A spasso nel cielo

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Ed eccoci qua con uno dei primi appuntamenti più visibili di quest’anno. Per tutto il mese di febbraio infatti saranno visibili nel cielo subito prima dell’alba tutti e cinque pianeti noti fin dall’antichità: Mercurio e Venere, i due pianeti più vicini al Sole di noi, e Saturno, Marte e Giove in ordine di distanza apparente dal Sole sul piano dell’eclittica; come è evidente dalla foto qui sopra. Qui in effetti Mercurio sta sorgendo dietro ai cipressi (qui siamo in Toscana, il cipresso è un po’ l’albero tipico di questa regione) poco sotto la Luna e non è ancora visibile, mentre Venere – che è appena sorto – fa capolino proprio nel momento dello scatto.
Questa immagine è in realtà un mosaico ben sette fotogrammi (su otto) uniti in un unico puzzle; non è stato facile unire così tante immagini in una ma con un po’ di pazienza e un potente software libero (HUGIN) sono riuscito ad unirli là dove software ben più blasonati avevano miseramente fallito.

E ora vi offro un’altra immagine da me ripresa sempre il 6 mattina inseme a tanto freddo (-2° C.):

Mercury, Venus and Moon in Tuscany

Qui invece è visibile la bella congiunzione Luna – Venere – Mercurio, dove il Pianeta Messaggero degli Dei è appena spuntato sopra i tipici cipressi toscani e disegna un magnifico triangolo con gli altri due corpi celesti.

Spesso la gente crede che la scienza, e l’astrofisica in questo caso, uccide la poesia del mistero del Creato; a me invece sapere dare un nome a quei puntini sospesi nel cielo, saper distinguere i diversi pianeti, alcune (non tutte) costellazioni, dare un nome a qualche stella e sapere cosa le fa brillare così tanto da anni luce di distanza tanto da permettermi di scorgerle ad occhio nudo o in qualche foto, mi emoziona allo stesso modo, e probabilmente,  ancor di più.

Cieli sereni.

Un effimero triangolo nel cielo

Conjunctions on lake

Luna, Venere e Giove che si riflettono suggestivamente sulla superficie di un laghetto artificiale. Credit: Il Poliedrico

Il 20 giugno scorso il cielo dopo il tramonto si presentava così. All’inizio non molto basso durante il lungo crepuscolo estivo (il giorno dopo sarebbe stato il solstizio d’estate),  poi pian piano il celebre terzetto Luna, Venere e Giove (in ordine di luminosità decrescente) si sarebbe specchiato sul laghetto artificiale pronto per essere immortalato. 
Intanto verso sud-ovest  un temporale illuminava la sommità delle nubi all’orizzonte (visibile nella prossima panoramica sulla sinistra)  e un concerto di ranocchie animavano la bucolica serata.
Una splendida serata!

Reflections

La panoramica della congiunzione. Sulla sinistra sono visibili i bagliori del temporale (qui sotto il particolare) e al centro sotto la congiunzione astrale il chiarore del crepuscolo. Credit: Il Poliedrico

Fireflies

Il temporale all’orizzonte contornato da lucciole! Credit: Il Poliedrico

Audio Player

Pensieri sul cielo di quasi estate

IMG_9708a

La costellazione del Cigno e l’area di ricerca del telescopio orbitale Kepler. Credit: Il Poliedrico

In queste calde sere il cielo è dominato dalla costellazione del Cigno e da Vega (α Lirae), la quinta stella più luminosa del nostro cielo. Questa qui sopra l’ho fotografata giusto iersera dal mio studiolo.
Vedete quel quadratone tra Vega e il Cigno? Sono i centoquindici gradi quadrati in cui ha scrutato l’osservatorio spaziale dedicato alla ricerca di altri mondi Kepler. Non lasciatevi trarre in inganno dalle dimensioni in foto; in realtà è grande più o meno quanto il dorso della vostra mano vista a braccio teso contro il cielo (se poi avete delle mani particolarmente grandi sarà sicuramente meno).
In questa modesta porzione di cielo  non lontana dal piano galattico ma relativamente sgombra da nubi molecolari Kepler ha identificato 1  oltre mille pianeti di cui è stata poi confermata l’esistenza con altri metodi.

