Il 19 dicembre 2013 un vettore Soyuz ST-B/Fregat-MT 1 partito dallo spazioporto di Kourou (Guiana Francese), ha lanciato nello spazio Gaia 2, l’erede della fortunata missione Hipparcos (1989 – 1993).
Il 7 gennaio scorso il satellite Gaia ha finalmente raggiunto il punto lagrangiano L2, del sistema Terra-Sole, un’ottima, anche se affollata 3, finestra verso lo spazio. Il punto lagrangiano L2 è stato scelto per la sua stabilità ‘orbitale 4 e perché offre una schermatura quasi totale alla radiazione solare grazie al cono d’ombra della Terra 5.
Il 15 gennaio Gaia ha trasmesso la sua prima immagine pubblica: Il bersaglio scelto era Sadalmelik, una supergigante gialla distante 161 parsec (525 anni luce) conosciuta anche come α Aquarii.
L’immagine non era ancora perfettamente a fuoco, e anche tutti gli altri strumenti hanno bisogno di essere calibrati prima di diventare pienamente operativi. Ma già il 9 gennaio, quindi poco dopo aver raggiunto la sua orbita operativa, aveva dato un piccolo assaggio delle sue capacità mostrando di riuscire a vedere ben 17000 stelle in sole tre ore. Gaia sta dimostrando di essere un ottimo osservatorio.
Gaia si propone di compilare un catalogo tridimensionale dello spazio di circa un miliardo di oggetti astronomici della Via Lattea cercando anche di evidenziare così anche il loro moto. Si spera a questo modo di comprendere meglio la struttura della nostra galassia e la sua evoluzione futura.
Le misure spettrofotometriche di Gaia forniranno le proprietà fisiche dettagliate di ogni stella osservata 6, la loro luminosità assoluta 7, la temperatura effettiva , la gravità e la composizione.
Come Hipparcos prima di lei, Gaia rivoluzionerà le nostre conoscenze del nostro angolo di cosmo. Studierà anche altre galassie e quasar, scoprirà un sacco di altri sistemi planetari extrasolari e darà la possibilità di confermare gli altri già identificati dagli osservatori a terra. Sarà un vero coltellino svizzero, anzi europeo, del cosmo nelle mani degli scienziati.
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