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Quiz di fine anno:
1) Cosa è rappresentato nella foto?
2) Come è stata fatta?
La risposta e l’eventuale vincente al quiz lo saprete a gennaio. Tentate…
La Terra osservata nel 1990 dalla Voyager1 da 6 054 558 968 chilometri. le bande colorate sono artefatti dovuti al bagliore del Sole - Credit: NASA JPL
« Da questo distante e vantaggioso punto di vista, la Terra può non sembrare di particolare interesse.
Ma per noi, è diverso. Guardate ancora quel puntino. È qui. È casa. È noi.
Su di esso, tutti quelli che amate, tutti quelli di cui avete mai sentito parlare, ogni essere umano che sia mai esistito, hanno vissuto la propria vita.
L’insieme delle nostre gioie e dolori, migliaia di religioni, ideologie e dottrine economiche, così sicure di sé, ogni cacciatore e raccoglitore, ogni eroe e codardo, ogni creatore e distruttore di civiltà, ogni re e suddito, ogni giovane coppia innamorata, ogni madre e padre, figlio speranzoso, inventore ed esploratore, ogni predicatore di moralità, ogni politico corrotto, ogni “superstar”, ogni “comandante supremo”, ogni santo e peccatore nella storia della nostra specie è vissuto lì su un minuscolo granello di polvere sospeso dentro ad un raggio di sole.
La Terra è un piccolissimo palco in una vasta arena cosmica.
Pensate ai fiumi di sangue versati da tutti quei generali e imperatori affinché, nella gloria e nel trionfo, potessero diventare i signori momentanei di una frazione di un puntino.
Pensate alle crudeltà senza fine impartite dagli abitanti di un angolo di questo pixel agli abitanti scarsamente distinguibili di qualche altro angolo, quanto frequenti i loro malintesi, quanto smaniosi di uccidersi a vicenda, quanto ferventi i loro odi.
Le nostre ostentazioni, la nostra immaginaria autostima, l’illusione che abbiamo una qualche posizione privilegiata nell’Universo, sono messe in discussione da questo punto di luce pallida.
Il nostro pianeta è un granellino solitario nel grande, avvolgente buio cosmico.
Nella nostra oscurità, in tutta questa vastità, non c’è nessuna indicazione che possa giungere aiuto da qualche altra parte per salvarci da noi stessi.
La Terra è l’unico mondo conosciuto che possa ospitare la vita. Non c’è nessun altro posto, per lo meno nel futuro prossimo, dove la nostra specie possa migrare. Visitare, sì. Abitare, non ancora.
Che vi piaccia o meno, per il momento la Terra è dove ci giochiamo le nostre carte. È stato detto che l’astronomia è un’esperienza di umiltà e che forma il carattere. Non c’è forse migliore dimostrazione della follia delle vanità umane che questa distante immagine del nostro minuscolo mondo.
Per me, sottolinea la nostra responsabilità di occuparci più gentilmente l’uno dell’altro, e di preservare e proteggere il pallido punto blu, l’unica casa che abbiamo mai conosciuto. »Carl Sagan
L’eclisse lunare scorsa era invisibile in Italia, ma questa eclisse di Sole del 4 gennaio 2011 sarà visibile dall’alba a tutta la mattinata, cielo permettendo. Qui di seguito ho creato una tabella che indica le ore più importanti dell’evento per alcune città italiane; se dovesse mancare la vostra, prendete d’esempio il calcolo per la città più vicina.
Quello che però mi preme sottolineare e che questo genere di osservazioni non va preso troppo alla leggera: un’esposizione diretta anche se accidentale degli occhi alla luce solare può causare gravi danni alla retina, fino a produrre una cecità.
Un buon filtro solare sicuro lascia passare solo lo 0.003 % della luce solare visibile e lo 0.5 % della radiazione infrarossa, pertanto tutti i filtri meno efficenti possono essere molto pericolosi.
I vetri affumicati con la candela, come spesso viene tramandato dalla tradizione popolare sono in realtà fra i più pericolosi: il nerofumo della candela è disomogeneo e al tatto va via, oltre a non essere un buon filtro.
Anche i mitici vetrini o occhiali da saldatore possono non essere adatti: infatti la maggior parte di essi è adatta a osservare sorgenti di saldatura di qualche centinaio di kelvin, il Sole invece è un po’ più caldo! Quindi consiglio di usare vetrini inattinici di scala DIN 14:
Quindi quando si parla di occhi la prudenza non è mai troppa, io consiglio infatti di acquistare degli occhialini con pellicola speciale chiamata Astrosolar, studiata apposta per un uso astronomico.