Di questi mille pianeti alcuni appaiono decisamente inospitali, almeno per il metro terrestre. Altri sono ben più promettenti, mentre alcuni mostrano un indice ESI [cite]http://goo.gl/kgCavI[/cite] decisamente simile alla Terra. Ancora non sappiamo se questi strani e nuovi mondi ospitino altre forme di vita e civiltà [cite]http://goo.gl/F6Kutc[/cite], ma comunque possiamo ragionevolmente crederlo almeno per qualcuno di essi.  
Se poi pensiamo che l’area osservata da Kepler copre appena lo 0,28% della volta celeste, provate a immaginare quanti altri mondi , e che magari ospitano pure altre forme di vita, ci possono essere solo nella nostra galassia 2!


Note:

 

Fotografare il cielo: l’astroinseguitore (2a parte)

Prosegue il ciclo dedicato allo studio della tecnologia degli astroinseguitori speriando che possa in futuro suscitare interesse anche presso la Comunità degli autocostruttori italiani.
La fonte principale di questa puntata è ripresa dalla pagina inglese di Wikipedia.

 

I vari schemi apparsi su Sky & Telescope nel 1988

Fig. 1
I vari schemi apparsi su Sky & Telescope nel 1988

Lo scopo di un astroinseguitore è quello di muovere una macchina fotografica con la stessa velocità con cui si muove la volta celeste senza per questo usare, o comprare,  una costosa montatura equatoriale. I motivi di questa scelta possono essere i più disparati: si può immaginare che tra i più comuni vi siano l’ingombro, la facilità di stazionamento, il costo, etc.
L’unica cosa da tenere sempre ben presente è che anche un astroinseguitore richiede il puntamento preciso del suo asse verso il Polo Nord Celeste esattamente come una qualsiasi altra montatura equatoriale da telescopi. 
Non starò a ripetere la storia di questo strumento, per cui come ho promesso, adesso un po’ di teoria. 

 

Scotch_mount

Fig. 2

Qui è rappresentato lo schema più semplice, detto a braccio singolo e vite senza fine verticale, o tangente all’asse di rotazione sul cardine. Il problema è che questo schema introduce degli errori nella velocità angolare tanto più ci si discosta lungo la tangente teorica dalla circonferenza immaginaria del cerchio di raggio Rtan.
La precisione di inseguimento non supera i 5 – 10 minuti a basse focali (< 50 mm), il che non lo rende affatto adatto per pose a lunga esposizione e grandi obiettivi.

Isoscele-mount

Fig. 3

Una parziale soluzione è questa con la vite senza fine montata di sghembo, seguendo una linea secante tra i due vertici della vite e il cerchio immaginario Riso. in questo modo la deviazione tra la velocità angolare dello strumento e la velocità siderale sarà molto ridotta rispetto al primo schema, ma non nulla. La massima deviazione si avrà attorno alla metà corsa della vite per poi di nuovo ridursi verso la fine. Con questa configurazione si possono raggiungere fino a circa 20 minuti di esposizione sempre con basse focali.

Curved_rod_mount

Fig. 4

Come si sarà intuito, la soluzione migliore per uno schema a singolo braccio è quello di curvare la vite secondo una circonferenza di raggio Rarc. In questo modo ogni errore introdotto dalla linearità della vite dei modelli precedenti decade[cite]http://www.garyseronik.com/?q=node/52[/cite].
Con un’accurata sincronia col moto celeste, questa configurazione può virtualmente estendere all’infinito il tempo di esposizione; in pratica, errori nella creazione dell’asta curva e nella velocità dell’asta possono vanificare la bontà di questa soluzione.

Double-arm-mount

Fig. 5

Una novità introdotta nel 1988 da Dave Trott e pubblicata su Sky & Telescope fu la soluzione a doppio braccio, che a fronte di una maggiore complessità di progettazione e realizzazione rispetto ai modelli precedenti qui sopra illustrati, la precisione nell’inseguimento è molte volte superiore, permettendo di ottenere addirittura tempi di esposizione di oltre un’ora.  In sostanza un secondo braccio mobile semplicemente appoggiato al primo consente quel grado di libertà necessario per trasformare il movimento lineare della vite senza fine in movimento circolare su cui appoggia la fotocamera. 

Era quel salto qualitativo che gli astrofili che non potevano permettersi una vera montatura equatoriale da tanto attendevano; a quei tempi non erano disponibili reflex a CCD così economiche come oggi e per il profondo cielo si usavano ancora pellicole ed acidi. Era frustrante scoprire che il lavoro di una notte era stato inutile.

