L’involuzione della specie: da Darwin alla filosofia del piccione

La cultura che viene oggi promossa dalla televisione e dai programmi trash  io la chiamo la Filosofia del Piccione:
mangiare, bere, sporcare e non capire niente…
(nemmeno quando poi il piccione viene fatto arrosto).

Pennacchio di cenere del vulcano Planchon-Peteroa (Cile)

Questa foto della Nasa ripresa dall’Earth Observing-1, mi ha fatto ritornare in mente un  saggio del celebre Charles Darwin pubblicato per  la Geological Society nel 1838 intitolato “Sulla connessione che esiste tra certi fenomeni vulcanici nel Sud America e la formazione di catene di montagne e di vulcani, come effetti della stessa forza per cui vengono sollevati i continenti1.

Charles Darwin era un naturalista, e nel 1835, anno in cui scrisse il saggio, non si conosceva ancora la deriva dei continenti e le placche tettoniche. Ma non era uno stupido o un visionario, come alcuni integralisti religiosi fanatici del biblico creazionismo vogliono far credere. Vide un plausibile nesso tra il terremoto del 20 febbraio 1835 in Cile, la precedente eruzione del vulcano Osorno a cui assistì e le formazioni geologiche e naturali che osservò esplorando le Ande durante il suo lungo viaggio col brigantino Beagle.
Ora magari alcune supposizioni di Darwin possono farci sorridere, ma lui era figlio del suo tempo e delle sue conoscenze. Oggi abbiamo portato avanti le sue e le nostre conoscenze, quindi se troviamo delle inesattezze sulle teorie di Darwin come ad esempio sull’evoluzione della Vita (non sull’impianto ma sull’interpretazione di alcuni dati) lo si deve unicamente ad una maggiore comprensione che abbiamo oggi della meccanica evolutiva.

Andando oltre Darwin, c’è chi ancora si briga di raccontarci che la Terra è piatta, che Galileo Galilei e  Keplero avevano torto, che l’uomo moderno non è mai stato sulla Luna, mentre gli Antichi 2  facevano le piramidi usando forze occulte e spostavano i blocchi di pietra di Stonehenge col pensiero o magari  con l’aiuto di qualche alieno, come quello che qualche sedicente esperto asseriva avesse  manomesso la Voyager 2.
Quando sento di queste notizie, non so se arrabbiarmi o riderci su, allora mi prende lo sconforto.
Penso alle migliaia di studenti (e mi fermo a questo Paese) a cui è stata tolta la geografia come materia di insegnamento, mentre non viene toccata l’ora di indottrinamento religioso (la chiamo così perché non è insegnamento delle religioni) e si vuole donare loro una Bibbia, forse perché nell’era dei navigatori satellitari non serve sapere i nomi dei fiumi, le regioni che attraversano, i nomi dei mari in cui ogni agosto, come animali al pascolo, vengono spinti, magari pregando che durante il tragitto il mezzo di trasporto non si rompa e li faccia arrivare a destinazione.
Penso a quelli che la mattina nemmeno si vestono senza consultare gli oroscopi, o si rivolgono ai maghi  o alla televisione per ogni problema, quando spesso basta andare dal medico per i problemi di salute o da un amico che sappia ascoltare per gli altri.
Penso alla dilagante ignoranza che sta sommergendo  questo Paese che aveva dato i natali ai Ragazzi di Via Panisperna, Galileo Galilei e Leonardo da Vinci, a centinaia di migliaia di ricercatori poi costretti ad emigrare, nonostante gli innumerevoli sacrifici delle loro famiglie e di loro stessi.
Penso al colpevole disinteresse per la trasmissione della conoscenza contrapposto all’interesse squisitamente politico di avere un popolo ignorante e passivo che non sa porre domande e avanzare  legittime pretese.
Penso all’ignavia della classe politica di questo Paese, succube alle ingerenze illecite e anticostituzionali di uno Stato estero che impone la sua visione limitata, distorta e molto di parte della Scienza in funzione della restaurazione del potere temporale che aveva temporaneamente perso 140 anni fa.

Ora facciamo un gedankexperiment (esperimento ideale): un alieno cosa potrebbe pensare di noi?
Che stiamo regredendo nello stato intellettivo in maniera caotica e disordinata: invece di dare spazio alla conoscenza, la stiamo eliminando dal futuro dei nostri figli,  in compenso diamo largo respiro all’ignoranza e alla superstizione: 2012, Nibiru, il geocentrismo, la Terra piatta, il creazionismo, l’odio per la diversità e l’omologazione del pensiero unico. Sicuramente penserà, a ragione, che non potrà esserci una prospettiva futura per un popolo così.

fuga dal centro della galassia

Un centinaio di milioni di anni fa, un sistema stellare ternario (cioè composto da tre stelle in orbita reciproca) si trovò a passare per il centro della nostra galassia; quel viaggio sconvolse l’esistenza del trio, che finì per caso a passare troppo vicino all’immenso buco nero che è là in mezzo, calmo e pacifico come un antico mostro delle fiabe che aspetta che la preda giunga a sé.
Il buco nero pretese come pedaggio una delle tre stelle, quella che era più lontana, e scagliò le altre due fuori della Via Lattea. Le due stelle rimaste, sconvolte, si abbracciarono per affrontare insieme la folle corsa, fondendosi in un’unica magnifica stella blu.

Questa non è una fiaba per mandare a letto i piccoli futuri astronauti, ma quello che l’Hubble Space Telescope ci narra come sia lo scenario più probabile per spiegare l’esistenza di HE 0437-5439, una delle stelle più veloci mai rilevata. Essa viaggia nello spazio alla velocità di 2,5 milioni di chilometri all’ora, tre volte più rapidamente della velocità orbitale del Sole nella Via Lattea.

Credit: NASA, ESA, e Bacon G. (STScI) - Traduzione del Poliedrico

Come può rinascere una stella.

