Hubblecast 40: Wide Field Camera 3 – la camera dei miracoli

Ho già narrato in uno scorso articolo che preparai giusto per il 20° compleanno del lancio di Hubble, delle riparazioni fatte durante la missione STS-125 dello Space Shuttle nel maggio del 2009 per assicurare al telescopio spaziale una serena e proficua vecchiaia: ho scovato questo breve filmato che narra della  Wide Field Camera 3, uno dei tre strumenti che furono installati sul telescopio al posto di quelli vecchi, le cui immagini che vi ho spesso ritrasmesso  narrano una bellezza che nessun pittore o scultore, oltre che il Cosmo,  potrà mai eguagliare.

Hubblecast 40: Wide Field Camera 3 – Hubbles New Miracle Camera | ESA/Hubble.

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Buckminsterfullereni nello spazio


Embedded video from
NASA Jet Propulsion Laboratory California Institute of Technology

Credit: http://www.spitzer.caltech.edu

Usando il NASA Spitzer Space Telescope gli astronomi (Sellgren ed altri) hanno trovato traccie di carbonio in tutta la nostra galassia:  prima attorno a NGC 2023, vicino alla famosa Nebulosa Testa di Cavallo nella costellazione di Orione, poi attorno a  NGC 7023, conosciuta come la Nebulosa di Iris, nella costellazione di Cefeo: nello spazio interstellare e intorno a stelle morenti.  Ma com’era prevedibile tracce di carbonio sono state trovate anche attorno a un’altra stella morente nella Piccola Nube di Magellano: l’equivalente in massa come 15 volte la Luna.
Non è carbonio atomico comune, ma sono molecole di fullerene, cioè 60 atomi di carbonio legati fra loro a comporre un poliedro, una pallina. Il fullerene deve il suo nome per la sua somiglianza con le cupole geodetiche disegnate da Buckminster Fuller.

In matematica, un fullerene è un poliedro convesso trivalente con facce esagonali e pentagonali. Usando la formula di Eulero, si può dimostrare facilmente che ci sono esattamente 12 pentagoni in un fullerene. Il più piccolo fullerene è il C20, il dodecaedro. Non ci sono fullereni con 22 vertici. Il numero di fullereno C2n si sviluppa velocemente con l’aumento di n = 12, 13, …
Per esempio, ci sono 1812 fullereni non-isomorfici C60 ma soltanto uno di essi, il fullerite, non ha accoppiamento di pentagoni adiacenti.

Per l’astronomo Letizia Stanghellini del National Optical Astronomy Observatory di Tucson, in Arizona, l’aver scoperto che i fullereni sono molto più comuni di quanto inizialmente supposto può avere importanti implicazioni sulla chimica della Vita: è possibile che questi possano aver fatto da vettori per il trasporto di molecole prebiotiche sulla giovane Terra a cavallo di comete e meteore.
Infatti la chimica del fullerene è impressionante: è una delle molecole non organiche più grandi conosciute e la sua struttura composta unicamente dal carbonio la rende  particolarmente resistente. Il suo interno però è vuoto e per questo è in grado di intrappolare altre molecole proteggendole dalle dure condizioni dello spazio cosmico. Fullereni di origine extraterrestre ritrovate nei meteoriti hanno mostrato di contenere gas al loro interno, come una palla da calcio contiene aria.
Questa caratteristica rende le molecole di fullerene uniche e interessanti dal punto di vista della chimica interstellare e prebiotica, oltre che per la memdicina, la metallurgia, i materiali ottici, i superconduttori etc.
Inoltre le ricerche astronomiche hanno provato quello che in laboratorio era considerato impossibile, ossia la coesistenza dei fullereni con l’idrogeno atomico, quando invece si riteneva che questo avrebbe spinto il carbonio a formare altri composti come catene e altre strutture molecolari piuttosto che poliedri, e questo per Anibal García-Hernández dell’Instituto de Astrofísica de Canarias in Spagna è importante capire perché. García-Hernández è l’autore principale di uno studio il cui co-autore è Letizia Stanghellini [1]·

Ora quando vedrete un fullerene, o più semplicemente il logo di questo Blog, capirete perché l’ho scelto.

