Un piccolo sacrificio in controtendenza: le donazioni.

Umby

Umby

La scienza e la cultura non hanno prezzo. Sono il frutto dell’esperienza e del pensiero libero di miliardi di esseri umani in un arco di almeno diecimila anni.
Considero un crimine mettere a pagamento la conoscenza, secretare gli algoritmi, brevettare le forme,  le parole e le idee come purtroppo spesso accade oggi con l’attuale modello economico imperante. Immaginate se Al-Khwarizmi avesse brevettato l’algebra, Galileo il Metodo Sperimentale, Keplero le equazioni del moto dei pianeti, oggi probabilmente non sareste qui a leggermi, la nostra vita sarebbe sicuramente molto diversa e quasi sicuramente molto meno tecnologica.

Però, giustamente, mantenere un blog come questo, acquistare spazio sul server ospitante, un dominio univoco e tutti i servizi a questo collegati, richiede denaro,  che – per fortuna 1 – non cresce sugli alberi.

Per questo i siti che spesso si incontrano quotidianamente sono zeppi di pubblicità fastidiosa, spesso non in tema con gli argomenti trattati 2.
Anch’io in passato, a malincuore devo dire, ho tentato questa strada per sostenere le spese di manutenzione, ma questo sito è troppo piccolo per sostenersi con la normale pubblicità on-line che non rende quasi niente 3 .
Dico a malincuore perché ho sempre trovato la pubblicità on-line qualcosa di orrendo, una forzatura morale verso il lettore quasi insopportabile, che viene visto piuttosto come un portatore di click per gli inserzionisti e non una Persona in cerca di informazioni.
Per questo qui avevo fatto in modo che qui la pubblicità fosse il meno invasiva possibile anche se era chiaro che molto probabilmente essa non sarebbe stata sufficiente per mantenere le giuste spese del sito. Magari con più banner, popup sparati a ogni click e altre diavolerie del genere avrei potuto coprire i costi sostenuti ma lo scopo originario del Il Poliedrico di fare informazione sarebbe risultato snaturato.

Ma la pubblicità non è l’unica forma di finanziamento possibile per un progetto, anzi, e la storia lo insegna.
Anticamente i poeti, i filosofi e gli studiosi più preziosi facevano ricorso al mecenatismo per le loro opere; per gli altri esisteva più semplicemente il meccanismo della donazione diffusa che comunque garantiva la loro presenza senza strafare.

Per quanto piccolo questo Blog ha circa 12000 visitatori univoci all’anno. Da quando si è dotato della struttura WordPress nel giugno 2010 a oggi 39000 diversi lettori si sono affacciati qui e sono tornati successivamente a seguire queste pagine.
Un solo centesimo a visitatore all’anno e Il Poliedrico  potrebbe pagarsi i servizi di hosting per almeno un paio d’anni, con soli 10 centesimi potrebbe addirittura acquistarsi un server dedicato tutto suo o giù di lì!

Adesso tutta quell’orrida pubblicità che snaturava la natura del Blog è scomparsa ma occorre l’aiuto di voi lettori perché questo possa continuare ad esistere. Per questo adesso sulla pagina principale de Il Poliedrico c’è un Banner Paypal piuttosto defilato e un anonimo link nella barra dei menù.

Se così sarà, alla fine di ogni un anno, tolte le spese vive del Blog, il ricavato verrà devoluto in beneficenza; a voi spetterà il compito di scegliere verso cosa.


 

Il piccolo mondo Vesta

Credit: NASA/JPL-Caltech/UCLA/MPS/DLR/IDA

 

 

 

Vesta ripreso dalla sonda Dawn il 23 luglio 2011 da una distanza di 5200 chilometri dalla superficie. Credit: NASA/JPL/AP

