Critiche all’italico sistema

I componenti della nostra classe dirigente fanno di tutto fuorché occuparsi dello stato inteso come nazione, ma come stato sociale (il loro), si difendono tra loro, si autotutelano e si autoassolvono dei loro crimini. Il fatto che ci siano 18 condannati in via definitiva in Parlamento e che questi legiferino sulla liceità o meno della condotta di 60 milioni di persone ne è la riprova. Quando abbiamo personaggi ondivaghi che saltano da una parte all’altra dell’Emiciclo, non sono loro delle banderuole, ma le due parti (destra e sinistra) che si equivalgono pur cambiando nome. Per difendere il loro ruolo, che essi si sono presi, hanno disarticolato ogni sistema di partecipazione cittadina col voto bloccato, magari per poi inventare gazebo e finte primarie per darsi una parvenza di democraticità.
E quando un’indagine sta per mostrare il marciume, il clientelismo e lo spreco ecco, prima si facevano esplodere le autostrade, ora si bloccano le intercettazioni e si demonizzano i giudici alla TV e nei giornali, salvo per poi gridare contro l’immigrato o lo stupratore, veri strumenti di distrazione di massa, come il calcio, il grande fratello e le veline.
Ogni governo (dx o sx) taglia e distrugge la scuola da oltre vent’anni col risultato che i giovani neolaureati o accettano un miserrimo posto da centralinista di call center co.co.pro o vanno all’estero a fare quello per cui hanno studiato: in media uno studente costa allo Stato dalle elementari alla laurea intorno alle 500.ooo euro per poi venireabbandonato a sé stesso, lasciandogli come alternativa l’emigrazione all’estero o concorsi più o meno pilotati per posti spesso mal retribuiti; infatti riducendo la spesa per la ricerca viene mandato via deliberatamente quello che serve ad una nazione, specie in un momento di crisi economica, ossia la capacità di innovazione, un nuovo Rinascimento.
Invece di aiutare e motivare i ragazzi a contribuire alla rinascita di questo paese anche con incentivi economici, diamo (altri) aiuti alla Fiat (che ha sempre privatizzato gli utili e nazionalizzato le perdite) perché l’auto è un cardine centrale dell’economia italiana. Benissimo, ma perché non vengono legato gli aiuti all’obbligo di ricerca verso forme di trasporto meno inquinanti: quanti si ammalano di cancro per inquinamento nelle metropoli e finiscono a carico del S.S.N.? quanti milioni di euro si potrebbero reinvestire?
È di queste ore la proposta del ministro del lavoro Sacconi di introdurre degli stages di apprendistato (in realtà lavorativi) fin dall’età di 15 anni per aggirare surrettiziamente l’età minima lavorativa che in Italia coincide con la fine della scuola dell’obblico, cioè 16 anni. Una proposta per ceri versi assurda, se si pensa alla disoccupazione giovanile e quella fascia non più produttiva ma che ancora non ha maturato il diritto alla pensione.
Ma se guardiamo bene, tutto questo accanimento su ciò che è pubblico è funzionale a un controllo totale del pensiero e della persona, una persona istruita, ma anche solo curiosa che si pone delle domande, è vista come pericolosa, la democrazia, la libertà e la giustizia sono concetti giudicati pericolosi. Per questo viene continuamente attaccata la nostra Costituzione: essa è come il sistema immunitario del Paese, scardinarla vuol dire distruggere il Paese e rinnnegare chi è morto per essa.
Allora ecco che il cittadino viene reso schiavo con le tasse, in perenne debito con sé stesso tramite il debito pubblico in costante aumento, con il controllo dei media principali perché non pensi ma anzi arrivi ad osannare chi lo riduce in braghe di tela, con la distruzione dell’istruzione pubblica perché l’indottrinamento dei media possa fare presa e non possa avere strumenti per pensare.
Per questo non arriverà mai una banda larga per Internet in Italia, per questo il WiMax è stato bloccato e non vedrà mai la luce, per questo la cogenerazione di energia è di fatto disincentivata, l’acqua viene privatizzata: a tutto ciò che è democratico non deve essere permesso di essere.
Una volta le dittature si muovevano con la repressione e la superstizione, oggi il ruolo della repressione è stato relegato come ultima risorsa, la prima è la disincentivazione dell’informazione come fonte di conoscenza: il recente equo compenso esteso a tutte le memorie di massa ha questo scopo: rendere sempre meno appetibile la tecnologia, renderla un lusso alla portata di sempre meno persone. Una telecamera o un cellulare o un palmare sono visti come strumenti del dissenso e siccome non possono essere proibiti, se ne disincentiva l’acquisto.
L’acqua pubblica genera dissenso politico: una amministrazione comunale inefficiente può essere mandata a casa dagli elettori, ma questi non hanno alcun potere nei confronti dei consigli di amministrazione di una SpA (che spesso sono nominati dagli stessi politici) che opera in regime di monopolio, per questo in Puglia si sta scatenando un’inferno sui candidati regionali: da una parte c’è chi vuol mantenere pubblico uno degli acquedotti più grandi d’Europa e chi invece lo vuol dare in gestione ai privati…
Lo sfruttamento di risorse energetiche alternative estremamente diluite come l’energia solare potrebbe avere un ruolo importante per lo sviluppo economico del paese, a patto che o piastrelliamo la Puglia con una immensa centrale solare o redistribuiamo la produzione energetica sulle case degli italiani, sui capannnoni industriali etc. Ma così si impedirebbe alle lobby energetiche (ENI-ENEL in primis) di fare utili e di acquistare consenso (!) presso i politici ed eccco quindi rispuntare una tecnologia pericolosa per l’ambiente forse più dei combustibili fossili: il nucleare.
l nucleare: ma questi politici hanno una vaga idea dei costi di questa fonte energetica? Senza incentivi statali e considerando i costi del processamento e stoccaggio del combustibile esausto il costo per ogni kWora è improponibile per il mercato anche col petrolio a 200 dollari al barile e siccome non abbiamo più questo tipo di tecnologia, nonostante fosse stata inventata da brillanti menti nate in Italia come Enrico Fermi Ettore Majorana etc., essa è stata riacquistata dalla Francia con denaro pubblico italiano, che si sarebbe potuto reinvestire in ricerca e sviluppo di energie alternative, come appunto l’eolico e il fotovoltaico, prendendo esempio dalla Germania che nonostante un tasso di insolazione annua nettamente inferiore a quello italiano ha messo a regime e tuttora investe molto di più di noi nel fotovoltaico

