Caccia più dura agli esopianeti

La ricerca di esopianeti all’interno di ammassi stellari, come ad esempio 47 Tucanae (47 Tuc), sta dando molti meno risultati di quanto inizialmente si era previsto. Ma per questi dati pare esserci una spiegazione che merita di essere narrata.

47 Tucanae

Come illustrano John Debes e Brian Jackson della NASA Goddard Space Flight Center a Greenbelt, Maryland in un articolo che potrebbe essere prossimamente pubblicato sulla prestigiosa rivista Astrophysical Journal, questo è dovuto essenzialmente alle caratteristiche fisiche dei singoli sistemi negli ammassi stellari: quelli più giovani hanno maggiori possibilità di ospitare stelle con sistemi planetari che quelli più antichi.

Finora sono stati scoperti 490 esopianeti, ma come fa notare Debes, essi orbitano per lo più attorno a stelle singole, perché negli ammassi stellari (e nei sistemi multipli in generale n.d.r.) le perturbazioni gravitazionali possono essere abbastanza importanti da espellere gli eventuali corpi planetari;  inoltre, come spiega Jackson, si dovrebbe tener conto anche di un altro fattore importante, la metallicità delle stelle dell’ammasso: più questo è basso, più è antico e meno materia più pesante dell’idrogeno e dell’elio è stata disponibile per la creazione di pianeti.

Ma il lavoro dei due ricercatori non si ferma a queste considerazioni abbastanza scontate, essi hanno elaborato un modello che tiene conto soprattutto di un altro fattore che finora era stato trascurato: le orbite molto strette dei pianeti gioviani caldi, che rappresentano una grandissima percentuale degli esopianeti finora scoperti -anche perché sono quelli che hanno più possibilità di essere scoperti per la loro notevole influenza sulla stella principale- li espone al rischio concreto di venire cannibalizzati dalle loro stelle per effetto delle perturbazioni mareali che farebbero decadere la loro orbita fino a farli cadere sulla stella nell’arco di pochi miliardi di anni.
Qesto nuovo modello spiegherebbe perché all’interno di 47 Tucanae non sarebbe stato finora scoperto alcun pianeta, nonostante che i ricercatori se ne aspettassero almeno una dozzina su circa 34 mila stelle, senza aver bisogno di ricorrere alla scarsa metallicità del sistema per spiegare i risultati del sondaggio, come dice anche Ron Gilliland, dello Space Telescope Science Institute di Baltimora che ha partecipato allo studio su 47 Tucanae.

Rappresentazione artistica di WASP12-B cortesia NASA

In pratica questi pianeti gioviani caldi, orbiterebbero attorno alla loro stella con orbite molto più piccole di quella di Mercurio (sotto gli 8-10 milioni di chilometri) tanto da creare un effetto di marea, un rigonfiamento, sulla superficie stellare. Questo rigonfiamento segue l’orbita del pianeta e ne riduce l’energia, e quindi il raggio, di conseguenza l’azione mareale aumenta in cascata.
Gli ultimi momenti di vita di questi pianeti sarebbe drammatica: l’attrazione gravitazionale della stella strapperebbe via l’atmosfera del torrido  pianeta per poi assorbirlo completamente nella fotosfera (un po’ come accadrà alla Terra quando il Sole diverrà una gigante rossa, ma quella è un’altra storia). Un candidato ideale per questo fenomeno pare che sia già stato scoperto: si tratta di WASP12-B.

