Categoria: ambiente
Riscaldamento globale o cambiamento climatico?
Osservate questa immagine
Il Sahara e il clima con i suoi 9400 km2 è il più grande deserto della Terra, ma non è sempre stato un deserto: il clima del Sahara ha subito un’enorme variazione passando da un clima umido a uno estremamente secco più volte negli ultimi 100 mila anni. Durante l’ultima era glaciale, il Sahara era ancora più grande di quanto lo sia oggi. La fine del periodo glaciale portò più pioggia nel Sahara, nel periodo tra l’ 8000 aC e il 6000 aC, probabilmente a causa dell’instaurarsi di aree di bassa pressione dovute allo scioglimento dei ghiacciai europei. . |
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- estensione dei ghiacci artici 2007- 2010 1
Il 19 settembre, il ghiaccio marino artico ha raggiunto il suo minimo per il 2010, una superficie di 4,60 milioni di chilometri quadrati.
Il National Snow and Ice Data Center (NSIDC) ha riferito che nel 2010 il ghiaccio marino artico ha raggiunto il terzo valore più basso mai registato (Il minimo storico è del 2007, con una superficie di 4,13 milioni chilometri quadrati)
Il contorno giallo è la media della minima estensione del ghiaccio di mare raggiunta nel periodo 1979-2000. Rispetto alla media di lungo periodo, il ghiaccio del Mare del Nord tra l’Alaska e la Siberia orientale è stato particolarmente ridotto nel 2010.
Questa è una delle prove più tangibili che sia in atto un processo di cambiamento climatico nella nostra atmosfera. L’origine di questo fenomeno è tutt’ora motivo di dibattito.
C’è chi accusa le attività umane di essere le principali responsabili del cambiamento come molti ambientalisti e l’ex vicepresidente americano Al Gore, c’è chi parla di ciclicità naturali come molti altri scienziati climatologi, o c’è chi insieme alle cause più naturali tipo l’attività solare, l’albedo della superficie del pianeta etc. unisce la sconsideratezza di alcune attività umane, come inquinamento atmosferico, deforestazione etc., come ad esempio faccio io.
Questo non è tenere un piede su due staffe, e ve lo spiego.
Le cause naturali responsabili che possono provocare un cambiamento climatico importante sono tante e le variabili in gioco sono praticamente infinite e tutte interconnesse intimamente tra loro.
Abbiamo iniziato a comprenderle solo da pochi decenni: la circolazione termoalina degli oceani, la composizione atmosferica e i fenomeni vulcanici, la percentuale di luce riflessa dalle nubi, dal suolo, dal mare e dalle calotte polari, la desertificazione naturale e quella prodotta dall’uomo…, tutte singole voci che possono sembrare insignificanti o esagerate a seconda di quello che si vuole osservare, ma che invece dovrebbero essere scientificamente valutate assieme, e non indicate ora questa ora quella come responsabile di tutti i mali del mondo o la panecea per essi.
Ad esempio, le ipotesi che indicavano un calo dell’irradiazione solare durante i periodi di minima attività solare, potrebbe essere ridimensionate stando a questi studi, inficiando i modelli teorici sul clima fin qui studiati. Questo indica che su un tema così delicato è impossibile fare previsioni certe e che le certezze (per alcuni) invalicabili di oggi, domani potrebbero non esserlo più alla luce di nuove informazioni. D’altronde questo è il bello della Scienza.
La prossima volta che vi sentirete dire che il cambiamento climatico in atto è una bufala degli scienziati catastrofisti o un complotto malthusiano per sterminare tre quarti della popolazione mondiale, ricordatevi di questa immagine.
Fonte: http://earthobservatory.nasa.gov/IOTD/view.php?id=46282
Carburante sintetico dall’anidride carbonica
Nel 1990 uno studente universitario di nome Lin Chao della Princeton University usò una cella elettrolitica con dei catodi di palladio e un catalizzatore chiamato piridinio (un sottoprodotto della raffinazione del petrolio) per costruire molecole di metanolo partendo dalla CO2 facendovi scorrere energia elettrica. I suoi studi furono pubblicati nel 1994, ma nessuno se ne era mai interessato, finora.
Nel 2003 Andrew Bocarlsky riprese interesse per quella scoperta mentre stava cercando un modo per limitare l’effetto serra dovuto all’accumulo di CO2 nell’atmosfera. La studente Emily Barton riprese da dove gli studi di Chao si erano interrotti utilizzando una cella elettrochimica che si avvale di un materiale semiconduttore utilizzato nelle celle solari fotovoltaiche per uno dei suoi elettrodi, riuscendo a usare la luce solare per trasformare la CO2 in carburante di base.
