2011 MD: sfiorati da un Apollo

2011 MD è un Apollo.

Credit: NASA/JPL Near-Earth Object Program Office

No, non è una divinità greca e presumo che non sia neanche dotato di una particolare bellezza divina.
È solo un grosso sasso dai 5 ai 20 metri di diametro – insomma una grossa patata – che si troverà a sorvolare il sud dell’Oceano Atlantico verso le 17:30 UTC (le 19:30 in Italia) a circa 12000 chilometri di distanza.
Tranquilli, non ci sarà alcuno splash, perché le analisi orbitali di 2011 MD indicano che non vi è alcuna possibilità che  possa colpire la Terra.
Il periodo orbitale di 2011 MD è di poco più di 396 giorni, il che vuol dire che fino al 2023 non lo riavremmo tanto vicino,  e comunque non così vicino.
Questo incontro avverrà infatti proprio in prossimità del nodo ascendente dell’asteroide, ovvero quando la sua orbita passerà da sotto l’eclittica a sopra girando proprio attorno alla Terra, che per l’occasione ne altererà un pochino l’orbita.
Comunque per la dottoressa Emily Baldwin anche in caso che l’asteroide avesse avuto la sventura di entrare nella nostra atmosfera, sarebbe bruciato in una brillante palla di fuoco e poco più frammentandosi in piccoli meteoriti, oppure -come accadde nel 1972 1 – rimbalzare nell’atmosfera e tornare nello spazio 2!

Ma cosa sono gli Apollo?

Il gruppo asteroidale Apollo (in verde). Il Sole è al centro, con i pianeti Mercurio (nero), Venere (giallo), Terra (blu) e Marte (rosso)

Gli Apollo sono una classe di oggetti minori che hanno un’orbita simile alla Terra appartenenti alla categoria dei Near-Earth Object (NEO o oggetti vicini alla Terra), con un semiasse maggiore maggiore di un’unità astronomica e un perielio inferiore a 1,017 UA (l’afelio terrestre).
Molti di essi – se ne conoscono almeno 8000 – hanno un orbita che quindi interseca quella del nostro pianeta, il che li rende oggetti particolarmente pericolosi da tenere sotto costante osservazione: pensate che Sisifo è solo un po’ più piccolo del celebre asteroide che portò all’estinzione i dinosauri 3 4.

2011 MD è stato scoperto solo il 22 giugno scorso, con appena 5 giorni di preavviso rispetto al perigeo con il telescopio automatizzato del Progetto Linear del MIT.
Questo dovrebbe far riflettere sull’importanza  di progetti come il Linear e della necessità di potenziarli, perché finché ancora c’è tempo non si perda tempo: più è ampio il margine di preavviso, più sarà possibile studiare un’eventuale strategia difensiva casomai ce ne fosse assoluto bisogno.

Per ora dormite tranquilli. Anche stavolta ci andrà bene mentre gli astronomi vegliano per voi.

Cos’è dunque il Tempo

Per la XX Edizione de Il Carnevale della Fisica 2011

Il Tempo è l’amico che ci accompagna per tutta la
nostra effimera Vita
che ci rammenta di vivere la bellezza di ogni istante
perché questo non ritornerà mai più …

Umby

“Cos’è dunque il Tempo?
Se nessuno me lo chiede, lo so.
Se voglio spiegarlo a uno che me lo domanda, non lo so più”.

Sant’Agostino, “Le confessioni”