Questo può accadere in un sistema stellare binario stretto.  La stella più massiccia si evolve più rapidamente della sua compagna,  fino a diventare una gigante rossa. A questo punto avvolge l’altra stella più piccola e le due stelle cadono a spirale verso il comune centro di gravità fondendosi in unica grande stella blu rigenerata.

Adesso HE 0437-5439 si sta allontanando a 723 chilometri al secondo ed è distante 200.000 anni luce dal disco centrale. Per rendersi conto della distanza percorsa,  il diametro della Via Lattea è di soli 100.000 anni luce. Un breve calcolo mostra che l’incontro col buco nero deve essere avvenuto ta 80 e 100 milioni di anni fa, troppi per una stella biancoazzurra di tipo B il cui spettro ne mostra appena 30 (milioni). Quando fu scoperta la celebre stella, si ipotizzò che potesse provenire dalla Grande Nube di Magellano, in questo caso l’età della stella sarebbe perfettamente compatibile con i tempi del suo viaggio, ma per spiegarne l’alta velocità era necessario supporre che all’interno di questa galassia satellite  si nascondesse un buco nero supermassiccio. Hubble invece ha pemesso di stimarne la direzione di moto e ha confutato la teoria della Grande Nube di Magellano, dimostrando che il vero colpevole è sì, un buco nero supermassiccio, ma il nostro.

Ma cosa rende meritevole d’attenzione questa stella? Questa offre la rara possibilità di studiare il mezzo intergalattico e di studiare l’influenza della materia oscura con la struttura della galassia attraverso l’analisi della sua traiettoria, fornendo ulteriori indizi circa la natura della massa invisibile dell’universo, il che potrebbe aiutare gli astronomi a comprendere meglio la formazione delle galassie e della loro evoluzione; in più permette di studiare l’evoluzione di una stella rinata.

http://iopscience.iop.org/2041-8205/719/1/L23

http://www.nasa.gov/mission_pages/hubble/science/expelled-star.html

L’antica storia della Terra

Ho già affrontato l’enigma dell’età della Terra, adesso tocca alla sua origine, o meglio, alla sua straordinaria atmosfera.

Per la maggior parte della sua storia l’uomo ha creduto che la Terra fosse immutabile ed eterna, salvo quando accadevano i terremoti, alluvioni o le eruzioni vulcaniche che ne rimodellavano repentinamente l’aspetto. In questi casi la causa era quasi sempre attribuita alla scelleratezza umana, punita a questo modo dalle diverse divinità del pantheon di riferimento.
Per questo all’aria, invisibile e intangibile, ma sede dei più comuni e violenti fenomeni naturali come inondazioni, tempeste e anche siccità, era generalmente attribuito il regno delle divinità più potenti: Zeus, ad esempio, oltre ad essere continuamente alla ricerca di nuove amanti, era sempre arrabbiato per qualcosa, e scagliava fulmini e saette come punizione divina.
Adesso sappiamo che non è così, non crediamo più a certe superstizioni, anche se talvolta il genere umano meriterebbe qualche scappellotto per la sua immorale condotta ambientale. Non crediamo più alla teoria geocentrica e alla Terra piatta, anche se ci sono ancora sacche di resistenza di questo mito ancora oggi, come la Flat Earth Society che si propone di dimostrare la piattezza della terra con un filo a piombo e uno specchio d’acqua.
Ma esiste un’altra credenza dura a morire: l’immutabilità dell’atmosfera, o meglio della sua composizione principale: 78% di azoto e il 20% di ossigeno, più altri gas che sommati fanno il rimanente 2%. Non è sempre stato così: nell’arco dei 4,5 miliardi di anni  di vita del nostro pianeta l’atmosfera planetaria è cambiata più volte sostituendosi completamente alla precedente.

La nascita della Terra

Aria e acqua: i componenti indispensabili alla vita sulla Terra: distruggerli dovrebbe essere considerato un crimine contro l’umanità

La Terra nacque per aggregazione dei resti della nebulosa che dette origine al Sole, in una zona dove i silicati e il ferro erano una parte importante della composizione del disco protoplanetario, appena 10 milioni di anni dopo al Sole.
In quel periodo si formarono non uno, ma ben due pianeti a circa 150 milioni di chilometri di distanza l’uno dall’altro in un punto lagrangiano detto L5 del pianeta più grande, la Terra;  l’altro era un po’ più piccolo, poco meno di Marte, oggi battezzato come Theia.
La Terra (e Theia) avevano raccolto anche una parte del gas residuo della nebulosa protoplanetaria, soprattutto idrogeno ed elio. La Terra allora molto piccola, era appena la metà di oggi e non aveva quindi un’importante campo gravitazionale come oggi; sotto la pressione del vento solare del Sole appena nato (fase T Tauri) e il calore del pianeta ancora molto alto, ben presto quell’atmosfera evaporò. Questa è stata la 1a atmosfera della Terra: idrogeno ed elio.

Fase T Tauri

Appena nasce una stella, l’avvio dei processi di fusione termonucleare, genera anche un fortissimo vento stellare che spazza via in pochi milioni di anni i gas residui della protostella. Questa fase prende  il nome dal prototipo di questa classe T Tauri,. Solo dopo la stella entrerà nella sequenza principale

Le rocce fuse che componevano il pianeta emettevano grandi quantità di diossido di carbonio che rapidamente sostituirono la 1a atmosfera, ed essendo più pesante il diossido di carbonio dell’idrogeno, questo resistette un po’ di più alla dispersione causata dal vento solare che, non avendo la Terra un campo magnetico molto forte, non poteva contrastare. Questa è stata la 2a atmosfera della Terra: diossido di carbonio.