“Fino a pochi anni fa l’unico rimedio all’accumulo di CO2 era quello di seppellirla in profondità nei giacimenti petroliferi esausti, ma adesso con questa nuova tecnologia si aprono strade completamente nuove” -dice Bocarlsky -“prendendo la CO2, acqua, sole e il giusto catalizzatore si può generare un combustibile alcolico”.
Per sfruttare questa nuova e promettente tecnologia è stata creata anche una società per attrarre i capitali necessari: la Liquid Light.
“Prendi l’elettricità e l’idrogeno, li si combinano con le emissioni di CO2 e ottieni la benzina”, spiega Arun Majumdar, direttore della ricerca Advanced Projects Agency-Energy (ARPA-e) che sta studiando queste tecnologie, in una conferenza nel mese di marzo. “Questo è come prendere quattro piccioni con una fava, cioè sicurezza energetica, i cambiamenti climatici, il deficit federale e, potenzialmente, la disoccupazione.”
“Quando queste nuove tecnologie arrivano alla fase commerciale, questi posti di lavoro finiscono sempre negli Stati Uniti”, sostiene Alan Weimer ingegnere chimico dell’Università del Colorado a Boulder, che sta lavorando su altri generatori di carburante solare.
Per questo genere di combustibili sintetici ricavati ‘usando l’energia solare, si è mossa anche l’US Air Force, tra i principali finanziatori di questi progetti.
Michael Berman della US Air Force Office of Scientific Research dice: “Il paese e l’Air Force, hanno bisogno di fonti sostenibili e sicure di energia …. Dato che il sole fornisce l’energia sufficiente per le nostre esigenze, il nostro obiettivo è quello di avere un carburante a base di CO2 partendo dalla luce solare e acqua come prodotti di base per produrre un combustibile chimico che può veicolare l’energia solare in una forma che possiamo usare dove e quando abbiamo bisogno “.
Tratto da Scientific American (articolo originale di David Biello, 23 settembre 2010)
Non voglio ripetermi sulle scelte scellerate di un’intera classe politica che riduce i fondi per la ricerca mentre aumentano gli sprechi e i clientelismi che producono altro debito pubblico. L’articolo è già eloquente con le voci dei protagonisti di queste ricerche. Vorrei però sottolineare la diversa mentalità di fare impresa al di qua dell’oceano e al di là. Un’industria automobilistica, ancorché storica ma decotta come la Chrysler non attraeva più i capitali americani necessari per sopravvvivere; c’è voluto l’intervento della Fiat italiana per continuare ad esistere. Però negli USA i capitali, i venture-capital come li chiamano loro, esistono. Per creare la Liquid Light i capitali sono stati trovati, magari molti meno che quelli necessari a finanziare una industria automobilistica pre-fallita, ma se l’idea di ricavare combustibile dalla CO2 funziona potrà dare centinaia di volte questi ultimi. In Italia, e continuo con Marchionne e la Fiat, quei capitali gettati per risollevare la Chrysler americana, avrebbero potuto essere investiti nel paese e per il paese con ricerca e società innovative. Quanto potrà durare il mercato dell’auto mondiale? 10, forse 20 anni ancora, se sarà lungimirante e punterà alla ricerca per continuare a rinnovarsi. Checché ne dicano i vertici Fiat, la Fabbrica Italiana Automobili Torino è sopravvissuta così a lungo solo grazie agli aiuti di Stato, elargiti in tutti i modi possibili e immaginabili da tutti i governi italiani: sgravi fiscali, cassa integrazione, incentivi alla rottamazione. L’Italia ha la fortuna di essere bagnata dal mare per tre dei suoi quattro lati: bene, il traffico marittimo non è mai stato potenziato per privilegiare il trasporto su gomma. La rete ferroviaria non è mai stata riammodernata dalla Seconda Guerra Mondiale, ad esclusione di ritocchi quasi puramente estetici. L’alta velocità ferroviaria in realtà è stata una presa per i fondelli agli italiani: linee nuove (!) pagate dalla collettività almeno quattro volte che quelle di altri paesi per treni che viaggiano a 180-200 km/h, mentre il TGV francese opera sui 250 km/h su linee di 30 anni. Problemi di orografia? parliamone: Il Giappone, uno dei paesi col più alto rischio sismico del mondo, ha le sue linee ad alta velocità dal 1964 e i treni a levitazione magnetica che operano sui 400 km/h. Il celebre Avvocato Agnelli diceva che se andava bene la Fiat, andava bene anche l’Italia, io non ne sarei tanto sicuro..
Un altro incidente ad una piattaforma petrolifera a Vermilion Bay, Louisiana
The Coast Guard is reporting that they have responded to a rig explosion that happened 80 miles south of Vermilion Bay Thursday morning.
