Ci sono state raccontate troppe menzogne, troppa fiducia ci è stata carpita; quello a cui assistiamo ora è il rigurgito di quelle menti che una scellerata ideologia aveva creato, che si erano ridipinte nell'”anti” per assopirsi un attimo nell’attesa di una rivincita che è di questi giorni, di questi anni. Ora però è giunto il momento per la Società Civile di progettare il Nuovo Rinascimento Italiano.
Ne avevo già parlato in un mio post precedente,
Il patto dello Scorpione, su quali fossero le cause che, secondo me, hanno impedito all’Italia di evolversi in una nazione moderna, capace di competere con le altre moderne nazioni europee nel campo dei diritti civili e nella qualità di vita. Ma c’è un aspetto del nostro rapido declino di cui nessuno , soprattutto nell’area che si vuol definire di centrosinistra, vuol sentire parlare, chi ne parla viene tacciato di essere reazionario o peggio, fascista.
Molti intellettuali che hanno ridato vita all’estinto PCI dopo il periodo fascista, si erano formati nelle scuole di pensiero del `
ventennio` e, nonostante manifestassero la loro conversione alla filosofia marxista del primo PCI, dubito che in qualche occasione la loro formazione non si sia fatta sentire, come avvenne ad esempio durante la
Rivoluzione di Praga del 1956, quando alcuni esponenti di rilievo (uno) si espressero in favore della repressione sovietica dei moti rivoluzionari con i carri armati, anche se per inciso poi lo stesso ha fatto autocritica verso le posizioni esposte allora.
Comunque, vista la naturale propensione a cambiar linea di pensiero, o casacca, dell’italico popolo a seconda dei momenti storici imperanti, personalmente sono scettico e non mi fido del ravvedimento (quantunque legittimo) a posteriori di questo: durante l’epopea fascista, finché le cose promettevano gloria e prebende (ad ex le
Colonie d’Oltremare) erano tutti fascisti (tranne la solita pattuglia di malcontenti), poi tutti
Partigiani, poi dal ’48 tutti repubblicani; anche in quell’occasione ci furono i soliti malcontenti, ma quelli ci sono sempre.
Con la nascita della
Repubblica sembrava che tutto il caos susseguente al
conflitto mondiale potesse essere risolto, Il boom economico, grandi opere infrastrutturali portarono la scolarizzazione e un certo benessere più o meno a tutti, mentre un’immane fiume di denaro proveniente dagli Stati Uniti attraverso il
Piano Marchall aiutò la ripresa economica del Paese facendo pensare che il periodo oscuro della dittatura fosse definitavamente terminato.
L’Italia, culla di alcune delle più grandi rivoluzioni sociali del mondo, come il
Rinascimento, ma anche di feroci dittature come il
Fascismo, viveva gli anni della ricostruzione economica con una grande anomalia al suo interno: quello che era il più grande partito di fede
marxista di tutta l’area del
blocco occidentale, il
PCI, forte almeno di un terzo dei consensi dell’intera popolazione, rischiando di far cadere il paese nell’area di influenza del
patto di Varsavia. Per questo motivo era importante per la coalizione occidentale che aveva aiutato l’Italia a combattere il nazifascismo, che un partito che si richiamasse all’ideologia socioeconomica opposta e numericamente importante non andasse al governo del paese, e nemmeno che gli fosse consentito di entrare in una coalizione di governo, per questo il
Compromesso Storico che si riprometteva di allargare il governo a questa forza fu fatto saltare col rapimento e l’uccisione di
Aldo Moro. In quel periodo il PCI raccoglieva consenso nell’area più povera e sfruttata della società, ovvero dal mondo operaio e contadino nel quale era nato e che segretari di partito come
Enrico Berlinguer avevano sempre bene a mente, il quale per discostarsi dal sottobosco di intrecci oscuri che gravitavano attorno al principale partito di governo, la
DC, pose al centro della sua azione politica la
questione morale del partito, questo anche per tentare di ricucire lo strappo del 1948 di quando Papa Pio XII scomunicò i comunisti italiani.
Alla scomparsa nel 1984 di Berlinguer la questione morale e il mondo operaio persero di importanza nella visione del nuovo PCI, il
craxismo fece la sua comparsa sulla scena politica italiana, permettendo così al sottobosco di interessi ai confini della legalità che prima era secondario nella vita politica, di diventare sempre più forza trainante della politica italiana, culminata nel rampantismo e nella
Milano da bere, dove la politica e l’imprenditoria si incominciarono a farla nei salotti e nei night club dove un bottiglia di champagne costava quanto uno stipendio mensile di un operaio non specializzato. Erano gli anni che videro salire il debito pubblico italiano da un rapporto DP/PIL del 58% nel 1980 al 117,4% nel 1993 (secondo un’analisi econometrica del debito pubblico in Italia dal 1980 al 1998 firmata dal Prof. Luca Matteo Stanca nel 2002) ovvero da 224.000 miliardi nel ’80 a 1.813.000 miliardi allo fine dell’anno 1993, l’anno dello scoppio di Tangentopoli.
