Fantasie metropolitane e fenomeno UFO: Conclusioni

Dedico questa serie di articoli a un caro amico che ancora mi sopporta. Si è ammalato così, all’improvviso e io non posso farci niente se non essergli idealmente vicino, aspettando con ansia il momento di poterlo riabbracciare ormai guarito.
Quando uscì il primo articolo pensò che mi riferissi a lui che spesso mi chiedeva in tono scherzoso se per caso non fossi stato rapito dagli alieni anch’io. No, Stefano; non sono stato rapito da alcun ‘lieno anche se pensare, cercare di capire un certo fenomeno e perfino l’atto del dubitare può apparire alieno ai più.

Il Monte Amiata visto da Bibbiano (Buonconvento). Da lì la vetta del monte dista ancora 30 chilometri. In condizioni ottimali di luce e di purezza del cielo si possono ancora scorgere dettagli nelle sfumature dei boschi che lo avvolgono e altri dettagli. Credit: Il Poliedrico.

Per tutta la sua plurimillenaria storia l’uomo ha cercato di carpire i segreti della natura che lo circondava e di interpretare i segni che scorgeva in cielo. Le eclissi per esempio furono all’inizio spiegate come epiche battaglie fra divinità celesti fintantoché i pensatori di quella che fu la prima e più evoluta civiltà dedita alla conoscenza scientifica di quel tempo, la civiltà Classica Greca, non riuscirono a spiegarle in maniera elegante ed esatta. Sì perché la Scienza è innanzitutto elegante; elegante e aggraziata come può esserlo un pregevole brano musicale o una poesia. Anche un fenomeno estremo e imprevedibile come un fulmine è elegantemente spiegato dal Teorema di Gauss senza scomodare idoli perennemente arrabbiati per le miserie umane. 
Ma se credete che la scienza sappia ormai tutto ciò che accade di naturale nella nostra atmosfera vi sbagliate. I fulmini Sprite (Folletto) sono noti solo da 20 anni, I fulmini globulari, probabilmente una versione più energetica dei Fuochi di S. Elmo, pur presenti in letteratura e in numerose testimonianze fin dalla notte dei tempi, non sono mai ancora stati studiati perché essi sono troppo sporadici e imprevedibili.
Ogni epoca ha avuto le sue visioni celesti e chi le ha vissute le ha dato le sue particolari interpretazioni: i primi cristiani vedevano angeli e carri celesti; gli egizi addirittura abbracciarono per breve tempo una fede monoteista basata sul culto del Sole [1], forse per scelta politica o forse in seguito a qualche evento interpretato come segno divino di cui oggi non vi è più alcuna traccia; l’Imperatore Flavio Valerio Aurelio Costantino fece abbracciare la fede Cristiana a tutto l’Impero Romano dopo aver visto in cielo uno scudo crociato [2].
L’atavica attrazione per i fenomeni celesti e atmosferici ha spinto molte persone a credere di vedere le cose più improbabili in cielo, ognuno in base alla propria cultura e periodo storico 1.

Bolide sul Banff National Park, CA. Dec. 2014
Credit: Brett Abernethy

Anche a me è capitato di vedere miraggi e cose nel cielo molto bizzarre.
Ho incontrato giornate talmente limpide e asciutte che il Monte Amiata (abito intorno a Siena, in Toscana) sembrava di toccarlo con una mano, eppure sono 50 chilometri in linea d’aria. Mi ricordo che un inverno, nel paese in cui abitavo, iniziarono ad apparire uno o due cerchi di luce che sembravano danzare tra le nuvole, ma se si prestava attenzione si potevano ancora scorgere a malapena anche quando il cielo era limpido. Il curioso fenomeno appariva in genere dopo cena, il sabato e qualche volta anche la domenica. Qualcuno dei miei amici si spinse fino a parlare di fenomeno UFO. In realtà erano fari pubblicitari — per fortuna poi li tolsero — di una nota discoteca vicino a Chianciano, ben 30 km a sud-est del mio luogo!  
Una volta (nel 1991 o 1992, comunque d’estate), in compagnia di amici, ero a Pienza e stavo andando in un pub che avevamo iniziato a frequentare. Qui assistemmo al passaggio di un bolide estremamente luminoso e assolutamente silenzioso che dietro di sé lasciò una tenue coda quasi invisibile con le luci del paese. L’evento fu spettacolare e durò solo pochissimi secondi. Probabilmente era un bolide del tipo Earth-grazer come lo chiamano gli anglofoni, ossia un meteoroide che ha un angolo di incidenza talmente basso che rimbalza nell’atmosfera superiore dopo essersi incendiato; un po’ come un sasso piatto lanciato di striscio su uno specchio d’acqua. La nostra prospettiva era talmente particolare che a noi sembrò quasi provenire dal basso.
E poi luci riflesse dalle finestre delle case lontane al tramonto, fusoliere di aerei illuminati dal sole, riflessi di pannelli solari dei satelliti in orbita, fenomeni atmosferici singolari come i miraggi, i Fata Morgana e i Fuochi di S. Elmo e così via.  Posso dire che di cose assolutamente bizzarre ne ho viste tante, ma mai una di queste che potesse convincermi della bontà del fenomeno UFO inteso come contatti  o avvistamenti di navi extraterrestri e dei loro occupanti.

Il business UFO

I have come to support less and less the idea that UFOs are ‘nuts and bolts’ spacecraft from other worlds. There are just too many things going against this theory. To me, it seems ridiculous that super intelligences would travel great distances to do relatively stupid things like stop cars, collect soil samples, and frighten people. I think we must begin to re-examine the evidence. We must begin to look closer to home.

Inizio a sostenere sempre meno l’idea che gli UFO siano nella loro fisicità astronavi provenienti da altri pianeti. Vi sono troppe cose che depongono contro questa teoria. A me appare ridicolo che intelligenze superiori viaggino per lunghissime distanze siderali per fare cose relativamente stupide come fermare le macchine, raccogliere campioni di terreno, e spaventare la gente. Credo che dovremmo cominciare a riesaminare l’evidenza. Dovremmo guardare più vicino a casa.

