Chi ci guadagna dallo status quo?

Ho accennato già in passato su questo Blog su alcuni dei problemi principali delle centrali nucleari e sugli enormi costi di realizzazione  1 che, se in Finlandia un reattore nucleare  EPR verrà chiavi in mano sui 6 miliardi di Euro, quasi sicuramente in Italia verrà a costare almeno il doppio o addirittura il triplo, per i motivi ben noti. Vediamo ora che un cifra di spesa certamente prossima a 40-50 miliardi di Euro  (se non addirittura il doppio) per i 4 generatori EPR che l’accordo del febbraio 2009 impegna l’Enel a costruire sul territorio italiano entro il 2020, potrebbe essere usata in maniera molto più intelligente e proficua per i cittadini e per l’Ambiente.
Attraverso un diverso modello di sviluppo urbanistico più rispettoso per l’ambiente, potremmo ottenere un notevole risparmio energetico progettando le nuove case destinate a civile abitazione come case passive 2
Queste abitazioni grazie alla loro impronta energetica bassissima potrebbero tranquillamente usare ad esempio le sonde geotermiche (dei pozzi artificiali di 30-60 metri di appena 15 cm di diametro)  installate al momento della costruzione delle fondamenta e avere un sistema di climatizzazione (riscaldamento/refrigerazione) a costo zero sfruttando semplicemente il calore latente del terreno, e a zero emissioni specialmente se il sistema venisse alimentato da un sistema fotovoltaico o un altro sistema di generazione elettrica autonomo.
Il surplus energetico prodotto attraverso questi sistemi di generazione elettrica autonomi, integrati nell’edificio o nell’ambiente architettonico circostante in fase di progettazione, potrebbe essere reimmesso nella rete pubblica cittadina che fungerebbe anche da tampone nel momento in cui l’energia richiesta fosse maggiore di quella prodotta o si verifichi un guasto al sistema di generazione autonomo.
L’acqua sappiamo tutti che essa è importante e preziosa, pertanto ogni spreco e abuso deve essere condannato: allora quindi perché ricaricare gli sciacquoni con acqua potabile pubblica? L’acqua piovana potrebbe meglio essere utilizzata se invece di finire direttamente nelle fogne venisse raccolta in cisterne sotterranee e laghetti artificiali che, oltre ad abbellire l’ambiente, potrebbe essere usata per tutti gli scopi che non necessitano di acqua potabile, come ad esempio  la manutenzione delle aree verdi cittadine, e le acque bianche ritrattate per il riuso come acque di scarico prima del loro definitivo scarico fognario.
Anche le acque fognarie possono e dovrebbero essere riutilizzate attraverso gli stessi impianti di raccolta dell’acqua piovana con il sistema della fitodepurazione; quindi vediamo come con pochi e opportuni accorgimenti tecnici sia possibile ridurre al minimo l’impatto energivoro dei complessi abitativi che da soli si succhiano più di un quarto dell’energia prodotta nel nostro paese.
Ora sarebbe ovviamente improponibile pensare di estendere questi metodi alle vecchie abitazioni, ma imporre per legge, come stanno già facendo in Germania o in altri paesi del Nord Europa, certe misure di costruzione restrittive (ad esempio divieto di costruire edifici oltre la classe C, vedi tabella) e man di mano sostituire gli edifici più obsoleti con nuovi costruiti con questi criteri più rispettosi dell’ambiente, sicuramente il risparmio sulla bolletta energetica potrebbe arrivare a coprire oltre 50% del fabbisogno dei consumi delle abitazioni italiane, tenendo ovviamente fuori le abitazioni dei centri storici, arrivando così a risparmiare intorno ai 15-20 milioni di tonnellate di petrolio equivalente, ovvero dai 35 ai 60 milioni di tonnellate di CO2 non emessi nell’atmosfera, una cifra importante per il raggiungimento degli obiettivi di contenimento europei degli accordi di Copenhagen, senza gravare i costi di nuove centrali atomiche sui cittadini e sull’ambiente, producendo un consistente risparmio nella spesa pubblica per l’importazione di gas e petrolio e in futuro dell’uranio arricchito.
In più se aggiungiamo una serie di iniziative anche legislative volte a realizzare una urbanistica nuova, che tenga conto prima della qualità di vita degli abitanti e poi molto dopo il numero dei posteggi per le automobili, con alberi e prati al posto della squallida accoppiata cemento/asfalto, avremmo recuperato un potente mezzo in grado di ripulire l’aria dall’inquinamento e rinfrescare l’ambiente, in grado di limitare i danni alle vie respiratorie, sempre più causa di disturbi fisici spesso cronici e potenzialmente mortali che vanno dall’asma cronica alle neoplasie polmonari e che sono una delle voci di spesa più ampie della sanità pubblica.
Questa è oggi la sfida che ci attende, abbiamo gli architetti e gli ingegneri tra i più bravi al mondo (tranne quello che ha disegnato l’obbrobrio davanti a casa mia), i migliori designer che potrebbero rendere questo meraviglioso Paese l’unica e autentica prima meraviglia del globo, altro che ritorno al nucleare, questa potrebbe essere la killer application del XXI secolo, l’occasione per un nuovo Rinascimento Italiano.
Ovviamente una simile strategia è oggi ostacolata dai palazzinari, che incuranti di altro se non il proprio profitto, si occupano di distruggere e cementificare il possibile in nome del loro interesse con la connivenza di ampi settori dell’amministrazione pubblica, incuranti del fatto che magari i palazzi da loro costruiti siano o meno serviti da infrastrutture principali necessarie come acqua, energia elettrica, fognature, strade e mezzi di trasporto pubblico, con l’effetto di moltiplicare per n volte la spesa pubblica successiva. Padana_plain[2]Poi è contro la logica d’interesse dei gruppi energetici e dei petrolieri, altrimenti a chi venderebbero a caro prezzo i loro prodotti ormai non più fondamentali per l’economia?
È contro il trasporto privato e i costruttori di automobili, perché una società più consapevole in una città efficiente usa mezzi di trasporto più razionali, come tram e treni elettrici pubblici o comunque molto meno un mezzo privato, che comunque anch’esso può essere condiviso con altri per i tragitti comuni.
Insomma a conti fatti ci accorgiamo che sono tanti, troppi gli interessati alla conservazione dello status quo energetico, allo spreco indiscriminato di risorse, e cambiare le cose non è affatto facile, soprattutto se non cambiamo per primi noi stessi.
I rifiuti? Cerchiamo di produrne il minimo indispensabile e su quelli pratichiamo la raccolta differenziata: l’alluminio costa tantissima energia elettrica per produrlo, ricicliamolo; la carta è cellulosa e viene dagli alberi, non sprechiamola; il vetro, la plastica …
Il 95% di quello che scartiamo si può e si deve riciclare, dal punto di vista prettamente energetico è molto più conveniente e meno inquinante riciclare piuttosto che lavorare la materia grezza per produrre gli stessi oggetti. Usiamo i mezzi di trasporto pubblico quando è possibile e pretendiamo che essi siano poco inquinanti, alle volte vedo i tram a gasolio che sembrano dei vecchi rimorchiatori, rinunciamo ai mezzi privati come i super inquinanti SUV per andare a far la spesa al supermercato, e prendiamo una city-car meno inquinante e meno cara per il bilancio familiare.
Pretendiamo che gli ortaggi freschi vengano dalle coltivazioni vicine, per muovere un pomodorino san marzano dalla Spagna o Israele ci vuole la nave o l’aereo, andiamoci noi in ferie al posto del loro pomodorino sulla nostra tavola.