Il concetto di Tempo è così integrato nel nostro sentire comune, nella nostra esperienza quotidiana che non ci rendiamo neppure conto della sua importanza.
Tra tutte le unità usate nella pratica comune per esprimere il trascorrere del tempo, “un giorno” è sicuramente quella fondamentale e senza dubbio più antica.
Per contare intervalli più lunghi di tempo fu naturale ricorrere a “una Luna”, cioè un mese.
Nel corso dei secoli furono inventati gli orologi per poter suddividere i giorni in unità più piccole e si fece ricorso al calendario per registrare il passaggio dai giorni agli anni.
Quando, circa diecimila anni fa, le primitive tribù nomadi si stabilirono in villaggi stanziali e cominciarono a dipendere interamente dall’agricoltura per il cibo, diventò fondamentale avere un calendario per pianificare il momento dell’aratura, della semina e della raccolta.
In quell’epoca storica la maggior parte dell’umanità viveva di agricoltura, di conseguenza si è sempre sentita la necessità di elaborare un calendario. Infatti, i semi se fossero stati piantati troppo presto avrebbero potuto marcire, oppure i giovani germogli avrebbero potuto morire per il gelo. Se, al contrario, si fosse seminato troppo tardi i raccolti non avrebbero potuto maturare prima dell’arrivo dell’inverno.  Perciò, la conoscenza del momento migliore per la semina e il raccolto era legata alla sopravvivenza stessa.
Coloro che si occupavano di tenere il computo del tempo e di divinare il corso futuro degli eventi, studiando attentamente le relazioni tra le attività umane e le stagioni, diventarono ben presto una casta molto potente all’interno delle neonate civiltà, ed arricchirono con linguaggi esoterici e misteriosi la loro opera. Essi indicavano i momenti più propizi per le varie necessità umane durante l’anno creando ricorrenze periodiche che assunsero ben presto il carattere religioso. Nacquero così le prime forme di religione: interessandosi al moto del Sole, delle stelle e dei pianeti, i primi astronomi furono i sacerdoti stessi.
La costruzione di molti dei grandi edifici dell’antichità rispecchiava un preciso orientamento astronomico: le grandi piramidi egiziane e le tombe dei faraoni hanno i lati orientati esattamente lungo le direzioni Nord-Sud ed Est-Ovest. Sembra che anche le cerchia di pietre gigantesche a Stonehenge, in Inghilterra, siano state portate in quella località nel 200 a.C. per permettere accurate osservazioni astronomiche delle posizione del Sole, della Luna e dei pianeti.
Fin dal 1000 a.C. e forse anche in precedenza, i Babilonesi 1 e gli Egizi fecero molti progressi nella misura del tempo. Anche oggi si continuano a scoprire documenti che riportano le loro osservazioni.
Così, per migliaia di anni, i moti dei corpi celesti furono osservati e registrati con molta cura. In nessun altro campo la scienza antica ha raccolto una così grande quantità di dati come per l’astronomia.

Il concetto di spazio tempo nella metrica di Minkowski.

Solo agli inizi del XX secolo con la rivoluzione relativistica nella scienza abbiamo capito che il tempo è parte integrante del tessuto spaziale grazie ai lavori di Einstein 2 di Lorentz 3 e di Minkowsky 4.
Per Newton, infatti, spazio e tempo erano due assoluti rispetto ai quali si potevano definire i corpi in movimento, ma questa assunzione non poteva più essere valida nel quadro della Relatività Speciale.
Dopo l’articolo di Einstein del 1905, il matematico Hermann Minkowsky, che fu uno dei professori di Einstein, avanzò nel 1908 l’ipotesi che spazio e tempo non potessero più essere considerati separatamente ma che i loro concetti dovessero essere sostituiti da un continuo a quattro dimensioni chiamato “spazio-tempo”.
Non esiste quindi un tempo assoluto e universale, ma esistono solo i vari “tempi propri” dei vari corpi dell’Universo. Questi tempi concordano solo quando i due corpi sono a riposo l’uno relativamente all’altro e, in tal caso, il tempo trascorre per entrambi con lo stesso ritmo. Il tempo inteso come esperienza implica sempre tre punti cardine: un prima e un presente e un futuro: a differenza delle altre tre dimensioni spaziali  (lunghezza, larghezza, altezza) l’unico percorso possibile  è segnato da un prima e un dopo non modificabile chiamato “Freccia del Tempo”.
Nell’Universo infatti, i fenomeni sembrano accadere in un ordine ben definito che separa nettamente il passato dal futuro, secondo un rapporto di causa ed effetto, che non può essere invertito. Dal passato non modificabile, si passa, attraverso il presente, al futuro modificabile. Esiste realmente un orientamento del tempo, o come disse Eddington, una “freccia del tempo”?