Licenze


Cosè il Copyleft
Ho vissuto già in passato il dibattito sulle licenze copyleft nell’ambiente GNU/Linux fin dalla fine degli anni ’90. Sviluppatori di tutto il mondo che passavano parte del loro tempo a discutere su come e cosa rilasciare del loro lavoro di programmazione agli altri, le discussioni interminabili sul contributo di Richard Stallman volto allo studio di licenze che impedissero alle aziende di accaparrarsi ingiustamente del lavoro di programmatori indipendenti, l’attenzione ai limiti del maniacale sulle sfaccettature delle licenze presenti sul piano giuridico per impedire che aziende con stuoli di avvocati potessero beffare gli inventori di un algoritmo che faceva loro gola senza per questo riconoscere la paternità dell’opera.
Per questo i miei lavori (pochi per il vero) li ho rilasciati come GNU/GPL, ad esempio il software con cui archivio i dati del mio lavoro l’ho scritto io e l’ho rilasciato con questa licenza.
Quando poi ho deciso di aprire questo blog, ho ripensato a quelle centinaia di post e le polemiche che si accendevano nelle varie mailing list a cui ero iscritto, ho ripensato a tutti quei progetti così promettenti che venivano scissi (fork) per i diverbi dentro le comunità di programmatori e ho deciso di prendere la Creative Commons come licenza a garanzia delle mie opere o di quello che pubblico su questo sito.

