ATTIVITÀ UMANA E EFFETTO SERRA

Questo è un vecchio messaggio scherzoso che pubblicai sulla lista alcoolica del Firenze Linux Users Group il 21 agosto del 2006 (l’originale è a questo indirizzo): l’ho ripescato perché credo che oltre al serio nella vita conti anche il faceto e che pur seguendo una logica scientifica si possa ancora trovare il modo di ridere.
Buona lettura
Il biossido di carbonio è un inquinante chimicamente stabile. Viene in parte assorbito attraverso gli oceani e dalla fotosintesi clorofilliana, che avviene attraverso le piante. Mentre il resto permane in atmosfera anche per decenni.
Il biossido di carbonio è in continuo aumento nell’atmosfera fin dall’inizio dell’era industriale e contribuisce ad aumentare la temperatura media del pianeta determinando il “Global Warming”.
La sua concentrazione è aumentata nell’ atmosfera da 290 ppm (parti per milione) nel 1880 a circa 370 ppm nel 2003 e continuerà ad aumentare nel prossimo futuro, poiché il biossido di carbonio,insieme all’acqua, è il prodotto finale della combustione dei combustibili fossili (carbone, petrolio e derivati, metano), delle foreste e delle biomasse e … dalla flatulenza umana.
Il biossido di carbonio si scioglie facilmente in acqua: gli oceani ne contengono enormi quantità, ma l’ aumento di temperatura (dovuto alGlobal Warming) diminuisce la solubilità del gas in acqua, liberando nuovo gas nell’atmosfera e accelerando di conseguenza tutto il fenomeno (per questo “arieggiare” nella vasca da bagno non  produce seltz!).
Il biossido di carbonio è trasparente alla luce visibile, cioè in pratica la lascia passare quasi inalterata, assorbe invece la radiazione elettromagnetica nel campo dell’infrarosso.
Ora, proprio per questo importante particolare, l’ossido di carbonio contenuto nell’atmosfera cattura una parte della radiazione infrarossa che il suolo invia nello spazio e la riemette in tutte le direzioni; in tal modo rimane sulla Terra altra radiazione infrarossa che provoca un aumento della temperatura media. Questo aumento, lento ma continuo, causato dall”effetto serra sul nostro pianeta, ha conseguenze che, per il momento, non sono neppure ben definibili.
Ci basti in questo contesto segnalare che per es. sul pianeta Venere la temperatura del suolo si aggira intorno ai 400°, essendo la sua atmosfera formata quasi in prevalenza di biossido di carbonio, mentre, al contrario, sul pianeta Marte la temperatura del suolo si mantiene sui -50°, proprio perché quasi privo di atmosfera.
Il metano è un gas serra con un potenziale di riscaldamento globale di 72 (significa che il suo potere di riscaldamento è 72 volte quello dell’anidride carbonica).
Il metano è il risultato della decomposizione di alcune sostanze organiche in assenza di ossigeno. È quindi classificato anche come biogas. Le principali fonti di emissione di metano nell’atmosfera sono:
decomposizione di rifiuti organici
fonti naturali (paludi): 23%
estrazione da carburanti fossili: 20%
processo di digestione degli animali (bestiame): 17%
batteri trovati nelle risaie: 12%
riscaldamento o digestione anaerobica delle biomasse.
L’80% delle emissioni mondiali è di origine umana. Esse derivano principalmente dell’agricoltura e da altre attività umane. Durante gli ultimi 200 anni, la concentrazione di questo gas nell’atmosfera è raddoppiata passando da 0,8 a 1,7 ppm (parti per milione) e anche la popolazione umana ha subito un’aumento di popolazione vertiginoso passando da 1,6 miliardi inizi XX secolo a 6 miliardi XXI secolo.
Allora, veniamo al dunque:
in media si parte da 476 a 1491 ml di gas prodotti al giorno da una singola persona (705 ml di media) con le flatulenze;
la media giornaliera prevede la produzione di idrogeno per 361 ml/24 h (range 42-1016) e di biossido di carbonio di 68 ml/24 h (range 25-116) e da 3 a 120 ml/24 h di metano (il resto è azoto inerte e altri gas per una media di 213 ml/24 h) ora basta una semplice equazione per tradurre il tutto in produzione annuale per tutti gli abitanti del pianeta (6 miliardi e 650 milioni stime ONU per il 2006)
per l’idrogeno (H2)
(0,361 x 365) x 6.650.000.000 = 131,765 x 6.650.000.000 = 876.237.250.000
ovvero 876 e passa di milioni di metri cubici
per il biossido di carbonio (CO2)
(0,068 x 365) x 6.650.000.000 = 24,82 x 6.650.000.000 = 165.053.000.000
ovvero 165 milioni di metri cubici
per il metano (CH4)
(0,050 x 365) x 6.650.000.000 = 18,25 x 6.650.000.000 = 121.362.500.000
ovvero più di 121 milioni di metri cubici
per un totale di oltre 286 milioni di metri cubici di gas pericolosi per l’ambiente e la nostra atmosfera all’anno!