In alternativa, ma non me ne assumo alcuna responsabilità, mostro come si possono autocostruire occhialini di cartone adatti all’osservazione solare:
1) sul del cartoncino bristol ritagliate una figura come il modello qui sotto:
2) e su un foglio di mylar come in questo disegno:
3) incollate con un filo sottile e continuo sul bordo di colla cianoacrilica la maschera sul telaio in cartone e verificate che non passi la luce da alcuna altra parte se non dagli spazi preposti.
Il mylar si può acquistare nei negozi di ottica e astronomia: è simile al poliestere argentato con cui vengono incartate le uova di pasqua. L’importante è che non presenti difetti, grinze o buchi. La parte argentata deve essere rivolta verso l’esterno e la superficie deve essere priva di qualsiasi difetto o forellino, basta osservarla controluce ad una lampada ad incandescenza per accertarsene. Il mylar che invece si trova nelle cartolerie non è invece adatto, in questo sfortunato caso, se proprio volete, è bene usare due maschere sovrapposte, sempre col lato argentato rivolto all’esterno, ma il suo uso è a vostro rischio e pericolo.
Un’altra soluzione molto economica e molto più sicura è quella di osservare la luce del Sole proiettata su un foglio bianco da un forellino in una scatola o foglio di cartone da circa un metro di distanza: è un elioscopio certamente rudimentale, ma infinitamente più sicuro di un filtro inadeguato e altrettanto spettacolare.
Un’ultima precauzione: qualche temerario inesperto potrà avere il colpo di genio di usare un binocolo o un cannocchiale magari dopo aver indossato gli occhiali protettivi: NON FATELO! moltiplichereste la quantità di luce al filtro e agli occhi, con conseguenti seri rischi. Questo genere di filtri vanno usati sempre a monte di qualsiasi strumento ottico, mai a valle!
Detto questo non mi resta che augurarvi una buona e consapevole eclisse. Cieli sereni a Tutti.
Credit: Jonathan Sabin - Ellenton, Florida
Sono passati ben 372 anni dall’ultima volta che c’è stata una eclisse totale di Luna durante il solstizio d’inverno, peccato che non sia stata visibile dal nostro paese, se non per pochi minuti prima dell’alba, cielo permettendo. Per questo non me la sono sentita di scrivere qualcosa in merito per annunciare un fenomeno che con tutta probabilità non sarebbe forse nemmeno notato.
Vorrei solo sottolineare l’importanza delle osservazioni visuali, e ovviamente fotografiche, di un evento tutto sommato abbastanza banale.
Come ha sottolineato anche l’ottimo sito spaceweather, è importante l’osservazione anche solo visuale di una eclissi di Luna. Le informazioni che si possono ricavare dal colore e dalla Luminosità della Luna in ombra sono un indice preziosissimo sulla qualità della nostra stratosfera.
Infatti, contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare, la Luna non scompare mai del tutto, come ci si aspetterebbe da un corpo che entra in un cono d’ombra, specie se questo cono d’ombra è proiettato dalla Terra stessa. La nostra atmosfera diffonde la luce solare nel nostro cono d’ombra all’altezza della Luna rendendola comunque visibile, anche se arrossata, più o meno per lo stesso fenomeno che rende rosso il Sole all’orizzonte.
Quando qli strati più alti della nostra atmosfera sono più sporchi, come ad esempio dopo un’eruzione vulcanica, la qualità e la quantità di luce diffusa cambia, e più la nostra atmosfera è opaca, meno luce viene diffusa e meno luminosa è la Luna durante l’eclisse.
Per il professore Richard Keen dell’Università del Colorado, l’effetto dell’eruzione del Pinatubo del 1992 che inondò l’atmosfera di milioni di tonnellate di polveri e gas, provocò un abbassamento globale di temperatura di qualche decimo di grado rendendo più opaca l’atmosfera ai raggi del Sole e le eclissi di Luna più oscure.
Quindi le riprese di questa eclisse del 21 dicembre scorso indicano una atmosfera abbastanza limpida, nonostante la famosa eruzione del vulcano islandese Eyjafjallajokull che mise in all’erta i cieli di tutta Europa nei mesi di marzo e aprile scorsi.