[1] http://arxiv.org/abs/1009.4357

Altre fonti:

http://www.jpl.nasa.gov/news/news.cfm?release=2010-351

http://www.spitzer.caltech.edu/news/1212-feature10-18

Amore Etica Solidarietà

Pullman del macabro che affollano i luoghi di un efferato delitto. Come pellegrini che visitano i luoghi sacri delle religioni, frotte di turisti del weekend si mettono in viaggio per sbirciare un muro, una pietra, del terriccio bruciato.
Se in quei luoghi non fosse successo niente o nessuno ne avesse fatto un plastico forse quelle persone sarebbero rimaste a casa a rincoglionirsi davanti alla televisione o un videopoker.
Il macabro fa audience. Il primo che lo scoprì fu il povero Alfredino nel pozzo di Vermicino. Da allora è stata un’escalation  continua,  che è arrivata fino ad Erba, passando per Cogne fino ad oggi. Ma quasi sempre il mostro non è lo straniero, ma è nella famiglia, un parente, un amico, qualcuno di cui abitualmente ci si fida.
Quella famiglia che tanto viene elevata a Supremo Valore Universale quanto più cela le aberrazioni all’interno: le madri che uccidono i figli appena nati, padri di famiglia che abusano del loro ruolo e si trasformano nel loro piccolo in feroci tiranni. Figli che uccidono i genitori per un pugno di mosche…

Io ho una famiglia, ma vivo nel terrore di non sapere insegnare i Veri Valori, quali essi siano e come possa sapere se abbia fatto bene, nella vita reale non esistono esami di riparazione.
Allora  mi prodigo a vivere e a spiegare cosa sia  l’Amore, l’Etica e la Solidarietà ai miei cari mentre anch’io cerco di viverlo e di spiegarlo a me stesso, giorno per giorno.  Per questo non posso insegnarlo, perché anch’io non lo so…
E allora piango…

NASA – Robonaut2, the Next Generation Dexterous Robot

Con la missione ST-133 dello Space Shuttle Discovery sta per essere spedito sulla Stazione Spaziale Internazionale anche Robonaut2 (R2 per gli amici), un robot umanoide progettato per aiutare gli astronauti della ISS nelle operazioni più rischiose. Inoltre ha le mani, il che gli permette di usare tutti gli strumenti generici che già esistono per gli esseri umani, senza la necessità di reingegnerizzare oggetti di uso comune.

Anche questo è un piccolo passo dell’Uomo, un grande balzo dell’Umanità.

NASA – Robonaut2, the Next Generation Dexterous Robot.

Sole & AntiSole

Parelio orientale fotografato a Siena il 21/10/2010 alle 16:32

Ci sono dei momenti in cui rimpiango di non avere una fotocamera vera con me, con obiettivi, cavalletto etc. Ecco, poco fa è stato uno di quei momenti: mi sono fermato in una piazzola e ho scattato questa foto con l’unico mio mezzo che avevo a disposizione: la fotocamera del telefono cellulare. Certo non è un granché, non ho potuto giocare sul diaframma e i tempi come sono avvezzo a fare, ma comunque rende bene l’idea.

Anticamente queste fotometeore (così si chiamano scientificamente questi fenomeni) erano associati a terribili sventure, specie se associate al passaggio di una cometa, come ad esempio la 103P/Hartley2 che transita al perigeo proprio in queste ore. Chissà, se magari oggi qualche astrologo dirà di aver sbagliato le sue previsioni per colpa di questi  pareli.

Lo smog di Titano

Titano ripreso in falsi colori dalla sonda Cassini - Credit: NASA/JPL/Space Science Institute

Quante volte ci è capitato, specie da un luogo abbastanza alto, di vedere una cappa di smog nelle pianure più in basso e magari pensare che quello schifo lo respiriamo anche noi per tutto l’anno. Quello è un sottoprodotto delle nostre automobili che pompano ossidi di azoto e altre schifezze simili nell’atmosfera inferiore, dove la luce del Sole li trasforma in particelle di aerosol.
Un altro mondo ricco di smog, ma di altra natura, è Titano, la cui atmosfera, come quella terrestre, è dominata dall’azoto.
L’atmosfera di Titano contiene anche un po’ di metano (CH4). Sotto la luce solare questi due gas si comportano come lo smog sulla terra: si ricombinano formando strati di aerosol opachi che impediscono l’osservazione della superficie del satellite.
Si era supposto che la foschia di Titano fosse dovuta principalmente da etano (C2H6) che avrebbe dovuto creare una continua pioggia sulla superficie, eppure quando la sonda Huygens atterrò (o attitanò?) su Titano non fece ‘splash’, ma ‘punf’, come ci insegnano i fumetti.