Questo nuovo modello indicherebbe che entro il primo miliardo di anni almeno un terzo dei pianeti gioviani caldi verrebbe distrutto.
La bontà di questo promettente studio potrebbe arrivare dalla missione Keplero, che studierà quattro diversi gruppi di stelle, che non saranno densi come un ammasso globulare, ma che hanno un’età stimata compresa tra meno di mezzo miliardo a quasi 8 miliardi di anni, e tutti dovrebbero avere abbastanza materia prima per formare un numero significativo di pianeti.  Se  i calcoli di Debes e Jackson hanno ragione, ci si dovrebbe attendere una quantità tre volte maggiore di pianeti gioviani caldi negli ammassi più giovani rispetto a quelli più vecchi.
Se questo modello verrà dimostrato, la caccia agli esopianeti potrebbe essere ancora più difficile e la stima di questi sistemi planetari caratterizzati dai gioviani caldi potrebbe essere sopravvalutata. Ciò implica che dovremmo osservare per un tempo molto più lungo un gran numero di stelle con strumenti più sensibili per cercare pianeti più deboli per avere una comprensione migliore dei sistemi planetari extrasolari.


La missione Keplero è gestita dal NASA Ames Research Center, Moffett Field, California.

Comunicazione di servizio

Purtroppo oggi il sito principale http://ilpoliedrico.com/ è rimasto chiuso per manutenzione per l’intera giornata e solo adesso la situazione sembra tornata alla normalità.

Ce ne scusiamo profondamente con i lettori per il disagio arrecato, anche se gli articoli erano raggiungibili su Facebook presso http://www.facebook.com/pages/Il-Poliedrico/110802622270247.

Se doveste avere altri problemi o per chiedere chiarimenti potete contattarci presso ilpoliedrico@ymail.com. Grazie di nuovo.

Sognando cieli sereni

 

© Umberto Genovese

Almeno per me quest’anno l’incontro con le Perseidi non è stato molto fortunato: vari problemi, per fortuna temporanei, di salute mi hanno costretto a saltare l’appuntamento col cielo per quei mirabili giorni. Quindi non ho la più pallida idea di come sia stato là fuori, anche se la memoria degli scorsi anni mi fa credere che anche l’appuntamento di quest’anno sia stato più che discreto. Anche l’attesa congiunzione Venere Marte e Saturno è dovuta saltare, ma per quella la colpa principale era del maltempo che chiudeva -almeno per me- l’orizzonte con pessime nuvolacce. In effetti un tentativo di fotografia la sera del 10 agosto l’ho fatto, ma con pessimi risultati, come potete vedere dalla foto qui accanto.
Credo che mi rifarò con la congiunzione Venere – Spica per il 31 agosto, a quel tempo sarò in ferie e credo che sarà un degno appuntamento  da non perdere. Come è ormai consuetudine del Poliedrico, pubblico volentieri la carta del cielo anche per questo appuntamento, con la speranza che questa volta vada tutto bene.

Per quanto riguarda invece le Lacrime di San Lorenzo non posso che consigliare a tutti di visitare le splendide foto presenti in questa galleria curata dal NASAJPL Meteor Shower Group, dove sono raccolte alcune delle foto scattate a questo spettacolare evento.

una celestiale danza di luci

Questo stupendo filmato è opera del fotografo Jesper Grønne da Silkeborg in Danimarca, che ha catturato la bellezza celestiale di questa aurora boreale.
Il 1  agosto, dalla parte del Sole che guarda verso la Terra è avvenuta una espulsione di massa coronale, come potrete osservare attraverso l’occhio del SOHO dalla pagina scientifica di questo Blog [attività solare].
Intense aurore sono state osservate nei giorni scorsi  in Danimarca, Norvegia, Groenlandia, la Germania e in tutto il Nord degli Stati Uniti e in Canada, quando la bolla di gas espulsa dal Sole ha incontrato il campo magnetico e l’atmosfera della Terra. Le aurore polari (perché si manifestano in prossimità di entrambi i poli) sono causate dalle particelle cariche del plasma coronale quando arrivano ad  interagire con il campo magnetico della Terra e collidono con gli atomi di azoto e ossigeno dell’atmosfera.
Anche se nessun danno sembra esserci  stato,  una tempesta solare molto grande può  provocare danni ai sistemi elettrici sulla Terra. Si prevede che nel maggio 2013 il Sole raggiunga il massimo solare nel suo ciclo undecennale, periodo in cui  le tempeste di grandi dimensioni sono più probabili.

