H. J. Melosh, è quella di usare uno specchio gigante per focalizzare la luce solare sull’asteroide per vaporizzarne parte della superficie ed ottenere un getto di gas che sia in grado di modificarne l’orbita, un po’ come già succede alle comete in prossimità del Sole. Una alternativa consiste in una schiera di sonde con specchi più piccoli che focalizzano nel medesimo punto: Questa proposta è attualmente studiata anche dalla Planetary Society.
- Motore a getto di massa
In questo caso è una sonda che atterra sull’asteroide e che proietta il materiale scavato nello spazio: Il risultato è discreto, il 50% dell’energia disponibile viene convertita in energia cinetica per produrre un cambiamento nel momento lineare: per contro la missione appare un po’ troppo complessa.
- Motore a ioni
Anche qui si prevede di far atterrare una navicella dotata di un propulsore a ioni e usarlo per modificare la traiettoria e velocità dell’asteroide.
- Rimorchio gravitazionale
Uno studio di due scienziati e astronauti statunitensi, Edward Lu e Stanley Love, pubblicato su Nature nel 2005, propone l’invio di un enorme razzo per rimorchiare via gli oggetti in questione.
Questo veicolo stazionando sopra l’asteroide è in grado di deflettere l’orbita dell’asteroide quanto basta per spostarlo fuori pericolo. Una massa di 20 tonnellate si può tranquillamente deflettere un asteroide di 200 metri in circa un anno di tale rimorchio gravitazionale. Semmai il problema sarà quello di inviare una simile sonda fuori dalla Terra, a meno che non venga costruita con materiale lunare.
N.E.O. Warning
Ne avevo già accennato nel primo articolo pubblicato da questo Blog: L’estinzione prossima ventura, di alcune proposte per salvare la Terra da asteroidi e comete che possono essere in rotta di collisione col nostro pianeta.
Innanzitutto va scartata l’opzione del bombardamento nucleare, ovvero quella di ridurre in frantumi il corpo celeste con ordigni nucleari, in quanto essa non fa altro che trasferire il danno di una collisione da singola a molte altrettanto pericolose.
L’unica scelta che rimane è quella di modificare l’orbita dell’oggetto in modo tale che non rappresenti più un pericolo per la Terra; più facile a dirsi che a farsi? Forse no, agli scienziati di tutto il mondo le idee in proposito non mancano di certo, tutto sta alla volontà politica delle Nazioni di volersi impegnare in un progetto che è altrettanto importante del Global Warming ma che, contrariamente ad esso, non è influente per l’economia.
Un team del dipartimento di Ingegneria Aerospaziale dell’Università di Glasgow guidato dal Dr. Massimiliano Vasile ha compiuto nel 2007 uno studio scientifico sulle tecniche per deviare i corpi celesti in rotta di collisione, analizzando nove diverse tecniche e prendendo come esempio l’asteroide 99942 Apophis:
Questi sono solo alcuni studi sulle possibili soluzioni al problema dei N.E.O. e, come potete aver letto, nessuno di questi è fuori portata dalle tecnologie attuali o di quelle di cui potremmo disporre in un prossimo futuro. I rischi di un impatto sono tangibili, la comunità scientifica e astronomica tiene sotto osservazione con programmi come l’Asteroid Watch centinaia di asteroidi e molti nuovi vengono continuamente scoperti ogni giorno.
Quello che ora manca sono le istituzioni politiche internazionali, come l’ONU e i paesi membri del G8 che devono dare una risposta. Occorre un organismo sovranazionale, come lo è ad esempio l’OMS, che si faccia finalmente carico di queste responsabilità e produca un piano di investimenti e di intervento: l’appuntamento con 99942 Apophis è previsto nel 2036.
I dati di questo articolo sono stati tratti dalla Conferenza per la Difesa Planetaria del 6 Marzo 2007