Anche se le equazioni della Relatività Ristretta non impediscono un corso temporale inverso, l’esperienza comune c’insegna che è altamente improbabile che, dopo che abbiamo fatto cadere la nostra cara e preziosa tazza della nonna piena di latte, possiamo farla tornare alle condizioni iniziali di prima dell’urto.
Allo stesso modo è praticamente impossibile che dai nostri fornelli il calore di una pentola si riversi nel fornello e questo ricarichi di butano la nostra bombola del gas.
Quando noi pensiamo allo scorrere del tempo, la prima immagine mentale che ci facciamo è quella delle lancette del nostro orologio, magari con il caratteristico ticchettio.
Molti studiosi moderni hanno individuato la direzione verso cui scorre il tempo. Per il fatto che noi ricordiamo il passato e non il futuro grazie alla memoria, è possibile definire una “Freccia del Tempo Psicologico”.
Questo cosa significa? Ritorniamo alla nostra tazza di latte che improvvisamente cade per terra e va in mille pezzi. Se questa caduta non è ancora avvenuta, noi non ne serbiamo memoria. Altrimenti staremmo ricordando il futuro! La tazza sul tavolo rappresenta uno stato altamente ordinato, mentre i frammenti della nostra tazza sparsi per terra rappresentano uno stato disordinato con alto contenuto entropico.
Questa si chiama “Freccia Entropica” e si muove unicamente in un’unica direzione: un sistema passa sempre da uno stato ordinato ad uno disordinato aumentando la sua entropia in modo spontaneo 5.

La Freccia del Tempo termodinamico punta nella stessa direzione della Freccia Psicologica.
Dato che l’entropia è in continuo aumento, l’Universo andrà incontro a una situazione di stati sempre più disordinati. Potremmo tentare di riordinare la nostra camera, il nostro ufficio, la nostra scrivania, ma il disordine avrà la meglio sui nostri sforzi. L’entropia non diminuirà.
E questo articolo, inteso come una successione ordinata di parole, se fossimo in grado di ricordarle tutte, sarebbe una sequenza ben ordinata di informazioni, ossia uno stato di ordine e apparentemente una diminuzione di entropia. Ma l’energia persa sottoforma di calore durante la lettura e la memorizzazione di questo pezzo, ha portato ad aumentare l’entropia dell’Universo, cosa che è avvenuta anche dopo il tentativo di recuperare tutti i frammenti della nostra scodella di latte.
Noi diamo, quindi, per scontate certe esperienze fisiche che mostrano la direzione della Freccia del Tempo, che coincide esattamente con la Freccia Entropica.
Eppure, nonostante il nostro notevole progresso scientifico, ci chiediamo ancora una volta: “Il tempo è quello che si identifica nella meccanica relativistica o quello della meccanica termodinamica”?
La domanda: “Cos’è dunque il tempo” è forse la più antica delle domande, talmente antica che probabilmente è quella che ha dato origine all’epopea umana e forse ancora più importante della scoperta  del fuoco.

Sunrise Solstice at Stonehenge                                  Credit & Copyright: Max Alexander, STFC, SPL

Tra le innumerevoli forme di vita che hanno calpestato questo mondo, solo una si è distinta evolvendosi in una civiltà tecnologica.
Le formiche o le api, ad esempio, pur avendo sviluppato un tipo di società altamente gerarchizzata ed efficiente, non si possono definire intellettualmente avanzati. Alcuni primati usano strumenti rudimentali nella loro quotidianeità, mentre altri animali hanno imparato approcci diversi per mangiare imparando dall’ambiente circostante, ma nessuno di questi sembra destinato a una evoluzione intellettuale come l’uomo.
Quest’ultimo, invece, ha iniziato a usare strumenti per vivere, per necessità: dal cibarsi di carogne di animale abbandonate da altri predatori l’uomo è diventato egli stesso cacciatore, da raccoglitore di frutti selvatici è diventato coltivatore. Tutto questo è stato possibile grazie alla capacità di osservazione dell’ambiente circostante.
Osservare il ciclo mestruale femminile o la gravidanza e notare la coincidenza di questi fenomeni con le fasi lunari, le messi con le stagioni, le piene periodiche dei fiumi col sorgere di alcune stelle particolari, ecc. ha spinto l’uomo verso quello che è oggi.
Con la scoperta della ciclicità dei maggiori fenomeni naturali, la linearità di particolari eventi, come ad esempio che l’ardere di un legno produce poi cenere e carbone ma mai il contrario, lo scorrere dell’acqua in un fiume, o l’alternarsi delle stagioni o delle fasi lunari spinse l’uomo a interessarsi al curioso fenomeno del tempo.
Possedere la chiave del tempo e il poter anticipare gli eventi spesso diventava una questione di sopravvivenza. Per questo nacque l’astrologia, che allora era considerata scienza, diversamente dall’astrologia dei ciarlatani di oggi. E in questo modo, nacquero le religioni e la scrittura 6; furono eretti  i maestosi monumenti megalitici culminati poi nei particolari allineamenti dei monumenti egizi proprio per capire e conoscere il Tempo, sperando di riuscire a dominarlo. Anche allora il Tempo finì per avere una sua dualità, proprio come oggi.
Prima nacque il concetto di Tempo Circolare 7, dominato dal ripetersi degli eventi su scale temporali più o meno ampie, come i cicli lunari, le stagioni o altri fenomeni ben visibili come le eclissi 8 e i loro multipli.
Solo successivamente vide la luce l’idea di un Tempo Lineare caratterizzato dai concetti di un “prima” antecedente e di un “dopo” susseguente, di un “principio” e una “fine”, che è alla base delle attuali religioni occidentali.
Presumibilmente questo salto cognitivo avvenne in Africa circa 6000 anni fa durante l’Olocene, nel momento in cui il Sahara divenne il deserto che conosciamo oggi e le periodiche migrazioni portarono alcune popolazioni verso regioni più fertili come il Basso Egitto e la Mesopotamia dove si svilupparono le civiltà egizie e sumere.