Il paese delle stragi perenni

Era il 2 agosto 1980, ore 10:25, un ordigno esplode nella stazione di Bologna uccidendo 85 persone e ferendone oltre 200.
Sono passati 30 anni, ancora non esistono colpevoli certi, pista interna, pista araba, ora pista americana… l’Italia è il paese delle piste, come quelle che in certi locali alla moda vengono offerte ai clienti insieme allo champagne, anche queste servono a rincretinire, a celare i problemi di un paese incompleto e immaturo.

L’Italia è il paerse delle stragi irrisolte: Portella della Ginestra,  Piazza Fontana, Piazza della Loggia, delitto Moro, Ustica, e altre che ora mi sfuggono, momenti in cui lo stato di diritto viene a mancare, come a Bolzaneto, ma anche del quotidiano stillicidio di morti sul lavoro, per incidenti stradali e imperizia nella Sanità.
Tutti colpevoli, anch’io, che nel mio piccolo non ho fatto abbastanza per fermare queste morti inutili  qualora avessi potuto, nel chiedere la verità e che venga fatta giustizia, nessun colpevole, come sempre nel Paese delle Stragi Perenni.

Le lacrime di San Lorenzo 2010

Ormai è questione di giorni, di ore; la Terra come tutti gli anni  sta già attraversando  l’orbita della Swift-Tuttle, la cometa responsabile dello sciame delle Perseidi, conosciute anche come Lacrime di San Lorenzo; per ora si possono vedere solo alcune sporadiche meteore riconducibili a questo sciame, mentre il picco è previsto per le 4 del  mattino del 13 agosto,  dove si attendono  fino a circa 80 meteore al minuto,  come l’immagine qui a fianco dimostra. Per accedere al Fluximator basta seguire il link nella colonna qui in basso a destra.

Consiglio quindi a coloro che si protrarranno fino a quell’ora di munirsi di una coperta o di un sacco a pelo: da sdraiati lo spettacolo sarà magnifico! La Luna tramonterà verso le 20:20 del giorno prima, per cui sarà buio, a tutto vantaggio della visione, ma in tal caso sarà prudente munirsi di una buona torcia elettrica opportunamente schermata: un foglio di carta velina rossa montata sopra la lente sarà sufficiente per non offendere la vista, ormai abituata al buio. Per i più intraprendenti:  potrebbe essere un’idea testimoniare la nottata con qualche fotografia, con una carta del cielo e una bussola sarà possibile indirizzare l’obiettivo verso la Polare per cercare di emulare fotografie come questa qui accanto.
Se volete, potrete narrare l’esperienza sul forum o inviarla al Poliedrico per e-mail, sarà nostra cura pubblicarla col vostro consenso.
Come vedete, per meravigliarsi con l’astronomia non occorre poi molto, solo tanta passione e basta.

Qui sotto pubblico due carte del cielo per le 04:00 del 13 agosto 2010 per dare uno strumento in più  a chi vuol seguire questo spettacolo naturale. Tutte le carte e i dati del Fluximator si riferiscono a Siena, ma valgono anche per tutta l’Italia centrale e, con le opportune correzioni, per il resto del Paese. Il cerchietto verde indica approssimamente il punto radiante,  ovvero da dove le meteore sembrano provenire. Buon Divertimento!

 


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Tutti i tempi da me riportati nelle carte non comprendono la deviazione dell’ora legale, pertanto dovete, quando questa è in vigore, sommare un’ora a quella indicata dalle mappe.

 



 

 

La (prossima) rivoluzione Kepleriana

In questi giorni sta rimbalzando per i media di tutto il mondo l’annuncio della scoperta di 140 mondi “Earth-like”, ovvero simili alla Terra, su un campione di 1160 sistemi stellari analizzati dal telescopio spaziale Kepler. Una notizia data così si presta a molteplici fraintendimenti, in grado di mascherare la realtà che si cela nei dati che sono alla base della ricerca.

