Una manovra incauta, un aggiornamento non riuscito, una grave imperizia.
Tutto si è risolto con la cancellazione dei files corrotti e il ripristino di questi dal backup locale. Menomale che l’avevo!La cosa non è finita qui, nei prossimi giorni spero di comunicarvi l’avvio di un progetto molto interessante che dovrebbe stuzzicare la curiosità di molti.
Per adesso non vi anticipo niente perché sono dispettoso :-D, stay tuned!
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AR1339: un grande gruppo di vivaci macchie solari
È appena apparo sul bordo est del Sole il gruppo di macchie solari conosciuto come AR1339.
Esso è uno dei gruppi più grandi finora apparsi sul Sole negli ultimi anni e probabilmente sarà visibile anche con semplici fotocamere dotate di teleobiettivo e con la giusta estinzione di luce all’alba e al tramonto per i prossimi 10-11 giorni 1.
Un gruppo di macchie così esteso ha anche buone probabilità di generare grandi esplosioni coronali, tant’è che il NOAA stima che ci sia almeno un buon 50% di probabilità che si verichino dei brillamenti di classe M.
Intanto quasi per sottolineare la sua natura vivace, AR1339 si è fatto notare fin dalla sua comparsa sul bordo orientale con magnifico flare M4 e un lampo in luce ultravioletta subito registrato dal sistema SDO.
Questo CME ovviamente non è immediatamente diretto verso la Terra, ma per gli amici polari saranno visibili splendide aurore nelle prossime ore.
AR1339 sarà sempre più allineato con la Terra col passare dei giorni, sarà in linea verso l’8 del mese. Aspettiamoci delle sorprese.
The Neutrino Song
Sono passate tre settimane dalla pubblicazione su arXiv della presunta scoperta dei neutrini superluminali fatta dai fisici del CERN-Gran Sasso.
Tralascio volutamente le sciocchezze e gli sfondoni che la stampa generalista ha scritto su questa scoperta; gli errori, talvolta anche gravi da meritare l’insufficienza in un compitino di scuola media, si sono sprecati.
Tra questi soloni dell’informazione aggiungo il MIUR, che con vari comunicati in successione cercava di giustificare le sciocchezze del comunicato precedente, fino a che questi non sono stati rimossi tutti dal sito del Ministero.
Lasciamo alla Comunità Scientifica internazionale il compito di risolvere l’enigma dei neutrini superluminali, per ora gustiamoci il simpatico motivetto della band irlandese 1.
“Toor a loo, toor a loo, toor a loo, toor-a-lino, is light now slower than a neutrino?”
Fotoritocco: come nascondere l’inquinamento luminoso
Questa è l’immagine originale, tolto il Master Dark, ovvero il rumore elettronico del sensore CCD.
Come potete vedre, l’immagine è comunque sbiadita, poco definita nonostante i ben 20 secondi di esposizione come rilevano i dati EXIF:
Image size : 3888 x 2592
Camera make : Canon
Camera model : Canon EOS 1000D
Tempo di esposizione: 20 s
Apertura diaframma: F4
Lunghezza focale: 27.0 mm
ISO speed : 800
La colpa principale è dell’inquinamento luminoso che maschera il segnale utile con l’orribile patacca gialla che prende quasi tutta l’immagine.
Siccome è impensabile costruire una flat box per un banale 18-55 che non è stato – ovviamente – progettato per le riprese del cielo notturno, e che comunque il rumore dell’inquinamento rimarrebbe, ecco dunque come elaboro le mie foto per ricavarne il massimo dell’informazione disponibile.
Per l’elaborazione uso Gimp, un software di fotoritocco potente altrettanto quanto il più famoso Photoshop 1, ma con licenza GNU GPL, il che lo rende immediatamente disponibile legalmente e gratuitamente per chiunque rispetto ai software commerciali, è disponibile per qualsiasi piattaforma operativa GNU/Linux, MS Windows 2, Apple Mac OsX 3.
Cominciamo a caricare l’immagine (potete salvare e usare quella qui sopra per le prove) che vogliamo correggere e immediatamente aumentiamo la luminosità dell’immagine complessiva agendo sulle curve di colore del livello.
In questo modo si renderanno visibili molti particolari in più, in questo caso stelle, ma si accentuerà anche il rumore di fondo dell’inquinamento luminoso, ma quello non è un problema. Attenzione a non strafare giocando con le curve, il rischio di creare artefatti e di rovinare così l’immagine è sempre in agguato.
A questo punto è necessario creare due nuovi livelli dell’immagine visibile dal menù a discesa di Gimp Livello -> Nuovo dal visibile su cui operare come riportato in figura.