A questo punto è evidente la similitudine tra il Tempo Lineare, e le frecce del Tempo e dell’Entropia moderne: un prima e un dopo, non interscambiabili tra loro e non ripetibili come nel concetto circolare.
Per questo crediamo che l’idea di Tempo possa aver stimolato la capacità di pensiero umano come nessun altro, spingendo verso l’invenzione della scrittura e delle religioni, fino alla nascita dei miti della creazione del mondo.
Quindi “Cos’è dunque il Tempo” non è solo la domanda di Sant’Agostino, ma il motore dell’umanità.


 

 

 

 


Obscured by clouds: un’eclissi a metà

 

 

 

Credit: Il Poliedrico

Non è stato per niente facile.
Nonostante la pianificazione, la cura e l’impegno, c’è sempre qualcosa che può andare storto, e che sicuramente lo farà. È la legge di Murphy.
Per tutta la settimana precedente una meteorologia estremamente variabile aveva fatto presagire il peggio, mentre le previsioni meteo lasciavano aperte le speranze di imbroccare una serata perfetta.
Infatti, la sera fatidica, alle 20:48 spesse nubi ostruivano la vista del sorgere della Luna, mentre la scelta del posto per la serata osservativa , pensata come luogo ameno, era invece trafficata come una tangenziale nell’ora di punta.
Ormai c’ero, tanta fatica per puntare le fotocamere, piazzar le sedie – tanto vale star comodi, no? -il portatile etc… , non potevo più andar via.

Credit: Il Poliedrico

La Luna si è fatta vedere solo alle 22:00, in piena totalità e invisibile per la fotocamera con lo zoom. Questa fotocamera infatti ha un filtro anti infrarossi che impediva assolutamente di vedere l’astro eclissato, richiedendo tempi altissimi per una qualsiasi ripresa e per questo inusabile: infatti tutte le fotografie riprese in questa fase mostravano un mosso eccessivo e erano, ovviamente, fuori fuoco; in poche parole, inusabili.

Le uniche fotografie decenti sono quelle riprese verso la fine dell’eclissi e sono esposte nella Galleria Immagini:

[zenphotopress album=20 sort=random number=3]

Comunque l’obbiettivo principale della serata osservativa è stato raggiunto.
La possibilità di realizzare un time-lapse della serata si era concretizzata anche grazie al prezioso aiuto di Francesco Bonomi che aveva sviluppato uno script che consente di variare l’esposizione col variare della luminosità ambientale nelle Canon  Powershot 1.
Nonostante qualche problema e l’incertezza che la Luna fosse sempre inquadrata dall’obiettivo, questo è il risultato:

Credit: Il Poliedrico

 

Non male per essere uno dei mie primi time-lapse, no?