Quindi è importante l’osservazione visuale dei fenomeni celesti, come per esempio le eclissi, o le piogge di meteore, o le comete quando è possibile. Come vedete anche da una banalità come l’intensità di un cono d’ombra può dare più informazioni di tanti articoli di giornale sullo stesso fenomeno, che si limitano alla cronaca dell’evento, come invece mi sforzo di fare attraverso questo Blog.
Dimenticavo: per chi ha voglia di godersi alcune immagini dell’eclissi di Luna del 21 dicembre 2010 può trovarle a questo indirizzo.
Non conosco al momento il risultato del sondaggio, questo era particolarmente insidioso, era facile confondersi.
Quando il Sole (ma anche la Luna) è vicino all’orizzonte, al tramonto o l’alba, la sua luce è rossa, questo è perché per raggiungere l’osservatore attraversa uno strato particolarmente denso di atmosfera, che funziona come un filtro, diffondendo tutti i colori tranne il rosso |
L’ombra della Terra, conosciuta anche come segmento scuro, è l’ombra che la Terra proietta sulla sua atmosfera e qualche volta si può vedere due volte durante la giornata: prima dell’alba e subito dopo il tramonto.
Purtroppo non sempre è possibile vedere questo fenomeno, che pure si ripete quotidianamente come è vero che la Terra gira, perché peggiori condizioni di visibilità nascondono l’effetto. Basta un po’ di foschia, nuvole, o semplicemente noi che non prestiamo attenzione alle meraviglie che spesso la natura ci offre, che l’avvicinarsi dell’ombra della Terra non sia vista.
Perché l’ombra della Terra sia visibile, occorre che il cielo sia limpido e l’orizzonte sgombro da ostacoli ed è più evidente nel punto antisolare, esattamente di fronte al tramonto. Un buon posto per vederla è in montagna o un buon momento è dopo una giornata di tramontana.
L’altro fenomeno, che dà anche il titolo ai due articoli, è la Cintura di Venere, che è la parte dell’alta atmosfera ancora illuminata dal Sole la cui luce viene diffusa verso l’osservatore e subisce lo stesso fenomeno che rende il Sole più rosso all’alba e al tramonto, per questo appare rosa. Il resto del cielo è ancora più colpito dalla luce del Sole e quindi ne diffonde di più, per questo appare ancora più chiaro nella foto.
Probabilmente con questo articolo ho ucciso la magia di un momento stupendo, ma forse ora che sapete che cosa dà queste tonalità meravigliose al tramonto ci farete più attenzione la prossima volta e ne apprezzerete la bellezza. La magia è nel momento, non nella sua interpretazione, e ricordate: la notte non è altro che l’ombra della Terra che ci inghiotte momentaneamente domani ci sarà ancora un’altra alba.
L’altro ieri non ha avuto la fiducia il governo, è stata sfiduciata l’Italia.
Non voglio riassumere i fatti ormai ben noti del 14 dicembre, di quelli accaduti in Parlamento o fuori, nella città di Roma; quelli sono, checché ne dicano i coalizzati che hanno chiesto la sfiducia al governo. A questo punto non basta che facciano autocritica, seppur doverosa; hanno perso: nei programmi, nei modi, nei tempi e anche la – poca- fiducia dei cittadini che ancora possedevano.
L’appello di Gianfranco Fini e del suo FlI era basato sul modello di una destra laica e moderna.
Questo modello ha un grande nemico rappresentato da uno Stato estero: Città del Vaticano; il quale fregandosene allegramente della sovranità italiana ingerisce sulla politica interna indicando nel Popolo delle Libertà il suo interlocutore privilegiato. A poco importa se il leader di questo partito abbia una dubbia moralità, per quello esistono le assoluzioni e le contestualizzazioni ad personam emesse dai vescovi. Al Vaticano interessa solo l’imponente quantità di denaro che il leader del PdL qli può assicurare, grazie al farragginoso e iniquo sistema dell’otto per mille, la preferenza dei fondi per l’istruzione alle scuole parificate private (quasi tutte cattoliche) e il conseguente smantellamento del più importante concorrente a questo progetto, l’istruzione pubblica.
L’altra principale componente è l’IdV di Antonio Di Pietro.