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Questa tabella mostra l’errore di inseguimento in secondi d’arco calcolata per gli schemi proposti dalla rivista Sky & Telescope nel 1988 e visibili qui all’inizio dell’articolo (Fig. 1).
Il quarto schema  a doppio braccio consente, in via del tutto teorica s’intende, di arrivare fino a 75 minuti di esposizione senza che l’errore apparente superi il secondo d’arco.  Per questo infatti è l’approccio più studiato oltre a quello del braccio singolo e vite curva (Fig. 4), costruttivamente più semplice.

Fig. 5a
RISO.II = distanza tra il fulcro del braccio pilota (rosso) e la vite motrice (giallo) lungo la base portante (grigio).
B = distanza tra punto di contatto del braccio pilota con il braccio della fotocamera (blu) e il suo fulcro.
C = distanza tra i fulcri dei due bracci lungo la base portante.

Osserviamo ora in dettaglio la figura 5a che rappresenta uno schema a doppio braccio di tipo 4, il più interessante. In questo schema il braccio pilota nella configurazione a isoscele aziona un secondo braccio su cui è montata la fotocamera. Esperimenti degli astrofili americani su questo schema hanno evidenziato che esistono condizioni particolari in cui l’errore di inseguimento è ridotto al minimo. Queste si ottengono quando il rapporto (che potremo chiamare β) tra la lunghezza del segmento B  e la distanza dei  fulcri rosso e verde (segmento C) è tra 2 e 2,186. L’angolo $\Phi$ attraverso cui il braccio della fotocamera si muove è dato da:
Φ=Θ+arcsinsin Θβ

Caratteristiche_filettatura

Fig. 6

La distanza invece tra il fulcro e il braccio motorizzato (rosso) RISO.II stabilisce direttamente la velocità di inseguimento del sistema tenendo conto del passo della vite motrice e la sua rotazione espressa in giri al minuto. 
In Europa, dove vale il sistema metrico decimale, il passo (fig. 6) posseduto dalle barre filettate i commercio è espresso in millimetri. Una barra comune spendibile come esempio è la M6, dove 6 sta ad indicare il suo diametro medio, che è di 6 mm e ha il passo di 1,00 mm (vedi tabella).

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I motori passo-passo per uso hobbistico sono perfetti per questo tipo di congegni. Un comune NEMA 1 [cite]http://www.circuitspecialists.com/stepper-motor[/cite] con micropassi da 0,9° 2 è l’ideale per pilotare un astroinseguitore. Si tratta di un motore passo-passo che richiede ben 400 singoli impulsi (360/0,9)  per completare un singolo giro e che quindi può garantire una precisione di movimento molto fine, fino a un quarto di secondo; molto più di quella che si potrebbe richiedere ad un progetto a così basso costo .
Tenendo conto della lunghezza del giorno siderale in minuti e decimali (23h 56m 4,1″), ossia 1436,068, la velocità dell’asta motrice in secondi (supponiamo per semplicità di calcolo di farle compiere un giro in 60 secondi) e il suo passo (in questo caso 1,00 mm), con questa equazione dovremmo ottenere il valore di RISO.II:

RISO.II=((passovite60secondi×giro)1436,0682π


RISO.II=(1,00 mm6060)1436,0682π=228,55 mm

A questo punto credo di aver detto molto sulla teoria che sta dietro a questi congegni. Adesso valuterò l’idea per la realizzazione pratica di un astroinseguitore a doppio braccio di tipo 4 come quello descritto in questo articolo. Se avete idee, suggerimenti o critiche, oppure volete dare il vostro aiuto alla realizzazione di questo progetto, vi invito ad usare la form direttamente qui sotto o a scrivere direttamente a : astroinseguitore_at_ilpoliedrico_dot_com. 

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 (continua)


Note:

Fotografare il cielo: l’astroinseguitore

La fotografia di panorami stellari è indubbiamente molto affascinante. Ma l’ostacolo principale è il moto stellare che rende questo tipo di riprese un po’ più complicato del solito. Ma basta un pelino di fantasia e la rotazione terrestre non è più un problema.

