Teoria del Tutto e la fine del Tempo

Abbiamo visto in passato 1 che le stime della materia barionica presenti nelle galassie erano fortemente sottostimate, mentre adesso forse è il caso di interpretare in maniera diversa i dati che richiedono l’apporto della misteriosa Energia Oscura per spiegare l’attuale stato dell’Universo.

 

Nella vita quotidiana non ci facciamo quasi caso: il Tempo esiste e scorre in una unica direzione, al contrario delle altre tre dimensioni spaziali, altezza lunghezza e profondità, che però possiamo esplorare avanti e indietro a piacere.
Nei secoli il concetto di tempo immutabile si è talmente radicato nel sentire comune che quando arrivò Minkowski nel 1908 con la sua idea di spazio e di tempo indissolubilmente legati e che il tempo è uguale solo per sistemi inerziali uguali (a riposo reciproco) ben pochi comprendesero immediatamente ciò che questo assioma volesse dire.

Negli anni 20 del secolo scorso Edwin Hubble si accorse che le altre galassie più erano lontane, più si allontavano velocemente da noi. Siccome guardare lontano nello spazio significa anche guardare indietro nel tempo,  è come se lo spazio tra le galassie aumentasse in proporzione alla loro distanza: in altre parole lo spazio-tempo si espande 2.
Un esempio che mi piace fare 3 è quello del panettone che lievita: se la distanza relativa fra due canditi è inizialmente piccola, lo rimarrà in proporzione anche dopo la lievitazione, mentre due chicchi opposti vedranno la loro velocità di allontanamento aumentare proporzionalmente.

Credit: Il Poliedrico

Successivamente nel 1998 due gruppi di ricerca indipendenti 4 misurando con precisione la distanza delle supernove Ia 5.
Questi team scoprirono che le supernovae distanti appaiono meno luminose del previsto e siccome delle supernove Ia è ben nota la luminosità assoluta, questo significa che esse sono trascinate a distanze inaspettatamente grandi da una accelerazione imprevista dai tradizionali modelli cosmologici.
Un po’ come se il lievito del nostro panettone alla fine invece che di smorzarsi e infine cessare,  prendesse ancora più forza durante il processo  di lievitazione e il nostro panettone  aumentasse di volume sempre più in velocemente.
Fino ad allora si era supposto che la gravità della materia nell’Universo avrebbe infine preso il sopravvento sulla spinta espansiva del Big Bang o che si sarebbe espanso per sempre 6.
Per cercare di spiegare questo bizzarro comportamento dell’Universo – peraltro evidenziato anche da altre prove come Le emissioni X negli ammassi di galassie e nella asinotropia della radiazione cosmica di fondo,  i cosmologi hanno fatto ricorso a una qualche forma di energia associata al vuoto che domina sulla dinamica gravitazionale dell’Universo; una sorta di costante cosmologica del vuoto di natura repulsiva, ovvero una specie di antigravità.
Questa è la famosa energia oscura, che per spiegare l’accelerazione cosmica a cui stiamo assistendo le si deve attribuire circa il 74% della massa-energia di tutto l’Universo e che – curiosamente –  non interagisce affatto con tutte le  forze fondamentali eccetto la gravità..

Ovviamente poi occorre spiegare quindi cosa sia l’energia oscura, e qui ci sono un paio di teorie interessanti che mi propongo di approfondire in futuro: una di queste – è anche la più gettonata tra i cosmologi – fa riferimento a una presunta energia del vuoto di natura repulsiva, una nuova costante fisica indicata con la lettera lambda (Λ) 7 i cui effetti sono percepibili solo su scala cosmologica e un’altra teoria – il cui nome ha un che di alchemico – chiamata della quintessenza, basata invece sul concetto scalare dell’energia del vuoto che assume aspetti diversi – repulsivi o attrattivi – a seconda delle condizioni fisiche presenti nelle diverse condizioni locali dell’Universo.
Poi  ci sono anche altre teorie che cercano di spiegare l’accelerazione dell’Universo osservato, ma nessuna – anche queste due precedenti –  è del tutto soddisfacente o esente da contraddizioni.