Infatti il suo programma è basato tutto sulla contrapposizione a parole del leader del PdL Silvio Berlusconi, salvo votare la cretinata del federalismo demaniale [1] [2] o dei sindaci-sceriffi fortemente voluti dall’altro partito xenofobo che è nella coalizione di governo, ossia la Lega Nord. Nei fatti ha portato in Parlamento persone che nel passato forse non sono proprio così immacolate come vogliono far credere, in realtà alcuni transfughi dell’una o l’altra parte politica sono transitati per quel partito, per rifarsi una verginità, prima che l’eterno piacione Rutelli decidesse di formare un nuovo ennesimo cespuglietto chiamato API (!), pronti a vendersi al miglior offerente (e chi altri può essere se non l’uomo più ricco d’Italia) in cambio del quarto d’ora di notorietà che il salto della quaglia offre.
E poi c’è il Partito Democratico, erede dell’estinto DS, a sua volta ex PdS che prima fu il PCI, scomparso con la morte del suo ultimo leader degno di questo nome: Enrico Berlinguer.
Un partito che cambia nome ogni cinque anni per non cambiare i suoi leader (lì si che c’è pluralismo democratico, sono più di uno!) da venti anni, che sono più occupati a farsi la guerra fra di loro che a pensare di fare qualcosa per il bene del paese; ogni tanto giusto una buona azione, come il discorso del suo segretario Bersani a Montecitorio martedì mattina e nient’altro.
Mai da questi partiti ho visto prendere posizione seria e netta in Parlamento e fuori per le disastrose condizioni della finanza pubblica, per i terribili risultati economici, per i lavoratori precari e quelli che ormai sono esclusi dal mondo del lavoro, per la scuola pubblica ormai ridotta a chieder l’elemosina alle famiglie degli studenti anche per la carta igienica [3] !
Intanto fuori, come vuole la leggenda di Nerone [4], Roma bruciava. Manifestazioni di studenti e lavoratori e precari e delusi dall’agire politico di tutti i partiti politici in questi anni di Seconda Repubblica si sono scontrate con le forze di Polizia mentre manifestavano il loro -legittimo- dissenso per questa politica distante dalle loro necessità. Non lo so se gli scontri sono stati creati ad arte o se poche centinaia di stupidi hanno fatto casino per loro diletto, ma in fondo il risultato è stato lo stesso: delegittimare chi manifestava e di conseguenza le loro proteste agli occhi del resto del Paese che se ne sta rincoglionito davanti al televisore, ormai spettatore passivo della sua disfatta come Cittadino.
Sembra una leggerissima bolla di sapone, una di quelle che i bambini – e anche qualche adulto – si divertono a creare per diletto.
In realtà è il risultato della somma di diverse riprese a diverse lunghezze d’onda del Telescopio Spaziale Hubble nell’arco di ben 4 anni (dal 2006 al 2010), tecnica usata per mettere in risalto particolari altrimenti invisibili. Più o meno tutte le fotografie astronomiche subiscono una rielaborazione software, necessaria per esaltare alcuni particolari e migliorarne la resa anche cromatica, un po’ il contrario di quello che accade alle foto delle modelle dei calendari tanto di moda dove il ritocco serve a nascondere gli umani difetti.
Questa bolla è il residuo di supernova di tipo Ia nella Grande Nube di Magellano, una galassia satellite della nostra visibile dall’emisfero sud, denominata SNR 0509 [1]. Essa si estende per circa 23 anni luce e si espande a una velocità di 18 milioni di chilometri orari. In questo modo è stato possibile risalire all’epoca dell’esplosione della supernova che è risultata essere avvenuta intorno al 1600. Anche se forse è stata visibile ad occhio nudo, non ci sono testimonianze storiche che descrivano l’apparizione di questa stella nova, come invece è accaduto per altre celebri supernove viste dall’emisfero nord nell’antichità.
Ne esistono diversi tipi di supernova, quella di tipo Ia nasce in un sistema binario stretto con un meccanismo simile alle stelle nova, dove una delle due stelle quando si espande per diventare una gigante rossa cede parte della sua materia alla stella compagna già al termine della sua esistenza, una nana bianca. Il plasma che cade sulla superficie della stella compagna finisce per accumularsi e incendiarsi in una reazione di fusione generando così una nova, ma se la stella nana bianca è vicina a 1,44 masse solari, l’accumulo di materia sulla superficie la fa collassare in una stella di neutroni riaccendendo le fusioni termonucleari del nucleo della stella -ormai sopite – che inizia a bruciare il carbonio e l’ossigeno prodotti prima di decadere in nana bianca. L’improvviso rilascio di questa energia fa esplodere la stella degenere in una supernova di tipo Ia.