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Credit: yorkastr.oorg.uk

Un semplice astroinseguitore.
Credit: yorkastro.org.uk

A quanto ho visto in rete, l’autocostruzione di astroinseguitori non pare essere molto in voga tra gli astrofili italiani, che magari si affidano a strumenti commerciali non esattamente poco costosi per soddisfare questa esigenza. Invece pare essere stata piuttosto di moda oltreoceano dove, soprattutto ai tempi delle pellicole e camere oscure,  gli astrofili svilupparono interessanti soluzioni tecniche.
Un astroinseguitore autocostruito, in inglese barn door tracker, noto anche come  Haig o Scotch mount, è un dispositivo utilizzato per l’osservazione o la fotografia del cielo che consente di fare lunghe esposizioni del cielo notturno facendo ruotare lo strumento di ripresa alla stessa velocità della Terra, ma nella direzione opposta, in modo che il campo di vista rimanga sempre esattamente lo stesso durante tutta l’osservazione.
Si tratta di una semplice alternativa a cui collegare una macchina fotografica rispetto a una ben più costosa e ingombrante montatura equatoriale motorizzata. L’idea originale di questo strumento si deve probabilmente all’astronomo Donald Menzel di Harvard che fin dal 1930 organizzò spedizioni internazionali per osservare le eclissi solari. Un’eclissi solare totale non dura mai più di 7 minuti e per quel breve lasso di tempo la precisione di inseguimento di questo strumento è davvero eccellente. 
Adatto a qualsiasi latitudine, un astroinseguitore può portare la gamma più stravagante di strumenti di studio per un breve periodo (massimo un’ora per gli schemi più complessi a doppio braccio) senza il bisogno di contrappesi e ingombranti meccanismi. 
Nel mese di aprile 1975 la rivista americana Sky & Telescope pubblicò i disegni originali di un semplice astroinseguitore ideato da George Haig. Questo articolo scatenò l’interesse degli astrofili, i quali ben presto scoprirono e superarono i limiti di quel semplice progetto. Ulteriori versioni modificate di quello schema furono pubblicate nella stessa rivista nel mese di febbraio 1988 e nel giugno 2007.

 

(continua ….)

 

Una fragola in cielo?

Credit: Il Poliedrico

Credit: Il Poliedrico

Il 23 giugno scorso fu Luna Piena. Un evento abbastanza normale, accade una volta al mese! Vero, ma la Luna era anche al suo perigeo e anche questo accade una volta al mese. Poi vuoi mettere che era la prima Luna Piena dopo il Solstizio d’Estate? I nordamericani la chiamano Strawberry Moon, la Luna delle Fragole, perché verso la fine di giugno avviene appunto la raccolta delle fragole nel loro continente.
Quindi la Strawberry Moon non ha niente a che vedere con il colore della Luna al suo sorgere o tramontare; quello dipende unicamente da altri fattori che avvengono … ogni giorno.
La luce di ogni astro – pianeta o stella che sia – viene arrossata e rifratta dall’aria quando si avvicina all’orizzonte perché deve attraversare sempre più strati d’aria rispetto a quando gli stessi astri sono allo zenit.

Credit: Il Poliedrico

Credit: Il Poliedrico

Questo fenomeno si chiama Scattering di Rayleigh 1 ed è responsabile del colore azzurro del cielo. L’arrossamento della luce è più significativo quando l’astro è vicino all’orizzonte, perché il volume di aria attraverso cui deve passare la sua luce è significativamente più grande rispetto a quando è alto nel cielo. Presso l’orizzonte il tragitto più lungo della luce nell’atmosfera disperde quasi tutte le componenti della luce durante il percorso diretto verso l’osservatore; quello che resta è la componente di lunghezza d’onda maggiore. Per questo tutti gli astri osservati da terra hanno un aspetto rossiccio più o meno accentuato quando sono in prossimità dell’orizzonte.

Laser per la correzione delle turbolenze atmosferiche all'European Southern Observatory's Very Large Telescope.

Laser per la correzione delle turbolenze atmosferiche all’European Southern Observatory’s Very Large Telescope.

Soprattutto nelle sorgenti puntiformi come le stelle ma non solo,  si nota anche un altro fenomeno: la scintillazione 2 3.
La scintillazione è dovuta dalla luce che passa attraverso sacche di aria con diversa temperatura e densità, causando la rifrazione e dispersione della luce attraverso l’aria non omogenea. Quindi per effetto del maggiore tragitto che compie la luce all’orizzonte rispetto che allo zenit, l’effetto della scintillazione è maggiore quando la sorgente è bassa nel cielo.