A questo punto la domanda non è il nucleare sì o no, ma chi vuole che questo status quo si perpetui fino al collasso della società (ormai ci siamo vicini vicini, state pronti)


in ricordo di Dorothy Height

Si è spenta ieri, 20 aprile 2010, Dorothy Height, nata nell’ormai lontano 24 marzo 1912.
Essa è una delle tante donne coraggiose di questo mondo, una delle figure a cui tutta l’umanità è in debito per il suo contributo alla libertà e ai diritti civili, che ha combattuto un sistema dispotico e razzista come l’apartheid negli Stati Uniti del XX secolo senza armi né violenza ma usando la forza della ragione e le parole come sue uniche armi, sulla strada tracciata da Gandhi e seguita anche da Martin Luther King
La Height lavorò molto nel campo dei diritti civili. 
Nel 1936 a New York partecipò alla protesta contro i linciaggi. Ha lottato per la fine della segregazione nell’esercito, per un sistema giuridico più equo, e per porre fine alle restrizionirazziali in materia di accesso ai mezzi di trasporto pubblici. Nel corso del 1950, ha lavorato sui diritti di voto nel sud degli Stati Uniti.
A partire dal 1960, la Height fu esponente di spicco nel movimento dei diritti civili. Ha lavorato a stretto contatto con i leader principali del movimento,tra cui Roy Wilkins, Whitney Young, e A. Philip Randolph, e hapartecipato a quasi tutte le principali manifestazioni sui diritti civili e umani di quel periodo.
Nel 1964 avviò il programma “Mercoledì nel Mississippi“, in cui gruppi di attiviste femminili interraziali e interreligiosi del nord e del sud del paese, si incontravano i mercoledì nellepiccole città del Mississippi,  creando anche scandalo e riprovazione tra i benpensanti. Uno di questi incontri tenutisi in una chiesa di Hattiesburg,  si risolse quasi in tragedia dopo che qualcuno lanciò una bomba incendiaria attraverso la finestra della chiesa ma che per fortuna non esplose.
Molti personaggi politici americani tra cui la First Lady Eleanor Roosevelt ricevette i suoi consigli, la Height incoraggiò il presidente Dwight D. Eisenhower ad eliminare la segregazione razziale nelle scuole americane e il presidente Lyndon B. Johnson a nominare donne afro-americane nelle posizioni del governo.
Purtroppo il lavoro della Height non ha mai avuto l’attenzione che si meritava, forse perché il movimento è stato dominato dalle figure maschili. Ma di questo lei disse una volta nel 1998:
 “Se ti preoccupi di ottenere credito, non fai molto lavoro”.

L'illegittimo impedimento.

L‘altro giorno ho picchiato un signore che mi aveva soffiato il parcheggio; sono dovuti intervenire i vigili urbani e mi sono beccato una denuncia. Oggi ho il processo per direttissima ma ho anche un importante impegno di lavoro: infatti non ve l’ho detto, sono un  neurochirurgo e oggi devo operare. Posso appellarmi al legittimo impedimento?


Mia moglie è fuggita di casa con l’amante, mi sono recato in un bar, mi sono ubriacato e ho sfasciato il locale. Faccio il gruista in un cantiere, ma oggi sono stato convocato in tribunale. Posso appellarmi al legittimo impedimento?

Dopo la batosta elettorale per la coalizione di centrosinistra alle recenti elezioni regionali, sembrava che il PD (Partito Defunto) avesse finalmente capito che il moderatismo a tutti i costi non paga e che il Popolo Italiano non è interessato alle manovrine partitiche ma è alla ricerca di soluzioni ai problemi reali e concreti del paese, il successo del MoVimento 5 Stelle nelle regioni in cui si è presentato lo dimostra chiaramente.
Il (il)legittimo impedimento è un modo escogitato dalla coalizione di governo per proteggersi dai processi qualora fossero chiamati a rispondere per qualsiasi tipo di reato durante il mandato di ministri di governo per una durata di 18 mesi dall’entrata in vigore della legge nell’attesa di una riforma cosituzionale che metta al riparo qualsiasi governo in carica in quel momento da qualunque procedimento giudiziario aperto verso i suoi componenti.
Questa legge iniqua e anticostituzionale è stata firmata ieri dal Presidente della Repubblica Italiana (cifr. Il male oscuro della politica italiana), una parte dell’opposizione ne chiede giustamente l’abrogazione con un referendum (l’IdV). L’altra parte (il PD) ha detto no alla consultazione popolare.
Quando fu eletto l’attuale segretario del PD Bersani diceva che “il più antiberlusconiano è quello che lo manda a casa”. Bersani di certo non lo è.