Perché il Copyright per me è sbagliato.
Il concetto del diritto d’autore è a mio giudizio profondamente sbagliato. Attenzione, non nego il diritto di chi appartiene la paternità di un’opera non possa godere del giusto guadagno di quello che sia frutto del suo ingegno, ma non desidero che questo diritto possa essere di ostacolo al progresso della collettività, ve lo immaginate se Pitagora avesse chiesto i diritti d’autore sul suo celebre teorema, o se magari Dante avesse brevettato la lingua italiana: il freno che le attuali leggi sui brevetti e i diritti d’autore sono avrebbero di fatto bloccato l’evoluzione della civilttà umana fino al loro scadere. Pensate un attimo se Fleming avesse brevettato la penicillina , come invece fece la Bayer con il principio attivo presente nella corteccia del salice bianco e che era noto fin dai Sumeri: la salicina. Pensate un attimo all’agorà, o se preferite a due persone che si incontrano con ognuno una sua idea: se questa viene condivisa entrambi ne usciranno con un’idea in più, si saranno quindi arricchiti, altrimenti rimarranno solo due poveracci con una sola idea in testa; questo è lo spirito della condivisione o del copyleft se volete.
Io credo che invece le conoscenze debbano essere tutelate, sì, ma che debbano allo stesso tempo essere condivise con gli altri per una più grande coscienza: quella umana.Per questo ho creato questo blog e ho scelto questa licenza, consideratelo pure un mio peccato di presunzione, spero solo che sia l’unico.

L’estinzione prossima ventura

In questi mesi molti mi hanno chiesto lumi sul prossimo distruttore dell’umanità, magari di quella parte che sarà sopravvissuta al 22 dicembre 2012, che prima era passata indenne al Millennium Bug e alle varie pestilenze bibliche come il 9/11/2001, alle aviarie e influenze più o meno contagiose.
Il pericolo adesso è un asteroide che si chiama 99942 Apophis e che nel 2029 (il 13 aprile) ci dovrebbe passare sopra la testa a 36-37 mila chilometri, poco più in là della distanza dei satelliti stazionari, e circa un decimo della distanza tra la Terra e la Luna.
Certo su scale come il sistema solare è un niente, ma comunque ce la dovremmo scampare anche questa volta.
Un grosso handicap è dovuto al fatto che di questi asteroidi, che comunque farebbero un bel danno in caso di collisione (basti pensare che l’evento di Tunguska del 1908 fu provocato da un asteroide di appena 30 metri) non ne conosciamo esattamente la massa, le dimensioni e i dati orbitali, ma solo di stime che, per quanto accurate, non permettono previsioni certe, basti pensare che il computo della sua massa e traiettoria orbitale sono in continua revisione da parte degli astronomi e di conseguenza il rischio di una collisione.
Dopo l’incontro del 2029, Apophis avrà quasi sicuramente un’orbita diversa dall’attuale, pertanto fare previsioni future in mancanza di dati certi è un po’ azzardato, ma ci possiamo addentrare anche in questo scenario, che vedrebbe il 3 giugno del 2036 come data per un possibile futuro pericolo.
Però questo lo potremmo sapere solo nel 2013, quando verrà attivata una campagna di misurazioni nel momento del passaggio più favorevole, che dovrebbero definitivamente dire se esiste qualche pericolo e studiare eventuali contromisure da prendere.
Contrariamente al comune sentire, nuclearizzare l’asteroide non è una bella idea, non si farebbe altro che disseminare l’orbita dell’asteroide con frammenti un po’ più piccoli: magari avremmo qualche stella cadente in più da vedere, ma il grosso della massa dell’asteroide ci piomberebbe in capo comunque sotto forma di decine di un po’ più piccoli oggetti, molto più difficili da vedere e neutralizzare che un affare di 350 metri di diametro (che però non è sferico, somiglia di più a una patata).
L’unica alternativa quindi è quella di modificarne l’orbita, personalmente vedo solo un modo per farlo con le tecnologie attuali: la vela solare.
Una sonda automatica potrebbe sparare sulla superfice dell’asteroide degli arpioni che poi dispiegherrebbero dei grandi fogli di alluminio e fibra di carbonio più sottili del domopack i quali sotto la pressione della luce del Sole nel vuoto dello spazio imprimerebbero all’oggetto una spinta tale da modificarne i parametri orbitali e conseguentemente il rischio di una collisione con la Terra.
L’unico inconveniente è che perché un progetto di questo tipo abbia successo è il tempo, perché la quantità di moto trasferita è molto bassa, anche se costante.
Teoricamente si potrebbe portare l’asteroide anche fuori dal sistema solare facendogli raggiungere velocià superiori a quelle ottenibili con i propulsori tradizionali, ma a noi interesssa solo che non ci piombi addosso.
Quindi niente raggi trattori alla Star Trek o bombe atomiche come nei film catastrofici del XX secolo, solo il vento solare e una vela (per viaggiar verso le stelle).
Comunque non c’è solo 99942 Apophis a poter turbare la nostra tranquilla vita fatta di guerre, minacce nucleari e cataclismi più o meno naturali, inventati o reali, ma un’altro asteroidino più piccino, di soli 130 metri e anche lui somigliante più a un tubero che a una bilia: si chiama 2007 VK184, e lui potrebbe diventare pericoloso il 3 giugno del 2048, ma c’è da star tranquilli, per quella data se non ci saremmo autodistrutti prima ce la caveremo ancora.