 



SCORREGGIARE MENO È UN DOVERE CHE ABBIAMO RISPETTO AI NOSTRI PRONIPOTI:

 

ABOLIAMO I FAGIOLI!!!

Meteorologia e riscaldamento globale

È difficile dare una risposta alla domanda “ma se c’è un problema di riscaldamento globale, perché fa freddo e nevica?”, come non è facile spiegare che una cosa è l’evoluzione delle condizioni meteorologiche e un’altra l’evoluzione climatica.
La prima si occupa di previsioni meteorologiche su scala temporale breve e che queste sono meno accurate più è ampio l’arco di tempo a cui si riferiscono, l’altra cerca invece di prevedere come potrà essere la situazione climatica in un intervallo di tempo molto più ampio.
Quando si parla di evoluzione di un sistema comunque caotico come lo è quello dell’atmosfera di un pianeta, il condizionale è d’obbligo, perché si tratta sempre di tentare di estrapolare un risultato che è la sintesi di migliaia di variabili, di cui molte frutto di ricerche e di nuove scoperte, che si intrecciano fra loro in modi spesso imprevedibili e imprevisti; è proprio vero il detto che “il battito d’ali di una farfalla può scatenare un uragano dall’altra parte del mondo”
Un esempio lampante ce lo dette nel 1991 l’eruzione del Pinatubo: il vulcano eruttò fino a 18 chilometri di altezza 20 milioni di tonnellate di aerosol ricchi di diossido di zolfo che schermando la luce solare fecero precipitare le medie climatiche di mezzo grado per due anni, rafforzando però la circolazione dei venti artici che circolano in senso antiorario sopra il Polo Nord facendo sì che aria calda e umida proveniente dagli oceani mitigasse gli inverni alle alte latitudini dell’emisfero nord e creasse invece condizioni di siccità alle medie latitudini. A questo meccanismo contribuì l’effetto dell’acido solforico nella troposfera il quale intaccando lo strato di ozono che impedisce ai raggi ultravioletti di raggiungere le quote più basse (per questo la proposta di inondare la troposfera con lo zolfo per raffreddare il pianeta è stupida come curare il raffreddore col cannone) permise il rilascio dell’energia di questa radiazione negli strati più bassi dell’atmosfera accentuando ulteriormente i venti circumpolari.

Quindi vediamo come un fenomeno banale (per un pianeta geologicamente attivo) come un’eruzione vulcanica possa alterare il clima in maniera significativa anche a regioni molto lontane. Un fenomeno significativo per noi europei e abitanti dell’emisfero nord è la famosa Corrente del Golfo che nasce nel golfo del Messico dove l’acqua oceanica è piu calda per effetto dei raggi solari e che per l’effetto Coriolis della rotazione terrestre viene spinta fino alla Scandinavia.
Ovviamente per una corrente di superfice più calda che sale, esiste anche una corrente più profonda di aqua fredda che scorre all’inverso, come un anello, che va a rimpiazzare l’acqua che sale con la corrente.
Per questo gli inverni nordeuropei sono molto più miti di quelli nordamericani a parità di latitudine e per contro le estati del centroamerica sono più temperate e umide di quelle delle coste nordafricane dell’atlantico.