I criovulcani di Encelado Credit: NASA/JPL/Space Science Institute

Questo tonfo in parte inatteso, mise in allarme i ricercatori dell’atmosfera di Titano, che dovettero in parte rivedere le loro teorie. Si scoprì che ad esempio, l’atmosfera del satellite conteneva anche un po’ d’ossigeno, come rivelò nel 2004 la sonda Cassini. Il responsabile probabilmente era Encelado, che spruzza continuamente vapore acqueo nello spazio attraverso quei fenomeni che oggi sono conosciuti come criovulcanismo, dove questo viene poi dissociato in ossigeno e idrogeno dalla radiazione solare. Tutto questo rende la chimica della parte superiore dell’atmosfera di Titano molto più interessante.

Le particelle ricreate in laboratorio (toline) osservate al microscopio elettronico. Credit: Edith Hadamuck / UPMC / Univ. di Parigi

Un team di ricerca internazionale guidato dalla studentessa laureata Sarah Horst [1] ha avuto l’idea di riprodurre l’atmosfera superiore di Titano, rifacendosi un po’ agli esperimenti di Miller-Hurey pompando energia a microonde in una miscela di azoto, metano e ossigeno a bassa pressione.
Il risultato è stato una nebbiolina composta da idrocarburi non più grandi di 0,1 micron non dissimile a quella responsabile dello smog nell’atmosfera di Titano chiamati toline. La parte più eccitante della scoperta è stata quando Horst e il suo team ha analizzato la composizione di quelle goccioline: tra di loro c’erano i cinque nucleotidi necessari alla formazione del DNA e RNA (adenina, citosina, guanina, timina, uracile) e un’altra manciata di amminoacidi. Scherzando, ma non troppo, Hurst ha definito i risultati “Come se qualcuno avesse starnutito nella provetta”, ma accurati controlli successivi hanno escluso qualsiasi ipotesi di contaminazione, confermando che questi composti erano stati sintetizzati durante l’esperimento.

Chimica delle toline nell'atmosfera di Titano Credit: NASA Jet Propulsion Laboratory (NASA-JPL)

Il termine Toline (dal greco Tholos che vuol dire fango) fu coniato dall’astronomo Carl Sagan [2] per descrivere le sostanze organiche che dovrebbero generarsi quando miscele ricche di azoto e metano, tipiche in alcune atmosfere planetarie e nelle comete, interagiscono sotto l’azione della radiazione ultravioletta delle stelle. Non è quindi una mescola specifica ma è un termine generalmente usato per descrivere la componente organica rossastra di alcune superfici planetarie del sistema solare esterno e di alcuni gusci protoplanetari.

Le toline possono pertanto essere un efficace schermo per la radiazione ultravioletta, da consentire la possibile esistenza di microbiche forme di vita sulla superficie del satellite [3].
Quindi le toline potrebbebbero essere il principale alimento per microscopici microrganismi eterotrofi evolutisi ancora prima di batteri autotrofi come ad esempio i metanogeni [4].
Lo scenario aperto da questi esperimenti, combinati con i dati in arrivo continuamente dalla sonda Cassini, apre quindi un nuovo interessante dibattito scientifico sulla Vita extraterrestre: non c’è quindi bisogno di una superficie solida o di uno specchio d’acqua per sviluppare una chimica prebiotica importante: si può addirittura ipotizzare che possa svilupparsi una vita microbica sulla superficie planetaria che utilizzerebbe le toline come sua unica fonte di carbonio e di energia, che per essa rappresenterebbe una vera manna dal cielo.


[1] http://www.lpl.arizona.edu/spotlight.php?ID=73

[2] http://www.nature.com/nature/journal/v277/n5692/abs/277102a0.html

[3] http://www.spectroscopynow.com/coi/cda/detail.cda?chId=4&id=14793&type=Feature&page=1

[4] http://adsabs.harvard.edu/abs/1990Icar…85..241S