La nascita della Luna

Cortesia Harvard College Observatory

Cortesia Harvard College Observatory

Vi ricordate della gemella Theia?  Fu in quel periodo che cadde sulla Terra: la colpa  come al solito, fu di Giove, non la divinità – anche se qualche antico greco potrebbe sentirsi di attribuire a lui la causa – ma il pianeta. Con i suoi passaggi orbitali causava una leggerissima spinta ai pianeti interni e, spingi oggi e spingi domani, alla fine destabilizzò l’orbita di Theia  abbastanza da farla uscire dal punto lagrangiano e farla cadere sulla Terra. L’impatto fu devastante: il nucleo terrestre che aveva iniziato a differenziarsi durante la catastrofe del ferro, si arricchì ulteriormente del nucleo probabilmente già differenziato di Theia, formando un nucleo ferroso molto più grande ed esteso degli altri pianeti interni del sistema solare. Un nucleo così grande era capace di sprigionare un intenso campo magnetico in grado di contrastare efficacemente l’azione ionizzante e dispersiva del vento solare, ma sarebbe stato anche determinante per lo sviluppo di forme di vita superiori sulla Terra.
Circa il 2% della crosta dei due pianeti fu proiettata in  orbita e finì per formare un anello di particelle incandescenti. Adesso la Terra poteva anche lei vantare il suo anello a 20.000 – 25.000 chilometri di quota, mentre la durata del giorno passò da 8 a 5 ore e anche la seconda atmosfera appena formata (qui una simulazione) andò perduta.
Lo spettacolo degli anelli non durò a lungo: nei primi 100 anni i frammenti di crosta terrestre proiettati in orbita cominciarono a coagularsi tra loro dando origine alla Luna.Il neonato satellite generava forze di marea sulla crosta ancora fusa (1.600° centigradi) 3.400 volte più forti di quelle attuali arrivando anche a deformare la struttura interna della Terra, ma stabilizzando l’asse di rotazione di questa nei pressi dei valori odierni e rallentandone notevolmente la rotazione, un po’ come un pattinatore che piroetta allarga le braccia per fermarsi.
Anche il gigantesco nucleo fece la sua parte generando a sua volta tensioni nella parte superiore del mantello abbastanza forti da impedire la formazione di un’unica crosta solida: è l’inizio della formazione delle zolle continentali.

Le comete

Una giornata al mare nell’Adeano

Il sistema solare allora era un posto piuttosto affollato: asteroidi e comete orbitavano intorno alla nuova stella e precipitavano spesso sui pianeti più grandi appena formati. Fu così che si formò la 3a atmosfera della Terra.
La composizione chimica delle comete è nota: ghiaccio d’acqua, metano, ammoniaca e altri idrocarburi: nella sua opera di spazzino la neonata Terra si arricchì di altra materia e di acqua, la quale raffreddò la superficie fino a creare definitivamente una crosta solida e i primi oceani che, sotto l’azione dell’attrazione lunare, contribuirono ulteriormente a rallentare la rotazione terrestre finendo per portare la durata del giorno a 22 ore.
Questi impatti   cometari quindi, oltre che a creare gli oceani, portarono sulla Terra gli elementi che avrebbero prodotto una nuova atmosfera, molto più ricca e densa: metano, ammoniaca e diossido di carbonio, e forse… la Vita. A  quel tempo l’ossigeno molecolare (O2) era rarissimo: le molecole di ossigeno appena erano disponibili si legavano chimicamente con i minerali della crosta e con quelli disciolti negli oceani, che a quel tempo, per la presenza di questi, avevano una bella colorazione verde; dimenticavo: a quel tempo l’aria non era blu come oggi per colpa dell’ossigeno: era rosa per colpa del metano, che con l’azoto era il gas più importante dell’atmosfera.

La rivoluzione fotosintetica

Sviluppo della concentrazione dell’ossigeno atmosferico

Fu con lo sviluppo delle prime forme di vita unicellulari, i cianobatteri, che la composizione dell’atmosfera cambiò radicalmente per la quarta volta, avvicinandosi alla composizione attuale: queste forme di vita, avevano letteralmente ricoperto gli oceani ed emettevano una grandissima quantità di ossigeno molecolare nell’atmosfera; finché ci furono minerali (come ad esempio le rocce ricche di ferro) disponibili per l’ossidazione, i livelli dell’O2 nell’atmosfera rimasero bassi, dopo incominciarono a salire rapidamente sostituendosi al metano. Questa è la 4a atmosfera della Terra. Una premessa: a quel tempo il Sole era circa il 20% più piccolo di oggi e l’energia solare da sola non bastava a mantenere l’acqua allo stato  liquido: il metano, che è un gas serra 23 volte più efficace dell’anidride carbonica, suppliva alla mancanza di energia con un poderoso effetto serra, che però venne a mancare quando fu sostituito dall’ossigeno.
Questo provocò il rapido congelamento degli oceani fino all’equatore trasformando un pianeta ricco di vita, una vita che ne aveva ristrutturato pesantemente la composizione chimica superficiale e atmosferica,  in una enorme palla di neve di quasi 13.000 chilometri di diametro.

 

Le origini della Vita (seconda parte)

La «panspermia» è una teoria riguardante l’evoluzione e l’origine della vita sulla Terra alla luce delle attuali scoperte scientifiche di cui disponiamo.
Essa sostiene che la vita sulla Terra proviene dallo spazio, e che solo l’evoluzione della vita a forme più elevate possa essere stata autoctona.

