I primi risultati di SAM

La – finora – mancata scoperta di molecole organiche complesse e di una chimica del carbonio non deve far perdere la speranza che forse magari nel lontano passato di Marte qualcosa del genere ci sia stato.

Da quando il rover Curiosity è sbarcato sul Pianeta Rosso le sue imprese destano più di una attenzione, l’ultima delle quali riguarda per esempio la scoperta di molecole organiche sul suolo marziano nei campioni analizzati con SAM 1.
Il campione di terreno specifico analizzato da SAM proveniva da un deposito di sabbia e polvere portato dal vento e sabbia che gli scienziati hanno battezzato Rocknest. Questo è stato raccolto nella piana del Gale Crater, ancora piuttosto distante dal Monte Sharp, la destinazione principale di Curiosity, ed è stato scelto come primo campione proprio per la grana fine delle sue particelle che è l’ideale per la pulizia delle superfici interne del braccio robotico.
In realtà come è stato ripetuto più volte dai responsabili della missione Mars Science Laboratory, Curiosity ha forse scoperto solo delle tracce di molecole organiche su Marte.
Nella conferenza stampa del 3 dicembre i responsabili della missione hanno annunciato le scoperte fatte dal rover Curiosity, sottolineando però come i dati finora raccolti meritano ancora indagini per essere confermati; come si dice la prudenza non è mai troppa anche quando questa è snervante.

I dati raccolti mostrano solo un accenno di composti organici 2. Questo non vuol dire affatto che questi abbiano una qualche origine biologica, tutt’altro, molecole organiche si scoprono continuamente negli ambienti più disparati e ostili come le nubi molecolari interstellari, nelle comete e nelle meteoriti, semmai la notizia è che forse su Marte ce ne sono troppo poche.  Appunto anche stavolta si sono trovate su Marte tracce dei famosi perclorati  – come nel 2008 fece l’altra missione Phoenix. I perclorati, è bene ricordarlo, sono sali di cloro con alto potere ossidante che di fatto pongono seri limiti allo sviluppo di una chimica organica complessa sul suolo marziano, anche se l’area finora esplorata è infinitesimale e questi sono soltanto i primi esperimenti di laboratorio compiuti dal rover.
Gli esperimenti a bordo del Curiosity hanno mostrato tracce di cloro, zolfo e acqua, ma sono necessari appunto altri esperimenti e verifiche per escludere che si tratti di remote ma possibili contaminazioni provenienti dalla Terra.
E a proposito di acqua, analizzata come vapore acqueo dopo aver riscaldato i campioni di suolo marziano, merita sottolineare come il rapporto D/H (deuterio/idrogeno) misurato sia più alto rispetto a quello degli oceani terrestri, indicando forse una diversa origine dell’acqua marziana rispetto a quella terrestre. Anche la quantità di vapore emesso dai campioni riscaldati è leggermente superiore alle attese. Questo non significa affatto che i campioni analizzati fossero umidi, ma solo che le caratteristiche igroscopiche della sabbia marziana sono forse diverse dal previsto.

E allora tutto il fermento dei media alla vigilia della conferenza stampa?
Tutto forse è nato da una dichiarazione di John Grotzinger, geologo del California Institute of Technology di Pasadena e responsabile della pianificazione della missione Mars Science Laboratory, che aveva parlato delle scoperte del Curiosity degne di entrare nei libri di storia, riferendosi però all’intera missione. Qualche giornalista particolarmente eccitato per lo scoop avrebbe poi travisato la frase attribuendole un significato diverso rispetto al discorso originale.
Anche qui è naturale che la NASA usi frasi eccitanti in un momento di ristrettezze economiche che va proprio a colpire i bilanci delle missioni scientifiche spaziali. Un po’ di enfasi ci vuole, no?


Note:

  1. Forza SAM! dacci un segnale di vita!, Il Poliedrico 13 novembre 2012.
  2. È bene ricordarlo che  tutte le molecole che contengono almeno un atomo di carbonio sono molecole organiche a eccezione degli ossidi.

Umberto Genovese

Autodidatta in tutto - o quasi, e curioso di tutto - o quasi. L'astronomia è una delle sue più grandi passioni. Purtroppo una malattia invalidante che lo ha colpito da adulto limita i suoi propositi ma non frena il suo spirito e la sua curiosità. Ha creato il Blog Il Poliedrico nel 2010 e successivamente il Progetto Drake (un polo di aggregazione di informazioni, articoli e link sulla celebre equazione di Frank Drake e proposto al l 4° Congresso IAA (International Academy of Astronautics) “Cercando tracce di vita nell’Universo” (2012, San Marino)) e collabora saltuariamente con varie riviste di astronomia. Nel 2020 ha pubblicato il suo primo libro "Interminati mondi e infiniti quesiti" sulla ricerca di vita intelligente nell'Universo, riscuotendo interessanti apprezzamenti. Definisce sé stesso "Cercatore".

Commenti chiusi