Come dice Dimitar Sasselov,  astrofisico dell’ Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics e membro del team Kepler, sul blog della missione, è stata fatta confusione nell’esporre i risultati della ricerca – appena agli inizi, ad una conferenza al TED Global 2010. Il video della conferenza è questo:

KEPLER

La Missione Kepler è un programma di ricerca quinquennale sviluppato dalla NASA per cercare pianeti extrasolari di taglia inferiore a quella di Giove. Kepler sarà il primo strumento capace di cercare pianeti della dimensione della Terra al di fuori del nostro sistema solare. Kepler analizzerà la luminosità di 156.000 stelle per  i prossimi quattro anni.
Dalle curve di luce di queste stelle sarà possibile identificare eventuali pianeti la cui orbita fosse sullo stesso piano dell’osservatore.Grazie a questo metodo ci si aspetta di scoprire molte centinaia di pianeti.

Il telescopio Kepler è stato  lanciato il 7 marzo 2009.













Questa immagine mostra il rapporto tra la massa dei pianeti extrasolari finora scoperti e la distanza dalla loro stella, confrontati con i pianeti del nostro sistema solare. Finora solo uno rientra nella fascia riccioli d'oro (in verde).

In realtà Kepler in appena un anno di operatività ha analizzato solo una minuscola frazione di cielo, comunque sufficienti per permettere agli  scienziati di sostenere che esistono serie possibilità di aver iniziato a scoprire pianeti di taglia più piccola a quella di Giove.
Il team di ricerca ha pubblicato il 15 giugno 2010 i dati del primo trimestre di osservazioni. Fino ad allora 706 stelle paiono offrire gli indizi di possedere almeno un pianeta le cui dimensioni vanno da quelle della Terra a quella di Giove . Le analisi finora pubblicate (qui in PDF) riguardano solo 306 stelle (le rimanenti 400 verranno pubblicate nel febbraio 2011), in cui oltre la metà dei candidati indica di essere un pianeta di raggio inferiore alla metà di Giove, 5 stelle mostrano di avere un sistema multiplanetario e uno di questi sembra avere due pianeti, rispettivamente 2,3 e 2,5 volte più grandi della Terra.
La missione ha comunque altri quattro anni di osservazioni e solo alla fine dell’analisi dei dati racolti sarà possibile stabilire un limite inferiore all’esistenza di  pianeti extrasolari  di dimensioni simili alla Terra.

Da qui a parlare di altri pianeti simili alla Terra ce ne corre.

 


In questi giorni sta rimbalzando per i media di tutto il mondo l’annuncio della scoperta di 140 mondi “Earth-like”, ovvero simili alla Terra, su un campione di 1160 sistemi stellari analizzati dal telescopio spaziale Kepler.

La Seconda Repubblica e la Fellatio di Stato

Una volta ci fu la P2, una organizzazione clandestina composta da personaggi più o meno noti, provenienti dal mondo dell’editoria, dello spettacolo, dello Stato e dei vertici militari. Questi bene o male, avevano un disegno eversivo ben preciso, quasi totalmente realizzato nella Seconda Repubblica, periodo storico in cui la realtà italiana, frutto della ricostruzione postbellica e memore di una storia millenaria, è stata distrutta e mortificata, sacrificata sull’altare di opere cementizie  inutili, sul degrado urbano e ambientale e sull’edonismo, spesso anche un po’ misogeno. 
e ora invece c’è la P3… il cui unico obbiettivo è  il potere, potere  dato dal denaro, l’appalto regalato ad amici,  la lista elettorale utile aggiustata, in cambio di regalie varie: la corruzione fatta sistema, non più denaro per il partito come era nella  Prima Repubblica, ma la fellatio garantita in cambio di una misera licenza edilizia; un po’ come accade nel degrado infinito delle scuole pubbliche della Seconda Repubblica dove,  grazie ai continui tagli di bilancio imposti, ormai non sono più scuole ma parcheggi per futuri adulti, ci sono ragazzine che si prostituiscono in cambio di una ricarica per cellulare.
Questo è l’universo italiano della Seconda Repubblica prodotta dal successo del disegno della P2: una P3, dove Cesare, principale protagonista della Seconda Repubblica, ha talvolta ragione a definire i quattro, o quaranta non importa, che si sono fatti beccare “sfigati”; e si capisce, ora più che mai, il senso di volere a tutti costi impedire le indagini della magistratura e  imbavagliare la libera informazione, soprattutto quella fuori da ogni controllo ufficiale come i blogger.
Se non altro adesso non avremmo saputo della P3, gli sfigati non sarebbero stati sfigati e, soprattutto, non sapremmo di Cesare….