 


 

Eclissi e vulcanismo

Mancano ormai pochissime ore alla ormai famosa Eclissi di Luna. I gruppi astrofili di mezzo mondo sono ormai pronti all’evento, eccezion fatta per quelli americani che si sono goduti quella del 21 dicembre scorso insieme al solstizio d’inverno, a questo giro saltano il turno alla giostra degli appuntamenti col cielo: una volta per uno non fa certo male a nessuno.
Nonostante il pessimo meteo di queste ore, per domani sera dovrebbero verificarsi delle buone condizioni di cielo, almeno per il centronord della penisola, consiglio meteoblue.com per le previsioni meteorologiche.

Questa immagine visibile del vulcano Puyehue-Cordón Caulle è stata scattata l'8 giugno alle ore 18.30 UTC con il MODIS (Moderate Resolution Imaging Spectroradiometer), montato sul satellite Aqua della NASA. Credit: NASA

Cosa dovremmo attenderci domani sera? Come sarà l’eclissi?
Molto probabilmente si tratterà di una eclissi molto scura, complici le recenti eruzioni dei vulcani Puyehue (in Cile) e Grimsvotn (in Islanda) che hanno sparso biossido di zolfo e ceneri nella stratosfera negli ultimi 30 giorni.

Secondo lo scienziato dell’atmosfera Richard Keen dell’Università del Colorado pensa che lo zolfo emesso nella stratosfera possa contribuire a opacizzare la nostra atmosfera e lo scattering responsabile della diffusione dell’ombra, facendola apparire più scura e netta.
Analizzando le eclissi lunari dei precedenti anni, nel 2008 Keen 1 stimò che la relativa limpidezza della nostra stratosfra possa aver contribuito al riscaldamento del pianeta per almeno 2 decimi di grado Celsius.

Proprio per quello sarà importante fotografare e stimare la relativa luminosità del nostro satellite durante l’eclissi.

Cieli Sereni a Tutti.

Quando piccolo è meglio

Credit: Il Poliedrico

Quando in astronomia si parla di ottiche, telescopi o obbiettivi poco importa, si è indotti a immaginare che quanto più questi sono grandi e maggiore è il potere di ingrandimento, meglio è.
E quindi la rincorsa a specchi sempre più grandi e montature sempre più sofisticate anche e soprattutto tra gli astrofili nel corso degli anni si è accentuata, grazie a un mercato che oggi può fornire un’incredibile offerta di eccelsi strumenti abbordabili anche per le piccole tasche.
Ma quando lo Spirito Hacker si unisce alla passione del Cosmo, dimostra che anche una misera fotocamera da 5 megapixel può abbondantemente dire la sua.
Questa foto è un’unica esposizione di ben 15 secondi a 400 ISO con una lunghezza focale di soli 7,3 mm, e oltre a una traccia di aereo, i cirri che tentano di coprire inutilmente Deneb e il Cigno, è nettamente distinguibile anche una meteora.

credit: Il Poliedrico

La cosa che più deve far riflettere è che nonostante l’estrema durata dell’esposizione, le immagini stellari sono ferme e nitide, senza alcuna traccia di startrail che uno potrebbe aspettarsi.
Avevo già parlato della mia passione per la fotografia notturna, la Galleria Immagini del Blog ne contiene alcuni esempi, e ne parlai anche in questo articolo, così come accennai alla formula empirica che mi aiuta nel calcolare i tempi di esposizione: per le riprese verso l’equatore celeste con la mia modesta Powershot A610 1 posso tirare fino a oltre un minuto prima di percepire un mosso apprezzabile! Ovviamente otterrei molto prima la saturazione del CCD, ma la cosa è molto interessante.
Immaginate di tirare  i tempi di esposizione di un singolo fotogramma a 10-20 secondi intervallati da pochi secondi, il tempo necessario a riavviare il fotogramma successivo durante un picco meteorico e poi farne magari un timelapse della serata: un ottimo modo per calcolare lo ZHR abbastanza facilmente e definire meglio il punto radiante!
Le possibili applicazioni di di macchinette ultracompatte nella ricerca astronomica amatoriale sono pressoché infinite, a volte basta solo la fantasia e del sano Spirito Hacker!

Un flare solare mai visto prima

 

di Sabrina Masiero

 

 

Il flare solare osservato il 7 giugno 2011. Cortesia Solar Dynamics Observatory/NASA.