Al contrario di si potrebbe supporre, la panspermia non è una teoria del tutto nuova, il primo a parlarne fu il filosofo greco Anassagora, che a sua volta influenzò il pensiero di Socrate. Tuttavia, il pensiero aristotelico della generazione spontanea fu scelto dalla scienza per più di 2000 anni. Poi nel 1864 il chimico francese Louis Pasteur dimostrò coi suoi esperimenti l’infondatezza di questa teoria smentendo l’ipotesi della generazione spontanea. Nel 1870 il fisico inglese Lord Kelvin e il fisico tedesco Hermann von Helmholtz incoraggiati dagli studi di Pasteur ipotizzarono che la vita potrebbe essere arrivata dallo spazio, ma fu nel primo decennio del 1900, che il chimico e premio Nobel svedese Svante Arrhenius teorizzò che spore batteriche provenienti dallo spazio possono essere stati i semi della vita sulla Terra.
Nel 1920, il biochimico russo Aleksandr Oparin e indipendentemente il genetista inglese Haldane, riproposero la dottrina della generazione spontanea in una forma più sofisticata. Nella nuova versione, a sostegno di questa teoria, nel 1953, i chimici americani Stanley Miller e Harold Urey dimostrarono che alcuni amminoacidi possono formarsi chimicamente da una miscela di ammoniaca e metano sotto l’azione energetica di radiazioni. Questo esperimento è ormai famoso, e la teoria di Oparin-Haldane prevale ancora oggi.
A partire dagli anni 1970, gli astronomi britannici Fred Hoyle e Chandra Wickramasinghe riaccesero l’interesse nella panspermia. Essi proposero che le comete, che sono in gran parte fatti di ghiaccio d’acqua, veicolino la vita batterica attraverso le stelle proteggendola dai danni della radiazione interstellare con il loro ambiente.
È dimostrato infatti da campagne di osservazione eseguite principalmente con i radiotelescopi che la polvere interstellare contiene composti organici  e ormai è universalmente accettato che lo spazio contenga gli “ingredienti” della vita.
Questo sviluppo potrebbe essere il primo indizio di un cambiamento di paradigma enorme. Ma la scienza tradizionale non ha ancora accettato gli assunti della panspermia moderna, nonostante che molti membri della comunità scientifica internazionale ne condividano le idee.
Hoyle e Wickramasinghe inoltre estesero il concetto di panspermia per farle includere una nuova comprensione dei meccanismi dell’evoluzione. Pur accettando il fatto che la vita sulla Terra si è evoluta nel corso di circa quattro miliardi di anni, che l’evoluzione non può essere spiegata solo con mutazioni casuali e la ricombinazione tra i geni per gli organismi unicellulari, anche se essi si svolgono in un ampio arco di tempo: quindi anche i programmi genetici devono venire da qualche parte oltre la Terra. Questa loro teoria estesa è chiamata «panspermia forte».

Nel frattempo, su una pista diversa, nei primi anni 1970, il chimico e inventore britannico James Lovelock ha proposto la teoria che la vita stessa controlli l’ambiente per renderlo adatto a sè stessa. La teoria, chiamata Gaia, è diventata oggetto di un piccolo ma crescente culto. Tuttavia, vista da una prospettiva darwiniana, la teoria di Gaia sembra assumere le caratteristiche di una vera teologia. È difficile immaginare come i processi proposti da Gaia che richiedono milioni di anni possano essere scoperti per tentativi ed errori. In risposta a tali critiche, Lovelock stesso ha proposto una versione meno audace di Gaia.La nuova proposta è che i processi di Gaia non sono esclusivi allaTerra, ma questi preesistono e sono universali in quanto la vita dallo spazio porta con sé i processi di Gaia. In questo modo i meccanismi di Gaia che sono necessari per lo sviluppo di forme superiori di vita possono realizzarsi su qualsiasi pianeta.
Questa nuova teoria della panspermia ampliata si chiama «Ascendenza Cosmica» e questo nuovo modo di pensare l’evoluzione e l’origine della vita sulla Terra è profondamente diverso dal paradigma scientifico dominante.
Non sono le risposte che riesce a dare la nuova teoria a scatenare il dibattito filosofico, ma le sue nuove domande:
l’Ascendenza Cosmica implica quindi che la vita non può che discendere da antenati evoluti almeno come sé stessa, e quindi che in passato non ci possa essere stata l’origine della vita dalla materia non vivente. Senza quindi cercare un intervento soprannaturale, dunque, possiamo concludere che la vita debba essere sempre esistita, quantomeno in potenza.
A tale domanda la risposta arriva dai postulati del principio antropico che afferma se una o più delle costanti fisiche fondamentali avessero avuto un valore differente alla nascita dell’universo, allora non si sarebbero formate le stelle, né le galassie, né i pianeti e la vita come la conosciamo non sarebbe potuta esistere.
Anche se queste conclusioni attraversano i confini tra scienza, filosofia e religione, l’unica misura della giustezza di una teoria scientifica è data unicamente dalle osservazioni (metodo scientifico).
Sono molte le osservazioni osservazioni scientifiche a sostegno della teoria della panspermia, fino a ipotizzare che la versione conosciuta come Ascendenza Cosmica  non sia solo un interessante esercizio puramente accademico ma che possa essere almeno l’embrione di un nuovo modo di pensare l’Universo e il ruolo che ricopriamo in questo.
Farò altri articoli per illustrare queste osservazioni, intanto vi lascio con una lista di nomi di alcuni scienziati che appoggiano l’ipotesi della panspermia e vi chiedo di scrivere il Vostro punto di vista in proposito.

Le origini della Vita (prima parte)

«Da questo spirito poi, che è detto vita dell’universo, intendo nella mia filosofia provenire la vita et l’anima a ciascuna cosa che have anima et vita, la qual però intendo essere immortale; come anco alli corpi. Quanto alla loro substantia, tutti sono immortali, non essendo altro morte».
Giordano Bruno