Questa corrente termoalina come dice anche il nome (termo = temperatura – alina = salinità) è sensibile alla presenza di acqua dolce come appunto lo è quella originata dallo scioglimento del ghiaccio; il Polo Nord è un grande mare ghiacciato, che se nel caso dovesse sciogliersi per effetto del riscaldamento globale provocherebbe l’interruzione della Corrente del Golfo, facendo probabilmente piombare il continente europeo in una nuova improvvisa glaciazione, come appunto accadde nel Dyras recente.
Questo meccanismo spiegherebbe bene quest’ultimo inverno rigido e quanto accadde alla fine degli anni ’60 quando fu osservata una sensibile variazione della salinità delle acque del Nord Atlantico: il fenomeno, noto come Grande Anomalia Salina, fu caratterizzato dalla presenza di una enorme pozza di acqua poco salata e poco densa che vagò, per mesi, nei mari più settentrionali dell’Atlantico, limitando la produzione di acque profonde e rallentando il benefico flusso della Corrente del Golfo verso l’Europa.
Gli effetti della Grande Anomalia Salina si fecero sentire soprattutto in Europa, colpita da inverni particolarmente rigidi e da estati insolitamente fresche, tanto che qualche scienziato azzardò, incautamente, l’imminente avvento di una nuova glaciazione.
Questi sono forse quindi i più eclatanti fenomeni di cui si sente discutere oggi riguardo al cambiamento climatico, ma un punto che spesso è stato (spero non volutamente) dimenticato è l’effetto del metano come gas serra sulla nostra atmosfera.
Con un potere 23 volte maggiore a quello del biossido di carbonio di trattenere la radiazione infrarossa del Sole, è un temibile killer per l’ecosistema terrestre e una grande quantità di metano è racchiusa nel… permafrost siberiano, che è a rischio disgelo come mostra la ricercatrice Katey Walter Anthony in un video sul sito dell’università dell’Alaska di cui consiglio la visione.
Il calore è una forma di energia che si manifesta col movimento delle molecole e degli atomi, quindi maggiore è l’energia accumulata per effetto serra e maggiore sarà di conseguenza l’intensità dei fenomeni atmosferici e questo spiega da sola come l’intensità delle piogge monsoniche e degli uragani si sia accentuata negli ultimi venti anni; per fortuna la superficie del nostro pianeta è ricoperta dall’acqua, che è anche un potente regolatore dell’atmosfera sia assorbendo il biossido di carbonio con il moto ondoso oceanico (producendo una specie di terribile seltz ma molto poco frizzante) ma soprattutto evaporando, creando nubi.
Anche il vapore acqueo è un gas serra terribile, ma è bianco: ha quindi il potere di riflettere la luce solare nello spazio (quindi di innalzare l’albedo del pianeta)  e favorire così un calo generale delle temperature.
Il blocco temporaneo della Corrente del Golfo potrebbe far precipitare l’Europa e più in generale l’emisfero nord in una nuova era glaciale impedendo al permafrost siberiano di scongelarsi e liberare nell’atmosfera ingenti quantità di gas serra.
In passato la temperatura del pianeta è stata anche più calda di oggi e molto più fredda di quello che possiamo immaginare ma non c’erano stazioni metereologiche a prenderne i dati, le nostre dirette misurazioni hanno 160 anni di intervallo temporale tant’è che agli inizi del 1800 il Tamigi ghiacciava e nel 1830 Bologna veniva addirittura sepolta da ben 2 metri di neve!
Anche se ancora per qualcuno è immeritato attribuire tutta la responsabilità del cambiamento climatico all’uomo che pur esiste ed è tangibile, ma apposta allora chiedo con forza che si applichi il più stringente principio di precauzione; non conosciamo ancora appieno le cause e le conseguenze di questo cambiamento climatico in atto, ma almeno limitiamo il più possibile il nostro contributo ad esso: le tecnologie ci sono, manca solo la volontà politica globale perché avvenga.