fuga dal centro della galassia

Un centinaio di milioni di anni fa, un sistema stellare ternario (cioè composto da tre stelle in orbita reciproca) si trovò a passare per il centro della nostra galassia; quel viaggio sconvolse l’esistenza del trio, che finì per caso a passare troppo vicino all’immenso buco nero che è là in mezzo, calmo e pacifico come un antico mostro delle fiabe che aspetta che la preda giunga a sé.
Il buco nero pretese come pedaggio una delle tre stelle, quella che era più lontana, e scagliò le altre due fuori della Via Lattea. Le due stelle rimaste, sconvolte, si abbracciarono per affrontare insieme la folle corsa, fondendosi in un’unica magnifica stella blu.

Questa non è una fiaba per mandare a letto i piccoli futuri astronauti, ma quello che l’Hubble Space Telescope ci narra come sia lo scenario più probabile per spiegare l’esistenza di HE 0437-5439, una delle stelle più veloci mai rilevata. Essa viaggia nello spazio alla velocità di 2,5 milioni di chilometri all’ora, tre volte più rapidamente della velocità orbitale del Sole nella Via Lattea.

Credit: NASA, ESA, e Bacon G. (STScI) - Traduzione del Poliedrico

Come può rinascere una stella.

Questo può accadere in un sistema stellare binario stretto.  La stella più massiccia si evolve più rapidamente della sua compagna,  fino a diventare una gigante rossa. A questo punto avvolge l’altra stella più piccola e le due stelle cadono a spirale verso il comune centro di gravità fondendosi in unica grande stella blu rigenerata.

Adesso HE 0437-5439 si sta allontanando a 723 chilometri al secondo ed è distante 200.000 anni luce dal disco centrale. Per rendersi conto della distanza percorsa,  il diametro della Via Lattea è di soli 100.000 anni luce. Un breve calcolo mostra che l’incontro col buco nero deve essere avvenuto ta 80 e 100 milioni di anni fa, troppi per una stella biancoazzurra di tipo B il cui spettro ne mostra appena 30 (milioni). Quando fu scoperta la celebre stella, si ipotizzò che potesse provenire dalla Grande Nube di Magellano, in questo caso l’età della stella sarebbe perfettamente compatibile con i tempi del suo viaggio, ma per spiegarne l’alta velocità era necessario supporre che all’interno di questa galassia satellite  si nascondesse un buco nero supermassiccio. Hubble invece ha pemesso di stimarne la direzione di moto e ha confutato la teoria della Grande Nube di Magellano, dimostrando che il vero colpevole è sì, un buco nero supermassiccio, ma il nostro.

Ma cosa rende meritevole d’attenzione questa stella? Questa offre la rara possibilità di studiare il mezzo intergalattico e di studiare l’influenza della materia oscura con la struttura della galassia attraverso l’analisi della sua traiettoria, fornendo ulteriori indizi circa la natura della massa invisibile dell’universo, il che potrebbe aiutare gli astronomi a comprendere meglio la formazione delle galassie e della loro evoluzione; in più permette di studiare l’evoluzione di una stella rinata.

http://iopscience.iop.org/2041-8205/719/1/L23

http://www.nasa.gov/mission_pages/hubble/science/expelled-star.html