200px-Giordano_Bruno_Campo_dei_Fiori[1]
Giordano Bruno a
Campo de’ Fiori (Roma)
Nei giorni scorsi Stephen Hawking ha fatto un’affermazione che per gli scienziati è abbastanza scontata, basta leggersi qualsiasi intervista o lavoro sull’argomento “forme di vita extraterrestri” prodotto dalla comunità scientifica per scoprire le stesse cose. Hawking ha solo presentato una serie di documentari per Discovery Channel che subito i media, profani, di tutto il mondo hanno gridato al pericolo extraterrestre.
Ma cosa ha detto mai Hawking?
Hawking ha cercato solo di spiegare che in universo composto da miliardi di galassie ognuna di esse con centinaia di milioni di stelle è assai improbabile che la vita (per Grazia Divina) si sia sviluppata soltanto qui sulla Terra, è quello che dai tempi di Giordano Bruno la Scienza cerca di dire e che alle persone di buon senso questa affermazione appare ovvia, anch’io ho trattato quest’argomento agli albori  di questo Blog con una serie di articoli (Dove sono l’omini verdi(prima parte)(seconda parte)(terza parte) ).
Poi Hawking ha affermato che molte di queste altre forme di vita potranno essere soltanto degli organismi semplici, anche per la Terra è stato così per gran parte della sua esistenza (da 3,8 miliardi di anni fa fino a 600 milioni di anni fa, Precambriano). Le relativamente poche forme di vita intelligente, potrebbero costituire una potenziale minaccia per il genere umano come lo è stato nella storia del genere Umano ogni volta che civiltà più evolute tecnologicamente si sono incontrate con quelle meno progredite, per questo bastano e avanzano gli esempi storici dell’avanzata europea nel mondo: gli spagnoli in Sud America, gli inglesi in Asia e Nord America, etc.
Un’altro pericolo reale è che queste altre forme di vita possono essere portatori di letali malattie come lo è stata per noi la peste nel XIV secolo o il virus Ebola (nel libro “La guerra dei mondi” di Herbert George Wells i marziani devastano le città terrestri ma muoiono tutti a causa delle malattie di cui noi però possediamo gli anticorpi), ma lo stesso può valere per l’inverso.
Più o meno le stesse cose le affermava anche Carl Sagan ad esempio, anche se per Sagan il contatto con altre civiltà sarebbe potuto esserci solo per via radio, viste le distanze siderali che ci separerebbero dalle altre civiltà, praticamente insormontabili per la fisica come la conosciamo, ma efficaci, come ho anch’io illustrato nei miei suddetti precedenti articoli, di gettare nel panico le nostre convinzioni basate sull’unicità dell’Uomo nell’Universo e di sconvolgere la nostra civiltà.

449366main_spitzer-20061010-226[1]
Rappresentazione artistica
della fascia degli asteroidi
Cortesia NASA

Ora, è notizia di queste ore, che una ricerca guidata dall’astronomo Andrew Rivkin della Johns Hopkins University durata sei anni, abbia portato alla scoperta di acqua e composti organici a base carbonio sull’asteroide 24 Themis, che orbita nella fascia principale di asteroidi  a 479 milioni di chilometri dal Sole, L’eccezionalità della scoperta è che a quella distanza si riteneva improbabile che l’acqua si potesse essere conservata per 4,6 miliardi di anni, dalla nascita del Sistema Solare, ma il bello della Scienza è quello di dubitare sempre sui dogmi e di rimettersi continuamente in gioco e così che è stata fatta la scoperta.
La scoperta di acqua nel nostro sistema solare non è propriamente una novità, sappiamo che essa esiste sulle lune dei pianeti esterni, nelle comete e recentemente è stata scoperta anche sulla Luna. Sappiamo anche di composti organici a base carbonio scoperti nelle comete (sonda Giottocometa di Halley, 1986) e nell’Universo grazie ai radiotelescopi.
Quello che sta a significare la scoperta è che essa è un’altro importante punto a favore all’ipotesi che la vita, o comunque i suoi mattoni fondamentali possono essere nati al di fuori ,e comunque non necessariamente, sulla Terra.
Questa è la teoria della Panspermia.
Ora se credete che l’Universo sia nato il 23 ottobre del 4004 a.C. verso mezzogiorno, ossia siete dei Creazionisti, vi conviene fermarvi qui e non andare oltre, perché l’argomento di cui parlerò nella second

a parte potreste giudicarlo blasfemo.

(continua)

Vulcani protagonisti della Storia

In questi giorni tutti parlano della poderosa eruzione del vulcano islandese Eyjafjallajökull (per  chi non conosce l’islandese si pronuncia ay-yah-fyah’-plah-yer-kuh-duhl) e delle conseguenze economiche legate allo stop dei voli sui cieli d’Europa conseguenti alla nube di cenere e zolfo emessi; pochi sanno invece di quanto possano essere importanti le conseguenze geopolitiche di un’eruzione vulcanica.

445428main_volcano20100418-525[2]
A sinistra l’immagine  del Vulcano Eyjafjallajökull ripreso
in luce visibile e a destra nell’infrarosso il 17 aprile 2010
dallo strumento Hiperion a bordo del NASA Earth Observing-1
Crediti: NASA/JPL/EO-1 missione EO-1/GSGC/Ashley Davis

Per otto mesi il gruppo vulcanico Laki situato nel sud dell’Islanda eruttò lava e gas velenosi dall’8 giugno 1783 al febbraio 1784, devastando l’agricoltura dell’isola e la sua economia. Si stima che circa un quarto della  popolazione sia morta per l’ondata di carestia susseguente.