Non voglio parlare di (anti)politica!

L‘Italia è proprio un posto strano: tutti sanno che le rivelazioni del pentito di mafia Ciancimino sono roba nota e risaputa da anni, che dell’Utri e il suo compare maggioresono  da sempre contigui agli interessi di mafia come lo era stato Andreotti primadi loro, che esiste un problema di razzismo sottoculturale nelleregioni del nord, che gli industriali italiani preferiscono andare ad investireall’estero dopo aver intascato gli aiuti di stato piuttosto che creare occupazione in Italia, che i nostrifigli staranno sicuramente peggio sotto tutti gli aspetti dei lorogenitori: poi alle votazioni scopriamo che però a noi ci va benecosì, che all’estero ci vedano Italiano: Pizza, Mafia, Mamma, Tv, Vaticano e Mandolino,che in quei trenta secondi dentro l’urna con le nostre azioni stiamo negando un futuro alle successive generazioni perché le vecchiepossano restare abbarbicate ai loro meri interessi di casta: allora dico fanculo a tutti gli italiani, di destra, di sinistra e di centro: questo è ciò che ci meritiamo e ben ci stà!
Mi spiace ma nonostante tutto il mio impegno non riesco proprio a condividerel’idea di queste ore che il PD debba cercare di assorbire i movimenti a 5 Stelle di Grillo e quelli di Nichi Vendola (che poi non sono loro ma di chi vi partecipa): ormai tutto l’impianto della politica, adesso all’opposizione(quella al governo ora è solo un comitato d’affari), è marcia dentro,persone e strutture decotte dalla storia e dagli interessi meramentepersonali dei loro dirigenti che con le loro azioni hanno disgregato lafiducia dei Cittadini nei partiti, il 37% di astensioni alle regionali lo dimostra ed è una cifraimportante. Se è intenzione di ridare una casa e una speranza a questielettori non si può ripartire puntellando una struttura ormai vecchia e fatiscente,bisogna avere coraggio di demolirla e ricrearne una nuova più solida,con basi (i Cittadini) e un’idea di progetto (un Programma) nuovi e vicini agli interessi del Popolo, dovegli aggiustamenti in corso d’opera debbano essere continuamentesottoposti al giudizio di tutti e vincolati da normecomunque inderogabili come ad esempio la nostra Costituzione. Quando io parlo di Politica parlo di Cittadini non di organi di partito, parlo di Personenon di classe dirigente. Ne ho viste talmente tante combinare daipartiti e da singole persone che si sono prostituite per essi che se dico di avere la nausea e il disgusto è sempre troppo poco: nonbasta perciò iniettare cellule sane a un corpo malato di cancro terminale, le metastasi dell'(anti)politica distruggerebbero anche queste.
Scusate lo sfogo ma era necessario.

Referendum sulla marijuana in California

Ne avevo già parlato in un altro articolo: Proibizionismo e risorse energetiche per il futuro, sui reali motivi che avevano imposto l’embargo e avevano decretato la criminalizzazione di una pianta conosciuta sempre dall’uomo, adesso in tempi di crisi globale queste idee vengono rimesse in discussione.

Cannabis
Uno studio del 2005 (ovviamente le testate giornalistiche italiane arrivano sempre mooolto in ritardo) dell’economista Jeffrey Miron di Harvard, potrebbe aiutare il dissesto dei bilanci statali e ripristinare la legalità della canapa indiana.
Lo studio è a questo indirizzo: www.prohibitioncosts.org dove è pubblicato il rapporto completo.
In questo studio vengono presi in esame i costi a carico della collettività sulla lotta al traffico illegale di Cannabis e quelli di recupero per i condannati per uso, possesso e spaccio illegale dei prodotti derivati in contrapposizione ad una analisi economica di una eventuale regolamentazione e tassazione di questi (a questo studio aggiungerei anche  l’analisi della dott..sa Napoleoni, anche se questa parla di cocaina gli effetti dell’economia illegale sono gli stessi).
Questa relazione in pratica afferma che la legalizzazione della Cannabis potrebbe ridurre la spesa pubblica degli Stati Uniti per  7,7 miliardi dollari all’anno. La legalizzazione della stessa porterebbe un gettito fiscale di 2,4 miliardi di dollari solo se fosse tassata come tutte le altre merci e 6,2 miliardi dollari se venisse adottata l’accisa che ora pende su alcool e tabacco. Questi effetti sul bilancio possono addirittura essere più importanti e sottostimati nel rapporto, ma comunque una differenza di 14-15 miliardi di dollari sono troppi per non essere visti.
Questo rapporto fu presentato all’allora Presidente G. W. Bush da 500 economisti ma ovviamente per lui era più importante giocare a Risiko con il resto del mondo che ascoltare studi scientifici, ma adesso la Marijuana Policy Project ha deciso di scendere in campo a novembre con un referendum in California per chiedere di ripristinare la legalità della coltivazione della Cannabis (San Francisco Chronicles).
Uno dei promotori, Richard Lee, fondatore di Oacksterdam, parla di 1 miliardo di dollari di entrate attraverso la tassazione della Cannabis per lo stato della California – che attualmente soffre di un deficit di bilancio di oltre 40 miliardi di dollari – e anche lo stesso governatore  Schwarzenegger è sembrato interessato alla vicenda: “Penso che dobbiamo studiare molto attentamente quello che stanno facendo gli altri paesi che hanno legalizzato la marijuana” ha detto.