Josef Allen Hynek, astronomo e ufologo

Così come è inteso oggi, il fenomeno UFO è un grande affare: un intricato intreccio di interessi spesso diversi ma che alla fine prosperano sull’ingenuità popolare.
In diverse occasioni i militari hanno saputo sapientemente sfruttare l’occasione, come a Roswell e per l’Area 51, per nascondere piani di spionaggio assai arditi e costosi facendoli passare per UFO. Sicuramente a questo punto alcuni obbietteranno citando le indagini ufficiali militari, come quelle del noto Blue Book Project e di altre agenzie analoghe nei vari paesi. In alcune di queste sono stati citati anche scienziati e astronomi famosi quali testimoni.
È vero, ma nessuna di loro ha mai trovato alcuna prova riguardo a navicelle interstellari o a veicoli provenienti da altre dimensioni e universi paralleli o da un tempo diverso (sì perché ci sono anche teoremi in tal senso), proprio perché non ce n’erano.
Ma è anche vero che la stessa attenzione legata a un possibile, per quanto improbabile, attacco nazista dopo il 1946 si era rivolta verso un nuovo nemico: l’Unione Sovietica. La storia di Kenneth Arnold ingigantita dai mass media e episodi come quello della sonda Mogul n°4 amplificarono l’isteria di massa. Per questo i servizi di intelligence finirono per occuparsene [3]: c’era il sospetto che i sovietici avrebbero potuto usare quelle voci per scatenare un attacco militare oppure che potessero essere entrati in possesso di una tecnologia sconosciuta all’Occidente e molto più avanzata. Nel corso degli anni furono avviate molte indagini sul fenomeno UFO in tutto il Blocco Occidentale. Ognuna di loro però giungeva sempre alla medesima conclusione: nessun oggetto proveniente da altri mondi o comunque alieno aveva raggiunto la Terra.
Ma per l’equazione dei grandi numeri applicata agli esseri umani, quella che il celebre scrittore Isaac Asimov avrebbe chiamato psicostoria, una negazione ufficiale equivale a un assordante assenso. Chiamatela Teoria del Complotto, mania paranoide o sfiducia nelle Istituzioni: ogni volta che viene annunciata una qualsiasi presa di posizione ufficiale su un qualsiasi argomento, ci sarà sempre un gruppo più o meno numeroso, più o meno grottesco o pittoresco che affermerà sempre l’esatto contrario. Accade con i terrapiattisti, con chi nega l’Olocausto nazista e con gli antivaccinisti tout court.

La crisi economica degli anni settanta, la sfiducia generale nelle istituzioni pubbliche ufficiali che più volte erano state scoperte a mentire, fornirono un ottimo terreno per gli speculatori su cui attecchire. La crisi che colpì molte zone rurali dopo la Guerra del Vietnam spinse molte di queste a cercare nuovi orizzonti economici.
Tutto questo portò ad esempio la comunità di Roswell a investire sul turismo scatenato dalla nota favola sul suo incidente. E più o meno a Marfa, in Texas, avvenne lo stesso: le leggende nate intorno alle sue luci fantasma spinsero l’economia turistica locale ben più di quanto le riprese del film Il Gigante abbiano a suo tempo permesso. In mezzo a tutto questo intanto personaggi assai fantasiosi ne approfittarono per scrivere i loro libri infarciti di storie inverosimili e altre invenzioni condite da un pizzico di complottismo e di segreti nascosti a cui la gente malgrado tutto, credeva.

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Credit: Eclecticopedia

Ormai assuefatte dalla cinematografia e dalla televisione dove le intelligenze extraterrestri venivano date per scontate, molte persone iniziarono a vedere alieni e navi aliene ovunque. Un tizio presentò una foto di un momento bucolico con due strani oggetti in formazione e ben evidenti ripresi nel cielo sull’angolo superiore destro vicino al bordo asserendo che al momento dello scatto essi non c’erano. Una analisi della foto appurò che non era stato ripreso alcun veicolo alieno ma che qualcuno aveva spillato con la cucitrice il negativo prima dello sviluppo! Ma non solo: nel 1955 un paio di anziane signore asserirono di aver registrato parte di un messaggio radio alieno [4]; una più approfondita analisi rivelò che quel presunto messaggio alieno altro non era che banale codice Morse 2.
Casi come questi ce ne sono tantissimi, ma altrettanti furono anche i casi di imbrogli e di scherzi di burloni che fotografavano piatti lanciati dalla finestra oppure appesi alle lenze da pesca. Con l’avvento dell’hobby dei droni, il fenomeno dei falsi avvistamenti ha raggiunto vette ancor più sublimi: droni travestiti da astronavi aliene con led e diodi laser, e ancora prima lanterne cinesi, razzi di segnalazione e bengala o palloncini di Mylar riempiti di elio. La fantasia in questi casi non ha davvero limite.

In physics, as in much of all science, there are no permanent truths, There is a set of approximations, getting closer and closer, and people must always be ready to revise what has been in the past thought to be the absolute gospel truth. If I might say, to revise opinions, is one which is frequent in science, and less frequent in politics.

Nella fisica, come accade in quasi tutte le altre discipline scientifiche, non esistono verità permanenti. Esiste [piuttosto] un insieme di approssimazioni che si avvicina sempre più [al vero] e la gente deve sempre essere pronta a rivedere ciò che in passato era considerato come verità assoluta. Se mi è permesso dire, ridiscutere delle opinioni è una cosa frequente nella scienza ma meno nella politica.

Carl Sagan

Dovessimo quindi escludere le prese in giro manifeste, i fenomeni naturali o artificiali non riconosciuti e le missioni militari segrete, del fenomeno UFO non rimarrebbe granché. Qualche caso potrebbe ancora sfuggire alla nostra comprensione perché magari potrebbe esserci ancora qualche lacuna nei dati che lo accompagnano oppure che l’investigazione non ha saputo andare oltre un certo punto.
Comunque, come ebbe a raccomandare anche Carl Sagan, la ricerca della vita intelligente extraterrestre, in altre parole Civiltà Tecnologiche Extraterrestri, non va lasciata in mano a uno sparuto gruppo di manipolatori mediatici senza arte né parte. Per questo motivo esistono tutta una pletora di ricerche scientifiche serie che spaziano dall’astrobiologia alle missioni scientifiche su Marte, il Programma SETI e così via.
E come esistono comunità di appassionati per ogni argomento dello scibile umano, come ad esempio gli astrofili per l’astronomia, troverei altrettanto giusto che ci fossero anche degli appassionati del fenomeno UFO purché le loro indagini seguano un rigido percorso scientifico come il peer review.
Come ho sottolineato nel primo articolo di questo mio speciale sul fenomeno UFO, non è mia intenzione affermare che non esista a priori tale fenomeno, quanto piuttosto dimostrare che una rigorosa indagine scientifica e sociale di fatto non è mai stata compiuta e questo mina ormai la credibilità scientifica a questo genere di ricerca amatoriale. 