Allora, come oggi, gli effetti dell’eruzione più importanti furono quelli su vasta scala. In Norvegia, Paesi Bassi, le Isole Britanniche, Francia, Germania, Italia, Spagna, in Nord America finanche in Egitto, l’eruzione del Laki ebbe le sue conseguenze, come la nebbia di polvere e particelle di zolfo rilasciate dal vulcano su gran parte dell’emisfero settentrionale.
Le navi rimasero ormeggiate nei porti per molti giorni a causa dei banchi di nebbia. Le colture agricole furono colpite dalle conseguenze del fall-out dell’eruzione continua che coincise (o ne fu l’effetto) con un’estate insolitamente calda. Un pastore, il reverendo Sir John Cullum, scrisse alla Royal Society che le coltivazioni di orzo «sono diventate marrone e appassite … così come le foglie di avena, la segale ha l’aspetto di essere ammuffita».
Il naturalista britannico Gilbert White descrisse nella sua Storia Naturale di Selborne l’estate come «incredibile e portentosa… la foschia peculiare, o nebbia fumosa, che ha prevalso per molte settimane in questa isola, e in ogni parte d’Europa, e anche oltre i suoi limiti, è stato un aspetto più straordinario, a differenza di qualsiasi cosa conosciuta a memoria d’uomo.
Il sole, a mezzogiorno sembra vuoto come una luna offuscata e getta una luce color ruggine ferruginosa a terra… ma è particolarmente lurido e color sangue al sorgere e tramontare. Allo stesso tempo il calore è così intenso che la carne da macello non può essere mangiata il giorno dopo che è stata uccisa e le mosche sciamano così nei vicoli e le siepi che rendono i cavalli frenetici… la gente di campagna ha cominciato a guardare con un timore superstizioso al rosso, lurido aspetto del sole».
Sembra quasi che il curato White descriva l’Inferno o perlomeno uno degli incubi peggiori.
Dall’altra parte dell’Atlantico, Benjamin Franklin scrisse di «una nebbia costante per tutta l’Europa, e gran parte del Nord America».
In contrapposizione all’estate particolarmente torrida, l’inverno successivo fu insolitamente duro, con conseguente allagamento primaverile mietendo ancora più vite. In America, il Mississippi congelò a New Orleans.
Si suppone che l’eruzione abbia interrotto il ciclo dei monsoni asiatici, provocando un’ondata di carestia in Egitto. Alcuni storici ambientali hanno inoltre sottolineato come le disfunzioni nelle economie del Nord Europa, come la povertà alimentare sia stata un fattore importante nella Rivoluzione Francese del 1789.
Quindi non è solo il blocco dei voli in Europa a preoccuparmi, ma le conseguenze climatiche che si vedranno a partire nei prossimi mesi e ribadisco ancora una volta di più, come già accennai nell’altro mio articolo Meteorologia e riscaldamento globale, che l’idea del premio Nobel Crutzen di inondare la stratosfera con lo zolfo, che pare il vulcano abbia esaudito, sia stupida, appunto per le capacità chimiche che ha lo zolfo nell’intaccare la fascia di ozono del pianeta che per le piogge acide che potrebbero devastare  l’economia agricola di un intero continente.

Il Buco della Serratura del cielo

La passione per l’astronomia ha da sempre guidato la mia vita e il mio pensiero, sono da sempre affascinato dai misteri del cosmo che non posso esularmi dal raccontarli: per me sono come dei vecchi e muti amici che mi accompagnano e rendono meno sola la mia umile esistenza di semplice mortale.
 
keyhole_noao_big[1]
Carena Nebula [1]

Uno degli oggetti più affascinanti del cielo è senza dubbio la Nebulosa Carena anche conosciuta come NGC 3372 o C 92 a seconda del nome del catalogo in cui è stata registrata  che contiene un’altra nebulosa altrettanto famosa: la Nebulosa Keyhole (Buco della serratura), e una delle stelle più rare della nostra galassia: Eta Carinae, una delle poche ipergiganti ancora esistenti, una stella 5 milioni di volte più luminosa del Sole e il cui raggio è 80 volte più grande (quasi quanto l’orbita di Mercurio), che pesa circa 150 volte più della nostra stella e.. che da qui a qualche migliaio di anni (in realtà forse è già accaduto ma ancora non lo sappiamo) esploderà in una supernova,  forse addirittura in una ipernova, ad appena 7.500 anni luce di distanza: in scala cosmica è come avere una bomba atomica innescata dietro casa.

Supernova_animated[1]
Animazione di una
supernova [2]
Quando tutto questo accadrà Eta Carinae sarà visibile a occhio nudo anche in pieno giorno, raggiungendo una magnitudine visuale di -7,5! Venere, che dopo la Luna e il Sole è l’oggetto più luminoso del nostro cielo, raggiunge solo una magnitudine di -4,4 al massimo dello splendore.
Questa mirabile stella fu studiata per la prima volta da Edmond Halley (lo scopritore dell’orbita dell’omonima cometa) dall’isola di Sant’Elena (la stessa di Napoleone) nel 1677 che la descrisse come una stella di magnitudine 4,  in seguito la sua luminosità parve aumentare per poi ridiscendere e successivamente risalire, tanto che nel 1843 raggiunse la magnitudine apparente di -0,8 rivaleggiando addirittura con Sirio (-1,42) e Canopo (-0,62).
Eta Carinae è una stella variabile di tipo S Doradus, un tipo di stella che a causa della sua grande massa produce tanta di quell’energia da disperdere parte della sua materia nello spazio, un po’ come l’acqua in una pentola che quando bolle  troppo, trabocca. È proprio in conseguenza a uno di questi momenti che la stella si è resa particolarmente visibile nel 1843, generando poi due bolle che hanno dato origine alla nebulosa Homunculus, preludio forse della sua morte che quando avverrà sarà indubbiamente l’esplosione più spettacolare a cui potremmo assistere da vicino.
etacar2_hst[1]
Homuncus Nebula [3]
Finger of GodAccanto alla Nebulosa Keyhole esiste un’altra particolare formazione nebulosa: il famoso “Gesto di Dio” o “Finger of God”.
Tutta quanta la Nebulosa Carena è comunque spettacolare,  una nube idrogeno di circa 260 anni luce di diametro che è sede di molti fenomeni di formazione stellare che hanno  dato origine a giovani ammassi stellari aperti, tante massicce stelle calde e blu che illuminano con la loro radiazione questa splendida porzione di cielo.
Un ricercatore allo Space Telescope Science Institute di Baltimora Max Mutchler,e Noreen Grice, presidente dello You Can Do Astronomy LLC e autore di libri tattili di astronomia, hanno creato un’immagine tattile della Nebulosa Carena che può essere apprezzata anche da coloro che non soffrono di handicap visivi.
436264main_carinabook[1]
Immagine tattile della Carena Nebula [4]
L’immagine di 28 centimetri a colori  ricavata dalle imagini del telescopio spaziale Hubble è in rilievo con linee, barre e altri segni che corrispondono agli oggetti nella nube gigante, permettendo  agli ipovedenti di sentire col tatto ciò che non possono vedere. L’immagine è altresì utile e interessante per i normovedenti perché sottolinea oggetti che normalmente sfuggono all’attenzione usando il tatto come diversa forma di interazione.
“L’immagine di Hubble della Nebulosa Carina è così bella, e illustra l’intero ciclo di vita delle stelle”, dice Mutchler, che, insieme a Grice,  ha esposto per la prima volta l’immagine tattile nel gennaio 2010, al convegno dell’American Astronomical Society a Washington (DC) “Ho pensato che le persone non vedenti avessero anch’essi il diritto di poter esplorare e imparare.”