Nucleare, a chi serve?

Sono mesi che ci penso, forse ora è giunto il momento che mi occupi di scrivere un articolo su un tema spinoso e inquietante: l’uso della tecnologia nucleare civile per la produzione in grande scala di energia in Italia, ovvero il ritorno al nucleare.

Il sarcofago di Černobyl

Il 26 aprile 1986 alle ore 01:23:45 in Ucraina avveniva il più grande disastro nucleare civile della storia: il Disastro di Černobyl’. Non sto a raccontare come avvenne il disastro e quali erano le gravi carenze progettuali di quei reattori RBMK 1000 il cui scopo oltre che alla produzione civile di energia elettrica era quella di produrre il plutonio per costruire armi nucleari, piuttosto vorrei sottolineare che a seguito dell’ondata di panico che ne seguì soprattutto in Europa, l’8 e il 9 novembre 1987 In Italia venne celebrata una tornata referendaria con cinque quesiti, di cui ben tre erano indirizzati espressamente a bloccare ogni attività di sviluppo costruzione e l’esercizio delle attività delle centrali nucleari in Italia. È bene ricordare i quesiti, visto che molti votanti di oggi non li hanno vissuti e gli altri probabilmente manco se lo ricordano, comunque quello era un momento particolare, lo strumento referendario ancora funzionava e i partiti temevano quei momenti di partecipazione democratica.

Quesito numero uno

NORME CHE CONSENTONO DI COSTRUIRE CENTRALI NUCLEARI ANCHE SENZA IL CONSENSO DEI COMUNI E DELLE REGIONI

«Volete voi l’abrogazione del terz’ultimo comma dell’articolo unico della legge10 gennaio 1983, n.8: “Norme per l’erogazione di contributi a favore dei comuni e delle regioni sedi di centrali elettriche alimentate con combustibili diversi dagli idrocarburi”, comma che reca il seguente testo: “Qualora entro i termini fissati dall’articolo 2, secondo comma, della legge 2 agosto 1975, n. 393, non sia stata perfezionata la procedura per la localizzazione delle centrali elettronucleari, la determinazione delle aree suscettibili di insediamento è effettuata dal Cipe, su proposta del ministro dell’Industria, del commercio e dell’artigianato, tenendo presente le indicazioni eventualmente emerse nella procedura precedentemente esperita”?»

RISULTATI PRIMO QUESITO [1]
Elettori 45.869.897
Votanti 29.862.376
% Votanti 65,1
Astenuti 16.007.521
% sugli Elettori 34,9
Voti Validi RISPOSTA AFFERMATIVA 20.984.110
% 80,6
RISPOSTA NEGATIVA 5.059.819
% 19,4
<span style=”color: black;”>Totale 26.043.929
Voti non Validi Totale 3.818.447
% sui Votanti 12,8
Schede Bianche 2.536.648
% sui Votanti 8,5
Quesito numero due

NORME CHE PREVEDONO FINANZIAMENTO AI COMUNI E ALLE REGIONI CHE ACCETTANO CENTRALI NUCLEARI ED ALTRE ALIMENTATE DA COMBUSTIBILI DIVERSI DAGLI IDROCARBURI

«Volete voi l’abrogazione dell’articolo unico, primo comma, della legge 10 gennaio 1983, n.8: “Norme per l’erogazione di contributi a favore dei comuni e delle regioni sedi di centrali elettriche alimentate con combustibili diversi dagli idrocarburi”, limitatamente ai commi 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12?»

RISULTATI SECONDO QUESITO [1]
Elettori 45.870.230
Votanti 29.871.570
% Votanti 65,1
Astenuti 15.998.660
% sugli Elettori 34,9
Voti Validi RISPOSTA AFFERMATIVA 20.618.624
% 79,7
RISPOSTA NEGATIVA 5.247.887
% 20,3
Totale 25.866.511
Voti non Validi Totale 4.005.059
% sui Votanti 13,4
Schede Bianche 2.654.572
% sui Votanti 8,9
Quesito numero tre
NORME CHE CONSENTONO ALL’ENEL DI PARTECIPARE, IN ALTRI PAESI, ALLA REALIZZAZIONE E ALL’ESERCIZIO DI CENTRALI NUCLEARI, COME IL REATTORE AL PLUTONIO “SUPER-PHENIX”
«Volete voi l’abrogazione dell’articolo unico, primo comma, della legge 18 dicembre 1983, n. 856 recante: “Modifica dell’articolo 1, comma settimo, della legge 6 dicembre 1962, n. 1643, sull’istituzione dell’ente nazionale per l’energia elettrica”, limitatamente alle parole: “b) la realizzazione e l’esercizio di impianti nucleari”?»
RISULTATO TERZO QUESITO [1]
Elettori 45.849.287
Votanti 29.855.604
% Votanti 65,1
Astenuti 15.993.683
% sugli Elettori 34,5
Voti Validi RISPOSTA AFFERMATIVA 18.795.852
% 71,9
RISPOSTA NEGATIVA 7.361.666
% 28,1
Totale 26.157.518
Voti non Validi Totale 3.698.086
Schede Bianche 2.388.117
% sui Votanti 8

La centrale a policombustibile Alessandro Volta a Montalto di Castro (VT)

In seguito all’esito del referendum furono sospesi i lavori di costruzione della centrale di Trino 2 (Vercelli), furono definitivamente chiuse le centrali di Latina, di Caorso (Piacenza) e la Enrico Fermi sempre a Trino (Vercelli) e riconvertita la centrale di Montalto di Castro (Viterbo) in una centrale a policombustibile sfruttando le infrastrutture già esistenti e cambiando nome in Alessandro Volta.