Ma torniamo ai
Figli della Lupa che si erano in qualche modo, convintamente o meno non ha poi importanza, riciclati nel vecchio PCI: fino a che esisteva l’esigenza di affrancarsi dal ruolo di eterno oppositore, il partito si identificava nella base sociale per ottenere la sua legittimazione e poneva al centro del dibattito politico la questione morale. Il ruolo di questi personaggi, che avevano creato una corrente interna al PCI, l’area
migliorista, restava in secondo piano, ma come la linea politica di Berlinguer venne meno alla sua morte, ecco che questi, che spesso erano entrati in contrasto con la guida dello storico segretario, stabilirono contatti con l’area socialista ormai craxiana, venendo poi coinvolti anche nelle successive inchieste culminate con Tangentopoli. Nel frattempo con il crollo dell’impero sovietico e del sogno comunista, il PCI cambiò nome in
PDS con la
svolta della Bolognina, sancendo di fatto l’abbandono degli interessi della classe operaia tra i suoi obbiettivi primari, dando così campo libero all’affermazione di una nuova organizzazione politica che fece man bassa di voti nel ceto operaio: la
Lega Nord.
Dopo lo scoppio dello scandalo di
Tangentopoli, la gran parte della corrente migliorista, soprattutto nell’area lombarda, espresse forti perplessità alla scelta del segretario
Occhetto di dare l’appoggio del PDS alle azioni della magistratura, da loro definite come eccessivamente “giustizialiste”.
Gli esponenti milanesi del PDS che furono oggetto di indagine da parte dal pool di
Mani Pulite, da molto tempo vicini ai vertici del
PSI milanese provenivano quasi tutti da questa corrente: Giulio Caporali (consigliere d’amministrazione delle
Ferrovie dello Stato), Roberto Cappellini (segretario del PDS milanese), Luigi Carnevale (presidente della
Metropolitana Milanese),
Gianni Cervetti (deputato PDS), Massimo Ferlini (poi membro di
Comunione e Liberazione e successivamente esponente di
Forza Italia),
Lodovico Festa (negli anni ’80 direttore del giornale di area migliorista
Il Moderno, finanziato da
Silvio Berlusconi e
Salvatore Ligresti),
Barbara Pollastrini (segretaria provinciale del PDS milanese, vicina ad Achille Occhetto),
Renato Pollini (ex-tesoriere del PCI),
Sergio Soave (Lega cooperative),
Marcello Stefanini e
Primo Greganti (l’indagato più famoso del PDS).
Attualmente, molti dei miglioristi fanno parte del
PD, divisi tra la corrente di
Piero Fassino (già segretario dei
DS, e quella “Liberal” (erede principale della tradizione migliorista), guidata da
Enrico Morando.
Altri personaggi nati nell’area migliorista del PCI, spiccano i nomi di Massimo Ferlini, Lodovico Festa e
Sandro Bondi, che hanno aderito o sono vicini a
Forza Italia di Silvio Berlusconi.
Principali esponenti (fonte Wikipedia)
Mario Alicata
Giorgio Amendola
Paolo Bufalini
Gianfranco Borghini
Gianni Cervetti
Gerardo Chiaromonte
Napoleone Colajanni
Guido Fanti
Nilde Iotti
Luciano Lama
Emanuele Macaluso
Giorgio Napolitano
Edoardo Perna
Giovanni Pellegrino
Giovanni Pellicani
Michelangelo Russo
Antonello Trombadori
Lanfranco Turci
Quindi è proprio nell’ambiente migliorista, in questa corrente di vecchi (anagraficamente parlando) che si è maturata la rottura con lo schema della “questione morale” che invece fino ad allora ne era stato vanto, permettendo la copertura, se non in alcuni casi addirittura di corresponsabilità negli atteggiamenti impropri che nel craxismo erano sorti e che col susseguente berlusconismo sono poi addirittura diventati sistema. Come non dimenticare le alquanto singolari pagine pubblicitarie sul giornale di riferimento della corrente (Il Moderno, 500 copie) di Berlusconi e le sperticate lodi su di esso apparse, la legittimazione alla candidatura nel 1994 di Berlusconi quando mancarono di partecipare alla Giunta per le Elezioni (fonti: Wikipedia e la Stampa) quasi tutti gli esponenti di area del centrosinistra creando così il precedente che ne ha poi garantito l’eleggibilità alle successive elezioni, tutte le leggi e leggine che durante la XIII Legislatura dal 1996 al 2001 hanno comunque favorito la Fininvest e la sua proprietà, la mancata risoluzione del conflitto di interessi (bastava che fosse applicata la legge n. 361 del 1957), l’ostinazione di non voler risolvere i problemi reali del paese in tema di salari e di occupazione, anzi, proponendo e di fatto imponendo anche attraverso l’inazione, il concetto della moderazione salariale che ha progressivamente eroso il potere d’acquisto della classe operaia innescando cosi un meccanismo perverso che, riducendo i consumi interni, ha impoverito l’intero paese con Amato, Ciampi e Prodi, personaggi che provenienti comunque da un area politica contigua o vicina all’area migliorista sono poi confluiti nell’attuale PD, erede diretta di quell’area della destra del PCI e con una visione statalista più vicina ad una destra del ventennio che al socialismo liberale di cui discuteva Berlinguer nella sua corrispondenza con il Vescovo Luigi Bettazzi.
prova