[1] http://www.phys.ncku.edu.tw/%7Eastrolab/mirrors/apod/image/9905/keyhole_noao_big.jpg
[2] http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/5/53/Supernova_animated.gif
[3] http://www.phys.ncku.edu.tw/~astrolab/mirrors/apod_e/image/0806/etacar2_hst.jpg
[4] http://www.nasa.gov/images/content/436264main_carinabook.jpg

Il male oscuro della politica italiana

Ci sono state raccontate troppe menzogne, troppa fiducia ci è stata carpita; quello a cui assistiamo ora è il rigurgito di quelle menti che  una scellerata ideologia aveva creato, che si erano ridipinte nell'”anti” per assopirsi un attimo nell’attesa di una rivincita che è  di questi giorni, di questi anni. Ora però è giunto il momento per la Società Civile di progettare il Nuovo Rinascimento Italiano.
Ne avevo già parlato in un mio post precedente, Il patto dello Scorpione, su quali fossero le cause che, secondo me, hanno impedito all’Italia di evolversi in una nazione moderna, capace di competere con le altre moderne nazioni europee nel campo dei diritti civili e nella qualità di vita. Ma c’è un aspetto del nostro rapido declino di cui nessuno , soprattutto nell’area che si vuol definire di centrosinistra, vuol sentire parlare, chi ne parla viene tacciato di essere reazionario o peggio, fascista.
Molti intellettuali che hanno ridato vita all’estinto PCI dopo il periodo fascista, si erano formati nelle scuole di pensiero del `ventennio` e, nonostante manifestassero la loro conversione alla filosofia marxista del primo PCI, dubito che in qualche occasione la loro formazione non si sia fatta sentire, come avvenne ad esempio durante la Rivoluzione di Praga del 1956, quando alcuni esponenti di rilievo (uno) si espressero in favore della repressione sovietica dei moti rivoluzionari con i carri armati, anche se per inciso poi lo stesso ha fatto autocritica verso le  posizioni esposte allora.
Comunque, vista la naturale propensione a cambiar linea di pensiero, o casacca, dell’italico popolo a seconda dei momenti storici imperanti, personalmente sono scettico e non mi fido del ravvedimento (quantunque legittimo) a posteriori di questo: durante l’epopea fascista, finché le cose promettevano gloria e prebende (ad ex le Colonie d’Oltremare) erano tutti fascisti (tranne la solita pattuglia di malcontenti), poi tutti Partigiani, poi dal ’48 tutti repubblicani; anche in quell’occasione ci furono i soliti malcontenti, ma quelli ci sono sempre.
Con la nascita della Repubblica sembrava che tutto il caos susseguente al conflitto mondiale potesse essere risolto, Il boom economico, grandi opere infrastrutturali portarono la scolarizzazione e un certo benessere  più o meno a tutti, mentre un’immane fiume di denaro proveniente dagli Stati Uniti attraverso il Piano Marchall aiutò la ripresa economica del Paese facendo pensare che il periodo oscuro della dittatura fosse definitavamente terminato.
L’Italia, culla di alcune delle più grandi rivoluzioni sociali del mondo, come il Rinascimento, ma anche di feroci dittature come il Fascismo, viveva gli anni della ricostruzione economica con una grande anomalia al suo interno: quello che era il più grande partito di fede marxista di tutta l’area del blocco occidentale, il PCI, forte almeno di un terzo dei consensi dell’intera popolazione, rischiando di far cadere il paese nell’area di influenza del patto di Varsavia. Per questo motivo era importante per la coalizione occidentale che aveva aiutato l’Italia a combattere il nazifascismo, che un partito che si richiamasse all’ideologia socioeconomica opposta e numericamente importante non andasse al governo del paese, e nemmeno che gli fosse consentito di entrare in una coalizione di governo, per questo il Compromesso Storico che si riprometteva di allargare il governo a questa forza fu fatto saltare col rapimento e l’uccisione di Aldo Moro. In quel periodo il PCI raccoglieva consenso nell’area più povera e sfruttata della società, ovvero dal mondo operaio e contadino nel quale era nato e che segretari di partito come Enrico Berlinguer avevano sempre bene a mente, il quale per discostarsi dal sottobosco di intrecci oscuri che gravitavano attorno al principale partito di governo, la DC, pose al centro della sua azione politica la questione morale del partito, questo anche per tentare di ricucire lo strappo del 1948 di quando Papa Pio XII scomunicò i comunisti italiani.
Alla scomparsa nel 1984 di Berlinguer la questione morale e il mondo operaio persero di importanza nella visione del nuovo PCI, il craxismo fece la sua comparsa sulla scena politica italiana,  permettendo così al sottobosco di interessi ai confini della legalità che prima era secondario nella vita politica, di diventare sempre più forza trainante della politica italiana, culminata nel rampantismo e nella Milano da bere, dove la politica e l’imprenditoria si incominciarono a farla nei salotti e nei night club dove un bottiglia di champagne costava quanto uno stipendio mensile di un operaio non specializzato. Erano gli anni che videro salire il debito pubblico italiano da un rapporto DP/PIL del 58% nel 1980 al 117,4% nel 1993 (secondo un’analisi econometrica del debito pubblico in Italia dal 1980 al 1998 firmata dal Prof. Luca Matteo Stanca nel 2002) ovvero da 224.000 miliardi nel ’80 a 1.813.000 miliardi allo fine dell’anno 1993, l’anno dello scoppio di Tangentopoli.
Ma torniamo ai Figli della Lupa che si erano in qualche modo, convintamente o meno non ha poi importanza, riciclati nel vecchio PCI: fino a che esisteva l’esigenza di affrancarsi dal ruolo di eterno oppositore, il partito si identificava nella base sociale per ottenere la sua legittimazione e poneva al centro del dibattito politico la questione morale. Il ruolo di questi personaggi, che avevano creato una corrente interna al PCI, l’area migliorista, restava in secondo piano, ma come la linea politica di Berlinguer venne meno alla sua morte, ecco che questi, che spesso erano entrati in contrasto con la guida dello storico segretario, stabilirono contatti con l’area socialista ormai craxiana, venendo poi coinvolti anche nelle successive inchieste culminate con Tangentopoli. Nel frattempo con il crollo dell’impero sovietico e del sogno comunista, il PCI cambiò nome in PDS con la svolta della Bolognina, sancendo di fatto l’abbandono degli interessi della classe operaia tra i suoi obbiettivi primari, dando così campo libero all’affermazione di una nuova organizzazione politica che fece man bassa di voti nel ceto operaio: la Lega Nord.
Dopo lo scoppio dello scandalo di Tangentopoli, la gran parte della corrente migliorista, soprattutto nell’area lombarda, espresse forti perplessità alla scelta del segretario Occhetto di dare l’appoggio del PDS alle azioni della magistratura, da loro definite come eccessivamente “giustizialiste”.
Gli esponenti milanesi del PDS che furono oggetto di indagine da parte dal pool di Mani Pulite, da molto tempo vicini ai vertici del PSI milanese provenivano quasi tutti da questa corrente: Giulio Caporali (consigliere d’amministrazione delle Ferrovie dello Stato), Roberto Cappellini (segretario del PDS milanese), Luigi Carnevale (presidente della Metropolitana Milanese), Gianni Cervetti (deputato PDS), Massimo Ferlini (poi membro di Comunione e Liberazione e successivamente esponente di Forza Italia), Lodovico Festa (negli anni ’80 direttore del giornale di area migliorista Il Moderno, finanziato da Silvio Berlusconi e Salvatore Ligresti), Barbara Pollastrini (segretaria provinciale del PDS milanese, vicina ad Achille Occhetto), Renato Pollini (ex-tesoriere del PCI), Sergio Soave (Lega cooperative), Marcello Stefanini e Primo Greganti (l’indagato più famoso del PDS).
Attualmente, molti dei miglioristi fanno parte del PD, divisi tra la corrente di Piero Fassino (già segretario dei DS, e quella “Liberal” (erede principale della tradizione migliorista), guidata da Enrico Morando.
Il Riformista, diretto da Antonio Polito fino alla sua elezione in Parlamento nelle file della Margherita il 13 aprile 2006, è il giornale considerato più vicino a quest’area, oltre che al presidente DS Massimo D’Alema; vi collabora fra l’altro Emanuele Macaluso.
Altri personaggi nati nell’area migliorista del PCI, spiccano i nomi di Massimo Ferlini, Lodovico Festa e Sandro Bondi, che hanno aderito o sono vicini a Forza Italia di Silvio Berlusconi.