A molti fa comodo lo spauracchio UFO quando c’è da guadagnare raccontando fanfaluche in libri e trasmissioni o quando serve celare un fatto scomodo. Ad altri invece serve qualcosa da sventolare alla bisogna per bollare di antiscientifico chi affronta simili argomenti. Ma questa non è scienza, è la sua negazione.

Fantasie metropolitane e fenomeno UFO: le cover-up

Da Roswell all’Area 51

Un aerostato del Progetto Mogul in fase di allestimento precedente al volo. I volti dei tecnici sono stati oscurati per nascondere la loro identità.
Credit: USAF/CIA, 1997

L’ambiente sociale in cui scoppiò il fenomeno UFO era molto particolare. Da un lato gli Stati Uniti avevano vinto una guerra mondiale contro un nemico, almeno inizialmente, tecnologicamente più avanzato. La paura per una rappresaglia nazista era ancora ben viva nella mente degli americani. Ma appena finita la guerra col Giappone grazie a due bombe atomiche, ecco affacciarsi un nuovo e più temuto nemico che fino al giorno prima era stato suo alleato durante la guerra: l’Unione Sovietica.
La fobia per i sovietici spinse gli USA come mai era accaduto nella loro storia a finanziare la ricerca, sia civile che, soprattutto, militare. Nel 1947 il timore che i russi sviluppassero armi atomiche in grado di colpire il suolo americano spinse gli americani a progettare una rete di fonometri ad alta quota per monitorarne i progressi. Tale progetto fu affidato all’università di New York che, basandosi sul concetto che le onde acustiche di una sonora esplosione possono raggiungere l’alta atmosfera ed essere captabili quindi oltre il raggio della curvatura terrestre. Il nome di quell’operazione era Mogul [5].
Tale programma in verità ebbe vita assai breve: troppo costoso e assai poco affidabile.

Operazione Mogul

Nella pratica l’intera operazione consisteva nell’inviare nell’atmosfera superiore tutta una serie di palloni aerostatici che sorreggevano i microfoni con la relativa elettronica. Per i primi test di lancio fu impiegata una boa marina e riflettori ottaedrici per monitorare la posizione delle sonde al posto dei più classici sistemi di triangolazione del radiosegnale (Non c’era posto in aereo per portare i ricevitori!).

Ecco come erano i famosi geroglifici tanto decantati dagli ufologi.
Credit: USAF/CIA, 1997

Il radar del sito di lancio ([fancybox url=”https://www.google.com/maps/place/Holloman+AFB,+NM+88330/@32.8431167,-106.1366451,13z/data=!3m1!4b1!4m13!1m7!3m6!1s0x0:0x0!2zMzTCsDE1JzAyLjAiTiAxMDXCsDM1JzQ0LjAiVw!3b1!8m2!3d34.250556!4d-105.595556!3m4!1s0x86e05c343376eabd:0xaed4091d6eaea12f!8m2!3d32.8438274!4d-106.0990906?hl=en”]Holloman Air Force Base, Alamogordo, New Mexico[/fancybox]) non riusciva infatti a seguire efficacemente il pallone sonda fatto di neoprene — un materiale con una resa molto migliore della comune gomma per i palloni stratosferici, oggi di uso comune per esempio nelle tute da sub (è difficile da tagliare o strappare e torna sempre nella sua forma originale …) ma piuttosto innovativo nel 1947 — e per questo i tecnici fecero ricorso all’ultimo momento ai riflettori radar, commissionandoli a una fabbrica di giocattoli, che usò lo stesso nastro adesivo rosa e viola con motivi fantasia, usato dall’azienda per alcuni loro giocattoli, per rinforzare la balsa usata per costruire i riflettori ottaedrici, del resto molto simili agli aquiloni per bambini. 

La sonda n°4 del progetto Mogul partì dalla base aerea di Holloman il 4 di giugno. Come ho cercato di spiegare, le sonde erano ancora nella fase sperimentale, quasi tutto il materiale necessario alla loro costruzione proveniva dal libero mercato, anche il fonorivelatore era una banale boa d’ascolto marina, una AN/CRT-1 [6] [7].
Tutto l’impianto della sonda era quindi sperimentale: 20 palloncini collegati in cordata alla distanza di 6 metri l’uno dall’altro (le sonde meteo usavano soltanto un palloncino da 350 grammi), 5 riflettori ottaedrici fatti con carta stagnola (probabilmente una versione del Mylar conosciuto come Terylene, noto anche come PET) e balsa e una boa marina lanciati nell’atmosfera superiore; la storia di copertura della solita sonda meteorologica non avrebbe retto neanche un minuto in caso di incidente.

Una notte buia e tempestosa

[A] large area of bright wreckage made up of rubber strips, tinfoil, a rather tough paper and sticks.

[Una] grande area di brillanti detriti, composti da strisce di gomma, da stagnola, da carta e bastoncini.

There was no sign of any metal in the area which might have been used for an engine and no sign of any propellers of any kind, although at least one paper fin had been glued onto some of the tinfoil.

Non trovammo alcun segno di metallo nella zona che potesse sembrare un motore o qualcosa di simile, anche se c’era un’aletta di carta che aveva incollati alcuni [pezzi] di carta stagnola.

There were no words to be found anywhere on the instrument, although there were letters on some of the parts. Considerable scotch tape and some tape with flowers printed upon it had been used in the construction.

Non trovammo alcuna parola [o scritta] sull’oggetto, sebbene ci fossero delle lettere su alcuni pezzi. Molto nastro adesivo e qualche nastro con fiori stampati erano stati utilizzati nella costruzione.

