Complottismi e il Rasoio di Occam

Con l’avvento delle tecnologie di comunicazione di massa, come più in generale lo è Internet, il fenomeno del “complottismo” è diventato talmente importante che sta iniziando a erodere lo spazio dedicato alla democrazia.
Tempo fa parlai su queste pagine di analfabetismo funzionale e di ritorno. Esso è uno tra i più gravi problemi sociali che la nostra civiltà ha di fronte e che deve trovare la forza di affrontare, perché esso genera storture a ogni livello e rappresenta il vero problema con cui le democrazie dovranno prima o poi confrontarsi. Una migliore formazione culturale di massa però potrebbe fermare questo elemento.

Anzitutto mi preme fare una breve premessa, ma che da sola meriterebbe un intero trattato. Non c’è niente di male in un po’ di sana diffidenza. Dubium sapientiae initium  è uno dei motti cardine di questo Blog, e invito i miei lettori a dubitare sempre, e su tutto, anche su quello che scrivo io. Sia la diffidenza che il cercare schemi in tutto quel che ci circonda è nella natura umana, istinti che nei millenni hanno permesso all’uomo di evolversi e diventare ciò che è oggi.
Guardate le nuvole, un quadro astratto o qualsiasi altra cosa non ben definita come il cielo stellato. Se vi sforzate un attimo vi scorgerete schemi a voi familiari: volti di persone, forme animali etc. Quella si chiama pareidolia, ovvero la capacità di scovare forme note in schemi casuali.
Lo stesso meccanismo funziona anche per gli eventi: ossia l’essere umano ha la capacità di ricollegare fatti casuali in uno schema più generale. Se avete letto Agatha Christie capirete immediatamente quel che intendo. Questa capacità è fondamentale per l’istinto di sopravvivenza dell’individuo, per esempio: piove ⇒ tuoni ⇒ possibilità di morire folgorato; ma però  indirizza anche   la percezione meccanicistica di causa-effetto tipica di qualsiasi evento verso una visione più finalistica, cioè che indica un fine ultimo occulto: ho lavato l’auto ⇒ piove ⇒ un essere superiore ce l’ha con me perché ho l’auto pulita. Questo genere di dibattito interessava Anassagora, Platone e Aristotele già 25 secoli fa.

Quindi è normale cercare schemi in eventi e fenomeni casuali, ma ora noi possiamo valutarli con un bagaglio infinitamente superiore di conoscenze e di informazioni rispetto ai nostri antenati: le correnti d’aria di diversa umidità e temperatura all’interno di una tempesta caricano elettricamente le nubi temporalesche dando poi origine ai fulmini che possono uccidere una persona; quindi non è il caso di andare fuori durante un temporale. Poi se qualcuno vuol vedere nei fulmini la furia di Thor o di Zeus o di qualche altro essere soprannaturale è liberissimo di farlo.

L’analfabetismo funzionale

Costituzione Italiana
Articolo 33
L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento. La Repubblica detta le norme generali sull’istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi.
[….]
Articolo 34
La scuola è aperta a tutti. L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita. I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso.

Sembra un controsenso parlare di analfabetismo funzionale in paesi, come l’Italia, dove la Costituzione suggerisce la scuola pubblica gratuita.
Eppure i dati degli istituti di ricerca internazionali sono impietosi: in Italia gli analfabeti funzionali sono almeno tra il 30 e 45% della popolazione tra i 16 e i 65 anni, a seconda dei parametri di riferimento presi.
Ma questo non  è il punto di arrivo del mio discorso, ma soltanto la premessa che dovrebbe essere tenuta in debita considerazione quando si tentano di analizzare i complottismi.

Cos’è il complottismo? Sostanzialmente pensare che tutto: dalla narrazione di un evento fino alla trattazione di un argomento o la descrizione di un fatto siano frutto di un inganno volto a negare la realtà per fini più o meno oscuri. Non è affatto un fenomeno culturale moderno, anzi. Ci fu chi pensò che la Prima Guerra Mondiale o la nascita dell’Unione Sovietica fossero eventi pilotati da un disegno politico perverso (Rudolph Steiner, 1918), oppure chi credette al cumulo di sciocchezze descritte nei Protocolli dei Savi di Sion 1 come Adolf Hitler e i nazisti. 