Qualche giorno fa, il 7 giugno 2011, un’email del Dr. Jack Ireland del Solar Dynamics Observatory /NASA molto mattutina e di una sola riga annunciava un evento davvero unico nella storia della fisica solare: ”Never seen anything like this before — spectacular” era il titolo di questa mail.
Non stava affatto scherzando.

Un magnifico flare alle 06:41 del Tempo Universale, il campo magnetico solare sopra il complesso di macchie solari 1226-1227 è diventato instabile e ha iniziato ad eruttare. L’esplosione che ne è risultataha prodotto un flare solare di classe M2 e una tempesta solare di classe S1, e un video davvero incredibile ottenuto dal Solar Dynamics Observatory (SDO) a varie lunghezze d’onda.

Ma in questo evento spettacolare c’è di tutto: un flare solare, un’onda coronale, un eruzione a filamento, un’espulsione di massa coronale (CME) e una pioggia coronale solo per dare alcuni nomi.
Qui sotto alcuni video ripresi a varie lunghezze d’onda.

304 Angstrom Video
171 Angstrom Video
211 Angstrom Video

 

Immagine ottenuta dal satellite HINODE XRT – 7 giugno 2011 ore 10:39 UT. Fonte: http://www.lmsal.com

Questo insolito flare causerà in queste ore una serie di interferenze e interruzioni con i satelliti di comunicazione, con i sistemi che forniscono la posizione sulla Terra (global positioning systems) e con altri dispositivi. Tuttavia questo non produrrà gravi danni. I voli dagli Stati Uniti verso l’Asia che attraversano una regione polare, verranno sicuramente modificati, per motivi di sicurezza e per poter mantenere le comunicazione con la torre di controllo.

Sicuramente anche le aurore boreali (Northen Lights) e le aurore australi (Southern Lights) saranno sicuramente ben visibili a partire da questa sera.

L’eruzione sul Sole è stata piuttosto drammatica” ha affermato Bill Murtagh, Program Coordinator presso lo Space Weather Prediction Center del National Weather Service (NWS) americano. “Abbiamo osservato il flare iniziale che non era poi così grande quanto, invece, lo è stata l’eruzione associata ad esso che ha liberato una radiazione di particelle energetiche associata ad un coronal mass injection“.

Gli scienziati che lavorano presso lo Space Weather Prediction Center in queste ore stanno monitorando e determinando la direzione del getto, perchè la maggior parte del materiale eiettato non è altro che gas associato ad un campo magnetico. Una parte di questo materiale probabilmente raggiungerà la Terra  dando vita ad una tempesta geomagnetica.

Non ci sia aspetta che sia tra le più drammatiche registrate finora, probabilmente la tempesta sarà di livello moderato: secondo i calcoli dello Space Weather Prediction Center l’evento dovrebbe produrre una tempesta geomagnetica con un’attività tra G1 (minimo) e G2 (moderato). I calcoli hanno previsto che l’evento possa aver avuto iniziato già a partire dalle 18 GMT di ieri sera.

 

 

Per ulteriori informazioni:

Geeked on Goddard – http://geeked.gsfc.nasa.gov/?p=6438

The Sun Today – http://www.thesuntoday.org/current-observations/a-spectacular-event-a-filamentprominence-eruption-to-blow-your-socks-off/
Helioviewer.org: http://www.helioviewer.org/

SpaceWeather.com: http://spaceweather.com/

Altre informazioni su:  Solar Soft: http://www.lmsal.com/solarsoft/last_events/

Space Daily: http://www.spacedaily.com/reports/Dramatic_solar_flare_could_disrupt_Earth_communications_999.html

Sabrina

 


 

 

Pubblicato originariamente su: http://tuttidentro.wordpress.com/2011/06/09/un-flare-solare-mai-visto-prima/

Una sonda di … polistirolo

Colin Rich, inventore delle Pacific Star

Qualche anno fa un gruppo di amici capitanati da Colin Rich ebbero la fantastica idea di fotografare la Terra dallo spazio con un pallone sonda, Siccome i palloni sonda generalmente non si trovano al supermercato – o sì? – decisero di costruirne uno con materiali facilmente reperibili. La struttura particolare della sonda era realizzata con fogli di polistirolo rinforzato con scotch americano (quello telato e grigio per riparazioni impossibili)  abbinata a un pallone meteorologico di tre metri di diametro per l’ascensione.  Gli ostacoli più importanti da superare furono:

  1. peso (che doveva essere inferiore a  1,8 kg per soddisfare le normative FAA)
  2. fonte di energia per alimentare le telecamere
  3. temperatura (la Pacific Star ha dovuto sopportare temperature di -50 Celsius)
  4. Global Positioning Systems
  5. altimetro di navigazione
  6. paracadute di rientro

 

CHDK
CHDK è un firmware custom esclusivamente per le Canon Powershot che sovrascrive temporaneamente il firmware originale del produttore mettendo a disposizione funzioni che sfruttano a fondo  l’hardware della fotocamera.
Tra le funzioni avanzate messe a disposizione, vi è quella di eseguire script particolari scritti dall’utente per automatizzare alcune operazioni; tra queste c’è lo anche lo scatto.

La prima sonda, la Pacific Star I,  lanciata il 2 maggio 2010, volò fino a 36271 metri di quota, fu quasi perfetta.
Le immagini riportate non furono un granché, mentre le fasi più critiche, il volo, l’atterraggio e il recupero andarono benissimo: qui potete vedere il video del primo lancio.
Forte di quell’esperienza Colin progettò una nuova sonda con  due macchine fotografiche acquistate su eBay di una nota casa e di un determinato tipo (presto vi dirò il perché):  la Pacific Star II, lanciata il 5 giugno dello stesso anno, volò fino a una quota di 37544 metri, qui potete vedere il video del secondo lancio.
Attraverso l’uso sapiente dell’hardware a disposizione e degli script di programmazione CHDK, Colin Rich è riuscito la seconda volta a far volare e recuperare la sua seconda sonda riportando a terra immagini spettacolari.
Non c’è due senza tre, e Rich non è stato fermo. Infatti, grazie alla sua esperienza nell’assemblare sonde a basso costo e peso, è stato contattato dal Lawrence Berkeley National Laboratory e dal Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti per includere nelle sue sonde strumenti in grado di monitorare la presenza di radionuclidi dovuti all’incidente di Fukushima e misurare la presenza di fuliggine nella stratosfera, parametro importante per studiare l’impatto antropico nel Global Warming.
Non c’è che dire: anche la Pacific Star III – lanciata il 25  maggio 2011, è stata un successo, arrivando fino quasi a 40000 metri in 3 ore e mezzo, come potete vedere dal filmato.
E chi l’ha detto che per fare scienza aerospaziale occorrono grandi cose? basta una vaschetta di gelato …. 🙂

 

Sito ufficiale : http://www.pacificstarflight.com/Pacific_Star/Open.html

Punti di vista

 

Credit: Il Poliedrico

Una Signora, fervente seguace di maghi e ‘strologi, ben sapendo il mio sano scetticismo verso queste due categorie – veramente tutto quello che tratta di occulto e esoterismo mi mette ansia – alla fine di un lungo dibattito mi ha chiesto la data di nascita e ha sentenziato dall’alto della sua scienza alquanto confusa:
L’avevo capito dal suo carattere sospettoso e oscuro, lei è uno Scorpione ….
A parte che io non mi sento affatto un aracnide – se lo fossi sarei un ragno eremita, soffro di una forma alquanto acuta di aracnofobia – ma piuttosto umano, le chiedo:
Da cosa l’ha capito?
e lei:
Dal Sole che in quel periodo transita da sempre nel segno dello Scorpione, che diamine!
Umilmente a quel punto le ho mostrato la mia carta del cielo del momento e del luogo dove sono nato e le ho chiesto ancora una volta:
Signora mia, come può vedere in quel momento il Sole era proprio a cavallo tra i segni della Vergine e della Bilancia; l’unica cosa che ho nello Scorpione è Mercurio in elongazione orientale, quindi in realtà cosa aveva capito di me?”

 

La Signora a questo punto  non mi ha saputo rispondere, mi ha salutato freddamente e se ne è andata…

Stella stellina, l’eclissi ti è vicina

Grazie all’attenzione di un lettore, Nicolò -che ringrazio, mi sono accorto che il software di simulazione (Stellarium) era saltato e proiettava dati non veritieri.  In realtà la disoccultazione di 51 Oph avviene alle 20:09 per la mia località di riferimento, con differenze minime rispetto al resto dell’Italia e quindi invisibile. Fatto salvo questo grossolano errore,  il resto dell’articolo rimane comunque valido. Grazie, e scusate di nuovo per l’imperizia.