Una di queste tenta di spiegare l’accelerazione dell’Universo  senza far  ricorso a costanti cosmologiche o a campi scalari repulsivi.
Questa idea fu presentata nel 2007 dai cosmologi spagnoli José Senovilla, Marc Mars e Raül Vera  8 9 e riprende alcuni lavori precedenti  10 11. Questa nuova teoria è basata sulle teorie TOE 12 e propone che la geometria del nostro Universo stia  per cambiare stato: da una geometria di Lorentz 13 a una geometria unicamente euclidea.
La conseguenza di questa transizione è che l’accelerazione cosmica osservata – e finora spiegata con l’ingombrante concetto di energia oscura – in realtà è dovuto unicamente al tempo che sta rallentando, per cui quello che noi oggi percepiamo in realtà è dovuto al tempo che scorreva più velocemente nel passato rispetto a quello attuale.
Questo porta conseguentemente a due importanti conclusioni: la prima – e più ovvia – è che il tempo – e quindi lo spazio – possa cessare in un lontano futuro, l’altra – e più sottile – è che il tempo possa essere considerato come energia nata col Big Bang che man mano si scarica, proprio come una pila.

Le domande – e le obiezioni – che questo diverso approccio al problema della accelerazione dell’Universo che osserviamo sono tante, forse più del problema che tenta di risolvere.
In un modo o nell’altro le nostre leggi fisiche hanno a che fare con il concetto di tempo, le nostre costanti fisiche allo stesso modo hanno bisogno di un tempo ben definito per esprimersi, come ad esempio la velocità della luce.
Forse però il concetto di tempo vettore è troppo ….


Congiunzione di sera bel tempo si spera!

Congiunzione Venere – Giove 12-13 marzo 2012
Credit: Il Poliedrico

La congiunzione Giove - Mercurio - Venere del 26 maggio 2013 - Credit: Il Poliedrico

Ormai mancano pochi giorni all’evento clou di questo mese: la congiunzione tra Giove e Venere.
Come potete vedere dall’animazione che ho preparato i momenti migliori saranno il 12 e il 13 marzo, quando Venere e Giove saranno separati da appena tre gradi.
Consiglio di iniziare le osservazioni già verso le 18:30, giusto per gareggiare, magari in compagnia di amici, a chi riesce a scorgerli per primo 1 anche se sarà possibile osservare i due astri vicini fin dopo le 22:00.
I consigli per un ricordo fotografico non sono poi molti. I due pianeti sono molto luminosi che anche con un tempo di scatto inferiore al mezzo secondo si ottengono ottimi risultati (ovvio comunque l’ausilio di un cavalletto o di un buon appoggio).
Un albero spoglio o la sagoma di una persona possono arricchire il quadro altrimenti vuoto, a voi la scelta della cornice. Non eccedete con gli ISO, tanto non ce n’è bisogno.
Un ultimo trucco: molte compatte non hanno la possibilità dello scatto remoto: usate il timer dell’autoscatto!

Se poi per motivi meteorologici o altro vi dovreste perdere questo evento, niente paura: la congiunzione del prossimo anno vedrà partecipe anche Mercurio in un fazzolettino di appena un paio di gradi quadrati, sarà più bassa all’orizzonte, ma sarà pur sempre un gran bello spettacolo!

Estate, tempo di stelle cadenti?

Ormai è estate, con la sua opprimente calura diurna -e spesso anche notturna. Con essa inizia il periodo delle vacanze e la voglia irrefrenabile di star fuori la sera e di tirar tardi.  Molto pensano che Luglio e Agosto siano il periodo delle stelle cadenti, ma non è proprio esattamente così.

 

 

Una Perseide Earthgrazer. Image Credit: S. Kohle & B. Koch (Astron. I., U. Bonn).

Ho un ottimo ricordo dello sciame delle Perseidi nel 1996 1. Fu fantastico, non solo durante il picco, ma fino alla fine del mese non fu raro intercettare con lo sguardo qualche meteora.

Nei tre mesi estivi anche se il crepuscolo termina molto tardi 2, le gradevoli temperature serali spingono le persone a passare il loro tempo libero all’aperto. Così non è difficile che vengano notate le tracce nel cielo lasciate dalle stelle cadenti, che al di là del nome romantico, di stellare hanno ben poco, eccetto le origini ultime, come qualsiasi cosa più pesante dell’elio ha in questo universo.

