Specie interplanetaria

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Wanderers – a short film by Erik Wernquist

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Questo post era nato come aggiornamento di stato su Facebook. Poi però ho pensato che il mio estemporaneo sfogo valesse qualcosa di più. 

L’intera storia è costellata di bivi e di spartiacque da cui non è possibile tornare indietro. No, non sto parlando ora di freccia entropica e direzione univoca della freccia del tempo; parlo di scelte e svolte che condizionano la storia umana.
A volte sono i singoli uomini a scegliere e quasi mai — per nostra fortuna — i politici e i condottieri.
Pensate a Galileo, Copernico, Alessandro Volta, Marie Curie, Guglielmo Marconi e tutti gli altri che non cito non certo per dimenticanza o per far loro torto.
Inventando l’home computer in un garage due ragazzi hanno stravolto il genere umano ben più di quanto abbia saputo fare Alessandro il Grande col suo effimero impero. Oppure pensate a quell’umile garzone di fabbro che verso il 1200 inventò la staffa per le selle usate poi dai cavalieri mongoli di Gengis Khan per conquistare il suo impero.
Visionari, magari presi per sciocchi, che giocavano coi dischi di cartone e le zampette di rana o con cilindri di ghisa e stantuffo. Eppure è così che sono nate le pile elettriche e i motori a combustione interna, da persone quasi dimenticate oggi 1 ma che hanno scritto la storia del genere umano più di tutti i condottieri e duci esistiti.
La storia è fatta dalle persone e dai popoli. Essa è guidata dalle intuizioni e forgiata dalle svolte sociali. E ora ne abbiamo di fronte uno, altrettanto importante di quello che spinse quattrocentomila anni fa alcuni nostri antenati a lasciare l’Africa: la conquista del cosmo.
No, non si tratta di viaggiare verso le altre stelle, cosa che forse in un futuro lontano forse faremo, ma di esplorare e colonizzare permanentemente il Sistema Solare; diventare finalmente una specie interplanetaria.
Un mondo di 7 miliardi di persone non può permettersi di trascurare questa occasione. La ricchezza e il benessere che da questa opportunità derivano potrà porre fine alle sofferenze di tutto il genere umano al di là di qualsiasi promessa di impero terreno di qualsiasi nuovo duce.
La tecnologia per questo epocale salto c’è già o potrà essere sviluppata entro i prossimi cinquant’anni se solo ci fosse la volontà politica di farlo. E questa voglia occorre alimentarla come un fuoco che cova sopito.
Come coscienza individuale forse non ci sarò più. Ma i miei figli vedranno quasi sicuramente l’umanità diventare finalmente una specie interplanetaria. Questo sogno mi ripaga di ogni sacrificio.

L’involuzione della specie: da Darwin alla filosofia del piccione

La cultura che viene oggi promossa dalla televisione e dai programmi trash  io la chiamo la Filosofia del Piccione:
mangiare, bere, sporcare e non capire niente…
(nemmeno quando poi il piccione viene fatto arrosto).

Pennacchio di cenere del vulcano Planchon-Peteroa (Cile)

Questa foto della Nasa ripresa dall’Earth Observing-1, mi ha fatto ritornare in mente un  saggio del celebre Charles Darwin pubblicato per  la Geological Society nel 1838 intitolato “Sulla connessione che esiste tra certi fenomeni vulcanici nel Sud America e la formazione di catene di montagne e di vulcani, come effetti della stessa forza per cui vengono sollevati i continenti1.

Charles Darwin era un naturalista, e nel 1835, anno in cui scrisse il saggio, non si conosceva ancora la deriva dei continenti e le placche tettoniche. Ma non era uno stupido o un visionario, come alcuni integralisti religiosi fanatici del biblico creazionismo vogliono far credere. Vide un plausibile nesso tra il terremoto del 20 febbraio 1835 in Cile, la precedente eruzione del vulcano Osorno a cui assistì e le formazioni geologiche e naturali che osservò esplorando le Ande durante il suo lungo viaggio col brigantino Beagle.
Ora magari alcune supposizioni di Darwin possono farci sorridere, ma lui era figlio del suo tempo e delle sue conoscenze. Oggi abbiamo portato avanti le sue e le nostre conoscenze, quindi se troviamo delle inesattezze sulle teorie di Darwin come ad esempio sull’evoluzione della Vita (non sull’impianto ma sull’interpretazione di alcuni dati) lo si deve unicamente ad una maggiore comprensione che abbiamo oggi della meccanica evolutiva.

Andando oltre Darwin, c’è chi ancora si briga di raccontarci che la Terra è piatta, che Galileo Galilei e  Keplero avevano torto, che l’uomo moderno non è mai stato sulla Luna, mentre gli Antichi 2  facevano le piramidi usando forze occulte e spostavano i blocchi di pietra di Stonehenge col pensiero o magari  con l’aiuto di qualche alieno, come quello che qualche sedicente esperto asseriva avesse  manomesso la Voyager 2.
Quando sento di queste notizie, non so se arrabbiarmi o riderci su, allora mi prende lo sconforto.
Penso alle migliaia di studenti (e mi fermo a questo Paese) a cui è stata tolta la geografia come materia di insegnamento, mentre non viene toccata l’ora di indottrinamento religioso (la chiamo così perché non è insegnamento delle religioni) e si vuole donare loro una Bibbia, forse perché nell’era dei navigatori satellitari non serve sapere i nomi dei fiumi, le regioni che attraversano, i nomi dei mari in cui ogni agosto, come animali al pascolo, vengono spinti, magari pregando che durante il tragitto il mezzo di trasporto non si rompa e li faccia arrivare a destinazione.
Penso a quelli che la mattina nemmeno si vestono senza consultare gli oroscopi, o si rivolgono ai maghi  o alla televisione per ogni problema, quando spesso basta andare dal medico per i problemi di salute o da un amico che sappia ascoltare per gli altri.
Penso alla dilagante ignoranza che sta sommergendo  questo Paese che aveva dato i natali ai Ragazzi di Via Panisperna, Galileo Galilei e Leonardo da Vinci, a centinaia di migliaia di ricercatori poi costretti ad emigrare, nonostante gli innumerevoli sacrifici delle loro famiglie e di loro stessi.
Penso al colpevole disinteresse per la trasmissione della conoscenza contrapposto all’interesse squisitamente politico di avere un popolo ignorante e passivo che non sa porre domande e avanzare  legittime pretese.
Penso all’ignavia della classe politica di questo Paese, succube alle ingerenze illecite e anticostituzionali di uno Stato estero che impone la sua visione limitata, distorta e molto di parte della Scienza in funzione della restaurazione del potere temporale che aveva temporaneamente perso 140 anni fa.

Ora facciamo un gedankexperiment (esperimento ideale): un alieno cosa potrebbe pensare di noi?
Che stiamo regredendo nello stato intellettivo in maniera caotica e disordinata: invece di dare spazio alla conoscenza, la stiamo eliminando dal futuro dei nostri figli,  in compenso diamo largo respiro all’ignoranza e alla superstizione: 2012, Nibiru, il geocentrismo, la Terra piatta, il creazionismo, l’odio per la diversità e l’omologazione del pensiero unico. Sicuramente penserà, a ragione, che non potrà esserci una prospettiva futura per un popolo così.