 

 

 

 

Due nuove simulazioni dell’eclissi di Luna
15 giugno 2011 – Credit: Il Poliedrico

 

Disoccultazione 51 Ophiuchi (c Oph) prevista per le 21:45 - Credit: Il Poliedrico

Ecco due nuove simulazioni della trentaquattresima eclissi – di Luna – del centotrentesimo ciclo di Saros 1.

Una curiosità che ho scoperto guardando le simulazioni, è che alle 21:45 circa si disocculterà una stella abbastanza ben visibile rispetto a quelle che circondano il nostro satellite, perché è quella più luminosa, alla portata di un normale teleobbiettivo o binocolo, visibile anche a occhio nudo: c Ophiuchi o 51 Ophiuchi.

51 Ophiuchi

51 Oph, – per gli amici – è una stella un po’ particolare rispetto alle altre ben più attempate stelle normalmente visibili nel cielo. È una stella giovanissima, di età compresa tra i 700 mila e 1,5 milioni di anni le cui reazioni termonucleari si stanno per accendere proprio ora, una fase chiamata di pre-sequenza principale 2. È ancora avvolta nel suo bozzolo di polveri non ancora dissipate e …. possiede un disco planetario ben compatto in cui probabilmente si stanno formando per la prima volta attorno a questa stella dei pianeti.

51 Ophiuchi
Costellazione Ofiuco
Ascensione retta α 17h 31m 24,95s
Declinazione δ -23º 57’ 45,5’’
Distanza 410 anni luce
Magnitudine visuale +4,81
Magnitudide assoluta –0,80
Luminosità 312 volte Sole
Temperatura 10.250 K
Massa 4,2 masse solari
Tipo spettrale A0V
Velocità radiale -12 km/s
Età stimata 700000 anni
± 500000

Il sistema di 51 Oph è simile a quello di β Pictoris, il disco è visto di profilo dalla Terra.
La distanza che ci separa da 51 Ophiuchi è molto più grande rispetto a β Pictoris (appena 63 anni luce), pertanto il disco di 51 Ophiuchi è stato possibile osservarlo solo attraverso l’interferometro del Keck Observatory, il quale ha evidenziato ben due componenti distinte del disco: la prima, centrale, è una nube di particelle di polvere di grandi dimensioni, mentre l’altra sembra essere una nuvola che circonda tutto il sistema ed è composta da minuscole particelle di silicati che vanno da 7 a  1200 unità astronomiche dalla stella. Il disco interno ha un raggio di circa 4 UA, con una densità circa 100.000 volte superiore alla polvere del nostro sistema solare. Nel disco interno le collisioni hanno creato chicchi di grandi dimensioni superiori a 50 micron capaci di resistere all’intenso vento stellare,  mentre i grani inferiori ai 50 micron vengono espulsi dalla pressione di radiazione della stella.

Non sono molte le stelle che appartengono a questa classe speciale: le  Herbig Ae/Be praticamente sono stelle con una massa superiore a 2 masse solari  in una fase anteriore all’ingresso nella sequenza principale che avviene quando la stella raggiunge le condizioni di una fusione termonucleare dell’idrogeno stabile. Per le stelle con massa inferiore alle 2 masse solari questa fase è chiamata T Tauri dal nome della stella che per prima fu identificata con queste caratteristiche.

Come vedete, anche da una banale -si fa per dire – eclissi di Luna si può fare della sana astrofisica, d’altronde le eclissi così non capitano tutti i giorni!

Le foto migliori vengono al mattino

 

Mentre il mese di giugno sarà dominato dall’eclisse totale di Luna con ben 100 minuti di totalità, maggio è stato caratterizzato dalla congiunzione quadrupla di Mercurio, Venere,  Marte e Giove avvenuta i primi del mese all’alba e poi protratta con condizioni particolarmente favorevoli per la fotografia di Venere e Giove  fino alla fine del mese.
Purtroppo condizioni non proprio favorevoli del tempo mi hanno impedito l’osservazione, ma non le levatacce, attirando gli strali dell’intera casa, gatti compresi.

Cliccate sulle miniature e vedrete alcuni dei miei scatti di queste mattine.

 

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