No strings or wire were to be found but there were some eyelets in the paper to indicate that some sort of attachment may have been used.

Nessuna stringa o filo furono trovati ma c’erano alcuni occhielli nella carta che suggerivano che un qualche tipo di legatura potrebbe essere stata utilizzata.

William “Mac” Brazel

Ed è quello che avvenne il 7 luglio 1947, o uno dei giorni immediatamente precedenti secondo alcune fonti,  vicino a [fancybox url=”https://www.google.com/maps/place/33%C2%B058’06.0%22N+105%C2%B014’36.0%22W/@34.1680175,-106.1775067,8.61z/data=!4m5!3m4!1s0x0:0x0!8m2!3d33.968333!4d-105.243333?hl=en”]Roswell, New Mexico[/fancybox], dopo un volo di 145 chilometri dal sito di lancio. Un temporale fece precipitare la sonda Mogul n° 4 senza controllo in un ranch dove poi fu trovata da William Brazel, il rancher della contea di Lincoln che scoprì il relitto (alcune frasi della sua testimonianza sono riportate qui a fianco).
Nulla nel luogo dell’incidente poteva far credere a uno schianto di un disco volante; anche la cordata di palloni era volata via da qualche altra parte mentre quello che fu trovato sul primo sito erano i resti, stando alla  prima testimonianza del rancher, che potevano appartenere a qualcuno dei cinque riflettori — in effetti racconta Brazel che tentarono inutilmente di ricomporre quello che pensavano essere un aquilone — e qualche pezzo di neoprene translucido di qualche palloncino distrutto, forse dalla tempesta o forse dalla caduta. 
Il resto è una storia che finì lì. Per un paio di settimane i giornali locali dettero spazio alla notizia e anche qualche agenzia internazionale lo fece, come la [fancybox url=”https://ilpoliedrico.com/wp-content/uploads/2017/07/afp9jul1947.jpg”]France Press.[/fancybox]  
Comunque, già nel 1952 si era scoperto che i rottami di Roswell erano i resti di un qualche bersaglio radar [8] quasi certamente appartenuto a qualche tipo di progetto militare segreto.
Erano trascorse soltanto un paio di settimane dal curioso racconto di Kenneth Arnold [9] e stava diventando assai comune e sarcastico descrivere tutto ciò che non si poteva riconoscere in cielo con un lapidario “They’re a flying saucers“, un po’ come oggi usiamo ironicamente dire “Sono degli UFO” [1.

Tuttavia poi l’ilarità suscitata da questo argomento portò nel 1950 a Los Alamos durante una pausa pranzo Enrico Fermi a chiedersi: “ Where’s Everybody?“] [10].

Trent’anni di silenzio

Comunque fu nel 1978 che la storia di Roswell riprese vigore. Nel paragrafo XVIII di Retrievals of the Third Kind: A case study of alleged UFOs and occupants in military custody [11], il saggista e ricercatore UFO Leonard Stringfield 1 racconta di essere stato contattato da un maggiore dell’Intelligence dell’Air Force , J.M. (Jesse Marcel) che disse di aver partecipato al recupero dei resti di Roswell.

Major J.M. and aides were dispatched to the area for investigation. There he found many metal fragments and what appeared to be “parchment” strewn in a 1 square mile area. “The metal fragments,” said the Major, “varied in size up to 6 inches in length, but were of the thickness of tinfoil. The fragments were unusual,” he continued, “because they were of great strength. They could not be bent or broken, no matter what pressure we applied by hand. The area was thoroughly checked, he said, but no fresh impact depressions in the sand were found. The area was not radioactive. The fragments, he added, were transported by a military carry-all to the air base in Roswell and from that point he was instructed by General Ramey to deliver the “hardware” to Ft. Worth, to be forwarded to Wright-Patterson Field for analysis. When the press learned of this retrieval operation, and wanted a story, Major J.M. stated, “To get them off my back I told them we were recovering a downed weather balloon.” When the major was asked for his opinion as to the identification of the fragments he was certain they were not from a balloon, aircraft, or rocket. He said because of his technical background he was certain that the metal and “parchment” were not a part of any military aerial device known at that time.

[Il] Maggiore J.M. e i suoi assistenti furono inviati nella zona per l’inchiesta. Lì trovarono molti frammenti di metallo e quella che sembrava essere “pergamena” sparsi in un’area di un miglio quadrato.
“I frammenti di metallo”, disse il maggiore, “variavano in dimensioni fino a 6 pollici di lunghezza, ma erano dello spessore della carta stagnola. Questi frammenti erano insoliti”, continuò, “perché erano molto robusti. Non  potevamo piegarli o romperli con le mani a prescindere dalla forza che impiegassimo.”
Aggiunse anche che la zona fu accuratamente controllata ma non furono scoperte altre depressioni da impatto sulla sabbia. L’area non era radioattiva. I frammenti  furono caricati   su un mezzo militare e trasportati tutti alla base aerea di Roswell e il generale Ramey ordinò di consegnare l’hardware a Ft. Worth, per inviarli al Wright-Patterson Field per l’analisi.
Quando la stampa seppe di questa operazione di recupero, chiese [altre] informazioni e il maggiore J.M. dichiarò: “Per levarmi l’impiccio, ho detto loro che stavamo recuperando un pallone meteorologico perduto.” 2
Quando gli fu chiesta la sua opinione sull’identificazione dei frammenti, disse che era certo che non provenissero da un pallone, un velivolo o un razzo. Aggiunse [anche] che a causa del suo background tecnico era certo che quel metallo e la “pergamena” non potessero essere parte di qualsiasi dispositivo aereo militare noto a quel tempo.