The accident reportedly happened around 8:00 a.m. Thursday morning. The Coast Guard was notified by Rotor Aircraft of a report of smoke and fire onboard the Vermillion Oil Rig 380.
The rig is reportedly owned by Mariner Energy which is based in Houston, with an office in Lafayette.
Reports say 13 people were on the rig, and they have all been accounted for. One was injured, but the other 12 are reportedly OK
fonte:
Oil rig explosion off coast of Vermilion Bay – KPLC 7 News, Lake Charles, Louisiana.
Ricerca di base per l’ambiente
C’è chi ancora pensa che gli scienziati del CERN (Consiglio Europeo per la Ricerca Nucleare) siano delle specie di talpe che vivono sottoterra a giocare con il destino del mondo con i loro acceleratori di particelle, che progettino di costruire buchi neri che inghiottano la Terra, che facciano ricerche blasfeme sulla Particella di Dio (il bosone di Higgs). Più semplicemente – e generalmente – c’è chi vede nella Scienza tutto il male possibile dell’uomo e della sua natura autodistruttiva. Non è così, e vorrei un attimino spiegare il perché di quella Scienza con la lettera maiuscola: essa è figlia dell’intelletto e del ragionamento umano, al contrario della pseudo-scienza frutto dell’ignoranza e della superstizione che oggi è purtroppo tanto di moda.

Una striscia di Getter
Il CERN non è solo ricerca sui protoni, quark e affini: chi pensa che la ricerca di base sia una spesa inutile (come spesso la vedono gli ottusi responsabili dei bilanci statali e coloro che sono preposti a difendere l’istituto dell’istruzione fondamentale nel nostro paese) sbaglia: pensate se Tim Berners-Lee e Robert Cailliau nel 1989 avessero tenuto per sé le loro intuizioni e brevettato il World Wide Web: ora sarebbero arci-mega-pluri-fantastiliardari e vivrebbero in un deposito a Paperopoli, solo per fare uno dei più eclatanti esempi di invenzioni e scoperte che il CERN ha fatto dall’anno della sua fondazione.
Questo è stato reso possibile attraverso l’uso della tecnologia dell’ultra alto vuoto che viene usata al CERN all’interno degli acceleratori di particelle inventata dal fisico italiano Cristoforo Benvenuti, che ha sostituito il tradizionale nastro Getter con un film sottile di materiale Getter realizzato con speciali leghe metalliche messe a punto nei laboratori del Cern e deposto su tutta la superficie interna delle camere da vuoto, tecnologia sviluppata prima per il LEP e poi adottata anche per l’LHC.
IL VUOTO DELL’LHCPer realizzare il vuoto negli acceleratori di particelle, l’aria viene dapprima evacuata mediante normali pompe meccaniche. L’anello viene poi successivamente scaldato a 150 gradi per eliminare il vapore acqueo ancora presente sulle superfici interne. A questo punto restano da eliminare le molecole di gas (soprattutto idrogeno) che ancora permeano le pareti. Durante il funzionamento dell’ acceleratore infatti, le pareti interne subiscono il violento bombardamento della luce di sincrotone, la quale produce un’ ulteriore emissione di gas che deve essere eliminato. Entra qui in gioco il nastro Getter il quale cattura le molecole vaganti fissandole sotto forma di composti chimici stabili come ossidi, nitruri e carburi. |
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Cristoforo Benvenuti con la sua invenzione
La ridotta dispersione di calore è ciò che rende questi pannelli solari innovativi: per poter aumentare la temperatura d’esercizio è necessario ridurre al minimo la perdita di calore e il vuoto appunto è il miglior isolante termico che la natura stessa può offrire. La luce diffusa o indiretta – che può rappresentare anche più del 50% del totale dell’energia solare disponibile nei paesi del Centro e Nord Europa, viene recuperata utilizzando un dispositivo riflettente costituito da due specchi cilindrici (vedi foto) e permette all’impianto di creare vapore anche in assenza di luce solare diretta.
Questa nuova tecnologia di costruzione dei pannelli solari potrebbe rivelarsi interessante per le industrie che l’adotteranno, consentendo dei notevoli progressi nel contenimento delle emissioni di CO2 nell’atmosfera. In ogni caso, ci sono già i piani per estenderla a tutti gli impianti Colas in Svizzera. Tuttavia, è di minore interesse per l’uso abitativo civile: infatti questi pannelli solari producono acqua calda, ma a temperature molto elevate, fino a 300 gradi, quindi per un semplice uso domestico è necessario che l’intero sistema venga semplificato e reso meno costoso.
alta marea nera
Global Warming sui ghiacci polari
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ICESat 1 Cortesia NASA |
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Variazione della Calotta polare Artica dal 1979 al 2007 |
Quando il ghiaccio marino si forma, questo rilascia la maggior parte del suo sale nell’oceano. E l’aumento di salinità rende le masse d’acqua superiori dell’oceano più dense e pesanti, che sprofondando nel mare attivano un’immensa pompa di calore chiamata circolazione termoalina oceanica, che influenza fortemente il nostro tempo e il clima, come avevo già accennato in questo articolo: Meteorologia e riscaldamento globale.