Comunque la curiosità meno appariscente ma non meno reale e bizzarra è che gli astri in prossimità dell’orizzonte non sono proprio dove sembra che siano.
Questa si chiama Aberrazione Atmosferica 4 ed è unicamente dovuta dalla diversa densità del mezzo che la luce dell’astro deve percorrere per arrivare all’osservatore. Per questo la luce sembra provenire da un punto un po’ più verticale rispetto all’osservatore, il quale percepisce l’astro ad una altezza maggiore rispetto all’orizzonte. Anche questo effetto diviene via via più pronunciato man mano che si osservano oggetti meno distanti di 45° dall’orizzonte.

Per questo il 23 giugno non c’era nessuna fragola in cielo, e anche se apparentemente sembrava che ci fosse, sicuramente non era proprio neppure lì!


Note:

Una cascata di diamanti nel cielo di primavera

Credit: Il Poliedrico

Nell’attesa di osservare  il transito di Venere accanto alle Pleiadi previsto per i primi giorni d’aprile, stasera potremo osservare un’autentica cascata di gemme nel cielo verso ovest dopo il tramonto:
un arco quasi perfetto che parte da Aldebaran  nelle Iadi (le corna del Toro) passando per la Luna di appena 5 giorni e le immancabili Pleiadi. Più in giù a cascata vedremo Venere e poi Giove.

Osservate la bellezza di stasera nella proiezione qui sopra e cercatela in cielo questa sera!

Ambo, terno e quaterna nel cielo di Long Island

Credit: Glenn Wester, New York

Sembra un’immagine ripresa da  uno di quei simulatori planetari  software che mostrano anche le tracce delle orbite, solo che questa sarebbe un’orbita improbabile per Venere, il soggetto di questa incredibile fotografia.
La scia luminosa che sembra attraversarlo l’ha tracciata la Stazione Spaziale Internazionale la sera del 13 febbraio e ripresa da Long Island, New York da Glenn Wester.
In alto si riconosce inconfondibile la sagoma delle Pleiadi e nel bel mezzo tra loro e Venere troneggia il maestoso Giove.

Bellissima foto!

Un cielo da favola: Hierbas Buenas © Stéphane Guisard

 Hierbas Buenas” Valley Petroglyphs (Night Time Lapse Movie)©  Stéphane Guisard

Oggi voglio condividere questo splendido time-lapse realizzato da Stephane Guisard e trasmesso nei mesi scorsi da blogs ben più importanti di questo, come ad esempio Bad Astronomy  di Phil Plait.

Questo è stato realizzato in Cile, al campo di petroglifi di ‘Yerbas Buenas‘ nella Valle Arcobaleno, vicino a San Pedro de Atacama.
Alcune di queste sculture – sono oltre il migiaio e antecedono l’Impero Incas – illuminate dalla Luna in  uno dei cieli più tersi e luminosi che abbia mai visto, sono visibili nel film. Provate a riconoscere alcuni oggetti celesti che vedete e  scrivetelo; intanto godetevi lo spettacolo!

Una parentesi nel cielo

Credit; Il Poliedrico

 

 

Per ingannare l’attesa del 15 giugno, giorno dell’eclissi di Luna tanto atteso, mi sto cimentando in una serie di fotografie di soggetti astronomici, che a meno che non sia il cielo coperto, se ne stanno lì, fermi e buoni buoni sempre in posa, come prime donne del cinema.
E così stamattina alle 4:30 Ora Locale  (U.T. +2)  mi sono alzato, ho spalancato la finestra dello studio e lei, l’antica compagna di questo misero sasso sperduto nell’infinità del cosmo che chiamiamo Terra, era lì ad aspettarmi, con l’aria un po’ civettuola di chi è abituata a farsi fotografare.
E io che ho fatto? Ho fotografato, che diamine!
Eccola qui, pare una parentesi tonda nel cielo mattutino,  col cratere Grimaldi ben visibile accanto al bordo occidentale subito sotto l’Oceano delle Tempeste e le creste del cratere Vieta.
Purtroppo il seeing era pessimo e ho avuto serie difficoltà nella messa a fuoco. Pazienza, la Luna sarà sempre lì  quando lo vorrò.