Esiste poi diffusa nella società una buona dose di sfiducia nelle istituzioni che non sempre si sono mostrate integerrime e trasparenti. i casi di malasanità, di tangenti per scopi politici, la politica stessa usata da molti come  strumento di elevazione sociale personale se non addirittura come strumento di potere e feudo, hanno minato la fiducia che le istituzioni invece dovrebbero tutelare come il bene più prezioso. Gli esempi che qui cito riguardano l’Italia, ma non è difficile scoprire che anche negli altri Paesi più o meno accade o è accaduto lo stesso.
Quindi non importa se l’ex ministro della Sanità Francesco de Lorenzo introdusse la vaccinazione obbligatoria contro l’epatite B nel 1991, oppure che istituì il numero unico per il soccorso sanitario 118 (1992): egli è passato alla storia per gli affari di Tangentopoli in concorso a Duilio Poggiolini, e per la leggenda metropolitana di aver aumentato le soglie di potabilità dell’acqua contaminata dall’atrazina 2, il messaggio che passa è spesso condizionato nella sua accezione negativa a prescindere dai risultati. Attenzione: non voglio con questo riabilitare certe figure a scapito di altre, ma credo che il compito di chi ha nel cuore il dibattito scientifico sia quello di attenersi ai fatti nudi e crudi e di lasciare il resto del giudizio alla Storia.

La sfiducia generalizzata nelle istituzioni democratiche

Questo clima di sfiducia è l’humus ideale per fare della dietrologia che poi spesso sfocia nel complottismo: perché mai dovrei fidarmi, dare fiducia, alle parole di un politico o di un ministro quando lui, o altri prima di lui, ha avuto comportamenti non proprio specchiati o è, o è stato, in odore di conflitto di interessi veri o presunti?
Una volta il popolo sapeva ciò che i canali ufficiali raccontavano; sì, è vero, qualche volta circolavano anche notizie tramite canali alternativi, ma essi erano sempre di terza mano e circoscritti ad una cerchia di persone piuttosto ristretta. Con la stampa, la radio e la televisione le cose non cambiarono se non in termini numerici di platea; d’altronde tutti questi sono canali a senso unico: qualsiasi notizia o informazione può essere veicolata in un’unica direzione, ossia proponente e fruitore. Internet ha cambiato tutto: ognuno — anche io in questo momento — può proporre informazione, giusta o sbagliata che sia, ad un pubblico più o meno vasto non meglio definito.
Una volta  la chiacchiera da bar, magari detta per celia o in un momento di squilibrio, rimaneva per quel che era: una sbruffonata detta in libertà, condita da risatine e prese in giro lì per lì 3. Grazie ad Internet e ai social network, che dopotutto fanno ciò per cui sono stati progettati, oggi invece chiunque può raggiungere una platea infinitamente più vasta dei quattro buontemponi da osteria. E grazie alla tecnologia che consente — finalmente — lo scambio di informazioni, ossia che fonde in un unico soggetto ideale proponente e fruitore, anche le bischerate possono diventare oggetto di proselitismo. Però finché queste rimangono nell’ambito delle sciocchezze stravaganti, il danno è obbiettivamente poco, ma quando queste diventano oggetto di pressione mediatica e sociale allora diventano un problema serio.
Mi spiego meglio: se qualcuno mi parla di scie kimike o di ufini ‘lieni posso farci giusto una risata perché so che quelle che si vedono talvolta in coda agli aerei sono banali scie di condensazione (vapore acqueo) reso visibile dalle condizioni ambientali in cui si trova il vettore in quel momento, e che i ‘lieni non siano poi così stupidi da rapire qualche stravagante tipo e sgozzare alcune capre in giro per la campagna, quanto piuttosto  mi aspetterei da parte loro un ingresso un attimino più eccitante come potrebbe essere l’atterrare sul tetto del Palazzo dell’ONU, sul prato della Casa Bianca o nella Piazza Rossa a Mosca: dopotutto hanno viaggiato per metà galassia per venirci a far visita. Ma quando le scie chimiche o gli UFO diventano oggetto di interrogazioni parlamentari allora inizio a preoccuparmi. 
Ancora peggio quando vedo che strumenti importanti come i vaccini diventano oggetto di diatriba politica, in entrambi i sensi: e qui mi riferisco a coloro che tentano di dare un colore politico oppure ideologico alla Scienza: questa non ha colore politico e non appartiene alla causa di un partito, è frutto di secoli di esperienze e ingegno umano e appartiene a tutta l’Umanità. Cercare di tirarla per la giacchetta, come — anche ora — tenta di fare qualcuno è la cosa in assoluto più dannosa che si possa fare alla causa scientifica. È giusto — e si dovrebbe — abbracciarne lo spirito, ma mai attribuirsene la paternità., anche indirettamente, per colpire gli avversari  accusandoli di non essere dalla parte della Scienza.