Il periodo estivo (da giugno a settembre), a parte per le celeberrime  Perseidi –  lo sapevate che esistono ben due sciami distinti di Perseidi che condividono qusasi la stessa porzione di cielo? – è in realtà molto povero se paragonato non solo a tutto il periodo invernale, ma addirittura al solo mese di dicembre.
Infatti a dicembre si preferisce il tepore dell’abitazione piuttosto che una nottata sotto il cielo, ma spesso non sappiamo cosa ci perdiamo: a dicembre le Geminidi e le Ursidi possono essere spettacolari, anche più delle Lacrime di San Lorenzo.

Credit: Il Poliedrico

Un’altra difficoltà è rappresentata dal fatto che le meteore sono visibili generalmente dopo la mezzanotte: infatti solo dopo tale ora che la faccia della Terra è rivolta verso il moto di rivoluzione, ed è proprio quel lato – che va dalla mezzanotte a mezzogiorno – con cui  la Terra raccoglie la maggior parte dei detriti interplanetari comportandosi un po’ come un’auto che attraversa uno sciame di moscerini; difficile che qualcuno muoia spiaccicato sul lunotto posteriore.

Una cosa che non dimenticherò mai è uno Earthgrazer che ebbi occasione di vedere con degli amici a Pienza tanti anni fa.

Fu magnifico. Un bolide lento e colorato che lasciò un’impalpabile scia nel cielo per qualche secondo e che probailmente si disintegrò negli strati inferiori dell’atmosfera o vi rimbalzò, come i sassi lanciati radenti sulla superficie di uno specchio d’acqua.

Gli Earthgrazers sono meteore che entrano nella parte alta dell’atmosfera (mesosfera) con un bassissimo angolo di impatto e rimbalzano nello spazio attorno agli 80 chilometri di quota.
Per questo la loro velocità apparente è molto bassa e insolitamente lungo il loro percorso: in realtà rispetto alle normali meteore cambia solo l’angolo di impatto con l’atmosfera.

Il meccanismo degli Earthgrazers - Credit: Il Poliedrico

Sfruttando queste peculiarità, anche se gli Earthgrazers sono rari, si può sperare di vederne qualcuno preparando con cura la serata osservativa.
Per osservare le piogge di meteoriti non servono assolutamente strumenti sofisticati: basta un plaid, una copertina su cui sedersi o sdraiarsi, o una sedia a sdraio per i vecchietti come me. Come accessorio può essere utile una fotocamera con grandangolo per immortalare qualcosa, ma non è indispensabile.
Poi occorre un posto sgombro, libero il più possibile da ostacoli lungo la visuale, lontano dalle luci cittadine e sistemarsi,  quando ancora il punto radiante dello sciame sta sorgendo ed è ancora molto basso sull’orizzonte. E aspettare.

Queste indicazioni valgono anche per tutti gli altri sciami meteorici che qui ho voluto elencare. La lista è incompleta e anche le indicazioni dei punti radiante sicuramente è imprecisa, in quanto questi possono mutare la loro posizione nel tempo per tanti fattori, primi fra tutti gli influssi gravitazionali di Giove e del Sole e la pressione della radiazione solare 3.

Ripeto, gli Earthgrazers sono rari, riuscire a vederne uno o due in una serata è difficile, ma non è impossibile e probabilmente ne vale la pena. Gli sciami di meteoriti ci sono un  po’ tutto l’anno, c’è solo l’imbarazzo della scelta e di quanto siamo pronti a sacrificarci per serbarne  il  ricordo.

Cos’è dunque il Tempo

Per la XX Edizione de Il Carnevale della Fisica 2011

Il Tempo è l’amico che ci accompagna per tutta la
nostra effimera Vita
che ci rammenta di vivere la bellezza di ogni istante
perché questo non ritornerà mai più …

Umby

“Cos’è dunque il Tempo?
Se nessuno me lo chiede, lo so.
Se voglio spiegarlo a uno che me lo domanda, non lo so più”.

Sant’Agostino, “Le confessioni”