PressurizedWaterReactor

Schema di funzionamento di una centrale termonucleare (2)

La cosa curiosa di quest’ultima è che è la centrale più potente oggi in Italia ma anche che è poco utilizzata (circa 3.000 ore all’anno su un massimo teorico di 8.760). Infatti a fronte di una potenza totale lorda istantanea di 98 GW producibile in Italia, i picchi di consumo più alti sono stati raggiunti nel 2008 con 63 GW nell’estate, mentre la media dei consumi è all’incirca di 30-40 GW giornalieri. Ovviamente la potenza teorica non potrà mai essere raggiunta, impianti fermi per manutenzione, guasti temporanei alla rete di distribuzione etc… ma sarebbe anche giusto che alla gente venissero forniti questi dati visto che l’energia elettrica serve alla sopravvivenza della nostra civiltà moderna. Un’altra cosa importantissima spesso dimenticata quando si parla di generazione di energia elettrica è la necessità di avere la disponibilità di enormi quantità di acqua in prossimità delle centrali per la refrigerazione degli impianti stessi, per questo nei momenti di siccità la produzione elettrica può calare  anche considerevolmente, vista la necessità di raffreddare gli impianti. Su questo piccolo importantissimo punto una centrale nucleare soffre un grave handicap rispetto alle altre centrali più convenzionali: quest’ultime possono essere spente in pochissimo tempo, mentre una di tipo nucleare no, il rischio di non avere il necessario apporto d’acqua per raffreddare gli impianti è un pericolo per l’ambiente: oltre a esporre l’intero sistema a guasti e rotture esiste il più banale pericolo di riscaricare acqua calda (necessaria al sistema di condensazione) nell’ambiente, comportando seri rischi per l’habitat naturale, come è spesso avvenuto.

Il 28 maggio 1959 l’Organizzazione Mondiale per la Sanità (OMS) e l’ Agenzia Internazionale Energia Atomica (AIEA) firmarono un accordo di cooperazione e di consultazione preventiva su tutte le informazioni sanitarie riguardanti il tema nucleare: ovviamente poi è successo che questo accordo venisse usato poi dall’AIEA a suo esclusivo vantaggio per insabbiare e bloccare qualsiasi rapporto sui rischi reali sull’uso dell’energia atomica nel mondo: studi epidemiologici, statistici, analisi compromettenti etc.  [3]

Ma ora veniamo ai recenti fatti italiani che hanno spinto il Governo a ridiscutere il risultato referendario dell’87 rimandando ad un articolo successivo sulle alternative reali e immediatamente fattibili al ritorno del nucleare civile in Italia.
Le scuse fondamentali sono quella della necessità di diversificare la dipendenza energetica italiana ad altri Paesi che non siano gli abituali fornitori di gas naturale e petrolio, Russia e Libia principalmente ,e ovviamente il rispetto degli accordi internazionali di Kyoto e quelli con l’Unione Europea sulla riduzione delle emissioni di CO2 in seguito alla conferenza mondiale sul clima di Copenhagen (COP15).  Gli intenti sono nobili, però questi sono in contrasto sul piano previsto dall’UE di ridurre almeno del 20% le emissioni di gas serra rispetto ai livelli del 1990 per l’anno 2020.
Una centrale elettronucleare richiede una decina d’anni fra la costruzione e l’attivazione, ad esempio la centrale nucleare finlandese Olkiluoto-3 (primo reattore europeo EPR, come quelli che si vorrebbero costruire in Italia) fu approvata nel 2002 dal parlamento, i lavori iniziarono nel 2005 e forse finiranno nel 2012, passando da un budget inizialmente stimato di 2,5 miliardi di euro a oltre 5,3 miliardi previsti con un aumento di oltre il 200% del costo, che per mantenerlo basso sono stati dati in appalto a ditte esterne molti lavori di costruzione con l’effetto invece opposto: opere mal riuscite, errori di progettazione e di realizzazione, guasti etc.
L’EPR è un progetto della francese Areva, che ha recentemente perso la partnership con la tedesca Siemens AG che ha preferito allearsi con la russa Rosatom per lo sviluppo e la commercializzazione dei più economici  reattori come i VVER,  e che ha trovato nell’Enel un partner per  lo sbocco  sul mercato italiano che rientra nel nucleare soprattutto  dopo le commesse perse negli Emirati Arabi (20 miliardi di dollari).
Comunque a scanso di equivoci, il ritorno al nucleare in Italia era stato già previsto in un accordo firmato tra Edf e Enel il 24 febbraio 2009 mentre la legge che sancisce il ritorno al nucleare è la 99/2009 art. 25 e successivi promulgata il 23 luglio del 2009: se pensiamo che qualsiasi accordo (commerciale – politico) richiede lunghe trattative per essere firmato… come dire.. chi ha evidenti interessi puramente economici, anche a evidente discapito della salute pubblica  e dell’evidenza dell’impraticabilità di questa scelta  costosa, in questa pessima pagina di storia… si è portato avanti col lavoro.

[1] Le tabelle sono state tratte dal sito Zona Nucleare che a sua volta le aveva tratte direttamente dal sito del Governo Italiano, dove adesso la pagina interessata purtroppo non esiste più.
[2]  Fonte Wikipedia
[3] Fonte: Guardian (UK)
Altri link interessanti:

Tra Madoff e l'incudine: inattendibilità economica e colpe certe

È notizia di questi giorni che Bernard Madoff, il vecchino di 72 anni che ha truffato i più grandi istituti bancari e investitori istituzionali con una gigantesca catena di Sant’Antonio e che per questo si era quindi beccato 150 anni di galera, sarebbe stato picchiato in carcere da un altro detenuto nel dicembre scorso. I motivi veri non sono purtroppo chiari, ma sembra che l’impenitente finanziere abbia dato dei consigli  d’investimento poi rivelatisi sbagliati a un tizio che è cintura nera di judo anch’esso in gattabuia dal 2002. 
Al di là del problema specifico dell’arzillo economista che ha, a mio avviso, meritato quello che gli è capitato, sarebbe perlomeno opportuno riflettere sui consigli degli investitori, istituzionali o privati, e magari fare l’opposto di quello che loro vorrebbero che noi facessimo, vista l’inattendibilità delle loro previsioni e i disastri che combinano.
Nell’estate del 2008 questi avevano il coraggio di parlare di una ripresa economica buona e duratura ma gli eventi dell’ultimo quadrimestre li smentirono clamorosamente con una recessione economica paragonabile a quella del 1922. Prima ancora il FMI e la Banca Mondiale dopo aver strozzato con le loro idee ultraliberiste uno Stato Sovrano, l’Argentina, e aver invitato gli istituti di credito a vendere i bond argentini a decine di migliaia di ignari risparmiatori, hanno fatto fallire lo stato e bruciato milioni di euro frutto spesso di risparmi e di fatica di migliaia di persone. 
Ma di esempi simili o comunque con i medesimi effetti se ne potrebbero fare migliaia e non sto certo qui ad elencarli, ognuno di voi può frugare nei suoi ricordi e trovarne altri; quello che mi preme sottolineare è la cronica inattendibilità delle previsioni economiche, ma questa sempre nel medesimo senso, ovvero che azzecca sempre e comunque lo scopo precipuo di colpire le tasche di ignari risparmiatori.  Ora questo è statisticamente improbabile, per cui  ovviamente sembra risaltare un progetto, che oserei dire criminoso,  vertente alla manipolazione delle informazioni economiche volto a sottrarre la poca ricchezza delle persone in favore degli speculatori finanziari, quindi delle due l’una: o sono dei ciarlatani, e quindi andrebbero incriminati per sfruttamento della creduloneria popolare come i maghi e gli astrologi, o sono dei truffatori come Madoff e pertanto dovrebbero essere condannati perlomeno con lo stesso metro, augurandosi di trovare altrettanti judoka incazzati.

