Fantasie metropolitane e fenomeno UFO, introduzione

Da sempre mi sono sentito dire di tutto, chiedere di tutto. Ma mai mi ero sentito domandare: “Sei stato rapito dagli Alieni?”. Anche se la cosa mi ha in quel momento strappato un sorriso divertito, dopo mi ha lasciato l’amaro sapore delle cose non comprese, o forse mal spiegate. Per un attimo ho percepito frustrazione e impotenza, sicuramente la medesima sensazione che prova un maestro nel bocciare un suo allievo perché di fatto sottolinea anche il suo fallimento. Ringrazio colui che mi ha fatto la domanda perché da quella riflessione è nata questa serie di articoli che usciranno in più puntate.

Non esistono domande sciocche, forse ingenue ma mai sciocche. Le risposte invece spesso lo sono.
Risposte su chi siamo, da dove veniamo e su cosa ci aspetta, spesso sono affidate a incompetenti e ciarlatani che si inventano idiozie come antichi astronauti, civiltà antichissime più evolute della nostra il cui sapere è andato perduto e così via, dalle catastrofi planetarie a società occulte che governano clandestinamente il mondo giusto per avere un attimo di notorietà e soldi facili.
Sì soldi, perché è sufficiente presentare un libro dalla copertina accattivante, un titolo roboante che accenna al mistero rivelato e questi si trasformano in best seller.

There are more things in Heaven and Earth than are dreamt of in your philosophy, Horatio.

Ci sono più cose in cielo e in terra di quante la tua filosofia possa sognare, Orazio.

William Shakespeare, Hamlet (1.5.167-8)

L’essere umano è sempre stato attratto dall’idea di voler dare un senso a tutto. In fondo questo desiderio ha permesso all’Uomo di evolversi e di elaborare concetti sempre più astratti fino a darsi le religioni e la scienza. Ma è anche la sua più grande debolezza.
Le prime hanno cercato di dare una significato al cosmo mescolando regole naturali e sociali. Rigidi codici strutturati per spiegare tutto e insieme dettare le vie del comportamento civile.
Un connubio che oggi a molti non appare percorribile e che però poi finiscono per cercare per altre vie. In questo, senza l’opportuno equilibrio, alcuni finiscono per idealizzare la scienza trasformandola suo malgrado in religione. Altri invece, più o meno consapevoli nel disconoscere anche le basi del metodo scientifico, mescolano antiche credenze e tradizioni col modernismo più sfacciato: ecco come nascono i seguaci di molte credenze non proprio scientifiche.
Ed è proprio in questo crogiuolo di misconoscenza verso il metodo scientifico che nascono le idee più bislacche. Io non voglio convincere nessuno a negare per partito preso il fenomeno UFO, non è questo l’intento di questa serie di articoli e neppure il mio scopo. Ma una volta escluse le mistificazioni, e di burloni ce ne sono in giro tanti come tanti sono quelli che cercano il loro breve momento di gloria e denaro, gli errori e gli altri effetti naturali o di manufatti dell’uomo, forse un decimo dell’uno percento ancora sfugge alle spiegazioni più razionali.

It is a capital mistake to theorize before one has data. Insensibly one begins to twist facts to suit theories, instead of theories to suit facts.

È sempre un madornale errore teorizzare a vuoto. Senza accorgersene, si finisce per deformare i fatti per adattarli alle teorie, anziché il contrario.

Arthur Conan Doyle, Sherlock Holmes

Magari è solo questione di tempo per trovare anche per loro una spiegazione convincente senza necessariamente invocare fantastici omini verdi (o Grigi).
Anche il celebre scienziato Carl Sagan suggeriva di studiare attentamente quei casi che sfuggivano all’interpretazione [1], se non altro per comprendere meglio i motivi che spingono le persone a credere al fenomeno UFO.

Nell’antichità c’era chi affermava di aver visto in cielo carri celesti multicolori ai lati del Sole, visto angeli e di udito perfino delle trombe. Oggi sappiamo cosa sono i pareli; abbiamo capito che gli arcobaleni che qualche volta circondano il Sole sono prodotti da aghi di ghiaccio sospesi nell’alta atmosfera anziché essere la strada del carro del Sole e che qualche volta i fenomeni aurorali possono produrre suoni come scoppiettii e brontolii di sottofondo ben udibili [2].
Tutta la scienza si regge su alcuni grandi pilastri filosofici; uno di questi è il Rasoio di Occam: se più fenomeni possono spiegare un evento, quello più semplice tende ad essere quello giusto. Magari qualche volta questo non accade ma spesso è così. Quindi anche qui, parlando del fenomeno UFO è importante ricordarsi di applicare questo sano principio. Limitarsi a chiudere l’argomento con una indifferente scrollata di spalle è a mio avviso altrettanto sbagliato quanto credere aprioristicamente al fenomeno UFO; questo tengo a precisarlo.