Il concetto di Tempo è così integrato nel nostro sentire comune, nella nostra esperienza quotidiana che non ci rendiamo neppure conto della sua importanza.
Tra tutte le unità usate nella pratica comune per esprimere il trascorrere del tempo, “un giorno” è sicuramente quella fondamentale e senza dubbio più antica.
Per contare intervalli più lunghi di tempo fu naturale ricorrere a “una Luna”, cioè un mese.
Nel corso dei secoli furono inventati gli orologi per poter suddividere i giorni in unità più piccole e si fece ricorso al calendario per registrare il passaggio dai giorni agli anni.
Quando, circa diecimila anni fa, le primitive tribù nomadi si stabilirono in villaggi stanziali e cominciarono a dipendere interamente dall’agricoltura per il cibo, diventò fondamentale avere un calendario per pianificare il momento dell’aratura, della semina e della raccolta.
In quell’epoca storica la maggior parte dell’umanità viveva di agricoltura, di conseguenza si è sempre sentita la necessità di elaborare un calendario. Infatti, i semi se fossero stati piantati troppo presto avrebbero potuto marcire, oppure i giovani germogli avrebbero potuto morire per il gelo. Se, al contrario, si fosse seminato troppo tardi i raccolti non avrebbero potuto maturare prima dell’arrivo dell’inverno.  Perciò, la conoscenza del momento migliore per la semina e il raccolto era legata alla sopravvivenza stessa.
Coloro che si occupavano di tenere il computo del tempo e di divinare il corso futuro degli eventi, studiando attentamente le relazioni tra le attività umane e le stagioni, diventarono ben presto una casta molto potente all’interno delle neonate civiltà, ed arricchirono con linguaggi esoterici e misteriosi la loro opera. Essi indicavano i momenti più propizi per le varie necessità umane durante l’anno creando ricorrenze periodiche che assunsero ben presto il carattere religioso. Nacquero così le prime forme di religione: interessandosi al moto del Sole, delle stelle e dei pianeti, i primi astronomi furono i sacerdoti stessi.
La costruzione di molti dei grandi edifici dell’antichità rispecchiava un preciso orientamento astronomico: le grandi piramidi egiziane e le tombe dei faraoni hanno i lati orientati esattamente lungo le direzioni Nord-Sud ed Est-Ovest. Sembra che anche le cerchia di pietre gigantesche a Stonehenge, in Inghilterra, siano state portate in quella località nel 200 a.C. per permettere accurate osservazioni astronomiche delle posizione del Sole, della Luna e dei pianeti.
Fin dal 1000 a.C. e forse anche in precedenza, i Babilonesi 1 e gli Egizi fecero molti progressi nella misura del tempo. Anche oggi si continuano a scoprire documenti che riportano le loro osservazioni.
Così, per migliaia di anni, i moti dei corpi celesti furono osservati e registrati con molta cura. In nessun altro campo la scienza antica ha raccolto una così grande quantità di dati come per l’astronomia.

Il concetto di spazio tempo nella metrica di Minkowski.

Solo agli inizi del XX secolo con la rivoluzione relativistica nella scienza abbiamo capito che il tempo è parte integrante del tessuto spaziale grazie ai lavori di Einstein 2 di Lorentz 3 e di Minkowsky 4.
Per Newton, infatti, spazio e tempo erano due assoluti rispetto ai quali si potevano definire i corpi in movimento, ma questa assunzione non poteva più essere valida nel quadro della Relatività Speciale.
Dopo l’articolo di Einstein del 1905, il matematico Hermann Minkowsky, che fu uno dei professori di Einstein, avanzò nel 1908 l’ipotesi che spazio e tempo non potessero più essere considerati separatamente ma che i loro concetti dovessero essere sostituiti da un continuo a quattro dimensioni chiamato “spazio-tempo”.
Non esiste quindi un tempo assoluto e universale, ma esistono solo i vari “tempi propri” dei vari corpi dell’Universo. Questi tempi concordano solo quando i due corpi sono a riposo l’uno relativamente all’altro e, in tal caso, il tempo trascorre per entrambi con lo stesso ritmo. Il tempo inteso come esperienza implica sempre tre punti cardine: un prima e un presente e un futuro: a differenza delle altre tre dimensioni spaziali  (lunghezza, larghezza, altezza) l’unico percorso possibile  è segnato da un prima e un dopo non modificabile chiamato “Freccia del Tempo”.
Nell’Universo infatti, i fenomeni sembrano accadere in un ordine ben definito che separa nettamente il passato dal futuro, secondo un rapporto di causa ed effetto, che non può essere invertito. Dal passato non modificabile, si passa, attraverso il presente, al futuro modificabile. Esiste realmente un orientamento del tempo, o come disse Eddington, una “freccia del tempo”?