Quindi un limite fisico ben preciso, 1,44 masse solari detto limite di Chandrasekhar, fa sì che tutte le supernove di tipo Ia siano sempre della medesima luminosità, e quindi la loro comparsa in altre galassie permette di stabilire con una certa precisione la loro distanza. Come si fa a sapere se una supernova sia di tipo Ia o di un altro tipo?
semplice … lo spettro di una supernova di tipo Ia non contiene elio (quello era già stato consumato prima), ma mostra le tipiche righe di assorbimento del silicio prodotto durante la passata esistenza della stella prima di finire la sua esistenza come nana bianca.
Quindi, carbonio, ossigeno, silicio sono stati creati lì, dentro quelle fornaci termonucleari che noi chiamiamo stelle, e per quanto possa essere drammatica l’esplosione di una supernova, è grazie a quel meccanismo che si sono sparsi per il cosmo gli elementi chimici che compongono oggi i nostri corpi: siamo davvero figli delle stelle …
[1] SNR è l’acronimo di SuperNova Remnant (residuo di supernova)
Questa sera il cielo era eccezionalmente sereno (tranquilli, domenica pioverà) e subito il tramonto dalla parte opposta al Sole il panorama si presentava così come nella foto. Quella banda oscura non è smog, la visibilità era eccezionale come testimoniano le altre foto.
È un fenomeno fisico ben conosciuto, ma quanti lo sanno spiegare correttamente?Votate il sondaggio….
L'immagine ad infrarossi del sistema planetario HR8799 (HD218396). Questa immagine mostra il pianeta HR8799b (cinque volte la massa di Giove), pianeti e HR8799c HR8799d (sette volte la massa di Giove) e la HR8799e (nuovo pianeta). Le frecce indicano il moto dei pianeti previsto per i prossimi 10 anni. Credit: NRC-HIA, Christian Marois, and the WM Keck Observatory
Quella che vedete è la prima immagine di un sistema planetario diverso dal nostro, Distante circa 129 anni luce, HR8799 è lassù, sul bordo del grande quadrato di Pegaso a circa metà strada tra Markab (α Pegasi) e Scheat (β Pegasi), appena visibile ad occhio nudo nelle migliori condizioni.
Questo sistema planetario fu scoperto nel 2008 da Christian Marois ed altri usando una tecnica particolare chiamata immagine differenziale angolare usata sia sulle immagini riprese al W.M. Keck che al Gemini Nord posti sul monte Mauna Kea alle isole Hawaii [1].
Pianeti (in ordine di distanza) |
Massa (Giove = 1) |
Semiasse Maggiore (UA) |
Periodo Orbitale (anni) |
Eccentricità |
---|---|---|---|---|
e | 9±4 | ~ 14.5±0.5 | ~ 45 | ? |
d | 10±3 | ~ 24 | ~ 100 | >0.04 |
c | 10±3 | ~ 38 | ~ 190 | ? |
b | 7+4−2 | ~ 68 | ~ 460 | ? |
Disco di polvere | 75 unità astronomiche |
Questi sono giganti gassosi enormi, che insieme fanno una massa complessiva di oltre 30-40 pianeti come Giove distribuiti in una zona che va al di là dell’orbita di Saturno (10 UA) fino a 7 volte questa.
Questa scoperta mette in crisi le nostre teorie sulla nascita e l’evoluzione dei sistemi planetari: com’è possibile che a 70 UA ci sia stata ancora materia sufficiente per formare il pianeta b? e anche per creare gli altri pianeti più interni d e c?
Potrebbero essere migrati da zone più interne del disco protoplanetario fino ad occupare l’attuale posizione o sono pianeti vagabondi nati nel cluster stellare progenitrice della stella come mostrano alcune simulazioni per le comete [2] e poi catturati in seguito, oppure il nostro modello che spiega abbastanza verosimilmente il sistema solare è da riscrivere?
Il bello della scienza, e quindi anche dell’astronomia, è proprio questo: ogni scoperta solleva molte altre domande senza risposta le quali, una volta esaudite, portano ad altre scoperte e così via.
La prossima volta che osserverete il grande quadrato di Pegaso, ricordatevi di questa stellina e se riuscirete a scorgerla pensate che qualche fotone di questa proviene anche da questi pianeti.
[1] http://www.gemini.edu/node/11151
[2] http://www.swri.org/9what/releases/2010/cometorigins.htm