Il fenomeno UFO esplose con l’inizio della Guerra Fredda. Coincidenze? Non credo…

UmbyWanKenobi

Un esempio che trovo da sempre curioso: le abductions, ovvero quelli che affermano di essere rapiti dagli alieni. Perché mai una civiltà più evoluta della nostra dovrebbe sprecare così tante risorse economiche per compiere viaggi di milioni di chilometri e rapire una persona a caso e pure di nascosto, magari anche un po’ sempliciotta ed affidare ad essa messaggi di rinnovamento spirituale o scientifico? Non sarebbe più semplice e pratico atterrare sul prato della Casa Bianca (o nella Piazza Rossa a Mosca), presentarsi all’umanità e manifestare così la loro presenza insieme al loro messaggio?

La scoperta di vita extraterrestre o addirittura un contatto con una civiltà aliena è quello che più elettrizzerebbe il mondo scientifico. A confronto le scoperte degli ultimi secoli impallidirebbero di fronte a questa notizia. La susseguente rivoluzione del pensiero umano, la matematica certezza che non siamo soli nell’Universo, sarebbe paragonabile alla scoperta del fuoco o l’invenzione della ruota.
Proprio per questo non può essere lasciata in mano a ciarlatani, visionari e speculatori. E tutto il marasma da questi creato è stato abilmente sfruttato dai militari un po’ in tutto il mondo per nascondere i progetti più segreti.
Un altro esempio? La mitica Area 51. Qui si progettarono negli anni ’50 gli aerei spia U-2, poi, quando uno di essi fu abbattuto dalla contraerea sovietica, si passò a studiare i primi sistemi stealth: un DC-9 sarebbe dovuto apparire grande come un passerotto. La base era talmente segreta che per decenni il governo americano ne negò più volte anche l’esistenza. Anche i progetti militari erano talmente segreti che gli stessi ingegneri erano all’oscuro anche del lavoro dei loro colleghi e i ben pochi documenti scritti erano così segreti che non erano neppure classificati come tali; se uno di questi fosse caduto in mani sbagliate sarebbe apparso così banale da non destare attenzione!

[fancybox url=”https://www.google.it/maps/@37.2376948,-115.8234622,11.15z”][/fancybox]L’Area 51 è lì, da qualche parte …

Così il fenomeno UFO da pittoresco ma interessante elemento divenne la più abile ed efficace azione di copertura militare. Test di sistemi d’arma sperimentali incautamente visti da ignari civili diventarono UFO; la base Area 51, come altre basi in tutto il globo, divenne una fantasticheria piena di cadaveri alieni e retroingegneria di dischi volanti extraterrestri.
La cosa non finì certo lì. Il progetto HAARPS, nato per studiare le interazioni tra le comunicazioni militari a onde corte e la ionosfera — per questo era in Alaska, come gli analoghi impianti sovietici e svedesi — perturbata dalle aurore boreali e le tempeste solari (non credo che a qualcuno piacerebbe sapere che un missile teleguidato potrebbe mancare il bersaglio e colpire per sbaglio un centro abitato per colpa di una tempesta solare), divenne per i ciarlatani e i loro discepoli un’arma per il controllo atmosferico capace di scatenare a comando tempeste, siccità e perfino terremoti dall’altra parte del pianeta.

Bizzarro, vero? quello che più veniva demonizzato — i militari cattivi, capaci di svendere l’intera umanità ai biechi interessi di razze ‘liene — erano proprio quelli che più erano contenti della copertura gratuita che i creduloni di fantasie inventate da ciarlatani in ciabatte (quelli sì che intascavano bei soldi dalle loro ciarle sparate con libri, convegni e apparizioni in TV) fornivano loro.
Alla prossima puntata …