Leonard H. Stringfield

Il testimone, J. M., affermò di aver raccolto dal luogo dello schianto dei frammenti di una specie di carta stagnola non più grandi di 15 centimetri, però molto resistenti alla trazione e alla piegatura, tutte caratteristiche del polietilene tereftalato, inventato nel 1941 in Inghilterra col nome di Terylene e brevettato come Mylar nel 1952.  
Se effettivamente i riflettori radar fossero stati costruiti con tessuto di polietilene come il Terylene, non ci sarebbe niente di anomalo o di alieno nei resti raccolti dai militari guidati dal maggiore J. M.. Esso era soltanto un materiale inventato pochi anni prima e ancora sconosciuto al pubblico e il suo impiego
 in un pallone meteo sarebbe sembrato troppo curioso.
Nessuna radioattività, nessun altro cratere da impatto, nessun congegno che possa somigliare a un motore o propulsore. Niente di niente, nessuna prova che una navicella extraterrestre si sia mai schiantata a Roswell quel giorno.
Ma la fantasia dei fuffologi (io scherzosamente li chiamo così, non  posso neanche immaginare che le storie da essi raccontate siano anche solo lontanamente verosimili e che possano crederci veramente anche loro) non finisce certo qui, con l’ufino che dopo un viaggio di ben 39.2 anni luce — sì, perché i ‘lieni pensati dai fuffologi vengono da ζ Reticuli! — va a schiantarsi nel bel mezzo del nulla come un autista ubriaco. 
Tale nave spaziale, prelevata dai militari, sarebbe stata impacchettata e spedita presso una base militare talmente segreta che non ne esisterebbe traccia neppure negli archivi militari.

Area 51

Tale base è la famigerata Area 51.  Qui secondo la mitologia ufologica la nave spaziale sarebbe stata smontata, studiata e riprodotta.
Quei fanatici sono convinti che sia stata l’ingegneria inversa applicata sulla tecnologia dell”UFO a darci oggi i componenti elettronici miniaturizzati, i microchip che controllano anche la nostra lavatrice, i cristalli liquidi delle nostre TV e le altre mille diavolerie moderne. Nulla riguardo a nuovi sistemi di energia e propulsione, su come affrontare i viaggi interstellari o come risolvere i nostri, gravi, problemi di inquinamento che minacciano la nostra specie di più di quanto faccia l’intero arsenale nucleare globale!
Non contenti, questi pittoreschi narratori, hanno aggiunto in seguito ‘lieni morti o moribondi, biopsie segrete sui cadaveri dei suddetti, contatti con specie extraterrestri e alleanze o collaborazioni di comodo occulte, perfino.

Al di la di tutte queste idiozie, la super segreta Area 51 esiste davvero. Non è poi così segreta anche se i vertici militari USA ne celarono l’esistenza fino al 2013.
Anche i programmi svolti in questa base erano talmente segreti e compartimentati che gli stessi ingegneri non avevano coscienza del loro lavoro o di quello dei loro colleghi 3.
L’area in cui sorge la base, i resti di un lago salato ormai asciutto, Groom Lake, è piuttosto lontana da qualsiasi insediamento civile e è un’ottima pista naturale per il collaudo di aerei. Per questo è un sito militare di enorme importanza strategica.
Qui furono sviluppati e testati aerei militari super segreti: il Progetto Acquatone, che portò al primo aereo stratosferico Lockheed U-2, il cui scopo era proprio quello di spiare dall’alto i progressi militari sovietici, nacque proprio qui. Nel 1960 però un missile contraereo russo riuscì ad abbattere uno di questi [12].
Questo incidente causò un ripensamento generale dell’intero progetto, anche se è importante sottolineare che l’U-2, essendo ancora in servizio, resta uno dei velivoli più longevi della storia militare. Così nacque il Progetto Oxcart, che portò alla realizzazione di un nuovo velivolo con capacità supersonica (Mach 3.35) a quota di crociera (23000 metri), il Lockheed A-12. In confronto l’U-2 era quattro volte e mezza più lento 4. L’aereo poteva volare a oltre tre volte la velocità del suono a quote che erano il triplo dei normali aerei di linea di quel tempo, e alcune sue configurazioni non erano verniciate. In sostanza erano interamente lucide tanto da poter riflettere i raggi del sole ed essere visto anche dal suolo. La particolare forma era stata studiata per eliminare gli angoli retti per aver la più piccola impronta radar possibile e questo lo rendeva il velivolo più bizzarro che si fosse visto a quell’epoca. 
Però presto l’A-12 si rivelò essere un aereo costosissimo e tutto quel calore in eccesso lo rendeva un ottimo bersaglio per i missili a guida termica. Fu così che nacque l’idea di progettare i primi velivoli avanzati con tecnologia stealth come il Lockeed SR-71 Blackbird.

Non voglio qui ripercorrere tutti i progetti ormai non più segreti di tutte le tecnologie nate nell’Area 51. Ma dal gigantesco U-2 al costosissimo A-12, fino ai moderni bombardieri B-2 e altri aerei dalle forme più strane e improbabili, dalla fine della Seconda Guerra Mondiale con i prototipi del bombardiere Northrop YB-35 (primo volo nel 1946) che riprendevano il concetto del Horten HO-229 nazista, poi nella versione a turbogetto YB-49 dell’anno dopo — curiosamente simile alle descrizioni dei flying saucers di  Kenneth Arnold, negli Stati Uniti è stato un gran fiorire di prototipi di velivoli segreti che a occhi non preparati venivano descritti come UFO. Si calcola che almeno la metà di tutti i presunti avvistamenti UFO negli anni ’50 e ’60 siano da imputarsi a velivoli sperimentali segreti, alcuni dei quali li abbiamo visti entrare in servizio attivo mentre altri sono finiti nel dimenticatoio, abbandonati o cancellati.
Guardate la carrellata di alcuni aerei qui sotto, in attesa del gran finale …

Fantasie metropolitane e fenomeno UFO: i miraggi di Marfa

Come ho detto alla fine della seconda parte, per quanto possa sembrare suggestiva e attraente l’ipotesi del contatto extraterrestre, essa è comunque la meno probabile in assoluto. Fare un viaggio di milioni di chilometri per mutilare una capra o rapire un boscaiolo (come Travis Walton di Snowflake, Arizona. Ci hanno ricavato pure un libro e un film; pensate ai soli diritti d’autore …) è un po’ come  prendere un aereo per l’Australia, suonare un paio di campanelli a caso per scherzo e tornarsene di corsa a casa per timore di essere scoperti. Se a voi pare logico … 

Le luci di Marfa.

