Pronto il Sardinia Radio Telescope

Il Sardinia Radio Telescope – Credit: Istituto Nazionale di Astrofisica

Finalmente ci siamo!
Il più grande ed evoluto radiotelescopio interamente italiano ha visto la sua prima luce celeste l’8 agosto scorso.
Il Sardinia Radio Telescope (SRT) è nato grazie all’impegno e il contributo del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Scientifica e Tecnologica, della Regione Autonoma della Sardegna e della Agenzia Spaziale Italiana.
Quest’ultima si avvalsa della preziosissima esperienza dell’Istituto di Radioastronomia di Bologna che gestisce il complesso di Medicina (BO) 1  dove gran parte del radiotelescopio è stato progettato.

La parabola del 32 metri di Medicina (BO)
Credit: il Poliedrico

Il progetto dell’SRT prese il via negli anni ’90 e doveva essere concluso nel 2006 2 anno in cui di fatto è iniziata la costruzione e terminato nel 2011, per una spesa complessiva di circa 60 milioni di euro.
I numeri dell’SRT sono di tutto rispetto: 3000 tonnellate di peso per 70 metri di altezza, e un paraboloide di 64 metri, il doppio rispetto a quello di Medicina. Comunque per le caratteristiche principali ci sono questi splendidi filmati realizzati dall’INAF che sono più esaustivi di mille parole che potete trovare a questo indirizzo.
Sottolineo solo che il paraboloide primario del radiotelescopio è dotato di superficie attiva realizzata con ben 1008 pannelli di alluminio per 1116 attuatori, come i più moderni telescopi ottici.
Questo è essenziale per le osservazioni a lunghezze d’onda millimetriche. Infatti lo spettro in cui opererà SRT comprenderà anche frequenze tra 23 e 100 GHz.
L’SRT potrà osservare nelle bande di frequenza tra 300 MHz fino a 100 GHz semplicemente scambiando i ricevitori nelle loro posizioni focali – ricevitori multi-beam,  uno dei motivi per cui è stata scelta la particolare configurazione gregoriana che genera il fuoco dietro la parabola principale.

Comunque l’SRT non sarà solo uno strumento di ricerca astrofisica, ma svolgerà anche le funzioni di controllo delle missioni automatiche di esplorazione planetaria e dei satelliti artificiali in orbita e analisi geofisiche molto accurate sui movimenti delle placche tettoniche.
Inoltre la superficie attiva dello specchio primario rende l’SRT particolarmente indicato per studiare nel millimetrico lo studio dei corpi celesti e le nubi molecolari.
Integrando l’SRT con gli altri radiotelescopi italiani di Medicina, Noto e San Basilio  si avrà la prima rete interferometrica italiana a lunga distanza (I-VLBI),  un unico radiotelescopio virtuale grande quanto è la distanza fra le varie antenne reali.

Per concludere, l’SRT è un chiaro esempio di cosa sia capace di produrre la ricerca e la tecnologia italiana, un autentico gioiello di cui andar fieri.


Finalmente riapre l’Allen Telescope Array

 

 

Alcune antenne dell'Allen Telescope Array

Finalmente, nonostante la crisi globale che attanaglia il mondo 1, la ricerca SETI  per l’intelligenza extraterrestre è tornata in pista, grazie a più di 200.000 dollari in donazioni da migliaia di fans, dopo il blocco parziale della ricerca con il fermo dell’Allen Telescope Array, come dissi a suo tempo in questo articolo.

Thomas  Pierson dichiara che i guai finanziari non sono stati completamente risolti, ma già si pensa di riattivare l’array nel mese di settembre.

Dopo che la ricerca scientifica con l’array di antenne era stata sospesa per problemi di fondi, una mobilitazione di donazioni via Web, nota come SETIstars, è iniziata nel mese di giugno e circa 45 giorni dopo, il 3 agosto, i contributi hanno raggiunto l’obbiettivo dei 200.000 dollari.
Questo era quanto serviva al SETI Institute per riattivare la ricerca con l’Allen Telescope Array.

Jodie Foster in Contact

Tra i collaboratori del SETIstars ci sono l’attrice Jodie Foster, nota per il ruolo di scienziato protagonista nel film  “Contact” 2; lo scrittore di fantascienza Larry Niven, creatore della serie di romanzi “Ringworld“; l’ astronauta Bill Anders dell’Apollo 8, la prima spedizione che raggiunse la Luna con equipaggio umano nel 1968.
In una nota che accompagna il suo contributo, Anders ha scritto: “È assolutamente irresponsabile che la razza umana non cerchi delle prove di intelligenza extraterrestre”.

Adesso l’istituto SETI è  alla ricerca di modi per abbattere  i costi operativi di almeno 1,5 milioni di dollari all’anno, più un altro milione dalle operazioni scientifiche per rendersi completamente indipendenti dall’Università di Berkeley.
Gli astronomi del SETI Institute sperano di utilizzare l’ATA per ascoltare i segnali provenienti dai sistemi planetari più promettenti individuati dalla sonda Kepler della NASA.
Jill Tarter, direttore dell’istituto di ricerca SETI, ha detto in aprile che i fondi necessari per questa importante ricerca richiederebbero almeno 5 milioni di dollari.

Intanto SETIstars rimarrà aperto per ricevere altre donazioni, chi vuole può continuare a donare qualcosa.