La curiosa storia della curva di luce di KIC8462852, Alieni? Non credo

Immagine artistica della pulsar PSR B1257+12 con i pianeti. Credit: Wikipedia

Immagine artistica della pulsar PSR B1257+12 con i pianeti. Credit: Wikipedia

Come avevo scritto nel mese scorso e poi successivamente su un mio post sulla piattaforma di giornalismo sociale Medium.com, che peraltro vi invito a seguire, la storia di  KIC 8462852 (intanto soprannominata  Tabby’s Star (Stella di Tabby), in onore all’astronoma Tabetha Boyajian che per prima si era impegnata in questa ricerca) rappresenta un’autentica sfida per gli astronomi e gli appassionati.
Nei giorni scorsi non si sono fatti attendere i risultati della campagna di ascolto del SETI Institute, che aveva impegnato l’Allen Telescope Array per studiare la stella alla ricerca di eventuali radiosegnali extraterrestri [cite]http://goo.gl/2fhrze[/cite] emessi da un’ipotetica struttura artificiale supposta dall’astronomo Jason Wright per spiegare le anomalie nella curva di luce dell Stella di Tabby.
Dopotutto una civiltà avvastanza evoluta da considerare di costruire uno sciame di Dyson avrebbe accesso a un livello di 1×1027 watt di energia. Anche supponendo che una piccolissima frazione fosse dedicata alle trasmissioni omnidirezionali (come ad esempio dai radiofari), questi dovrebbero comunque essere rivelabili. Purtroppo l’analisi dei dati dimostrano che tra le frequenze di 1 e 10 Ghz che dal sistema della stella non proviene alcun segnale rilevabile. Questo automaticamente non può escludere a priori l’ipotesi di Wright, in fondo la struttura potrebbe essere stata abbandonata millenni fa oppure i Costruttori usano una tecnologia diversa dalle onde elettromagnetiche per comunicare o anche più semplicemente abbiamo ascoltato le frequenze sbagliate.
Ma come l’astronomo del SETI Seth Shostak ha fatto notare, “La storia dell’astronomia ci dice che ogni volta che abbiamo pensato di aver trovato un fenomeno dovuto alle attività di extraterrestri (la storia dei Little Green Man rivelatesi poi un fenomeno assolutamente naturale – le pulsar – ne è un esempio n.d.a.), ci sbagliavamo. Ma anche se è molto probabile che lo strano comportamento di questa stella sia dovuto alla natura piuttosto che agli alieni, la prudenza chiede di controllare anche queste ipotesi.

Simulazione della rapida rotazione della stella Altair ottenuta con lo strumento MIRC del C.H.A.R.A. di Mt. Wilson. qui sono evidenti gli effetti del teorema di von Ziepel sulla relazione fra gravità superficiale e flusso radiativo di una stella.

 

rotatorMa forse il comportamento della Stella di Tabby potrebbe essere ancora più banale di quanto non si sia pensato. L’idea l’ha suggerita James Galasyn sul suo blog Desdemonadespair.net e ripresa da Paul Gilster sul suo Centauri-Dreams.
L”ipotesi, a mio avviso molto interessante, si rifà ad una serie di documenti [cite]http://goo.gl/tMTRre[/cite] [cite]http://goo.gl/82ewqR[/cite] riguardo a PTFO 8-8695b, un ipotetico pianeta supposto orbitare attorno ad una stella di pre-sequenza principale particolarmente schiacciata ai poli dalla sua alta velocità di rotazione 1. Ora la conferma di questo pianeta non sembra ancora confermata ma gli studi sulle flessioni di luce indotte hanno prodotto dei risultati molto interessanti.
Quando una stella è dotata di un moto rotatorio importante (come mostra il filmato qui sopra e l’immagine qui a fianco) la stella subisce un aumento delle dimensioni in direzione del suo equatore e uno schiacciamento dei poli dovuto alla forza centrifuga.  Dal punto di vista fisico questo comporta che in prossimità dei poli la stella appaia più luminosa che all’equatore tanto più è basso il suo periodo di rotazione; questo fenomeno si chiama Oscuramento Gravitazionale.
Senza dilungarmi troppo su questo curioso fenomeno una tipica curva di luce di un transito ha la classica forma a U più o meno pronunciata dalla distanza del piano dell’osservatore rispetto al piano dell’orbita 
e più o meno profonda dovuta alle dimensioni del pianeta rispetto alla stella [cite]http://goo.gl/RDWPKB[/cite].

Geometria della precessione nel caso di una stella oblata (in rosso) con un singolo pianeta in orbita (blu).  Le frecce indicano la direzione precessione di precessione "positivo" nella matematica. In realtà la precessione è negativo, cioè, retrograda, o in senso orario come visto da sopra il polo nord stellare.

Geometria della precessione nel caso di una stella oblata (in rosso) con un singolo pianeta in orbita (blu).  Le frecce indicano la direzione precessione di precessione “positivo” nella matematica. In realtà la precessione è negativo, cioè, retrograda, o in senso orario come visto da sopra il polo nord stellare.