[fancybox url=”https://www.google.it/maps/place/Marfa,+Texas+79843,+Stati+Uniti/@30.3123365,-105.5402904,7.49z/data=!4m5!3m4!1s0x86efb0a37f4025ff:0x720e0d3e89d4c90!8m2!3d30.3094622!4d-104.020623″]Luci di Marfa[/fancybox]Le celebri Luci di Marfa, in Texas

Marfa è un’amena cittadina dell’ovest texano. È un bel posticino 1, ha il suo celebre museo cittadino, la sua caserma dei pompieri rosa e le sue celebri … luci fantasma [13]!
In qualsiasi periodo dell’anno, verso il passo del Paisano (Paisano Pass) si rendono visibili delle curiose luci che sembrano fluttuare e muoversi nell’aria. Da riprese a lunghissima esposizione appare evidente uno schema: quello di una strada trafficata! E in effetti lì passa la Route 67, costruita negli anni ’20. Alcuni contestano questa spiegazione affermando che il piano stradale è diverso da quello delle luci osservate e che si hanno notizie di luci analoghe osservate fin dalla fine del XIX secolo, all’incirca dalla fondazione della città (nacque come stazione ferroviaria). 
Ma la spiegazione in realtà è molto semplice: miraggio, detto anche Fata Morgana. Un miraggio Fata Morgana avviene, un po’ come in tutti i miraggi, quando due strati di densità molto diversa di aria  deflettono e riflettono la luce di oggetti in realtà molto più lontani e addirittura fuori dal piano visibile dall’osservatore, Così la luce può essere deviata, riflessa o addirittura amplificata, distorcendo tutto ciò che mostra. Una carovana in transito, un bivacco o una lanterna da viandante possono benissimo essere responsabili di ciò che videro gli abitanti di Marfa prima della costruzione della strada. Coloro che andarono a cercare l’origine di quelle luci non trovarono niente semplicemente perché quelle che avevano osservato erano da qualche altra parte; ripeto, da un posto diverso e molto più lontano da dove sembravano provenire.

Cosa abbia visto realmente Kenneth Arnold forse non lo sapremo mai, ma la sua descrizione dei flying saucers somiglia tantissimo a quella dell’aereo sperimentale nazista catturato dagli Alleati Horten HO 229.

Le luci che osservò Kenneth Arnold erano molto più probabilmente frutto di un abbaglio ottico— l’equipaggio del DC-4 dietro di lui non notò alcunché. Più semplicemente lui si trovò nella condizione favorevole per assistere a qualcosa che al momento non seppe spiegare. Solo successivamente, quando il suo racconto apparve sui giornali,  quei piattini volanti che sembravano erratici divennero dischi volanti. Anche lo stesso Kenneth Arnold all’inizio pensò che potevano essere velivoli militari top secret, ma poi pensò che ancora quella tecnologia era ancora al di là delle capacità umane che aveva appena imparato a scindere l’atomo. 
Però quelle tecnologie che Arnold credeva ancora in divenire, forse si stavano già studiando. Sicuramente la sua storia insieme quella dei foo fighters fornì la copertura perfetta per la più grande operazione di depistaggio civile mai orchestrata. Ma anche questa è un’altra storia. Alla prossima.

Fantasie metropolitane e fenomeno UFO: le origini moderne

E ora la seconda parte di questo lungo articolo. Il mio obbiettivo non è tanto dimostrare l’inesistenza del fenomeno, quanto quello ben più importante di chiedere al lettore di essere estremamente critico e più cauto nell’accettare le verità che spesso chi narra questi episodi pretende di imporre. Con questo approccio tutti i principali, e più noti, eventi UFO paiono frutto di interpretazioni errate e zeppi di mitologia metropolitana.

 

La nascita del fenomeno UFO moderno

Qui una ricostruzione in scala 1:1 del’Horten HO 229 per testarne le capacità di invisibilità ai radar. Fu sviluppato dai nazisti dopo la disfatta nella Battaglia di Inghilterra. L’avveniristico design lo fa assomigliare all’attuale bombardiere stealth Northrop Grumman B-2 Spirit. Era fatto di legno e disegnato per minimizzare la sua impronta sui radar. C’era l’idea di costruirne uno più grande alimentato da ben sei motori a getto per raggiungere la costa orientale degli Stati Uniti. Ecco come sarebbe stato il mitico UFO nazista.

Verso la fine della Seconda Guerra Mondiale, negli Stati Uniti si era diffusa la leggenda di una nuova super arma nazista capace di colpire la Costa Orientale. Quest’arma doveva essere una versione più potente e complessa della V2 che stava martellando Londra. Era impensabile allora ottenere la precisione dei moderni ICBM (Intercontinental Ballistic Missile) e si supponeva che i tedeschi avessero sviluppato un nuovo tipo di velivolo capace di arrivare fino al continente americano [14] [1. In realtà i nazisti non svilupparono mai velivoli del genere; si avvicinarono a un aereo con prestazioni stealth come quello della prima foto (una riproduzione in scala reale di un aereo sperimentale catturato dal Gen. Patton) ma non riuscirono ad andare oltre, per nostra fortuna, alla fase sperimentale.Però erano abili comunicatori e manipolatori: seppero abilmente diffondere voci su super armi e congegni inverosimili al solo scopo di incutere terrore presso i loro nemici. Questa campagna di mistificazione non finì con la guerra e la sconfitta del nazismo; essa continuò anche negli anni ’50 del XX secolo ad opera di personaggi legati all’antisemitismo esoterico, oltreché a ciarlatani che trassero vantaggio dalle teorie complottistiche dell’epoca con la vendita dei loro libri.] 1.