Il livello Visibile#1 lo spengiamo cliccando sull’occhietto a sinistra nella finestra Livelli. Poi selezioniamo il livello inferiore, il Visibile, e lo impostiamo in modalità Solo toni scuri – o “Darken only” se possedete la versione inglese.
Selezioniamo il movimento di livello con questo pulsante nella finestra Strumenti e clicchiamo sull’immagine di livello nella finestra principale. Poi con le freccie spostiamo il livello Visibile fino a mascherare completamente le stelle.
È meglio in questo caso usare le frecce per ottenere l’effetto voluto, è più preciso del movimento del mouse e più facile poter tornare indietro per non eccedere nel movimento del livello.
Una volta ottenuta l’informe poltiglia- in questo caso marrone – è bene uniformare il tutto con un paio di passaggi di sfumatura gaussiana per nascondere ogni traccia residua di informazione reale. A volte per ottenere informazione è necessario distruggere altra informazione.
Ora si possono fondere verso il basso il livelli Visibile con lo sfondo e ottenere così un unico livello Sfondo – in modalità normale, mi raccomando – e Visibile#1.
Adesso riaccendiamo Visibile#1 e lo impostiamo in modalità differenza et …. voilà: il rumore dell’inquinamento luminoso è scomparso, lasciando intatta l’informazione originale, ossia le stelle.
A questo punto si può di nuovo giocare con le curve di colore per migliorare ancora l’immagine, ma sempre senza eccedere.
Questo è il risultato finale. Non sarà un granché, i trucchi con i filtri e i livelli permettono molte più cose, come ad esempio correggere il mosso delle stelle causato dalla lunga esposizione, etc., ma intanto avete scoperto come nascondere il fastidioso inquinamento luminoso che è ormai inevitabile nei centri urbani, il che credo non sia poco.
Un’ultima cosa: lavorate sulle immagini grezze in formato RAW o PIC o TIFF quando potete, i risultati saranno migliori.
Kn 61 la nebulosa planetaria giusta al posto giusto
Se ci soffermiamo al significato delle parole professionista – colui che esercita una professione intellettuale o comunque un’attività per cui occorre un titolo di studio qualificato – e il dilettante – colui che pratica un’attività o si dedica a uno studio non per professione ma per amore della cosa in sé – forse in nessun altro campo di ricerca scientifico la divisione tra ricercatori professionisti e dilettanti è così sottile e impalpabile. In astronomia è abbastanza comune infatti che le due categorie si sovrappongano e collaborino assieme per il progresso scientifico. Ed è infatti quello che è avvenuto anche in questo caso dove è stato chiesta la collaborazione di un gruppo un po’ particolare di astrofili per poter confermare o confutare una teoria sulla morfologia delle nebulose planetarie che ossessiona da tempo gli astrofisici.
L’astronomo dilettante austriaco Matthias Kronberger analizzando una regione del profondo cielo inserita nel Deep Sky Survey ha scoperto una nuova nebulosa planetaria a cui ha dato il nome: Kronberger 61, o Kn 61.
Matthias Kronberg , fisico delle alte energie al CERN di Ginevra, è membro di un team di astrofili: i Deep Sky Hunters.
A questo team è stato chiesto da alcuni ricercatori professionisti un aiuto per analizzare la stessa porzione di cielo che attualmente è investigata dalla sonda Kepler, ed è lì che infatti sono state scoperte sei nebulose planetarie, di cui Kn 61 fa parte.
La missione Kepler della NASA analizza circa 105 gradi quadrati porzione di cielo nei pressi della costellazione del Cigno, tra Deneb (α Cyg) e Vega (α Lyr). L’intera area è paragonabile a l’area quella di una mano tenuta a debita distanza. Il telescopio spaziale Kepler ha il compito di analizzare continuamente la luminosità di 150.000 stelle alla ricerca di quasi impercettibili variazioni di luce. La presenza di un corpo minore compagno di una stella può provocare fluttuazioni di luminosità attraverso le eclissi. L’eventuale curva di luce ottenuta da questi sistemi stellari sarà comunque influenzata da altri fattori, quali l’albedo del corpo minore, il suo riscaldamento e le sue fasi astrali, come comunemente osserviamo nei corpi interni alla nostra orbita come Venere e Mercurio.
Le nebulose planetarie |
Una stella simile al Sole, con una massa compresa tra le 0,8 e le 4 masse solari, passa circa il 90% della sua vita (svariati miliardi di anni) nella fascia principale del diagramma Hertzsprung-Russell, fintanto che le sue reazioni nucleari interessano l’elemento principale della stella: l’idrogeno. |
Le nebulose planetarie di solito hanno forme particolari, che i ricercatori spiegano con la presenza di uno o più corpi minori che perturbano la fase di rilascio degli strati esterni della stella, mentre Kn 61 appare perfettamente simmetrica, come un perfetto palloncino.