Ma KIC 8462852 possiede un periodo di rotazione bassissimo, appena 21 ore, sufficienti però a distorcere significativamente la forma della stella e rendere importanti gli effetti previsti dall’oscuramento gravitazionale. Noi ancora non conosciamo la direzione dell’asse di rotazione della stella e se magari possiede un pianeta in orbita abbastanza stretta e con sufficiente massa da provocare un effetto di precessione, e né se giaccia su un piano orbitale molto diverso dalla linea dell’osservatore 2. Magari la stella possiede anche un campo magnetico piuttosto inclinato rispetto al suo asse di rotazione da provocare aperiodici episodi di hotspot o di macchie stellari persistenti lungo la linea dell’osservatore. Una combinazione di questi fattori potrebbe spiegare le irregolarità e con qualche sforzo anche l’ampiezza dei picchi negativi di luminosità come quelli registrati.

Le curve di luce estrapolate da Jason Barnes e il suo gruppo per il caso PTFO 8-8695.

Le curve di luce estrapolate da Jason Barnes e il suo gruppo per il caso PTFO 8-8695.

Anche se attorno a PTFO 8-8695 non è stato – forse ancora – rivelato alcun pianeta, i metodi di indagine e di studio del prof. Barnes possono rivelarsi preziose per risolvere il mistero delle stravaganti curve di luce della Stella di Tabby.


Note:

 

DNA alieni in laboratorio

Tantissime persone sono ancora convinte che il loro carattere, il loro aspetto o perfino il  futuro sia scritto lassù, fra le stelle, e che nel loro errare nel cielo lungo l’eclittica i pianeti facciano la differenza tra una vita mediocre e una piena di soddisfazioni. Non è così, non esiste alcun nesso tra le diverse stelle che creano i disegni nel cielo che chiamiamo costellazioni, il vagabondare quasi meditabondo dei pianeti lungo la loro orbita e il nostro aspetto fisico.
Semmai il colore degli occhi, della pelle o dei capelli è scritto in un polimero che è presente nel nucleo di tutte le cellule che compongono il  nostro corpo e che guida tutta la nostra vita dal concepimento fino alla morte.

Rappresentazione grafica di una molecola di DNA

Questo polimero si chiama acido desossiribonucleico – per gli amici DNA – ed è una lunga catena composta da un gruppo fosfato, il deossiribosio (un tipo di zucchero) e una base azotata che si lega al deossiribosio. Le basi azotate nella molecola di DNA sono quattro: adenina, guanina, citosina e timina. Si possono considerare come le uniche quattro lettere dell’alfabeto con cui è scritto ciò che siamo.

Ora provate a sostituire lo zucchero, il deossiribosio con un altro tipo di zucchero completamente diverso 1. Otterrete qualcosa di altrettanto efficace del DNA per contenere informazioni e duplicarle ma comunque completamente diverso che – almeno su questo pianeta – non esiste in natura, uno XNA (xeno-nucleic acids), come lo hanno battezzato i ricercatori che lo hanno realizzato.
Adesso il gruppo di ricercatori guidati da Vitor Pinheiro del Medical Research Council di Cambridge, in Gran Bretagna, sono riusciti a copiare una sequenza di XNA in una sequenza complementare di DNA che servirà per assemblare un nuovo filamento di XNA uguale a quello di partenza. In questo modo è stato possibile replicare intere sequenze di XNA con oltre il 99% di accuratezza.
Essere riusciti a duplicare le informazioni contenute nel XNA è una tappa fondamentale della ricerca biologica per capire come sia nata la Vita: la perpetuazione dell’informazione genetica è alla base dell’evoluzione e, ovviamente, della Vita.
Tuttavia, questi acidi xenonucleici necessitano ancora di una interazione con il DNA per  replicarsi, un passo che uno scienziato indipendente alla ricerca, ha detto ancora cruciale, per creare la vera vita sintetica.

Le possibili ricadute in campo medico, scientifico o nella bioingegneria sono infinite, così come nella ricerca di biochimiche diverse da quelle sviluppate sulla Terra che invece possono essersi sviluppate su altri mondi.

Cambiando quindi gli zuccheri, l’informazione non cambia, semmai può evolvere!

Fonti: http://www.sciencenews.org/view/generic/id/340076/title/Synthetic_heredity_molecules_emulate_DNA
http://www.sciencemag.org/content/336/6079/341.abstract?sid=82fb19c9-c9a2-4fd9-b1e0-4c80570740df