Per 500.000 dollari in più.
Il Denaro è un Dio Pagano che tutto corrompe e che troppo spesso richiede barbari sacrifici umani ben peggiori di quelli delle antiche divinità pagane, in quanto il barbaro sacrificio si tramanda anche alle future generazioni, perché non si accontenta di spezzare poche vite in cerimoniali di poche ore, ma pretende l’idolatria tutti i giorni per tutto l’anno tutti gli anni attraverso la sua icona che è il PIL, ad essa vanno sacrificate intere nazioni come ora la Grecia, interi popoli come quelli africani, l’intero pianeta con l’inquinamento.
La BP non era direttamente proprietaria della piattaforma esplosa nel Golfo del Messico “Deepwater Horizon“, ma aveva un contratto di perforazione con la Transocean, la vera proprietaria della piattaforma e gli 11 morti nell’incidente erano suoi dipendenti. Anche qui una sorta di contratti e società che, come le scatole cinesi, limitano i costi e le responsabilità delle multinazionali, scaricando questi ultimi sui subappaltatori.

Comunque senza andare troppo indietro nel tempo tra l’agosto e il novembre 2009 c’è stato un’altro grave incidente a un’altra piattaforma off-shore, la West Atlas, nel mare di Timor, fra l’Australia e le Filippine, che ha scaricato (si stima) dai 10.000 ai 30.000 metri cubi di petrolio creando una chiazza di di petrolio 6.000 chilometri quadrati che ha raggiunto le acque indonesiane. Gli agricoltori di alghe indonesiani e i pescatori a Timor Ovest riferirono che la catastrofe abbia distrutto il loro raccolto e ridotto la pesca fino all’80%. Anche lì, sono occorse 11 settimane e una nuova trivellazione per fermare la marea nera. Ancora una volta una BOP senza il dispositivo d’azionamento acustico ha fallito.
ci sia in ballo il denaro e il potere che da esso deriva, l’obbiettivo è quello di portare a casa il massimo dei profitti, anche quando questi vanno a scapito delle più elementari norme di sicurezza ambientali e personali:
questo, Signore e Signori, è il Capitalismo.
Domani ci sarà sempre un’altra alba.
Come dice il detto comune “lontano dagli occhi, lontano dal cuore”, è così che ci comportiamo quando si tratta di danni ambientali. La maggior parte di noi esprime preoccupazioneper l’ambiente quando accade qualcosa, ma col passare dei giorni l’attenzione dei media scompare e ci si dimentica del disastro, abbiamo una memoria troppo corta. Non ci rendiamo conto che ogni grande catastrofe ambientale, così come spesso quasi ogni nostra azione quotidiana ha un cartellino col prezzo da pagare nel lungo periodo, un po’ come il “prendi oggi e paghi a rate fra un anno”. Gli effetti a catena che si ripercuotono sia attraverso i sistemi viventi che quelli non viventi possono essere piccoli o non misurabili singolarmente, ma prima o poi portano sempre indietro la loro cambiale.
Così la prossima volta che ci godremo un’altra alba o un tramonto, o che ascolteremo il canto di un uccello, o oppure che respiriamo, ripensiamo agli infiniti punti di contatto che abbiamo col nostro pianeta e a quanto effimeri siamo nei suoi confronti. Facciamo un Hoji personale, torniamo ad apprendere dal mondo che ci circonda. Non nascondiamo la testa sotto la sabbia continuando ad ignorare la realtà delle conseguenze delle nostre scelte e delle nostre azioni.
Vulcani protagonisti della Storia
In questi giorni tutti parlano della poderosa eruzione del vulcano islandese Eyjafjallajökull (per chi non conosce l’islandese si pronuncia ay-yah-fyah’-plah-yer-kuh-duhl) e delle conseguenze economiche legate allo stop dei voli sui cieli d’Europa conseguenti alla nube di cenere e zolfo emessi; pochi sanno invece di quanto possano essere importanti le conseguenze geopolitiche di un’eruzione vulcanica.
Per otto mesi il gruppo vulcanico Laki situato nel sud dell’Islanda eruttò lava e gas velenosi dall’8 giugno 1783 al febbraio 1784, devastando l’agricoltura dell’isola e la sua economia. Si stima che circa un quarto della popolazione sia morta per l’ondata di carestia susseguente.