Qualche esempio

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Dietro a una alquanto distorta idea di democrazia libertaria, il movimento no-vax si fa scudo di concetti come Libertà dell’Individuo, Diritti del Cittadino, Libertà di Cura etc., sacri se presi nel giusto contesto, per una idea antiscientifica e perniciosa.
Prima di tutto è opportuno ricordare che l’idea che i vaccini siano dannosi non è nuova: R. Steiner, il pittoresco personaggio che ho menzionato qui sopra, nei primi anni del XX secolo era contrario ai vaccini sostenendo che le malattie esantematiche fossero un passaggio necessario alla crescita del bambino, fino ad ipotizzare che i vaccini sarebbero potuti diventare un mezzo per il controllo delle masse(!). Ma la paura verso i vaccini era ancora più antica, in pratica risale all’epoca della scoperta del metodo della vaccinazione, dove si mescolavano timori per la purezza dell’uomo, a credenze religiose.Se avesse vinto quella linea di pensiero avremmo ancora oggi malattie mortali come il vaiolo, la tubercolosi  e la poliomielite con cui avere a che fare. Per fortuna invece, nel Mondo Occidentale soprattutto ma anche in buona parte del III Mondo, queste malattie sono virtualmente scomparse proprio grazie a poderose campagne di vaccinazione di massa: questo discorso da solo dovrebbe dimostrare che la fobia verso i vaccini è scientificamente immotivata.
Se questo non bastasse, l’altro ritornello complottista che vuole che i vaccini siano in realtà un’oscura trama dei Poteri Forti, di Big Pharma e compagnia cantante per arricchirsi con il loro commercio, basta ricordarsi che il vaccino è fondamentalmente una profilassi, cioè che previene l’insorgere di una patologia che richiede una cura. E allora: dove sarebbe realmente questo guadagno? Concentriamoci per un attimo su un altro cavallo di battaglia dei no-vax.

Il brevetto di Wakefield per una nuova serie di singoli vaccini al posto di un unico vaccino trivalente (MPR).

Un’altra obiezione riguarda la diffusa credenza che i vaccini contengano metalli pesanti o comunque sostanze dannose per l’uomo; questa malata convinzione si basa su uno studio falsificato ad hoc da un medico gastroenterologo, tale  Andrew Wakefield, reo di aver intascato soldi da un avvocato,  Richard Barr, al soldo di un movimento no-vax, JABS, orientato a dimostrare un legame tra incidenze di alcune patologie come il Morbo di Chron e l’autismo con le vaccinazioni MPR (Morbillo-Parotite-Rosolia, in inglese MMR: Measles-Mumps-Rubella) ricevute [cite]10.1136/bmj.c5258[/cite]: un po’ come se volessi dimostrare che la principale causa di morte per incidente stradale è aver conseguito la patente di guida dietro compenso dalla lobby dei Piloti della Domenica.
Non contento del suo falso studio, Wakefield suggerì poi di sostituire il trivalente con una serie di vaccini singoli di sua concezione — dopo averne depositato i brevetti — e organizzato una massiccia campagna di raccolta fondi per la loro produzione: un po’ come se suggerissi di sostituire la vostra auto con dei pattini a motore di mia invenzione.

Questa immagine è uno screenshot relativo a un cartone animato protetto da copyright della Warner Bros.

