La (prossima) rivoluzione Kepleriana

In questi giorni sta rimbalzando per i media di tutto il mondo l’annuncio della scoperta di 140 mondi “Earth-like”, ovvero simili alla Terra, su un campione di 1160 sistemi stellari analizzati dal telescopio spaziale Kepler. Una notizia data così si presta a molteplici fraintendimenti, in grado di mascherare la realtà che si cela nei dati che sono alla base della ricerca.

Come dice Dimitar Sasselov,  astrofisico dell’ Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics e membro del team Kepler, sul blog della missione, è stata fatta confusione nell’esporre i risultati della ricerca – appena agli inizi, ad una conferenza al TED Global 2010. Il video della conferenza è questo:

KEPLER

La Missione Kepler è un programma di ricerca quinquennale sviluppato dalla NASA per cercare pianeti extrasolari di taglia inferiore a quella di Giove. Kepler sarà il primo strumento capace di cercare pianeti della dimensione della Terra al di fuori del nostro sistema solare. Kepler analizzerà la luminosità di 156.000 stelle per  i prossimi quattro anni.
Dalle curve di luce di queste stelle sarà possibile identificare eventuali pianeti la cui orbita fosse sullo stesso piano dell’osservatore.Grazie a questo metodo ci si aspetta di scoprire molte centinaia di pianeti.

Il telescopio Kepler è stato  lanciato il 7 marzo 2009.













Questa immagine mostra il rapporto tra la massa dei pianeti extrasolari finora scoperti e la distanza dalla loro stella, confrontati con i pianeti del nostro sistema solare. Finora solo uno rientra nella fascia riccioli d'oro (in verde).

In realtà Kepler in appena un anno di operatività ha analizzato solo una minuscola frazione di cielo, comunque sufficienti per permettere agli  scienziati di sostenere che esistono serie possibilità di aver iniziato a scoprire pianeti di taglia più piccola a quella di Giove.
Il team di ricerca ha pubblicato il 15 giugno 2010 i dati del primo trimestre di osservazioni. Fino ad allora 706 stelle paiono offrire gli indizi di possedere almeno un pianeta le cui dimensioni vanno da quelle della Terra a quella di Giove . Le analisi finora pubblicate (qui in PDF) riguardano solo 306 stelle (le rimanenti 400 verranno pubblicate nel febbraio 2011), in cui oltre la metà dei candidati indica di essere un pianeta di raggio inferiore alla metà di Giove, 5 stelle mostrano di avere un sistema multiplanetario e uno di questi sembra avere due pianeti, rispettivamente 2,3 e 2,5 volte più grandi della Terra.
La missione ha comunque altri quattro anni di osservazioni e solo alla fine dell’analisi dei dati racolti sarà possibile stabilire un limite inferiore all’esistenza di  pianeti extrasolari  di dimensioni simili alla Terra.

Da qui a parlare di altri pianeti simili alla Terra ce ne corre.

 


In questi giorni sta rimbalzando per i media di tutto il mondo l’annuncio della scoperta di 140 mondi “Earth-like”, ovvero simili alla Terra, su un campione di 1160 sistemi stellari analizzati dal telescopio spaziale Kepler.

L’estinzione prossima ventura

In questi mesi molti mi hanno chiesto lumi sul prossimo distruttore dell’umanità, magari di quella parte che sarà sopravvissuta al 22 dicembre 2012, che prima era passata indenne al Millennium Bug e alle varie pestilenze bibliche come il 9/11/2001, alle aviarie e influenze più o meno contagiose.
Il pericolo adesso è un asteroide che si chiama 99942 Apophis e che nel 2029 (il 13 aprile) ci dovrebbe passare sopra la testa a 36-37 mila chilometri, poco più in là della distanza dei satelliti stazionari, e circa un decimo della distanza tra la Terra e la Luna.
Certo su scale come il sistema solare è un niente, ma comunque ce la dovremmo scampare anche questa volta.
Un grosso handicap è dovuto al fatto che di questi asteroidi, che comunque farebbero un bel danno in caso di collisione (basti pensare che l’evento di Tunguska del 1908 fu provocato da un asteroide di appena 30 metri) non ne conosciamo esattamente la massa, le dimensioni e i dati orbitali, ma solo di stime che, per quanto accurate, non permettono previsioni certe, basti pensare che il computo della sua massa e traiettoria orbitale sono in continua revisione da parte degli astronomi e di conseguenza il rischio di una collisione.
Dopo l’incontro del 2029, Apophis avrà quasi sicuramente un’orbita diversa dall’attuale, pertanto fare previsioni future in mancanza di dati certi è un po’ azzardato, ma ci possiamo addentrare anche in questo scenario, che vedrebbe il 3 giugno del 2036 come data per un possibile futuro pericolo.
Però questo lo potremmo sapere solo nel 2013, quando verrà attivata una campagna di misurazioni nel momento del passaggio più favorevole, che dovrebbero definitivamente dire se esiste qualche pericolo e studiare eventuali contromisure da prendere.
Contrariamente al comune sentire, nuclearizzare l’asteroide non è una bella idea, non si farebbe altro che disseminare l’orbita dell’asteroide con frammenti un po’ più piccoli: magari avremmo qualche stella cadente in più da vedere, ma il grosso della massa dell’asteroide ci piomberebbe in capo comunque sotto forma di decine di un po’ più piccoli oggetti, molto più difficili da vedere e neutralizzare che un affare di 350 metri di diametro (che però non è sferico, somiglia di più a una patata).
L’unica alternativa quindi è quella di modificarne l’orbita, personalmente vedo solo un modo per farlo con le tecnologie attuali: la vela solare.
Una sonda automatica potrebbe sparare sulla superfice dell’asteroide degli arpioni che poi dispiegherrebbero dei grandi fogli di alluminio e fibra di carbonio più sottili del domopack i quali sotto la pressione della luce del Sole nel vuoto dello spazio imprimerebbero all’oggetto una spinta tale da modificarne i parametri orbitali e conseguentemente il rischio di una collisione con la Terra.
L’unico inconveniente è che perché un progetto di questo tipo abbia successo è il tempo, perché la quantità di moto trasferita è molto bassa, anche se costante.
Teoricamente si potrebbe portare l’asteroide anche fuori dal sistema solare facendogli raggiungere velocià superiori a quelle ottenibili con i propulsori tradizionali, ma a noi interesssa solo che non ci piombi addosso.
Quindi niente raggi trattori alla Star Trek o bombe atomiche come nei film catastrofici del XX secolo, solo il vento solare e una vela (per viaggiar verso le stelle).
Comunque non c’è solo 99942 Apophis a poter turbare la nostra tranquilla vita fatta di guerre, minacce nucleari e cataclismi più o meno naturali, inventati o reali, ma un’altro asteroidino più piccino, di soli 130 metri e anche lui somigliante più a un tubero che a una bilia: si chiama 2007 VK184, e lui potrebbe diventare pericoloso il 3 giugno del 2048, ma c’è da star tranquilli, per quella data se non ci saremmo autodistrutti prima ce la caveremo ancora.