Vesta (il cui nome completo è 4 Vesta) fu scoperto dall’astronomo tedesco Heinrich Wilhelm Olbers il 29 marzo 1807, dalla sua casa di Brema 1,  in Germania,  dove aveva il suo osservatorio privato.
Di Vesta conosciamo con tutta probabilità anche la composizione della sua crosta.
Infatti alcuni meteoriti ritrovati sulla Terra, le meteoriti HED 2 – conosciute anche con il nome di acondriti HED, si pensa che si siano originate in conseguenza di un grande impatto che Vesta ebbe circa un miliardo di anni fa con un altro corpo in prossimità del suo polo sud (questo spiegherebbe la forma patatoide 3 di Vesta) formando un gruppetto di asteroidi minori – circa il 5-6% della massa della fascia principale degli asteroidi pare provenga da quell’impatto – chiamata famiglia Vesta.
Alcuni di questi sarebbero stati spinti dall’azione gravitazionale di Giove verso la Terra, fino a diventare asteroidi NEAR e entrare in collisione tra loro: alcuni frammenti di queste collisioni  sarebbero poi caduti sulla Terra come meteoriti.
Vesta quindi con ogni probabilità un paio di miliardi di anni fa soltanto pur essendo di gran lunga più piccolo tra i pianeti (meno di un decimo di Marte), era forse il più grande planetoide esistente nel Sistema Solare interno, tanto da avere,  unico tra tutti gli altri asteroidi conosciuti, una differenziazione del nucleo, una sua piccola Catastrofe del Ferro.

Per queste sue caratteristiche uniche ed interessanti che potrebbero dirci molto sulla nascita del nostro Sistema Solare,  Vesta è stato fatto  oggetto di indagine e di studio dalla sonda Dawn della NASA che l’ha raggiunto il 16 luqlio 2011.
Dawn resterà in orbita intorno a Vesta fino al prossimo anno, poi si dirigerà verso l”altro grande protopianeta, Cerere, ma quella sarà un’altra storia che affronteremo in un altro momento, quando Dawn raggiungerà il suo secondo obbiettivo nel febbraio 2015. Restate sintonizzati.

Quando piccolo è meglio

Credit: Il Poliedrico

Quando in astronomia si parla di ottiche, telescopi o obbiettivi poco importa, si è indotti a immaginare che quanto più questi sono grandi e maggiore è il potere di ingrandimento, meglio è.
E quindi la rincorsa a specchi sempre più grandi e montature sempre più sofisticate anche e soprattutto tra gli astrofili nel corso degli anni si è accentuata, grazie a un mercato che oggi può fornire un’incredibile offerta di eccelsi strumenti abbordabili anche per le piccole tasche.
Ma quando lo Spirito Hacker si unisce alla passione del Cosmo, dimostra che anche una misera fotocamera da 5 megapixel può abbondantemente dire la sua.
Questa foto è un’unica esposizione di ben 15 secondi a 400 ISO con una lunghezza focale di soli 7,3 mm, e oltre a una traccia di aereo, i cirri che tentano di coprire inutilmente Deneb e il Cigno, è nettamente distinguibile anche una meteora.

credit: Il Poliedrico

La cosa che più deve far riflettere è che nonostante l’estrema durata dell’esposizione, le immagini stellari sono ferme e nitide, senza alcuna traccia di startrail che uno potrebbe aspettarsi.
Avevo già parlato della mia passione per la fotografia notturna, la Galleria Immagini del Blog ne contiene alcuni esempi, e ne parlai anche in questo articolo, così come accennai alla formula empirica che mi aiuta nel calcolare i tempi di esposizione: per le riprese verso l’equatore celeste con la mia modesta Powershot A610 1 posso tirare fino a oltre un minuto prima di percepire un mosso apprezzabile! Ovviamente otterrei molto prima la saturazione del CCD, ma la cosa è molto interessante.
Immaginate di tirare  i tempi di esposizione di un singolo fotogramma a 10-20 secondi intervallati da pochi secondi, il tempo necessario a riavviare il fotogramma successivo durante un picco meteorico e poi farne magari un timelapse della serata: un ottimo modo per calcolare lo ZHR abbastanza facilmente e definire meglio il punto radiante!
Le possibili applicazioni di di macchinette ultracompatte nella ricerca astronomica amatoriale sono pressoché infinite, a volte basta solo la fantasia e del sano Spirito Hacker!