Intanto si erano diffuse voci riguardanti strane sfere di fuoco avvistate dai piloti Alleati [15] intorno ai loro velivoli. Strane sfere luminose che apparivano improvvisamente intorno alle ali e che sembravano danzare attorno alla fusoliera prima di scomparire. Anni più tardi, dopo la fine del conflitto si scoprì che le medesime luci apparivano anche ai piloti dell’Asse e ai piloti impegnati nel Pacifico, pure a quelli giapponesi. Si venne a sapere anche che alcuni piloti tentarono addirittura di ingaggiare, invano, un combattimento [16][17] con queste luci che, stranamente ma non sempre, riuscivano ad apparire nei radar  2.
Un temporale in mare non è mai una bella cosa, ma spesso, quando il fronte nuvoloso sta per estinguersi e ci si avvicina al fronte d’aria più secco può capitare, con le navi a vela è più facile, che la differenza di potenziale elettrico dell’aria e l’imbarcazione superi i 20-30 mila volt per centimetro — non è difficile, è lo stesso fenomeno per cui basta spazzolarsi i capelli in una stanza con aria secca, magari al buio e davanti allo specchio — ed ecco apparire sugli alberi i celebri Fuochi di S. Elmo [18]. Per i marinai erano segnale di buon auspicio, infatti il fronte temporalesco era ormai alle loro spalle. La differenza di potenziale elettrostatico è innescata dallo sfregamento delle molecole d’aria del fronte più secco con quello umido.
La stessa azione può innescarsi tra un velivolo e il mezzo in cui si muove velocemente. Un po’ come quando si prende la scossa dall’auto dopo un lungo viaggio in una giornata secca: in questo caso siamo noi a chiudere il circuito e a prenderci la sberla; nel caso di un aeromobile metallico non c’è modo di chiudere il circuito e scaricare le cariche elettrostatiche. Allora queste si accumulano fino a rendersi visibili come aria ionizzata continuamente caricata dal moto dell’aeromobile. Poi occorre ricordare che il volo umano, eccettuati gli aerostati, non aveva nemmeno mezzo secolo. L’addestramento dei piloti, i complessi meccanismi biologici e psicologici del volo non erano compresi quanto oggi. Quindi fenomeni allucinatori seguiti da episodi di combattimenti al vento erano tutto sommato comprensibili.

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E qui si arriva a Kenneth Arnold, l’uomo da cui partì tutto il moderno fenomeno UFO.
O meglio, tutto partì dai pittoreschi articoli di giornale che riportarono la sua storia: era il 24 giugno 1947. La storia raccontata da Kenneth Arnold è nota un po’ a tutti: egli affermò che mentre stava cercando i resti di un aereo C-46 scomparso (c’era su una ricompensa di 5000 dollari) di aver visto nove luci che all’inizio lui stesso scambiò per riflessi o per qualche velivolo sperimentale segreto. Poi egli li descrisse come oggetti a forma di mezzaluna e molto sottili e che il loro movimento ricordava quello di flying saucers, ovvero piattini volanti, lanciati sull’acqua. Qui iniziarono le speculazioni della stampa: per alcuni giornali erano come un piattino da dolci tagliato a metà con una protuberanza triangolare sulla parte posteriore, per altri erano come dei grandi dischi piatti. Non ripercorrerò per intero la storia di Arnold, nel tempo altri testimoni indipendenti affermarono di aver visto qualcosa nel cielo quello stesso giorno a Mount Rainier [19] ma non l’equipaggio del DC-4 che viaggiava poco dietro a Kenneth Arnold e che lui usò per stimare rotta, dimensioni e velocità dei suoi flying saucers.

Riflessi e altri giochi di luce? Forse test militari segreti? A pensarci bene la descrizione fatta da Kenneth Arnold pare che si sposi molto bene con la sagoma dell’Horten HO 229 ma non ci sono prove che quel velivolo abbia mai volato sul suolo americano. Non ci sono neppure altre prove che confermino la veridicità del suo racconto o del contrario. Forse si trattò di una fortunata combinazione delle due cose, forse solo una di esse, oppure nessuna e in tal caso dovremo cercarne un’altra. L’unica certezza è che per quanto possa apparire attraente l’ipotesi extraterrestre è anche sicuramente la meno attendibile e probabile.

Il nostro viaggio ora si sposta in un luogo molto lontano — 2400 chilometri a sud-est — dallo stato di Washington: dal Texas, Ma questa è un’altra storia. Alla prossima puntata …

Fantasie metropolitane e fenomeno UFO, introduzione

Da sempre mi sono sentito dire di tutto, chiedere di tutto. Ma mai mi ero sentito domandare: “Sei stato rapito dagli Alieni?”. Anche se la cosa mi ha in quel momento strappato un sorriso divertito, dopo mi ha lasciato l’amaro sapore delle cose non comprese, o forse mal spiegate. Per un attimo ho percepito frustrazione e impotenza, sicuramente la medesima sensazione che prova un maestro nel bocciare un suo allievo perché di fatto sottolinea anche il suo fallimento. Ringrazio colui che mi ha fatto la domanda perché da quella riflessione è nata questa serie di articoli che usciranno in più puntate.

Non esistono domande sciocche, forse ingenue ma mai sciocche. Le risposte invece spesso lo sono.
Risposte su chi siamo, da dove veniamo e su cosa ci aspetta, spesso sono affidate a incompetenti e ciarlatani che si inventano idiozie come antichi astronauti, civiltà antichissime più evolute della nostra il cui sapere è andato perduto e così via, dalle catastrofi planetarie a società occulte che governano clandestinamente il mondo giusto per avere un attimo di notorietà e soldi facili.
Sì soldi, perché è sufficiente presentare un libro dalla copertina accattivante, un titolo roboante che accenna al mistero rivelato e questi si trasformano in best seller.

There are more things in Heaven and Earth than are dreamt of in your philosophy, Horatio.

Ci sono più cose in cielo e in terra di quante la tua filosofia possa sognare, Orazio.

William Shakespeare, Hamlet (1.5.167-8)

L’essere umano è sempre stato attratto dall’idea di voler dare un senso a tutto. In fondo questo desiderio ha permesso all’Uomo di evolversi e di elaborare concetti sempre più astratti fino a darsi le religioni e la scienza. Ma è anche la sua più grande debolezza.
Le prime hanno cercato di dare una significato al cosmo mescolando regole naturali e sociali. Rigidi codici strutturati per spiegare tutto e insieme dettare le vie del comportamento civile.
Un connubio che oggi a molti non appare percorribile e che però poi finiscono per cercare per altre vie. In questo, senza l’opportuno equilibrio, alcuni finiscono per idealizzare la scienza trasformandola suo malgrado in religione. Altri invece, più o meno consapevoli nel disconoscere anche le basi del metodo scientifico, mescolano antiche credenze e tradizioni col modernismo più sfacciato: ecco come nascono i seguaci di molte credenze non proprio scientifiche.
Ed è proprio in questo crogiuolo di misconoscenza verso il metodo scientifico che nascono le idee più bislacche. Io non voglio convincere nessuno a negare per partito preso il fenomeno UFO, non è questo l’intento di questa serie di articoli e neppure il mio scopo. Ma una volta escluse le mistificazioni, e di burloni ce ne sono in giro tanti come tanti sono quelli che cercano il loro breve momento di gloria e denaro, gli errori e gli altri effetti naturali o di manufatti dell’uomo, forse un decimo dell’uno percento ancora sfugge alle spiegazioni più razionali.

