La nascita del Progetto Drake

Il logo del Progetto Drake – Credit: il Poliedrico

Come molti di voi ormai sapranno, da una costola di questo Blog è nato ufficialmente il Progetto Drake.
È per questo motivo che sono stato piuttosto silente in questo mese. Non che gli argomenti di cui trattare mi mancassero, la cronaca scientifica ha sempre qualcosa da ricordare, ma il Progetto Drake mi sembrava qualcosa di molto più importante.

Innanzitutto occorre che vi spieghi cos’è questo progetto e come è nato.

Umby

Curo da diversi anni questo blog  che man di mano si è specializzato nel campo scientifico.
All’inizio volevo parlare di tutto un po’, scienza, politica, poesia etc., tutte cose che io reputo interessanti e di cui mi piace discutere.
Però la mia unica grande passione, l’astronomia, ha finito per prendere il sopravvento. Se sono il Gran Curiosone che sono oggi lo devo a questa disciplina. Per essa mi sono occupato di matematica, fisica, chimica e informatica in quanto mi occorrevano degli strumenti per andare oltre l’imparare le costellazioni o i nomi propri di qualche stella. Ho studiato elettronica  per ascoltare il ciclo solare attraverso la propagazione ionosferica nelle onde corte diventando anche radioamatore e CB 1.
Da autodidatta ho sacrificato tutto me stesso allo studio del Cosmo, era chiaro che anche il mio blog avrebbe seguito questo stesso percorso.

L’Equazione di Drake tenta di dare una risposta scientifica alla domanda più antica del genere umano: Siamo soli nell’Universo?
Questa fu formulata nel 1961 da Frank Drake per stimare quante altre civiltà tecnologiche in grado di comunicare nello spazio possono essere attualmente presenti nella nostra Galassia ed è alla base di molte attività di ricerca come il Progetto SETI (Search for ExtraTerrestrial Intelligence).
Definire le incognite frazionarie della celebre Equazione non è affatto facile, le discipline coinvolte sono tante e le informazioni sono sparse un po’ ovunque nella Rete, nei blog, nei forum o in articoli molto distanti fra loro.
La fisica dei gas, ad esempio, è  importante per definire l’atmosfera di un pianeta, come la presenza di un campo magnetico planetario stabile aiuta a preservarne l’integrità dai venti stellari. Oppure stabilire le condizioni di contorno che una stella deve possedere perché i pianeti non siano fritti dalle sue espulsioni di massa coronale troppo intense e frequenti.

Quello che secondo me occorre  è un posto dove questo genere di informazioni sia disponibile organizzato coerentemente alle incognite elencate da Frank Drake  cinquant’anni in fa.

È per questo che ho pensato il Progetto Drake. Un polo di aggregazione di informazioni, articoli e link che possa essere di aiuto a comprendere scientificamente le incognite frazionarie della celebre equazione e, perché no, aiutare un giorno a definirle.
Potrebbe venir fuori che quando fu scritta nel 1961 alcuni aspetti che oggi riteniamo fondamentali non siano stati compresi o presi in considerazione, o che mancassero del tutto. Questo però potremo scoprirlo solo studiando e collaborando insieme.
Tutti sono invitati a partecipare, anche in maniera occasionale. La scienza è anche questo, partecipazione e fare partecipi gli altri delle proprie conoscenze 2.


Il rilancio del Progetto Seti passa da Kepler

l'Allen Telescope Array

Era l’ottobre di quest’anno che con una lettera ai partecipanti 1 al Progetto SETI che Eric Korpela, annunciava la riattivazione dell’Allen Telescope Array e spiegava quali ambiziosi obiettivi erano al centro del rilancio del progetto. Come già anticipato anche su questo sito, il desiderio di Jill Tarter era quello di studiare con l’ATA in quella precisa zona di cielo, quelle specifiche stelle che i risultati di Kepler hanno mostrato possedere pianeti comparabili come massa e dimensioni simili alla Terra dentro la zona Goldilocks 2, 3.

Adesso è confermato: l’Allen Telescope Array sta di nuovo cercando segnali radio come testimonianza di intelligenze extraterrestri scandagliando le stelle con un sistema planetario che Kepler ha scoperto.

Il direttore del Progetto SETI Jill Tarter. Credit: Sven Klinge.

Il telescopio spaziale Kepler con le sue scoperte ha potenzialmente rimodellando la nostra visione dell’universo. Questa è una eccezionale opportunità per le osservazioni SETI,” ha dichiarato Jill Tarter, direttore del programma SETI  “Per la prima volta possiamo puntare i nostri telescopi verso stelle che ospitano sistemi planetari – di cui almeno uno è simile alla Terra e che orbita nella zona abitabile attorno alla sua stella ospite. Questo è il tipo di mondo che potrebbe essere sede di una civiltà capace di costruire trasmettitori radio.

L’ATA era stato messo in stand-by lo scorso aprile col ritiro della ex partner del SETI Institute, lUniversità della California Berkeley,  per problemi di bilancio.

Berkeley è proprietaria del Hat Creek, nel nord della California in cui si trova l’ATA. Con i nuovi fondi recentemente acquisiti attraverso una massiccia campagna promozionale via Web e non solo, l’ATA ha potuto riprendere le osservazioni SETI là dove si era interrotta: esaminando le migliaia di nuovi candidati pianeti trovati da Kepler.

Massima priorità sarà data alla manciata di mondi scoperti finora che si trovano nella zona abitabile la loro stella, ovvero quella fascia orbitale dove le temperature sulla superficie di un pianeta consentono all’acqua di esistere allo stato liquido.

Ma Jill Tarter tiene a precisare che la Goldilocks non deve essere considerata invalicabile:

In SETI, come per tutte le ricerche, nozioni preconcette come le zone abitabili potrebbero essere degli ostacoli alla scoperta”, aggiunge Tarter “Così, quando avremo sufficienti  finanziamenti futuri dai nostri donatori, è nostra intenzione esaminare tutti i sistemi planetari trovati da Kepler“.

Le osservazioni dei prossimi due anni consentiranno l’esplorazione sistematica dei pianeti scoperti di Kepler nella finestra delle microonde da 1-10 GHz. L’ATA è l’unico radiotelescopio che può fornire l’accesso immediato a decine di milioni di canali in qualsiasi momento e ovunque in questa fascia di ben 9 miliardi di canali (ogni canale è largo appena un  1 Hz!).

Fino a poco tempo fa molte ricerche SETI erano focalizzate su limitate gamme di frequenza, tra cui un piccolo numero di osservazioni attorno alle frequenze  di transizione dello ione 3He+  a 8,67 Ghz, proposte nel 1993 dal team di Bob Rood (University of Virginia) e Tom Bania (Boston University) 4.

La ricerca iniziale dell’ATA sugli obbiettivi individuati da Kepler si concentrerà intorno alla banda 8,67 GHz, prima di passare ad esaminare gli altri miliardi di canali disponibili per l’osservazione.

Il successo della missione Kepler ha creato una straordinaria opportunità per concentrare la ricerca SETI. Mentre la scoperta dei nuovi esopianeti attraverso Kepler è sostenuta con i soldi del governo americano, la ricerca di intelligenze extraterrestri  in questi mondi può  essere svolta a casa da ciascuno di noi. E la nostra esplorazione SETI dipende interamente da donazioni private, per la quale siamo profondamente grati ai nostri donatori “, osserva Tarter.

Credo che adesso che l’Allen Telescope Array è tornato a lavorare come era stato promesso, altre donazioni non tarderanno ad arrivare, io l’ho fatto presso il sito SetiStars.