Ecco dove spunta il Rasoio di Occam che ho richiamato nel titolo: è qui che occorre pesare il pensiero complottista coi fatti reali, ovvero abbandonare una visione finalistica per tornare a inquadrare il problema per quel che è veramente. Davvero le scie degli aerei sono volte al compimento di un oscuro piano architettato per il controllo delle masse (notate la somiglianza di questa idiozia col pensiero di Steiner)?
In un’altro articolo illustrai [1] che studi — seri — per la geoingegneria climatica sono ancora al livello teorico, mentre  per quanto riguarda il controllo meteorologico di aree specifiche ormai è routine. Ma in nessun caso si parla di scie chimiche e di irrorazioni, a meno che non viviate dentro a un un campo di mais da fertilizzare e tutto il mondo per voi inizi e finisca qui, e nel tal caso vi beccherete l’irrorata del contadino. 
Se fosse vera l’idea del complottista medio di oscure trame volte a soggiogare e sterminare metà del genere umano, mi viene da pensare che questi siano un po’ come quelli della ditta ACME (Company Making Everything) di Wile E. Coyote e Beep Beep: a furia di volersi occupare di tutto (scie chimiche, terremoti artificiali, segnali subliminali, vaccinazioni di massa, falsi allunaggi etc.) poi non ne azzeccano una manco per sbaglio.
Nonostante la manifesta imbecillità umana nel progettare e mettere in pratica conflitti militari quasi in ogni angolo del pianeta, programmare la distruzione dell’equilibrio biologico con la deforestazione selvaggia, l’inquinamento dei mari e il riscaldamento globale, la popolazione mondiale è in continuo aumento e l’accesso a Internet è oramai praticamente diventato un Diritto Fondamentale della Persona; in questo modo anche gli stolti possono guadagnarsi un minuto di celebrità  inventando inverosimili panzane come la Terra Piatta 4.

Conclusioni

Per finire mi riallaccio al preambolo iniziale: l’analfabetismo funzionale. Se non si è in grado di capire un testo anche elementare, seguire compiutamente un dibattito etc., è assai difficile poi distinguere il confine tra una burla, una truffa oppure un complotto. Tutto appare reale e credibile; anche la più colossale fandonia. Diversi anni fa feci un esperimento sociale; niente di malizioso e senza alcuna valenza scientifica: proposi a una persona, oggi tra i miei più cari amici e che ora mi starà senz’altro leggendo, una rilettura alternativa dell’epopea umana partendo addirittura dall’estinzione dei dinosauri. Misi insieme alcune sciocchezze prese qua e là insieme a dati reali, ci confezionai attorno una cronistoria fantastica avvincente, ma soprattutto coerente. Più tardi svelai al mio amico l’arcano dimostrandogli quanto sia facile inventarsi una fantasia; in seguito, con la sua complicità, ho ripetuto tale bufala in una pagina social e ho visto che nessuno ha contestato la mia narrazione, anzi: essa era presa per vera perché apparente confermava altre loro sbagliate credenze.
Questo dimostra che è infinitamente più semplice credere che l’Allunaggio del 1969 e quelli successivi siano stati girati in qualche studio cinematografico da Stanley Kubrick (il regista di 2001: Odissea nello spazio) perché è più appagante fantasticare su un complotto mondiale che impegnarsi per capire l’immenso sforzo di ingegneria occorso per raggiungere la Luna. Ma anche ragionando un attimo soltanto su questo punto, si può notare subito quanto però sia difficile, e di conseguenza assurdo, nascondere un simile segreto che coinvolge, direttamente o indirettamente, decine di migliaia di persone per quasi cinquanta anni. E questo senza entrare in altri dettagli tecnici come la regolite lunare, l’apparente paradosso della bandiera che oscilla, le ombre e il cielo senza stelle nelle fotografie lunari.

Quindi nessun complotto o burla può reggere il vaglio di un principio fondante del metodo scientifico: a parità di informazioni su un certo fatto, il più semplice contesto che le racchiude è quello più probabilmente vero. Disegni, trame oscure, Nuovo Ordine Mondiale, perdonatemi il francesismo, sono tutte puttanate. Ma quando simili argomenti diventano dibattito politico, allora viene da chiedersi se davvero ci possa essere qualcosa di bacato nel nostro modo di concepire la democrazia.
Sì, qualcosa di sbagliato c’è, e a mio avviso la risposta sorprendente è che ancora nonostante tutto non c’è ancora abbastanza democrazia e che dovremmo  trovare assolutamente il modo di rimediare. Quando a uno qualsiasi di noi non viene consentito, per motivi economici o sociali, di formarsi culturalmente, di ricevere una istruzione al passo della società e di conseguenza di evolversi come Cittadino Consapevole, allora la Democrazia arretra, rinuncia al suo più importante obbiettivo: farsi Popolo .

Analfabetismo funzionale e senso critico

Qualcuno una volta disse che la scienza non può essere democratica ma si sbagliava. La storia invece dimostra che l’evoluzione dello spirito umano e quello scientifico sono indissolubilmente legati tra loro e il loro grado di condivisione e diffusione nella società.