It is a capital mistake to theorize before one has data. Insensibly one begins to twist facts to suit theories, instead of theories to suit facts.

È sempre un madornale errore teorizzare a vuoto. Senza accorgersene, si finisce per deformare i fatti per adattarli alle teorie, anziché il contrario.

Arthur Conan Doyle, Sherlock Holmes

Magari è solo questione di tempo per trovare anche per loro una spiegazione convincente senza necessariamente invocare fantastici omini verdi (o Grigi).
Anche il celebre scienziato Carl Sagan suggeriva di studiare attentamente quei casi che sfuggivano all’interpretazione [20], se non altro per comprendere meglio i motivi che spingono le persone a credere al fenomeno UFO.

Nell’antichità c’era chi affermava di aver visto in cielo carri celesti multicolori ai lati del Sole, visto angeli e di udito perfino delle trombe. Oggi sappiamo cosa sono i pareli; abbiamo capito che gli arcobaleni che qualche volta circondano il Sole sono prodotti da aghi di ghiaccio sospesi nell’alta atmosfera anziché essere la strada del carro del Sole e che qualche volta i fenomeni aurorali possono produrre suoni come scoppiettii e brontolii di sottofondo ben udibili [21].
Tutta la scienza si regge su alcuni grandi pilastri filosofici; uno di questi è il Rasoio di Occam: se più fenomeni possono spiegare un evento, quello più semplice tende ad essere quello giusto. Magari qualche volta questo non accade ma spesso è così. Quindi anche qui, parlando del fenomeno UFO è importante ricordarsi di applicare questo sano principio. Limitarsi a chiudere l’argomento con una indifferente scrollata di spalle è a mio avviso altrettanto sbagliato quanto credere aprioristicamente al fenomeno UFO; questo tengo a precisarlo.

Il fenomeno UFO esplose con l’inizio della Guerra Fredda. Coincidenze? Non credo…

UmbyWanKenobi

Un esempio che trovo da sempre curioso: le abductions, ovvero quelli che affermano di essere rapiti dagli alieni. Perché mai una civiltà più evoluta della nostra dovrebbe sprecare così tante risorse economiche per compiere viaggi di milioni di chilometri e rapire una persona a caso e pure di nascosto, magari anche un po’ sempliciotta ed affidare ad essa messaggi di rinnovamento spirituale o scientifico? Non sarebbe più semplice e pratico atterrare sul prato della Casa Bianca (o nella Piazza Rossa a Mosca), presentarsi all’umanità e manifestare così la loro presenza insieme al loro messaggio?

La scoperta di vita extraterrestre o addirittura un contatto con una civiltà aliena è quello che più elettrizzerebbe il mondo scientifico. A confronto le scoperte degli ultimi secoli impallidirebbero di fronte a questa notizia. La susseguente rivoluzione del pensiero umano, la matematica certezza che non siamo soli nell’Universo, sarebbe paragonabile alla scoperta del fuoco o l’invenzione della ruota.
Proprio per questo non può essere lasciata in mano a ciarlatani, visionari e speculatori. E tutto il marasma da questi creato è stato abilmente sfruttato dai militari un po’ in tutto il mondo per nascondere i progetti più segreti.
Un altro esempio? La mitica Area 51. Qui si progettarono negli anni ’50 gli aerei spia U-2, poi, quando uno di essi fu abbattuto dalla contraerea sovietica, si passò a studiare i primi sistemi stealth: un DC-9 sarebbe dovuto apparire grande come un passerotto. La base era talmente segreta che per decenni il governo americano ne negò più volte anche l’esistenza. Anche i progetti militari erano talmente segreti che gli stessi ingegneri erano all’oscuro anche del lavoro dei loro colleghi e i ben pochi documenti scritti erano così segreti che non erano neppure classificati come tali; se uno di questi fosse caduto in mani sbagliate sarebbe apparso così banale da non destare attenzione!

[fancybox url=”https://www.google.it/maps/@37.2376948,-115.8234622,11.15z”][/fancybox]L’Area 51 è lì, da qualche parte …

Così il fenomeno UFO da pittoresco ma interessante elemento divenne la più abile ed efficace azione di copertura militare. Test di sistemi d’arma sperimentali incautamente visti da ignari civili diventarono UFO; la base Area 51, come altre basi in tutto il globo, divenne una fantasticheria piena di cadaveri alieni e retroingegneria di dischi volanti extraterrestri.
La cosa non finì certo lì. Il progetto HAARPS, nato per studiare le interazioni tra le comunicazioni militari a onde corte e la ionosfera — per questo era in Alaska, come gli analoghi impianti sovietici e svedesi — perturbata dalle aurore boreali e le tempeste solari (non credo che a qualcuno piacerebbe sapere che un missile teleguidato potrebbe mancare il bersaglio e colpire per sbaglio un centro abitato per colpa di una tempesta solare), divenne per i ciarlatani e i loro discepoli un’arma per il controllo atmosferico capace di scatenare a comando tempeste, siccità e perfino terremoti dall’altra parte del pianeta.

Bizzarro, vero? quello che più veniva demonizzato — i militari cattivi, capaci di svendere l’intera umanità ai biechi interessi di razze ‘liene — erano proprio quelli che più erano contenti della copertura gratuita che i creduloni di fantasie inventate da ciarlatani in ciabatte (quelli sì che intascavano bei soldi dalle loro ciarle sparate con libri, convegni e apparizioni in TV) fornivano loro.
Alla prossima puntata …