L’Italia degli onorevoli: affari, cachemire e soldi

Questo è un bellissimo post che riporto per intero così come l’ho trovato, che efficacemente illustra l’attuale condizione politica italiana con poche parole, senza dietrologie e oscuri complotti, “l’ismo” da combattere non è là fuori, è dentro di noi, nel nostro DNA,. Buona lettura.


Probabilmente non ci si deve più stupire, né indignare nel vedere lo spettacolo che il nostro bel Paese – socialmente e politicamente – ci offre.
In realtà siamo i figli della più volgare dittatura (di destra) che l’Europa abbia conosciuto, e ne paghiamo ancora le conseguenze (o forse ci sguazziamo dentro tutti quanti).
Non l’austera, oscurantista e baciapile dittatura di Franco, tra Cristo Rey, mantiglie nere, cavalieri dalla trista figura e corride sanguinose; non quella di Salazar, cupa, misera, volutamente isolata e volutamente ignorante, sebastianista e razzista; e non quella mitica, pagana, supina, obbediente, scientificamente macellaia e perennemente in divisa di Hitler.
No, la nostra è stata una dittatura di una volgarità inarrivabile: dalla Marcia su Roma, sorta di gita fuori porta a fave e pecorino o di viaggio organizzato per pensionati con vendita di batteria da cucina o trasferta rissosa e avvinazzata al seguito della squadra del cuore; al “Boia chi molla” (certamente nonno del “celodurismo padano”); al manganello sempre citato anche nei suoi doppi sensi; alla punizione/umiliazione dell’olio di ricino: vera rappresentazione in stile Ambra-Jovinelli e ora Bagaglino dell’umorismo del rutto e della scoreggia; alla buffoneria del Duce: parole vuote ma altisonanti, ammiccamenti, barzellette da piazzista, mani sui fianchi, mascella in fuori, abbigliamento da buffone (il duce aviatore, il duce marinaio, il duce pilota d’automobili, il duce operaio, il duce borghese buon padre di famiglia, il duce gagà amante instancabile, il duce banchiere, il duce fantino a Villa Borghese…) o non-abbigliamento altrettanto ridicolo (il duce a torso nudo che taglia il grano, il duce in costume che nuota,…); alla pochezza e all’ignoranza dei suoi ministri e generali; alla menzogna ispiratrice di ogni azione militare (i milioni di baionette, la forza aerea, quella navale, e invece le scarpe rotte, la mancanza di preparazione, di mezzi, di tattica, di scienza militare, che ci hanno visti sconfitti e in fuga su tutti i fronti…); l’arte esibita e volgarizzata nel cattivo gusto del Vittoriale e nelle vestaglie orientaleggianti del Vate cocainomane…; l’iscrizione al Partito per convenienza, per ottusità, per quieto vivere, per corrompere ed essere corrotti, per non partire militare, per non pagare le tasse, per rubare sulle forniture o sulle grandi opere del regime; il doppiogiochismo della Chiesa e il suo chiudere gli occhi davanti alla distruzione degli ebrei d’Europa, davanti ai rastrellamenti di ebrei e partigiani fatti dai “ragazzi di Salò”;…
Ed è di tutto ciò che noi siamo figli. Non dei Garibaldi e dei Mazzini, dei Cavour e dei Croce. Ma di omuncoli come il vigliacco re Umberto e la sua corte (progenitore di un Vittorio Emanuele impresentabile, di una volgarità – la sua e della sua famiglia – granitica, forse il più basso esempio di testa coronata che l’Europa abbia mai prodotto). E poi gli intellettuali regolarmente iscritti al Partito Nazionale Fascista che l’indomani la Liberazione riescono a farci credere di essere candidi come sante vergini; un