Il 22 febbraio scorso, una conferenza stampa organizzata dalla NASA illustrava la scoperta di quattro pianeti in orbita a una debole stellina lontana soli 39 anni luce, un tiro di sasso su scala cosmica. Per chi segue ormai da anni la nuova frontiera dell’esoplanetologia sa che notizie abbastanza simili sono ormai quasi la quotidianità. Grazie agli strumenti di ultima generazione e l’affinarsi delle tecniche di indagine negli ultimi vent’anni sono stati confermati (dal 6 ottobre 1995, il primo esopianeta riconosciuto, 51 Pegasi-b) ben 3609 — al momento in cui scrivo — pianeti per 2703 sistemi planetari di cui ben 610 di questi sono sistemi con più di un pianeta riconosciuto [2]; una media di un nuovo pianeta ogni due giorni e poco più!
Coloro che hanno sin qui seguito questo blog, senz’altro hanno avuto modo di apprendere come da una debolissima curva di luce sia possibile ricavare tantissime informazioni, non certo assolute come taluni credono — ci sono tante variabili in gioco su cui si gioca tutto, come la distanza assoluta e il grado di estinzione della luce della stella per effetto del mezzo interstellare — ma comunque ragionevolmente accettabili quel tanto che basta per produrre stime all’interno di un certo margine di tolleranza.

[fancybox url=”https://www.youtube.com/watch?v=iITe3pIwfIE” caption=”Il lancio e l’atterraggio verticale del Falcon9 dopo aver inviato la capsula Dragon con i rifornimenti alla Stazione Spaziale Internazionale.”][/fancybox]

Tutti i video spettacolari, le immagini e le slide che si sono viste in quei giorni, ma anche le altrettanto meravigliose conquiste scientifiche e tecnologiche come i razzi recuperabili Falcon9 che possiamo vedere all’opera qui accanto, sono il frutto dell’ingegno umano incarnato in migliaia di anonimi scienziati e ricercatori di tutto il mondo che operano per il benessere di tutta l’umanità.
Questo benessere è tangibile sotto quasi ogni cosa che usiamo ogni giorno, i telefoni cellulari non sarebbero così piccoli e potenti senza lo sviluppo delle tecnologie di miniaturizzazione sviluppate per le missioni spaziali; Internet nacque per esigenze di comunicazione militare e scientifica, furono gli scienziati del CERN di Ginevra che inventarono il WEB, lo stesso mezzo spesso usato per sproloquiare bischerate sulla perniciosità della ricerca scientifica e l’inutilità di essa.

Avrebbero dovuto intitolare questo virgolettato « L’Idiozia, l’apoteosi del qualunquismo »

La cosa più triste è che ormai ogni giorno tra gli innumerevoli detrattori della ricerca scientifica scopro politici, giornalisti e opinionisti senza distinzione di censo, cultura o religione. Tutte persone invece il cui compito è proprio quello di guidare le coscienze 1.
A questo punto, viene da chiedersi perché questo accanimento antiscientifico che parte dalla negazione dei fatti, come ad esempio la negazione dello sbarco sulla Luna, fino al rifiuto delle più sicure tecniche di profilassi come le vaccinazioni.
Non esiste una risposta univoca a tale domanda e nemmeno motivi che possano giustificare questa linea di pensiero. Eppure a leggere i commenti di qualche prezzolato opinionista che criticava – credo il giorno dopo – la meravigliosa scoperta di quel piccolo e affollato sistema planetario sembra che esista un cortocircuito tra la scienza e quello che la gente percepisce.
Anche a costo di apparire riduttivo, scorgo che in questo mondo — vedi per es. Internet — in cui la densità delle informazioni mediamente disponibili su un qualsiasi argomento è la più alta mai avuta in tutta la storia umana, al comune cittadino quello che paradossalmente manca è proprio la capacità di intelligere tali informazioni.
Un esempio — stupido quanto volete — che mi viene ora in mente è che fa notizia una batteria di un laptop o di uno smartphone quando esplode, ma nonostante questo il mercato pretende dispositivi sempre più piccoli, economici e veloci. Dietro a questi incidenti ci sono inevitabili processi fisici e i desiderata dei consumatori che cozzano con quegli accorgimenti necessari che potrebbero evitare questi problemi, come batterie più voluminose e involucri più pesanti. Pochi però si rendono conto della mole di ricerca necessaria per ottenere dispositivi di accumulo di energia ancora più piccoli e meno rischiosi mentre tutti pretendono di goderne i frutti.