Anche se le equazioni della Relatività Ristretta non impediscono un corso temporale inverso, l’esperienza comune c’insegna che è altamente improbabile che, dopo che abbiamo fatto cadere la nostra cara e preziosa tazza della nonna piena di latte, possiamo farla tornare alle condizioni iniziali di prima dell’urto.
Allo stesso modo è praticamente impossibile che dai nostri fornelli il calore di una pentola si riversi nel fornello e questo ricarichi di butano la nostra bombola del gas.
Quando noi pensiamo allo scorrere del tempo, la prima immagine mentale che ci facciamo è quella delle lancette del nostro orologio, magari con il caratteristico ticchettio.
Molti studiosi moderni hanno individuato la direzione verso cui scorre il tempo. Per il fatto che noi ricordiamo il passato e non il futuro grazie alla memoria, è possibile definire una “Freccia del Tempo Psicologico”.
Questo cosa significa? Ritorniamo alla nostra tazza di latte che improvvisamente cade per terra e va in mille pezzi. Se questa caduta non è ancora avvenuta, noi non ne serbiamo memoria. Altrimenti staremmo ricordando il futuro! La tazza sul tavolo rappresenta uno stato altamente ordinato, mentre i frammenti della nostra tazza sparsi per terra rappresentano uno stato disordinato con alto contenuto entropico.
Questa si chiama “Freccia Entropica” e si muove unicamente in un’unica direzione: un sistema passa sempre da uno stato ordinato ad uno disordinato aumentando la sua entropia in modo spontaneo 5.

La Freccia del Tempo termodinamico punta nella stessa direzione della Freccia Psicologica.
Dato che l’entropia è in continuo aumento, l’Universo andrà incontro a una situazione di stati sempre più disordinati. Potremmo tentare di riordinare la nostra camera, il nostro ufficio, la nostra scrivania, ma il disordine avrà la meglio sui nostri sforzi. L’entropia non diminuirà.
E questo articolo, inteso come una successione ordinata di parole, se fossimo in grado di ricordarle tutte, sarebbe una sequenza ben ordinata di informazioni, ossia uno stato di ordine e apparentemente una diminuzione di entropia. Ma l’energia persa sottoforma di calore durante la lettura e la memorizzazione di questo pezzo, ha portato ad aumentare l’entropia dell’Universo, cosa che è avvenuta anche dopo il tentativo di recuperare tutti i frammenti della nostra scodella di latte.
Noi diamo, quindi, per scontate certe esperienze fisiche che mostrano la direzione della Freccia del Tempo, che coincide esattamente con la Freccia Entropica.
Eppure, nonostante il nostro notevole progresso scientifico, ci chiediamo ancora una volta: “Il tempo è quello che si identifica nella meccanica relativistica o quello della meccanica termodinamica”?
La domanda: “Cos’è dunque il tempo” è forse la più antica delle domande, talmente antica che probabilmente è quella che ha dato origine all’epopea umana e forse ancora più importante della scoperta  del fuoco.

Sunrise Solstice at Stonehenge                                  Credit & Copyright: Max Alexander, STFC, SPL

Tra le innumerevoli forme di vita che hanno calpestato questo mondo, solo una si è distinta evolvendosi in una civiltà tecnologica.
Le formiche o le api, ad esempio, pur avendo sviluppato un tipo di società altamente gerarchizzata ed efficiente, non si possono definire intellettualmente avanzati. Alcuni primati usano strumenti rudimentali nella loro quotidianeità, mentre altri animali hanno imparato approcci diversi per mangiare imparando dall’ambiente circostante, ma nessuno di questi sembra destinato a una evoluzione intellettuale come l’uomo.
Quest’ultimo, invece, ha iniziato a usare strumenti per vivere, per necessità: dal cibarsi di carogne di animale abbandonate da altri predatori l’uomo è diventato egli stesso cacciatore, da raccoglitore di frutti selvatici è diventato coltivatore. Tutto questo è stato possibile grazie alla capacità di osservazione dell’ambiente circostante.
Osservare il ciclo mestruale femminile o la gravidanza e notare la coincidenza di questi fenomeni con le fasi lunari, le messi con le stagioni, le piene periodiche dei fiumi col sorgere di alcune stelle particolari, ecc. ha spinto l’uomo verso quello che è oggi.
Con la scoperta della ciclicità dei maggiori fenomeni naturali, la linearità di particolari eventi, come ad esempio che l’ardere di un legno produce poi cenere e carbone ma mai il contrario, lo scorrere dell’acqua in un fiume, o l’alternarsi delle stagioni o delle fasi lunari spinse l’uomo a interessarsi al curioso fenomeno del tempo.
Possedere la chiave del tempo e il poter anticipare gli eventi spesso diventava una questione di sopravvivenza. Per questo nacque l’astrologia, che allora era considerata scienza, diversamente dall’astrologia dei ciarlatani di oggi. E in questo modo, nacquero le religioni e la scrittura 6; furono eretti  i maestosi monumenti megalitici culminati poi nei particolari allineamenti dei monumenti egizi proprio per capire e conoscere il Tempo, sperando di riuscire a dominarlo. Anche allora il Tempo finì per avere una sua dualità, proprio come oggi.
Prima nacque il concetto di Tempo Circolare 7, dominato dal ripetersi degli eventi su scale temporali più o meno ampie, come i cicli lunari, le stagioni o altri fenomeni ben visibili come le eclissi 8 e i loro multipli.
Solo successivamente vide la luce l’idea di un Tempo Lineare caratterizzato dai concetti di un “prima” antecedente e di un “dopo” susseguente, di un “principio” e una “fine”, che è alla base delle attuali religioni occidentali.
Presumibilmente questo salto cognitivo avvenne in Africa circa 6000 anni fa durante l’Olocene, nel momento in cui il Sahara divenne il deserto che conosciamo oggi e le periodiche migrazioni portarono alcune popolazioni verso regioni più fertili come il Basso Egitto e la Mesopotamia dove si svilupparono le civiltà egizie e sumere.