Il male oscuro della politica italiana

Ci sono state raccontate troppe menzogne, troppa fiducia ci è stata carpita; quello a cui assistiamo ora è il rigurgito di quelle menti che  una scellerata ideologia aveva creato, che si erano ridipinte nell'”anti” per assopirsi un attimo nell’attesa di una rivincita che è  di questi giorni, di questi anni. Ora però è giunto il momento per la Società Civile di progettare il Nuovo Rinascimento Italiano.
Ne avevo già parlato in un mio post precedente, Il patto dello Scorpione, su quali fossero le cause che, secondo me, hanno impedito all’Italia di evolversi in una nazione moderna, capace di competere con le altre moderne nazioni europee nel campo dei diritti civili e nella qualità di vita. Ma c’è un aspetto del nostro rapido declino di cui nessuno , soprattutto nell’area che si vuol definire di centrosinistra, vuol sentire parlare, chi ne parla viene tacciato di essere reazionario o peggio, fascista.
Molti intellettuali che hanno ridato vita all’estinto PCI dopo il periodo fascista, si erano formati nelle scuole di pensiero del `ventennio` e, nonostante manifestassero la loro conversione alla filosofia marxista del primo PCI, dubito che in qualche occasione la loro formazione non si sia fatta sentire, come avvenne ad esempio durante la Rivoluzione di Praga del 1956, quando alcuni esponenti di rilievo (uno) si espressero in favore della repressione sovietica dei moti rivoluzionari con i carri armati, anche se per inciso poi lo stesso ha fatto autocritica verso le  posizioni esposte allora.
Comunque, vista la naturale propensione a cambiar linea di pensiero, o casacca, dell’italico popolo a seconda dei momenti storici imperanti, personalmente sono scettico e non mi fido del ravvedimento (quantunque legittimo) a posteriori di questo: durante l’epopea fascista, finché le cose promettevano gloria e prebende (ad ex le Colonie d’Oltremare) erano tutti fascisti (tranne la solita pattuglia di malcontenti), poi tutti Partigiani, poi dal ’48 tutti repubblicani; anche in quell’occasione ci furono i soliti malcontenti, ma quelli ci sono sempre.
Con la nascita della Repubblica sembrava che tutto il caos susseguente al conflitto mondiale potesse essere risolto, Il boom economico, grandi opere infrastrutturali portarono la scolarizzazione e un certo benessere  più o meno a tutti, mentre un’immane fiume di denaro proveniente dagli Stati Uniti attraverso il Piano Marchall aiutò la ripresa economica del Paese facendo pensare che il periodo oscuro della dittatura fosse definitavamente terminato.
L’Italia, culla di alcune delle più grandi rivoluzioni sociali del mondo, come il Rinascimento, ma anche di feroci dittature come il Fascismo, viveva gli anni della ricostruzione economica con una grande anomalia al suo interno: quello che era il più grande partito di fede marxista di tutta l’area del blocco occidentale, il PCI, forte almeno di un terzo dei consensi dell’intera popolazione, rischiando di far cadere il paese nell’area di influenza del patto di Varsavia. Per questo motivo era importante per la coalizione occidentale che aveva aiutato l’Italia a combattere il nazifascismo, che un partito che si richiamasse all’ideologia socioeconomica opposta e numericamente importante non andasse al governo del paese, e nemmeno che gli fosse consentito di entrare in una coalizione di governo, per questo il Compromesso Storico che si riprometteva di allargare il governo a questa forza fu fatto saltare col rapimento e l’uccisione di Aldo Moro. In quel periodo il PCI raccoglieva consenso nell’area più povera e sfruttata della società, ovvero dal mondo operaio e contadino nel quale era nato e che segretari di partito come Enrico Berlinguer avevano sempre bene a mente, il quale per discostarsi dal sottobosco di intrecci oscuri che gravitavano attorno al principale partito di governo, la DC, pose al centro della sua azione politica la questione morale del partito, questo anche per tentare di ricucire lo strappo del 1948 di quando Papa Pio XII scomunicò i comunisti italiani.
Alla scomparsa nel 1984 di Berlinguer la questione morale e il mondo operaio persero di importanza nella visione del nuovo PCI, il craxismo fece la sua comparsa sulla scena politica italiana,  permettendo così al sottobosco di interessi ai confini della legalità che prima era secondario nella vita politica, di diventare sempre più forza trainante della politica italiana, culminata nel rampantismo e nella Milano da bere, dove la politica e l’imprenditoria si incominciarono a farla nei salotti e nei night club dove un bottiglia di champagne costava quanto uno stipendio mensile di un operaio non specializzato. Erano gli anni che videro salire il debito pubblico italiano da un rapporto DP/PIL del 58% nel 1980 al 117,4% nel 1993 (secondo un’analisi econometrica del debito pubblico in Italia dal 1980 al 1998 firmata dal Prof. Luca Matteo Stanca nel 2002) ovvero da 224.000 miliardi nel ’80 a 1.813.000 miliardi allo fine dell’anno 1993, l’anno dello scoppio di Tangentopoli.
Ma torniamo ai Figli della Lupa che si erano in qualche modo, convintamente o meno non ha poi importanza, riciclati nel vecchio PCI: fino a che esisteva l’esigenza di affrancarsi dal ruolo di eterno oppositore, il partito si identificava nella base sociale per ottenere la sua legittimazione e poneva al centro del dibattito politico la questione morale. Il ruolo di questi personaggi, che avevano creato una corrente interna al PCI, l’area migliorista, restava in secondo piano, ma come la linea politica di Berlinguer venne meno alla sua morte, ecco che questi, che spesso erano entrati in contrasto con la guida dello storico segretario, stabilirono contatti con l’area socialista ormai craxiana, venendo poi coinvolti anche nelle successive inchieste culminate con Tangentopoli. Nel frattempo con il crollo dell’impero sovietico e del sogno comunista, il PCI cambiò nome in PDS con la svolta della Bolognina, sancendo di fatto l’abbandono degli interessi della classe operaia tra i suoi obbiettivi primari, dando così campo libero all’affermazione di una nuova organizzazione politica che fece man bassa di voti nel ceto operaio: la Lega Nord.
Dopo lo scoppio dello scandalo di Tangentopoli, la gran parte della corrente migliorista, soprattutto nell’area lombarda, espresse forti perplessità alla scelta del segretario Occhetto di dare l’appoggio del PDS alle azioni della magistratura, da loro definite come eccessivamente “giustizialiste”.
Gli esponenti milanesi del PDS che furono oggetto di indagine da parte dal pool di Mani Pulite, da molto tempo vicini ai vertici del PSI milanese provenivano quasi tutti da questa corrente: Giulio Caporali (consigliere d’amministrazione delle Ferrovie dello Stato), Roberto Cappellini (segretario del PDS milanese), Luigi Carnevale (presidente della Metropolitana Milanese), Gianni Cervetti (deputato PDS), Massimo Ferlini (poi membro di Comunione e Liberazione e successivamente esponente di Forza Italia), Lodovico Festa (negli anni ’80 direttore del giornale di area migliorista Il Moderno, finanziato da Silvio Berlusconi e Salvatore Ligresti), Barbara Pollastrini (segretaria provinciale del PDS milanese, vicina ad Achille Occhetto), Renato Pollini (ex-tesoriere del PCI), Sergio Soave (Lega cooperative), Marcello Stefanini e Primo Greganti (l’indagato più famoso del PDS).
Attualmente, molti dei miglioristi fanno parte del PD, divisi tra la corrente di Piero Fassino (già segretario dei DS, e quella “Liberal” (erede principale della tradizione migliorista), guidata da Enrico Morando.
Il Riformista, diretto da Antonio Polito fino alla sua elezione in Parlamento nelle file della Margherita il 13 aprile 2006, è il giornale considerato più vicino a quest’area, oltre che al presidente DS Massimo D’Alema; vi collabora fra l’altro Emanuele Macaluso.
Altri personaggi nati nell’area migliorista del PCI, spiccano i nomi di Massimo Ferlini, Lodovico Festa e Sandro Bondi, che hanno aderito o sono vicini a Forza Italia di Silvio Berlusconi.

Principali esponenti (fonte Wikipedia)

Mario Alicata
Giorgio Amendola
Paolo Bufalini
Gianfranco Borghini
Gianni Cervetti
Gerardo Chiaromonte
Napoleone Colajanni
Guido Fanti
Nilde Iotti
Luciano Lama
Emanuele Macaluso
Giorgio Napolitano
Edoardo Perna
Giovanni Pellegrino
Giovanni Pellicani
Michelangelo Russo
Antonello Trombadori
Lanfranco Turci

Quindi è proprio nell’ambiente migliorista, in questa corrente di vecchi (anagraficamente parlando) che si è maturata la rottura con lo schema della “questione morale” che invece fino ad allora ne era stato vanto, permettendo la copertura, se non in alcuni casi addirittura di corresponsabilità negli atteggiamenti impropri che nel craxismo erano sorti e che col susseguente berlusconismo sono poi addirittura diventati sistema. Come non dimenticare le alquanto singolari pagine pubblicitarie sul giornale di riferimento della corrente (Il Moderno, 500 copie) di Berlusconi e le sperticate lodi su di esso apparse, la legittimazione alla candidatura nel 1994 di Berlusconi quando mancarono di partecipare alla Giunta per le Elezioni (fonti: Wikipedia e la Stampa) quasi tutti gli esponenti di area del centrosinistra creando così il precedente che ne ha poi garantito l’eleggibilità alle successive elezioni, tutte le leggi e leggine che durante la XIII Legislatura dal 1996 al 2001 hanno comunque favorito la Fininvest e la sua proprietà, la mancata risoluzione del conflitto di interessi (bastava che fosse applicata la legge n. 361 del 1957), l’ostinazione di non voler risolvere i problemi reali del paese in tema di salari e di occupazione, anzi, proponendo e di fatto imponendo anche attraverso l’inazione, il concetto della moderazione salariale che ha progressivamente eroso il potere d’acquisto della classe operaia innescando cosi un meccanismo perverso che, riducendo i consumi interni, ha impoverito l’intero paese con Amato, Ciampi e Prodi, personaggi che provenienti comunque da un area politica contigua o vicina all’area migliorista sono poi confluiti nell’attuale PD, erede diretta di quell’area della destra del PCI e con una visione statalista più vicina ad una destra del ventennio che al socialismo liberale di cui discuteva Berlinguer nella sua corrispondenza con il Vescovo Luigi Bettazzi.