Penso che i ‘lieni siano idioti.
Viaggiare per anni luce per venire a fare cerchi nel grano sulla Terra è come se volassi in Australia a suonare i campanelli e poi tornassi indietro per non farmi scoprire.

Il problema del discernimento non inizia e non si ferma certo qui. A monte c’è anche la tremenda analfabetizzazione di ritorno, un deprimente effetto collaterale che credo sia dovuto in buona parte ad un pigro metodo scolastico dove viene preferita la mnemonica alla spiegazione, l’indottrinamento piuttosto che la promozione dello spirito critico. Penso che un sistema scolastico sostanzialmente incapace di  sostenere una qualche forma di dibattito e confronto costruttivo tra insegnanti e allievi, è in tutta onestà incapace di formare individui pienamente consapevoli. E lo dimostrano tutte le statistiche riguardanti il grado culturale di chi ha finito o cessato in anticipo il percorso scolastico: a fronte di una minoranza di persone capaci di comprendere un testo, molti di più sono coloro che non sono in grado di farlo e, di conseguenza, incapaci di compiere scelte responsabili che possono andare dall’accettare o meno tesi discutibili o errate fino al voto democratico.
Questo deve far riflettere sull’importanza di un processo di scolarizzazione perenne dell’individuo: non ci si può solo limitare a dire che due più due fa quattro perché è così e basta, va illustrato anche perché ciò accade. Con un percorso di istruzione e di confronto limitati nel tempo poi non può esserci spazio per l’elasticità di pensiero e lo spirito critico dell’individuo ormai necessari per affrontare la sempre più imponente mole di informazioni a cui può accedere. È  proprio la mancanza di questi strumenti che porta poi le persone ad abbracciare le tesi più assurde: da quelle parascientifiche fino a quelle antiscientifiche e la loro strumentalizzazione.

Io non ho la soluzione a questo grave problema, sarei un presuntuoso se dicessi di averla. Di fatto mi limito a denunciare le storture che quotidianamente scorgo e che fanno attualmente parte del dibattito attuale, come per esempio le fake news.


« Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscenza. »
(Ulisse, Inferno Canto XXVI vv. 118-120 Dante Alighieri)

Lo spirito critico, che in troppi usano per giustificare anche le tesi più bacate, serve quando è costruttivo, quando cioè porta ad un miglioramento delle proprie e delle altrui condizioni. Ad esempio, rifiutare la profilassi dei vaccini contro agenti patogeni potenzialmente letali significa esporre al rischio di contrarre le malattie anche coloro che per per problemi diversi non possono vaccinarsi. Allo stesso tempo però chiedere che i controlli sui farmaci siano il più possibile terzi e trasparenti, rientra nello spirito critico di cui tutti noi dovremmo poter disporre.
I media svolgono un ruolo fondamentale nel’evoluzione culturale dell’individuo. Se viene continuamente trasmesso il messaggio che basta indovinare un pacco, grattare una schedina di cartone o tirare una leva di una slot machine virtuale per diventare milionari, che la cultura non fa mangiare e che nel mondo reale la strada del successo non passa necessariamente dal merito, allora è ancor più evidente quanto sia importante, ma anche difficile, un reale cambio di passo.
L’unico suggerimento che mi sento di dare al lettore è quello di usare almeno il buon senso. Non esistono cure miracolose o trucchi nascosti, i soldi non crescono sugli alberi e il successo deve essere conquistato mostrando il proprio valore. Non ci sono complotti segreti mondiali, progetti per il controllo di massa di interi popoli o altre castronerie simili, solo sprovveduti convinti che queste cose esistano e pochi che sfruttano tali convinzioni per arricchirsi.
Tutti vorremmo un mondo migliore, senza guerre, carestie e povertà; ma siamo qui, ora, in una situazione dove ancora una volta c’è chi pretende di risolvere asti mai dimenticati con l’uso delle armi, col Riscaldamento Globale e i Migranti che fuggono da guerre che paradossalmente consentono il nostro tenore di vita, dal petrolio e il gas naturale al coltan per i condensatori al tantalio dei nostri telefonini.
Ripeto, non ho una soluzione a tutto questo, solo gli stolti credono di averla in tasca. Ma credo nella condivisione delle idee, la più alta delle espressioni della democrazia.