Principali esponenti (fonte Wikipedia)

Mario Alicata
Giorgio Amendola
Paolo Bufalini
Gianfranco Borghini
Gianni Cervetti
Gerardo Chiaromonte
Napoleone Colajanni
Guido Fanti
Nilde Iotti
Luciano Lama
Emanuele Macaluso
Giorgio Napolitano
Edoardo Perna
Giovanni Pellegrino
Giovanni Pellicani
Michelangelo Russo
Antonello Trombadori
Lanfranco Turci

Quindi è proprio nell’ambiente migliorista, in questa corrente di vecchi (anagraficamente parlando) che si è maturata la rottura con lo schema della “questione morale” che invece fino ad allora ne era stato vanto, permettendo la copertura, se non in alcuni casi addirittura di corresponsabilità negli atteggiamenti impropri che nel craxismo erano sorti e che col susseguente berlusconismo sono poi addirittura diventati sistema. Come non dimenticare le alquanto singolari pagine pubblicitarie sul giornale di riferimento della corrente (Il Moderno, 500 copie) di Berlusconi e le sperticate lodi su di esso apparse, la legittimazione alla candidatura nel 1994 di Berlusconi quando mancarono di partecipare alla Giunta per le Elezioni (fonti: Wikipedia e la Stampa) quasi tutti gli esponenti di area del centrosinistra creando così il precedente che ne ha poi garantito l’eleggibilità alle successive elezioni, tutte le leggi e leggine che durante la XIII Legislatura dal 1996 al 2001 hanno comunque favorito la Fininvest e la sua proprietà, la mancata risoluzione del conflitto di interessi (bastava che fosse applicata la legge n. 361 del 1957), l’ostinazione di non voler risolvere i problemi reali del paese in tema di salari e di occupazione, anzi, proponendo e di fatto imponendo anche attraverso l’inazione, il concetto della moderazione salariale che ha progressivamente eroso il potere d’acquisto della classe operaia innescando cosi un meccanismo perverso che, riducendo i consumi interni, ha impoverito l’intero paese con Amato, Ciampi e Prodi, personaggi che provenienti comunque da un area politica contigua o vicina all’area migliorista sono poi confluiti nell’attuale PD, erede diretta di quell’area della destra del PCI e con una visione statalista più vicina ad una destra del ventennio che al socialismo liberale di cui discuteva Berlinguer nella sua corrispondenza con il Vescovo Luigi Bettazzi.