 

Sul servizio di Scuola Pubblica

 Piero Calamandrei – discorso pronunciato al III Congresso in difesa della Scuola nazionale a Roma l’11 febbraio 1950

Ci siano pure scuole di partito o scuole di chiesa. Ma lo Stato le deve sorvegliare, le deve regolare; le deve tenere nei loro limiti e deve riuscire a far meglio di loro. La scuola di Stato, insomma, deve essere una garanzia, perché non si scivoli in quello che sarebbe la fine della scuola e forse la fine della democrazia e della libertà, cioè nella scuola di partito.

Come si fa a istituire in un paese la scuola di partito? Si può fare in due modi. Uno è quello del totalitarismo aperto, confessato. Lo abbiamo esperimentato, ahimè. Credo che tutti qui ve ne ricordiate, quantunque molta gente non se ne ricordi più. Lo abbiamo sperimentato sotto il fascismo. Tutte le scuole diventano scuole di Stato: la scuola privata non è più permessa, ma lo Stato diventa un partito e quindi tutte le scuole sono scuole di Stato, ma per questo sono anche scuole di partito. Ma c’è un’altra forma per arrivare a trasformare la scuola di Stato in scuola di partito o di setta. Il totalitarismo subdolo, indiretto, torpido, come certe polmoniti torpide che vengono senza febbre, ma che sono pericolosissime… Facciamo l’ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuol fare la marcia su Roma e trasformare l’aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di Stato hanno il difetto di essere imparziali. C’è una certa resistenza; in quelle scuole c’è sempre, perfino sotto il fascismo c’è stata. Allora, il partito dominante segue un’altra strada (è tutta un’ipotesi teorica, intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori si dice di quelle di Stato. E magari si danno dei premi, come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A “quelle” scuole private. Gli esami sono più facili, si studia meno e si riesce meglio. Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata. Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di Stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare la prevalenza alle sue scuole private. Attenzione, amici, in questo convegno questo è il punto che bisogna discutere. Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tener d’occhio i cuochi di questa bassa cucina. L’operazione si fa in tre modi: ve l’ho già detto: rovinare le scuole di Stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. Dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico”

Difesa Servizi SpA

Rispondoad un’amica di questo blog riproponendo una mia nota che pubblicai suFacebook il 30 dicembre del 2009, il cui contenuto è più che mai ancoraattuale. Buona lettura.

Dopo la spazzatura militarizzata di Napoli  questo governo ha reso tutto ilterritorio italiano disponibile per piazzare inceneritori, centralielettriche a combustibile fossile e (d’ora in poi) nucleare in barba airegolamenti di tutela ambientale, paesaggistica e della saluteregionali, siano essi regionali provinciali e nazionali.

Quello che più mi angoscia di questa finanziaria non è lo scudo fiscale o la possibilità di rivendere i beni confiscati alla criminalità organizzata con battiture d’asta. No, quello che mi toglie il sonno è la creazione della “Difesa Servizi S.p.A.” che dovrebbe prendere in gestione i beni e servizi del nostro Ministero della Difesa. Cito dalla proposta di modifica al disegno di legge originario:
“Il Ministero della difesa, nel rispetto del codice dei beni culturali e del paesaggio, allo scopo di soddisfare le proprie esigenze energetiche, nonché per conseguire significative misure di contenimento degli oneri connessi e delle spese per la gestione delle aree interessate, può affidare in concessione o in locazione o utilizzare direttamente, in tutto o in parte, i siti militari, le infrastrutture e i beni del demanio militare o a qualunque titolo in uso o in dotazione alle Forze armate, compresa l’Arma dei carabinieri, fatti salvi i diritti dei terzi, con la finalità di installare impianti energetici destinati al miglioramento del quadro di approvvigionamento strategico dell’energia, della sicurezza e dell’affidabilità del sistema, nonché della flessibilità e della diversificazione dell’offerta, nel quadro degli obiettivi comunitari in materia di energia e ambiente…Consentirà di snellire le procedure attualmente in vigore in materia di compravendita permuta e impiego industriale delle aree di interesse per la produzione di energia”.
In spregio ai cittadini questo mostro è stato voluto da Ignazio La Russa e dal sottosegretario Guido Crosetto: questa S.p.A., le cui quote saranno interamente in mano al ministero e a otto consiglieri d’amministrazione scelti dal ministro, avrà anche l’ultima parola sulla nomina dei dirigenti.
Qesta società potrà spendere ogni anno cifre che oscillano tra i 3 e i 5 miliardi di euro senza rispondere al Parlamento o a organismi di controllo del bilancio. Avrà un portafoglio immobiliare ‘da valorizzare’ pari a 4 miliardi. Denaro che passa di colpo dalle regole della pubblica amministrazione a mani private, che ripeto agirà in deroga a tutti i controlli dei cittadini sulla materia “energetica”, ma che poi in un ipotetico domani potrà decidere di intervenire militarmente dove interessi di terzi, non dell’Italia (art. 11 della Costituzione), possano essere messi in pericolo, come i pozzi Eni a Nassiriya o un domani in Nigeria ai pozzi sul delta del Niger.