Era proprio questo che speravano di trovare all’interno del campo osservato da Kepler, una nebulosa da poter studiare con strumenti fotometrici precisissimi come quelli della sonda Kepler da potrer confutare o meno la teoria che ritiene i corpi planetari minori quali responsabili delle stravaaganti forme delle nebulose planetarie.
Averne trovata una così perfetta come Kn 61 è un incredibile colpo di fortuna.
Orsola De Marco della Macquarie University di Sydney e del dipartimento di astrofisica dell’American Museum of Natural History che nel 2009 ipotizzò che le bizzarre forme di molte delle nebulose planetarie fossero da attribuirsi alla presenza di compagni stellari minori o addrittura a sistemi planetari, è parte del team che attualmente sta studiando Kn 61 insieme allo scopritore austriaco Matthias Kronberg, George Jacoby del Giant Magellan Telescope e Steve Howell del team Kepler e sviluppatore di sistemi di indagine fotometrica.
Una parentesi nel cielo
Per ingannare l’attesa del 15 giugno, giorno dell’eclissi di Luna tanto atteso, mi sto cimentando in una serie di fotografie di soggetti astronomici, che a meno che non sia il cielo coperto, se ne stanno lì, fermi e buoni buoni sempre in posa, come prime donne del cinema.
E così stamattina alle 4:30 Ora Locale (U.T. +2) mi sono alzato, ho spalancato la finestra dello studio e lei, l’antica compagna di questo misero sasso sperduto nell’infinità del cosmo che chiamiamo Terra, era lì ad aspettarmi, con l’aria un po’ civettuola di chi è abituata a farsi fotografare.
E io che ho fatto? Ho fotografato, che diamine!
Eccola qui, pare una parentesi tonda nel cielo mattutino, col cratere Grimaldi ben visibile accanto al bordo occidentale subito sotto l’Oceano delle Tempeste e le creste del cratere Vieta.
Purtroppo il seeing era pessimo e ho avuto serie difficoltà nella messa a fuoco. Pazienza, la Luna sarà sempre lì quando lo vorrò.
A mio Fratello
Circa un anno fa conobbi un Uomo proveniente dall’Africa, uno dei tanti ultimi del mondo, anche lui vittima di una delle tante, troppe guerre dimenticate, la cui casa era stata distrutta da una bomba. Una bomba di una guerra che si era presa sua moglie, suo figlio e il suo occhio sinistro.
Era arrivato in questo paese con la speranza di riavere almeno questo, ma il denaro per le cure era finito in fretta, prima che fossero compiute le diverse operazioni chirurgiche che avrebbero potuto aiutare il suo occhio, e così era finito per diventare un venditore ambulante, uno di quelli che vanno in giro tutto il giorno trascinando borsoni stracarichi più pesanti del loro corpo ricurvo a suonare i campanelli delle case per vendere misera merce.Quando lo conobbi credo di aver comprato qualcosa, poi lui mi raccontò quello che ora racconto qui, ed è rimasta l’unica volta.
Quando capita da queste parti passa a trovarmi, parliamo un po’ e poi io gli dono qualcosa, 5, 10 o 20 euro, tutto sommato poco, senza volere la sua povera roba in cambio; solo la promessa che quei soldi restino suoi e che non li divida con il racket che lo sfrutta.
Oggi il mio amico è passato e mi ha mostrato con orgoglio le lenti a contatto che è riuscito a comprare per coprire l’occhio offeso e ormai perso. Con queste lenti il suo occhio sinìstro non è più una orribile palla vuota e grigia.
Una guerra si era portata via il sorriso di quest’uomo che oggi pochi euro hanno in minima parte riscattato. Le mie misere briciole forse questa volta hanno fatto la differenza ridando la speranza ad un Uomo che io sento Fratello.
SETI: come stanno le cose
Da sempre sostenitore del Progetto Seti, non ho preso bene la notizia. Dopo l’attimo di scoramento iniziale però ho deciso di dare un misero sostegno straordinario al Progetto rispondendo all’appello del sito. Così oltre ai canonici 50 $ di Natale ho partecipato con un altro piccolo contributo straordinario. Perso per perso, non bevo, non mi drogo e ho smesso di fumare da quando sono diventato padre: uno sfizio potrò pur cavarmelo, no?
Venerdì scorso, l’amministratore delegato dell’Istituto SETI (Search for Extraterrestrial Intelligence) Thomas Pierson ha reso pubblica la decisione di non usare più l’Allen Telescope Array (ATA) per motivi di bilancio. A seguito di questa decisione si è deciso di collocare le 42 antenne che compongono l’ATA in modalità di standby per mancanza di fondi operativi e di supporto del governo.