inciucio politico che ha visto per la gran parte lasciati ai loro posti prefetti, questori, giornalisti di regime, responsabili della deportazione di ebrei e di prigionieri vari, che in cambio di questo silenzio condiviso taceranno su stragi rosse e vendette personali, su foibe e gulag. È il paese del volemose bene, dell’uno a me e uno a te; del chiudiamo un occhio; del girarsi dall’altra parte. Per cui dopo una breve parentesi postbellica dedicata al tentativo di ricostruzione e di coesistenza semi pacifica tra comunisti e democristiani, si assiste alla negazione delle speranze e delle buone intenzioni dei Di Vittorio, dei De Gasperi, degli Einaudi, dei Nenni.
E si assiste alla creazione di una delle burocrazie più inscalfibili e potenti del mondo; di una classe politica in gran parte inefficiente e mangiasoldi; di una collusione continua tra potere mafioso e potere politico e industriale; di una Giustizia inefficiente e corrotta; si assiste impotenti (ma anche silenti e quindi in certi casi conniventi) a una continua, progressiva, inarrestabile distruzione del territorio, alla cementificazione di chilometri e chilometri di coste e montagne, all’abbandono e allo spreco delle opere d’arte, alla fuga dei cervelli, alla finta ospitalità nei confronti di milioni di immigrati, all’incapacità di mantenere un minimo di democratico ordine pubblico.
Poco da stupirsi quindi di una situazione come quella attuale: fatta di volgarità e di veline, di cachemire di sinistra e di doppiopetti di destra, di telespazzatura e di tasse non pagate (a destra, a sinistra, al centro), di furbetti del quartierino e di furboni delle cooperative, di rolex d’oro e di bandane, di tette finte e di telethon, di grandi fratelli e isole dei famosi, di piagnistei in diretta, di piduisti trasformati in statisti, di risse televisive, di razzismo mascherato, di telefonini regalati ai bambini e di suv, di opere pubbliche mai realizzate, di mignotte travestite da intellettuali e di intellettuali travestiti da mignotte, di turismo caciarone e di buonismo elettorale, di notti romane, di calciatori violenti, di cori razzisti, di parcheggi in doppia fila e di raccomandazioni, di mandolini e di catene da picchiatore, di passamontagna di sinistra, di caschi di destra, di centri sociali finanziati e di ospedali e cronicari fatiscenti, di ronde leghiste, di matrimoni celtici…
E così via… (ma l’elenco è molto, molto più lungo).
In mezzo a tanto letame (come diceva De Andrè) ci sono anche i fiori, certamente, ci sono anche le persone oneste – socialmente e intellettualmente -, ma il rischio di soffocamento è alto. Senza contare i suggerimenti dei giornalisti. Esempio del niente che spesso distribuiscono. Durante la quotidiana rubrica che conduce alla radio, Barbara Palombelli è riuscita a dire, a proposito della tragedia haitiana: “L’effetto positivo delle grandi catastrofi è che adesso ho sentito che c’è un sacco di gente che si è messa a pensare”. Peccato non tremi la terra ogni giorno. Pensando, pensando l’ Italia potrebbe cambiare.

Paolo Collo (Torino, 1950) ha lavorato per oltre trentacinque anni in Einaudi, di cui è tutt’ora consulente. Ha collaborato al supplemento “Tuttolibri” della “Stampa”; ora scrive per “Repubblica”. E’ curatore scientifico di diverse manifestazioni culturali a Torino, Milano, Cuneo, Ivrea, Trieste. Ha tradotto e curato testi di molti autori, tra cui Borges, Soriano, Rulfo, Amado, Saramago, Pessoa.