A questo punto è evidente la similitudine tra il Tempo Lineare, e le frecce del Tempo e dell’Entropia moderne: un prima e un dopo, non interscambiabili tra loro e non ripetibili come nel concetto circolare.
Per questo crediamo che l’idea di Tempo possa aver stimolato la capacità di pensiero umano come nessun altro, spingendo verso l’invenzione della scrittura e delle religioni, fino alla nascita dei miti della creazione del mondo.
Quindi “Cos’è dunque il Tempo” non è solo la domanda di Sant’Agostino, ma il motore dell’umanità.


 

 

 

 


Arcobaleno di sera buon tempo si spera

Credit: Ethan Tweedie, Spaceweather

Questo è un rarissimo fenomeno ottico: l’Arcobaleno Notturno, in inglese Moonbow. Pochi l’hanno visto o fotografato, queste splendide immagini riprese da Ethan Tweedie a Kamuela, nelle isole Hawaii ne sono testimonianza.

Pochi ne hanno visto uno e molti anche se fossero così fortunati da incontrare tutte le condizioni per vederlo, non lo riconoscerebbero. Si tratta di qualcosa di molto sottile e debole per l’occhio omano che in condizioni di scarsa luminosità vede in bianco e nero; dopotutto si dice che al buio tutti i gatti paiono grigi.
Sicuramente questa immagine è stata ottenuta con un lungo tempo di esposizione, 5-10 secondi con un 28 mm probabilmente per poter catturare appieno i colori, ad occhio nudo si vedrebbe solo la tenue e sottile linea bianca.

Ma quali sono queste condizioni?

Moonbow at the lower Yosemite Fall - Credit: Wikipedia

Innanzitutto deve piovere, come per la controparte diurna, dalla parte opposta della sorgente luminosa, che di giorno é il Sole e di notte, ovviamente, la Luna.
Sempre ovviamente è necessario che la sorgente luminosa non sia offuscata da nubi, poi se la fase è intorno alla luna piena, meglio, altrimenti basta che la luce sia abbastanza forte da generare un arcobaleno percettibile e che il cielo di contrasto sia di conseguenza, molto scuro.
Per ultimo, è fondamentale che la sorgente luminosa, la Luna, sia ad una altezza dall’orizzonte inferiore a 42°, altrimenti la diffrazione della luce non sarebbe visibile.

In genere sono visibili sul bordo delle cascate, dove l’aerosol prodotto da queste compensa bene la necessità di una pioggia rivelatrice opposta alla sorgente luminosa: basta scegliersi il posto giusto!

Un’ultima cosa:  i Mooonbow non vanno confusi con un altro fenomeno simile nel meccanismo di genesi ma che non ha nulla a che spartire con l’arcobaleno: mi riferisco agli aloni che si generano in genere quando nubi di microscopici cristalli di ghiaccio chiamate cirri passano davanti alla Luna e formano appunto degli aloni a 22° dalla sorgente luminosa.