Carburante sintetico dall’anidride carbonica


Nel 1990 uno studente universitario di nome Lin Chao della Princeton University usò una cella elettrolitica con dei catodi di palladio e un catalizzatore chiamato piridinio (un sottoprodotto della raffinazione del petrolio) per costruire molecole di metanolo partendo dalla CO2 facendovi scorrere energia elettrica. I suoi studi furono pubblicati nel 1994, ma nessuno se ne era mai interessato, finora.
Nel 2003 Andrew Bocarlsky riprese interesse per quella scoperta mentre stava cercando un modo per limitare l’effetto serra dovuto all’accumulo di CO2 nell’atmosfera. La studente Emily Barton riprese da dove gli studi di Chao si erano interrotti utilizzando una cella elettrochimica che si avvale di un materiale semiconduttore utilizzato nelle celle solari fotovoltaiche per uno dei suoi elettrodi, riuscendo a usare la luce solare per trasformare la CO2 in carburante di base.
“Fino a pochi anni fa l’unico rimedio all’accumulo di CO2 era quello di seppellirla in profondità nei giacimenti petroliferi esausti, ma adesso con questa nuova tecnologia si aprono strade completamente nuove” -dice Bocarlsky -“prendendo la CO2, acqua, sole e il giusto catalizzatore si può generare un combustibile alcolico”.
Per sfruttare questa nuova e promettente tecnologia è stata creata anche una società per attrarre i capitali necessari: la Liquid Light.
“Prendi l’elettricità e l’idrogeno, li si combinano con le emissioni di CO2 e ottieni la benzina”, spiega Arun Majumdar, direttore della ricerca Advanced Projects Agency-Energy (ARPA-e) che sta studiando queste tecnologie, in una conferenza nel mese di marzo.  “Questo è come prendere quattro piccioni con una fava, cioè sicurezza energetica, i cambiamenti climatici, il deficit federale e, potenzialmente, la disoccupazione.”
“Quando queste nuove tecnologie arrivano alla fase commerciale, questi posti di lavoro finiscono sempre negli Stati Uniti”, sostiene Alan Weimer ingegnere chimico dell’Università del Colorado a Boulder, che sta lavorando su altri generatori di carburante solare.
Per questo genere di combustibili sintetici ricavati ‘usando l’energia solare, si è mossa anche l’US Air Force, tra i principali finanziatori di questi progetti.
Michael Berman della US Air Force Office of Scientific Research dice: “Il paese e l’Air Force, hanno bisogno di  fonti sostenibili e sicure di energia …. Dato che il sole fornisce l’energia sufficiente per le nostre esigenze, il nostro obiettivo è quello di avere un carburante a base di CO2 partendo dalla luce solare e acqua come prodotti di base per produrre un combustibile chimico che può veicolare l’energia solare  in una forma che possiamo usare dove e quando abbiamo bisogno “.

Tratto da Scientific American (articolo originale di David Biello, 23 settembre 2010)

 