Anche se Pierson ha tenuto a precisare che le attività al Center for Education and Public Outreach, e al Carl Sagan Center for the Study of Life in the Universe non subiranno conseguenze, la chiusura di uno dei principali strumenti di scansione è stato un duro colpo per gli scienziati di tutto il mondo. I primi progetti SETI avevano sempre ricevuto finanziamenti governativi americani, mentre ultimamente aveva preso piede anche il sostegno e il finanziamento privato.
Tutto iniziò con Frank Drake, l’autore della famosa equazione che prova a stimare scientificamente il numero di civiltà tecnologiche che possono esistere in una galassia. Drake fu il pioniere originale del programma SETI. Negli anni 60 del secolo scorso e fu anche colui che ebbe l’idea di costruire una rete di oltre 300 antenne dedicate espressamente per questa ricerca. La prima serie è appunto l’ATA, 42 antenne finanziate dal miliardario co-fondatore di Microsoft Paul Allen attraverso una donazione di 11,5 milioni di dollari nel 2001 per la ricerca e lo sviluppo del progetto e altri 13,5 milioni dollari pochi anni più tardi per la costruzione.
Il progetto ha bisogno di qualche fonte di finanziamento, anche privato, per continuare ad esistere, ma il finanziamento è necessario anche per la costruzione di antenne aggiuntive come era stato inizialmente previsto. Per questo il progetto SETI sta cercando di ottenere finanziamenti anche da altre fonti come la US Navy, DARPA, NSF e altri donatori privati. Una campagna di finanziamento è stata lanciata anche sul web sul sito SETI per chiedere l’aiuto del pubblico che crede in questa ricerca.
L’appello si riferisce alle recenti scoperte della sonda Kepler e che una delle massime priorità dell’Allen Telescope Array era appunto quello di setacciare quella porzione di cielo con 10 miliardi di canali di ascolto per ogni mondo scoperto da Kepler nella fascia goldilocks, per un costo stimato di circa 5 milioni di dollari. Ogni dollaro donato serve per controllare 4 milioni di canali di un unico mondo .
Pierson indica che servono circa un milione e mezzo di dollari per anno per far tornare operativo l’ATA, e un altro milione l’anno per i costi del progetto SETI.
Per adesso non è possibile sapere se il SETI riuscirà a trovare i 2-2,5 milioni di dollari per quest’anno, sicuramente il fermo dell’ATA è un duro colpo alla ricerca, mentre per ora cattive sorprese dagli altri centri di ascolto non dovrebbero esserci.
Il Poliedrico è un dominio registrato
Dopo Infiniti tentennamenti, il dominio di secondo livello ilpoliedrico.org è stato finalmente registrato.
La decisione di registrare il dominio l’ho presa allo scopo di tutelare il nome del Blog e per offrire una migliore visibilità ai contenuti che offre.
Il cammino intrapreso ormai nel gennaio 2010 con il-poliedrico.blogspot.com è giunto a questo secondo traguardo. Il primo è stato raggiunto a fine giugno 2010, quando ho deciso che la piattaforma blogger iniziava ad essere stretta per gli obbiettivi che mi ero proposto e si rendeva necessaria un migrazione del Blog verso un modello più fresco e configurabile come WordPress.
La scelta a quel punto cadde sulla piattaforma web italiana Altervista che offriva tutta una serie di garanzie di affidabilità di servizio che ho finora sempre riscontrato e che anche al momento della decisione di registrare il nuovo dominio ho preferito mantenere, nonostante qualche piccola difficoltà tecnica.
Spero che questa decisione valga lo sforzo fatto e che sia ampiamente condivisa dai lettori abituali.
Umberto Genovese
Buona Pasqua
La festività della Pasqua rappresenta per i Cristiani la resurrezione di Cristo, la sconfitta della morte terrena e la liberazione di ogni essere umano dal Peccato Originale.
Per gli Ebrei la Pasqua indica la liberazione del Popolo d’Israele dalla schiavitù egizia, l’inizio del viaggio verso la nuova Terra Promessa.
Io non colgo molte differenze, entrambe indicano nella Festività Pasquale l’inizio di qualcosa di nuovo e di diverso: un cammino finalmente senza peccato verso una nuova esistenza, una nuova Terra Promessa.
È quello che auguro a tutti Voi Lettori de Il Poliedrico, che questa Pasqua rappresenti lo spartiacque verso un mondo nuovo, finalmente privo di ogni peccato, guerra o pestilenza, una nuova Terra Promessa dove regni la libertà e la giustizia, dove ogni essere umano finalmente trovi la felicità.