Non voglio ripetermi sulle scelte scellerate di un’intera classe politica che riduce i fondi per la ricerca mentre aumentano gli sprechi e i clientelismi che producono altro debito pubblico. L’articolo è già eloquente con le voci dei protagonisti di queste ricerche. Vorrei però sottolineare la diversa mentalità di fare impresa al di qua dell’oceano e al di là. Un’industria automobilistica, ancorché storica ma decotta come la Chrysler non attraeva più i capitali americani necessari per sopravvvivere; c’è voluto l’intervento della Fiat italiana per continuare ad esistere. Però negli USA i capitali, i venture-capital come li chiamano loro, esistono. Per creare la Liquid Light i capitali sono stati trovati, magari molti meno che quelli necessari a finanziare una industria automobilistica pre-fallita, ma se l’idea di ricavare combustibile dalla CO2 funziona potrà dare centinaia di volte questi ultimi. In Italia, e continuo con Marchionne e la Fiat, quei capitali gettati per risollevare la Chrysler americana, avrebbero potuto essere investiti nel paese e per il paese con ricerca e società innovative. Quanto potrà durare il mercato dell’auto mondiale? 10, forse 20 anni ancora, se sarà lungimirante e punterà alla ricerca per continuare a rinnovarsi. Checché ne dicano i vertici Fiat, la Fabbrica Italiana Automobili Torino è sopravvissuta così a lungo solo grazie agli aiuti di Stato, elargiti in tutti i modi possibili e immaginabili da tutti i governi italiani: sgravi fiscali, cassa integrazione, incentivi alla rottamazione. L’Italia ha la fortuna di essere bagnata dal mare per tre dei suoi quattro lati: bene, il traffico marittimo non è mai stato potenziato per privilegiare il trasporto su gomma. La rete ferroviaria non è mai stata riammodernata dalla Seconda Guerra Mondiale, ad esclusione di ritocchi quasi puramente estetici. L’alta velocità ferroviaria in realtà è stata una presa per i fondelli agli italiani: linee nuove (!)  pagate dalla collettività almeno quattro volte che quelle di altri paesi per treni che viaggiano a 180-200 km/h, mentre il TGV francese opera sui 250 km/h su linee di 30 anni. Problemi di orografia? parliamone: Il Giappone, uno dei paesi col più alto rischio sismico del mondo, ha le sue linee ad alta velocità dal 1964 e i treni a levitazione magnetica che operano sui 400 km/h. Il celebre Avvocato Agnelli diceva che se andava bene la Fiat, andava bene anche l’Italia, io non ne sarei tanto sicuro..

Il brillamento del 22

Classe
Piccco (W/m2) di raggi X tra 1 e 8 Angstroms (I)
X I > = 10-4
M 10-5 < = I < 10-4
C 10-6 < = I < 10-5
B I < 10-6
Un flare solare (o brillamento)  è una esplosione sul Sole che si verifica quando l’energia immagazzinata in un intreccio di campi magnetici (di solito sopra le macchie solari) viene improvvisamente liberata. I flares producono uno scoppio di radiazioni su tutto lo spettro elettromagnetico, dalle onde radio ai raggi X e raggi gamma.
I brillamenti solari vengono classificati in base alla loro luminosità nei raggi X nell’intervallo  di lunghezze d’onda compreso tra gli 1 e 8 Angstrom.
I brillamenti di classe  X sono i più grandi, sono  eventi che possono innescare un radio blackout planetario e  tempeste di radiazioni di lunga durata.
I brillamenti di classe M sono di medie dimensioni e possono causare blackout radio brevi che colpiscono la Terra e le regioni polari. Tempeste di radiazioni più piccole a volte seguono un flare di classe M.
Rispetto agli  eventi di classse  X e di classe M, quelli di classe C  sono piccoli, con poche conseguenze evidenti qui sulla Terra.
Infine gli eventi di classe B sono esigui, poco più di rumore di fondo.
Ogni categoria di brillamenti di raggi X ha nove suddivisioni che vanno da B1 a B9, C1 a C9, da M1 a M9, X1 a X9, in ordine di importanza crescente.
Il 22 settembre, tra le 02:30 e le 06:00 UT, Il Sole ha avuto una discreta attività nell’emisfero settentrionale. Almeno due filamenti magnetici sono diventati instabili provocando un flare  classe B8 sprigionato dal gruppo di macchie solari n° 1109, e una espulsione di massa coronale, qui ripresi nel filmato dal Solar Dynamics Observatory.
L’eruzione è simile a quella del 1 ° agosto, quando un filamento di massa coronale fu espulso scatenando aurore boreali negli Stati Uniti, addirittura fino all’Iowa. Questa volta, però, la massa coronale espulsa non ha investito direttamente la Terra, e quindi non sono state segnalate aurore particolarmente significative .
Potete seguire le evoluzioni della nostra stella a questo indirizzo.
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